2° parte
Lorenzo Palumbo, è un artista davvero molto “sensibile”: può affermarlo senza retorica chi lo conosce genuinamente.
Ha dipinto queste tele così cariche di drammaticità, in modo spontaneo.
La sua priorità non è stata quella di comunicare il tradizionale messaggio (in sé anche giusto) affinché i tragici fatti storici relativi ai campi di concentramento del regime nazista non si ripetano più, ma egli ha voluto esprimere il suo profondo dolore interiore attraverso le sue opere che rappresentano questi noti fatti storicamente avvenuti, nei cui protagonisti si è immedesimato.
Sono figure umane ridotte quasi allo stato larvale, ma esprimono l’essenza dell’uomo che ha la forte spinta interiore a chiedersi i motivi più profondi del dolore, ma anche, paradossalmente, di amare.
Lo sguardo dell’artista è di profonda partecipazione ed il desiderio di capire gli eventi è espresso soprattutto negli arti deformi dei soggetti così straziati, particolarmente nelle dita delle mani e dei piedi, che escono dagli schemi anatomici comuni: esse erompono per esplorare la metafisica del dolore dell’uomo che, nonostante tutta la sua estrema fragilità, ha la necessità di amare l’esistenza per toccarne il senso più intrinseco.
Questo perché Lorenzo è consapevole che molti interrogativi ribollono nella nostra “piccola-grande” mente quando prendiamo coscienza del dolore umano, spesso così intenso e prolungato nel tempo.
Ma non ci sono validi ragionamenti umani che lo giustifichino. Pensiamo ad una ragione fondante, ma ci perdiamo spesso nel mare delle ipotesi piú assurde.
Dolore e male rimangono un mistero apparentemente insolubile, ma su cui si può sempre indagare per comprendere ed amare più profondamente.
Ecco perché Lorenzo, in queste sue opere, ricupera coraggiosamente l’essenza della vita umana: l’amore, il quale non si dissolve nemmeno di fronte alla tragica disgregazione del mondo che vorrebbe annientarlo: anzi ne esce paradossalmente rinforzato, come si evince soprattutto dall’opera dal titolo provocatorio “L’ultimo bacio”, dove due “umani” si amano anche se all’interno degli effluvi mortali del gas che esce da una doccia ambigua (dipinta di rosso).
Qui si coglie il vero messaggio di fondo: il vero amore vince sempre e nessuna tragedia potrà davvero estinguerlo.
Pier Angelo Piai
Nota personale
Se ci pensiamo bene ciò ricorda il messaggio della Croce: l’uomo-Dio martoriato e stritolato dall’immenso dolore, sulla croce ha espresso il suo infinito amore per l’umanità…
LORENZO PALUMBO, pittore,scultore nasce a Sogliano in provincia di Lecce per poi trasferirsi in Friuli negli anni 70.
Abita a Cividale del Friuli
Dipinge un figurativo surreale, nessun influsso artistico ha deviato l’intimismo della sua arte pittorica.
Divulgatore d’arte espone in Italia ed all’Estero.
Presente a Lugano insieme alle opere di MiIko Bambie Direttore artistico di Art For the Environtmen (associazione internazionale no profit)
https://www.mondocrea.it/lorenzo-palumbo-luomo-e-la-sua-arte/
Il testo del dialogo che forma ed anima il cortometraggio “Dialogo con la morte” potrebbe prestarsi ad essere preso in seria considerazione da interlocutori di diverse estrazioni culturali e spirituali.
La scelta dei tempi e degli spazi nel filmato ha una funzione simbolica molto pregnante ed attinente al messaggio di fondo.
Gli attori, bravissimi, hanno saputo cogliere il messaggio di fondo con impegno e maestria.
La sceneggiatura e la regia hanno avuto un ruolo importantissimo e molto efficace.
Ecco alcune tipologie di probabili interlocutori:
Il buddista sincero che lo affronta senza pregiudizi, ad esempio, si ritrova nella ricerca di un cammino interiore volto a investigare se stessi e il mondo esterno, in una forma di meditazione provocata dalla stessa consapevolezza della funzione della morte, la quale genera molti conflitti, ma è indispensabile per la relativizzazione del proprio “io” che si forma accumulando vacuità, ma che in sé è fittizio e provoca dolore e sofferenza. La coscienza del protagonista, alla fine dell’insolita ed assurda avventura, assimila come una sorta di feconda “illuminazione”, lascia cadere le illusioni accumulate dal suo egoismo e dal suo orgoglio, abbandona ogni forma di desiderio deviante e si riappacifica con se stessa cercando di assaporare l’istante che coincide con l’eternità…
Il cristiano convinto, ascoltando attentamente il dialogo, avendo l’opportunità di prendere coscienza della propria nullità esistenziale frutto della sua angusta visione della vita, ha la possibilità di formulare mille interrogativi sul proprio modo di essere e di comportarsi, sul suo egoismo e sul proprio vano orgoglio, ma non si dispera: diventa consapevole che ogni istante potrebbe essere il momento decisivo per la propria redenzione. La coscienza della morte è il suo pungiglione, ma con la Risurrezione essa perde il compito di stimolo esistenziale per guardare “oltre” questa dimensione spazio-temporale, dove troverà la pienezza riconciliandosi con il suo Creatore.
Anche molti altri credi religiosi potrebbero benissimo trovare un ottimo interlocutore in questo particolare cortometraggio per la sua robusta ossatura esistenziale, filosofica e spirituale.
Il filosofo vi trova diversi spunti di interlocuzione, perché il cortometraggio pone molti interrogativi sul senso della vita e della morte, sul loro paradossale intreccio, sul senso del nulla e dell’essere.
La riflessione che la “morte” propone sul senso del divenire, richiama molte questioni suscitate dalla filosofia occidentale, da quella greca sino ai nostri giorni. La differenza ontologica tra l’essere e l’ente è un’antica questione scolastica, ma è ancora attuale quando si affrontano tematiche esistenziali importanti partendo da Cartesio, Kant, Hegel, Nietsche, Heidegger ed Emanuele Severino.
La morte, in questo interessante ed originalissimo cortometraggio induce al ragionamento filosofico che a molti sembra inutile, eppure non possiamo farne a meno. Questo ragionamento che denominiamo “filosofico” ci regala l’illusione di aver raggiunto una certa profondità o altezza di pensiero. Ma esso non dovrebbe essere slegato dalla nostra situazione esistenziale, anche se in effetti nulla è davvero alieno da noi e dalla nostra percezione. Comunque il vaniloquio filosofico ha anche una funzione sociale specifica, nel senso soprattutto dell’arricchimento del linguaggio: esso puntualizza, scava, crea neologismi, analizza la parola, le idee ed i concetti. Un linguaggio arricchito è utile per la comunicazione più adeguata dei propri dinamismi interiori e degli eventi esterni. Non avremmo forse raggiunto questo tipo di progresso, anche se discutibile, senza la filosofia, la quale è il comune denominatore di ogni disciplina umanistica e scientifica.
Il cortometraggio, quindi, costituisce una riflessione molto particolare e “sui generis” sul senso della vita e della morte, sulla nostra ristretta visione del mondo, sulla possibilità che ogni uomo ha di ricercare un valido orientamento che lo induca verso la serenità interiore, anche nell’accettazione del dolore purificato dal proprio “io” appesantito dalle illusioni effimere della vita, dal proprio orgoglio, dalla propria cecità interiore.
Lo spettatore che ha colto il messaggio di fondo sarà sicuramente stimolato a rivederlo per cogliere le sfumature che gli sfuggivano precedentemente.
Per questo il filmato può essere ritenuto un autentico piccolo capolavoro: contiene molti risvolti e dettagli che gradualmente svelano allo spettatore se stesso, la sua coscienza, il suo vero essere…che non finisce mai di scandagliare.
Diceva Sant’Agostino: “L’uomo è fatto per trovare, ma troverà solo la possibilità di cercare”.
(Una voce dal deserto)
ARTICOLO APPARSO SU NUOVE24.com
Tutto ciò che esiste ha una dimensione pratica e biologica per i tre regni della natura, ma per l’uomo è anche un oceano di simboli e metafore che aspettano di essere interpretate da ognuno di noi che possediamo una mente cosciente e consapevole.
Gli attrezzi sono un prolungamento dei nostri arti, i simboli, invece, sono gli attrezzi della nostra mente.
Non li sappiamo leggere perché per gran parte della giornata siamo troppo ricurvi nella dimensione materiale, ma appena solleviamo il nostro sguardo verso la dimensione Trascendente penetrando nel segreto di ogni essenza, allora ogni cosa, ogni evento, ogni forma di dinamismo si illuminano ed acquistano un senso che non avremmo mai sospettato.
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“Ogni progresso spirituale deve essere inteso come espressione di grado superiore di amore e non semplicemente come progresso del nostro comportamento morale, il quale può avere origine da un motivo gratificante e condizionarsi e terminare in esso ” (p.Albino, Diario, p.218)
PELLEGRINAGGI A MEDJUGORJE DA CIVIDALE
commenti personali di alcuni messaggi:
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE
PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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