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CI SARÀ UNA NUOVA UMANITÀ?

UN GIORNO GLI UOMINI NON SOPPORTERANNO PIÙ IL MATERIALISMO E LA SUPERFICIALITÀ

Verrà il giorno in cui, la maggior parte degli uomini già su questa terra saranno stanchi di rimanere alla superficie di se stessi, del materialismo estremo, della decadenza morale, del nichilismo, della violenza e dell’angoscia esistenziale.

Allora cercheranno sitibondi tutto ciò che può arricchire il loro spirito, dalla poesia ad ogni forma di arte più elevata, ma soprattutto scopriranno la via della Verità aderendo a Colui che eleva l’esistenza di ognuno: Gesù Cristo, il quale disse di se stesso: “Io sono la via, la verità e la vita”.

La Chiesa sarà completamente rinnovata nell’amore e si diffonderà l’uso dei Sacramenti, soprattutto l’Eucaristia dove Dio, presente in Gesù Cristo nelle sacre specie, verrà più adorato e glorificato. In questa nuova era di relativa pace si praticherà di più la giustizia sociale e la fratellanza universale.

Già da ora ognuno di noi, nel nostro piccolo microcosmo, può darsi da fare fiduciosamente con la preghiera e l’amore verso Dio ed il prossimo affinché ciò si verifichi più presto possibile.

 

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Vi propongo una serie di aforismi esistenziali scritti da un mio caro amico scrittore, Maurizio Basso di Udine.
Sono piccole perle di vita vissuta che, se meditate a fondo, potrebbero anche cambiare la nostra stessa esistenza, la quale è affascinante e misteriosa.

Quanto dura la vita di un fiore? Quanto dura la vita di una farfalla? Una frazione di tempo e in questa frazione, profumo e leggerezza si assommano alla bellezza che loro riservano alla vista di chi sa contemplare meraviglie e misteri dell’esistenza.

 

AMORE – GIUSTIZIA – AMICIZIA

La maturità vera sta in quell’amore che nulla chiede in cambio.

Non c’è vera maternità o vera paternità senza vero assenso poiché questo è il vincolo indissolubile verso il terzo.

L’amante, come vuole per sé l’amato in maniera esclusiva, così l’arte s’impossessa dello spirito nella sua pienezza.

Nessuno fa niente per niente e nessuno è tanto generoso senza aspettarsi un minimo di tornaconto. Non c’è nessuno che dopo aver dato non venga a bussare alla tua porta seppure chiedendo solo un favore che non sia già un vantaggio.

Seppure povero nel suo concetto d’amore, è nell’esperienza dell’aver ricevuto che noi possiamo a nostra volta donare. Ma se uno non ha ricevuto amore, che può dare?

Quando si dona agli altri, non si fa altro che restituire quello che non ci appartiene.

C’è una piaga in me che mi fa esclamare: “Chi non sa dare di sé, non sia causa d’altre infelicità mettendo figli al mondo”.

L’amore umano è condizionato dalle circostanze che a malapena riesce ad illuminare la metà dell’essere, lasciando l’altra metà nell’ombra.

L’amore umano sfugge spesso i suoi obblighi, spegnendosi.

Nessun amore umano si può considerare eterno, nonostante che lo si prometta.

La vita è guerra e la parola amore viene a complicare l’imbroglio.

Con beneficio d’inventario, tutto si può imparare dagli altri, ma non l’amore. L’amore nasce nel seno della famiglia; è un fiore che sboccia nella misura in cui l’amore si slancia verso l’altro, dimenticandosi.

L’amore percepisce ogni ben piccolo cenno che si comunica.

Le parole hanno bisogno del calore perché possano vivere; diversamente esse continuano a vivere il loro inverno.

La madre accetta il figlio per quello che è, e in una simile accettazione spesso passiva non s’accorge di quanto una simile passività ostacoli il figlio nel giungere ad una pienezza, in sé, dell’essere.

L’amore non lo si teorizza, lo si vive; la ragione lo vuol condurre sui suoi sentieri quasi a voler farne un’anatomia, ma l’amore non ha parti e sezionandolo, lo si uccide.

Sembra abitarci una disabilità nell’amore umano.

Collochiamo l’amore sul gradino più alto, per dopo farlo precipitare nell’abisso dell’egoismo.

Si ama ciò che più appaga il proprio narcisismo.

Il vero amore: amando, io cerco di fondermi nell’altro senza alterarlo.

Solo nell’uomo – amore (Gesù) può esserci la rivelazione del Dio – amore.

La morte di Cristo ha due facce: da una parte rivela la violenza del peccato dall’altra parte rivela la potenza dell’amore .

In uno sguardo d’amore, è l’altro che mi permette di riflettermi attraverso i suoi occhi, per capire chi, in realtà, io sia; in quello sguardo, vi circola quel frammento d’intimità che svela l’essere.

Amore volubile della natura umana: è questo a rendere immaturo ogni rapporto.

Forse è, quello dell’amore, una catena, e per tale, si è insofferenti di fronte ad esso, senza accorgersi, in una simile insofferenza, di cadere in altre catene.

Nulla soddisfa l’inganno dell’amor proprio; in ogni sua parte, non è mai pago delle apparenze.

Accade che parlare di sé annoi l’ascoltatore, come se quell’io che parla sembra voler invadere la sfera altrui e non ci s’accorge quanto sia disperato, a volte, il tentativo di rompere quel cerchio in cui l’io stesso è costretto a vivere.

Io mi amo nell’altro, ma purtroppo in amore nessuno rinuncia a se stesso.

Nel linguaggio dell’amore, non c’è grammatica che possa stare al pari del cuore.

Compito dell’esistenza è vivere per amare… generare amore.

Non si può costringere una persona ad amare se non sa amare; questa, è morta a se stessa e se per caso nascono in lei dei sentimenti, più che gustarli li divora.

Io cerco di essere giusto, ma non so se in questa mia giustizia vi sia amore.
Io cerco di essere buono, ma io non so se in questa mia bontà vi sia amore.
Dalla giustizia, alla fine, si vuole il proprio interesse; dalla bontà il proprio tornaconto.

Nulla può soddisfare l’inganno dell’amor proprio; in ogni sua parte non è mai pago della propria apparenza.

L’amore volubile della natura umana… è questo a rendere immaturo ogni rapporto. Forse l’amore vero è una catena e, per tale, si è insofferenti di fronte ad esso; facendo così, non ci si accorge di cadere in altre catene.

In uno sguardo d’amore, è l’altro che mi permette di riflettermi attraverso i suoi occhi per capire chi io sia. In quello sguardo vi circola quel fremito d’intimità che svela l’essere.

L’unico vero ruolo a cui l’uomo è chiamato, è quello di esistere e amare.

Dimenticarsi di quello che è stato dato, ricordarsi di quello che si è ricevuto.

La vera amicizia fa capo ad una responsabilità morale, ad un’etica nel cui rispetto l’uno si apre all’altro.

Non c’è maggior danno di chi, con la propria ignoranza, pretenda di fare il bene altrui.

Non esistono amici potenti poiché i potenti non amano avere amici. Possono essere bravi manipolatori, possono avere una grande dialettica, ma dietro ci sta sempre l’ombra della propria miseria. Questi potenti hanno sempre da nascondersi a qualcuno: a se stessi.

La malinconia, non mi permette di avere molti amici, già è tanto qualche sporadica conoscenza.

Fruttando nulla per se stessi, ecco che la fatica messa a servizio degli altri ottiene il suo guadagno.

CONTEMPLAZIONE

Nella vita non si deve stupire gli altri per quelle che sono le proprie potenzialità, ma ci si deve stupire di se stessi, nell’umiltà, per quelle potenzialità che ci sono date; diverso è, infatti, il cammino e diverso il risultato.

Chi non sa ascoltare il silenzio, non sa neppure ascoltare la parola.

Guardo il cielo mentre la notte estiva mi offre il suo spettacolo e lo spettacolo che mi offre è immenso. Eppure in me s’invola un pensiero quasi a voler raggiungere quelle stelle per riempire il senso di vuoto che par calarsi dentro di me. Lì il grande silenzio, il deserto a cui ognuno volge il suo sguardo affascinato. Lì, lo sguardo volge la sua avventura e la sua fantasia; ed ecco ad un tratto, per tanta arditezza, dinnanzi a quei misteriosi mondi farmisi piccolo stringendomi, così, a questo punto pur esso sospeso nell’universo. Ci si sgomita, quaggiù; ci si sta stretti…

… la parola si fa silenzio.

Quanto dura la vita di un fiore? Quanto dura la vita di una farfalla? Una frazione di tempo e in questa frazione, profumo e leggerezza si assommano alla bellezza che loro riservano alla vista di chi sa contemplare meraviglie e misteri dell’esistenza.

“ C’è più poesia al mondo, di quanto si possa credere “(Frase detta dal protagonista di “Anonimo veneziano”), ed è, forse, proprio questa, che mi ha salvato.

La poesia come catarsi. Scoprire nella poesia ciò che svincola dall’ordinarietà del mondo, pur rimanendo nella realtà del mondo.

Nulla può la ragione, da sola; ma senza la ragione, lo spirito dorme e ogni contemplazione è vuota.

173 Nel silenzio, c’è un modo di udire l’altra voce che da te si stacca; basta un suono qualsiasi a far sì che ti richiami e coinvolga in te l’emozione che batte il ritmo di un canto, inudibile all’altro.

Le piccole cose, poiché non le vediamo, non le cerchiamo.

Ognuno vede il mondo con i suoi occhi.

Il buio, lo schermo della mia fantasia

Il silenzio è qualcosa di magico e sa offrire sensazioni irripetibili; ma tacere per ascoltare, non sempre raccoglie il pieno assenso… troppi pensieri assillano le persone. Entrare in un cimitero, è forse il luogo più propizio per allenare lo spirito… Lì, il silenzio è il padrone di casa.

Scienza e poesia sono figlie dello stupore; sorelle gemelle… dove l’una però è opposta all’altra.

La creazione vive la sinfonia della diversità. (P. Albino Maria Candido)

Il giorno ci porta ad agire; la notte a contemplare.

L’arte è figlia della contemplazione; solo chi sa contemplare può scendere al cuore dell’essere.

Le cose belle non si ripetono; rimangono uniche.

Stupore e acutezza dello sguardo.

Ironia del sogno: ciò che la mente vigile non confessa, ecco che l’inconscio la denuda.

CULTURA – ARTE

Penso sia buona abitudine tenere vicini i libri che hanno dato all’intelletto modo di cercare la via di un approfondimento o di una consolazione.

A ben pochi autori ho accordato la mia gratitudine.

Essendo impossibile sapere tutto, ecco che la cultura diventa lo strumento per il buon uso di ciò che si è appreso.

Ci sono due categorie d’ignoranti. La prima è composta da persone che indagando dentro di sé scoprono l’abisso della propria ignoranza e, per tale, cercano di capire con umiltà. La seconda è composta da individui che non sanno d’essere ignoranti. Quest’ultima è molto pericolosa poiché i danni che ne crea sono enormi.

La conoscenza innalza lo spirito; ma se questo non è ben guidato… Si dice che Lucifero fosse il più bello degli angeli.

Infermità della scrittura – Il rapporto che ho con la scrittura è una forma di amore-odio; mi sono costretto, in tal modo, a cercare l’essenziale pur volendo dare ad essa ciò che è un gioiello per una donna.

Per ponderosi che possano essere i libri che l’uomo scrive, essi non saranno altro che fogli strappati al libro immenso della natura o a quello dello spirito.

L’ignoranza fa più danni della cattiveria: il cattivo sa dove fermarsi, l’ignorante non sa dove può precipitare.

Digiuno d’ogni studio, salvo quella formazione scolastica, da quale punto di partenza avrei dovuto cominciare la mia ricerca? Mi ritornò in mente la lezione di quei cerchi concentrici. La mia ricerca sarebbe dovuta cominciare proprio da me poiché, ad ogni stadio di quell’indagare, di quell’andare oltre, mi seguiva quel senso di oppressione latente e intuivo che nessuno studio potesse risolverlo.

Confessare la propria ignoranza.

Il sapere è in funzione di ciò che ognuno chiede.

Da una simile ricchezza di sapere che alla fine ognuno può portarsi dietro, alla morte ( che giunge ) assai poco importa.

L’ignoranza fa più danni della cattiveria: il cattivo sa dove fermarsi, l’ignorante non sa dove può precipitare.

La sete dei libri…Per paradosso, mi accorsi che essere in una stanza piena di libri, non mi aiutava a pensare.

Su una frase, o su una parola soltanto, si possono riversare fiumi d’inchiostro, fiumi di pensieri azzardati, ma nessuno può vantare di aver colto quel frammento con delicatezza, con timore, con umiltà.

Non può esserci che l’arte a trascendere l’ordinario, ma questa non appartiene a tutti.

Se non hai qualcuno a tuo sostegno che si incarichi di portare avanti la tua idea, certo sarà che il tuo animo rivoluzionario si spegnerà come uno dei tanti temporali di cui nessuno si ricorderà.

DIALOGO – COMUNICAZIONE

Parlare, parlare… e ancora parlare per non far capire nulla a chi ascolta. A questo, si riduce ormai il dialogo; un parlarsi addosso ubriacante.

Può il silenzio essere una forma di violenza? Dove c’è il dialogo, il silenzio respira le sue pause; ma dove il dialogo manca, esso diventa violenza.

Le parole, come le emozioni, hanno bisogno del calore perché possano vivere; diversamente, esse continuano a vivere il loro inverno.

L’approccio comunicativo è tanto naturale, quanto complesso.

La comunicazione virtuale. Ci si sta velocemente inabissando verso la virtualità, pur non avendo capito quasi niente della realtà.

Le emozioni pur producendo il medesimo effetto su ognuno, attivano un linguaggio diverso.

La novità di una persona che proviene dal mondo esterno, giunge a sovvertire la quiete di un mondo chiuso, viene a scombinare l’ordine costituito, l’abitudine alle regole; è un corpo estraneo che scompiglia. Ma una volta appagata ogni curiosità, tutto ritorna nell’alveo di quella vita ordinaria e quella presenza, ormai priva di ogni novità, viene assorbita dagli ingranaggi di quell’universo chiuso.

Si dice che non ci si conosce mai bene se non dopo il matrimonio; lì, le maschere cadono.

Spesso, nel confessarsi, il pudore fa sì che si ometta più di quello che si voglia dire.

Qual è la visione della vita in una donna… qual è la visione della vita in un uomo? Pur avendo la stessa radice, la visione è differente

Senza rispetto, nulla può condurre all’armonia.

Comunicare significa porre le premesse di un dialogo.

Parlando degli altri, si evita di parlare di se stessi.

Su questa terra la natura ci fa uguali; i confini ci dividono.

E’ più facile ridere che saper sorridere.

DOLORE – SOFFERENZA

Ognuno vive in sé il suo dolore.

La sofferenza che agita il mio spirito, mi permette di vedere solo le luci lontane della notte, la luce del giorno mi ferisce gli occhi.

Il dolore è una medicina amara, ma salutare.

Ebbi a sentire un pensiero detto da altri, che mi fece riflettere sul senso della vita: la sofferenza è la camera oscura dell’essere.

Uno psicologo sa di partenza che non potrà mai entrare appieno nella mente di chi gli viene ad esporre i suoi problemi, anzi; non vi potrà mai entrare. Il retroterra d’ognuno è un sentiero irto di situazioni che impediscono spesso il risanamento delle fratture, in quanto le ferite sono troppo profonde.

Si papà, quel fanciullo, con la poesia, ha voluto scrivere dentro di me il suo testamento.

Le lacrime lavano le impurità del cuore.

La violenza è una forma di morte che s’infligge all’altro, e con la violenza lo si denuda del suo essere; accade, perciò che la vittima, in tal modo, si isola e più che ad agire pensa a difendersi con l’ostilità verso il mondo.

La scoperta di Dio – Se io soffro, Dio esiste. Nel formulare questo, non v’era nessun suggerimento esterno che me lo indicasse, anzi; tutto indicava il contrario e tutto sembrava doversi esaurire nell’assurdo. Ma nella piena coscienza la ragione ne mostrava la sua opposizione: “Perché soffrire…”, mi chiedevo “ in uno spazio di tempo alquanto breve, per poi essere risucchiato dal nulla?”.

La sofferenza rischia di accecare l’animo e le lacrime rendono nebuloso lo sguardo.

La sofferenza è un continuo partorire della coscienza.

La nostalgia vede attraverso gli occhi dell’anima.

Il dolore è la chiave con cui ognuno di noi può aprire o lasciare chiusa la porta della sua esistenza; attraverso questo, noi possiamo aprirsi all’umiltà o chiudersi nell’egoismo superbo, scoprirsi nell’essere o sprofondare nel nulla, accettare l’incontro o abbandonarsi alla disperazione nella solitudine.

La violenza è una forma di morte che si infligge all’altro… con la violenza, lo denudiamo del suo essere; la vittima, in tal modo, evita ogni contatto isolandosi.

Le armi della violenza si esprimono in vari modi, dalla più rozza alla più raffinata.

L’uomo, oggi, sta stuprando la natura, come se fosse a stuprare la madre.

La guerra della vita che si consuma, è dentro di noi; proprio lì, i conflitti entrano ed escono continuamente.

Ad ognuno è dato quel dolore che lo accompagni lungo il proprio tragitto affinché possa la sua coscienza partorire il suo spirito.

Essendo la donna, per sua natura, più predisposta a sopportare il dolore, ha in questo la sua forza e il suo rifugio.

I mostri tacciono in noi la loro presenza.

Anche il dolore, paradossalmente, può essere egoista.

Voler bene, non è ancora amare.

Attraverso il suo ventre, la donna si è già armonizzata con la natura; la natura ha insegnato a lei a sopportare la fatica, a sopportare il dolore.

Il dolore non conosce domatori che lo possano tenere a freno..

Chiunque vorrebbe essere scevro da ogni dolore.

C’è quella sofferenza che agisce in noi, che si attacca al fisico attraverso la malattia, ma c’è anche quella sofferenza intima, nascosta ad ogni sguardo che si dilata nell’anima.

EDUCAZIONE – CONSAPEVOLEZZA

Prima di educare un altro, ogni uomo dovrebbe saper educare se stesso.

Il più delle volte noi cerchiamo di realizzare ciò che è meno faticoso, ciò che può conciliarsi con la nostra pigrizia mentale.

E’ più facile curare il corpo che non l’anima.

Si vive un mondo caotico di immagini e informazioni, di emozioni violente e di assuefazioni, ci si sente prigionieri, schiavizzati da un condizionamento che vuole sfruttare tutto ciò che è possibile sfruttare dell’uomo, spogliandolo della sua umanità.

Paternità – C’è chi non ha conosciuto un padre ed è diventato padre. C’è chi ha conosciuto un padre e da questo ignorato. C’è chi ha avuto un padre che, per nascondere la propria incapacità, si è irrigidito nella sua ignoranza. Infine, c’è chi desiderava diventare padre e non ha potuto

Ognuno è per quello che è in base alla famiglia, all’educazione, ai sentimenti, ai rapporti, alla cultura. Tutto questo è il risultato di un frutto che può essere gustato dagli altri. Ma si può anche essere lasciati in disparte se questo frutto è acerbo. L’acerbità è un sapore gradito a pochi.

Si vive oggi un mondo di valori virtuali e di violenze reali.

La maleducazione è una cosa così congenita tanto da diventare una normalità; normalità per chi la compie e non per chi la subisce… ma essendo ognuno in balìa fra l’uno e l’altro stato, si può dire che l’anormalità della maleducazione è normalità.

Parabola e vita – Il cattivo lavoro del giardiniere fa sì che il terreno incolto soffochi quel seme caduto fra i rovi.

Quanto con le parole si è bravi medici per gli altri, ma mai, con l’opera, per se stessi.

La severità non è mai ben accetta perché ci lega ai propri obblighi morali.

L’età setaccia nell’uomo il grezzo che sta nel fanciullo, ne raffina la concezione del mondo; ma nel fare questo, con il grezzo a volte rischia di buttare via quel rapporto di spontaneità che sta alla base della conoscenza e il conoscere dell’uomo si tramuta in freddo calcolo.

Un albero non può dare un frutto diverso dal suo seme.

Nessuno ti insegna ad essere padre e questo è vero; ma ognuno è stato figlio, quel figlio che il fanciullo incamminò verso la maturità, poiché non c’è maturità senza fanciullezza.

La maturità la si può trovare solo nella pienezza dell’essere.

Educazione rigida, educazione morbida, educazione saltuaria, educazione assente…

Nell’imitare gli altri, spesso ne imitiamo il peggio.

Più ci si allontana e più si perde il riferimento, e più ancora si perde il rapporto con il centro.

Quando una persona può ritenersi matura? Cos’è la maturità? La maturità è la consapevolezza di non essere mai maturo.

Il dissolvimento della maturità nella morte.

Entrare nella maggiore età non significa maturità, ma intraprendere il sentiero della maturità; la maturità, ognuno la conquista per sé, nel rapporto che ha saputo costruire.

La maturità, la si contempla nel distacco; quindi al di sopra delle nebbie e non al di sotto di esse, è nel suo dissolversi e nella purezza dello sguardo che si coglie la maturità come ultimo atto. (Riflessione in merito ad un dipinto).

Sono cambiato, nel tempo, nel mio modo d’essere maturo, o è solo, questo, un’acquisizione di circostanze? Forse è la fatica del cammino che fa sentire il peso e ne muta i segni.

… oppure, più semplicemente, siamo destinati al naufragio?

Si dimentica che anche i figli possono dare delle grandi lezioni; dimentichiamo che, vedendo con i loro occhi, spesso vedono quello che sfugge all’adulto.

E’ da come vediamo le cose, che queste prendono luce.

Ognuno apprende secondo la capacità che la natura gli permette d’apprendere.

Ogni cosa che io posso pensare, è sempre e solo una proiezione di me stesso.

Quello che ho imparato è stato solo quello che mi è stato proposto e non imposto, e quello che la mia curiosità mi ha spinto ad indagare; il resto, è stata tutta fatica inutile.

La maturità è un insieme di situazioni, le quali concorrono alla formazione dell’individuo in un processo continuo.

La consapevolezza è l’indice della maturità, ma non ne è la pienezza.

La maturità è la discesa al cuore dell’essere.

Crediamo di conoscersi; ma ci si conosce davvero?

Ognuno apprende secondo la capacità che la natura gli permette di apprendere.

Compito del pedagogo è quello di far sì che il fanciullo sappia riempire il suo bagaglio; non è lui che lo riempie, ma fa sì che il fanciullo sia in grado di armarsi per la vita.

Maturità – viaggio al centro dell’uomo.

Dall’alto di questa età acquisita, volgendo lo sguardo al passato, diventa un’impresa ardua catturare istante per istante le situazioni che hanno dato addito ad una formazione intima e critica allo stesso modo.

Compito dei genitori è spiritualizzare la vita.

Le fratture si presentano al un punto determinato del tempo che non si può più conoscere di prima mano come esistenza, ma come passaggio storico. Il passaggio da una generazione all’altra, indebolisce sempre più il rapporto con il passato, creando in tal modo la frattura. La frattura è il carico non più sopportabile.

Dove sta il pedagogo… il medico… il sacerdote? Ogni uomo, prima di educare gli altri, deve saper educare se stesso.

EGOISMO

Su cui si giurerà, sarà sempre il denaro e mai la causa; il denaro dà tutte le possibilità che l’uomo chiede. E’ al centro di una certa padronanza a cui non ci si può sottrarre. Non darà certo la felicità, ma tiene in costante pressione di essere posseduto.

Quale bisturi potrà mai eliminare l’egoismo?

Non la fortuna, ma tu sei nemico a te stesso.

Non per merito proprio, l’individuo si trova a possedere le doti che ha.

Esplorato un mondo, ecco che l’uomo lo saccheggia d’ogni ricchezza… avido e mai sazio.

Chi ricatta, moralmente rimane prigioniero di se stesso.

Ognuno vive dentro il guscio della propria storia; quasi geloso di sé, non vuol far trapelare più di quello che la necessità richiede.

Sì, è proprio vero che la strada dell’inferno appare lastricata da buone intenzioni; tante ne ho avute di queste buone intenzioni ma tra le averle e realizzarle, una voragine si è aperta in questi giorni.

Diceva qualcuno che il denaro non dà la felicità, ma calma molto i nervi.

Il denaro, arbitro di ogni causa processuale.

ESISTENZA – VITA – SCOPO

Ciò che è rotto rimane rotto anche se il tentativo di aggiustare le cose sia lodevole, ma i segni di una cosa rotta non si possono cancellare.

Al cammino chiassoso che noi facciamo, ce n’é un altro che ci affianca silenzioso, che ci conduce fra luci ed ombre ad una méta che solo la fede fa intravedere.

Ad un destino comune, ce n’é uno individuale come ogni stella che in cielo brilla.

Noi ci muoviamo nella luce, ma non possiamo fissarne la fonte senza rischiare la cecità.

L’uomo è in sé la casa dove l’essere prende dimora. Eppure, egli avendo le chiavi d’accesso per abitarla, si trova a smarrirsi e con ciò a confondersi con l’intero mazzo di chiavi esteriori.

Ogni nascita è lo strappo al nulla nella luce abbagliante dell’essere.

Sete d’infinito – Guardo la sera vestire le cose di un unico colore. Guardo il cielo stellato e il pensiero d’infiniti mondi mi lascia senza parole; stupore e meraviglia prendono possesso di me, di un animo che non sa se non contemplare fra quelle lacrime segrete che si nascondono nel fondo di esso.

Con la preghiera del “Padre nostro”, Gesù ci ha reintrodotti nella sfera dell’essere, da cui uscimmo.

La vita è quell’attività che si svolge su un immenso palcoscenico dove ognuno va recitando la sua parte. Ma solo fra le quinte, lontano dagli sguardi indiscreti, le lacrime mostrano la loro essenza. Lontano dagli sguardi, infatti, il dramma è spoglio di ogni sublimazione; esso rimane nella sua nudità. Impossibile rivestirlo. Le parole mostrano le sfilacciature per cui nulla potrà mai ricoprire l’essere. Al di là del ruolo rimane l’uomo (e la donna). Solo la morte mette fine al dramma.

Nel proprio contesto ognuno è autore della propria storia; storia che si intreccia, storia che confluisce in un quadro più grande, ma che tuttavia rimane per sé unica. E proprio per la sua unicità, rimane isolata.

Anche fra le menti più eccelse non c’è uomo che non abbia in sé il suo abisso, anzi. Forse più in loro che in altri.

Il senso della vita – Ci si affianca, si percorre un tratto di strada insieme, poi… Poi ci si ritrova di nuovo soli e in questa solitudine ecco la memoria aprirsi ad una serie di fotogrammi, a ricordi che ci aiutano a superare gli ostacoli. Quanti volti, quanti nomi, quanti cuori abbiamo conosciuto? Ma conoscendoli, abbiamo poi riconosciuto in noi il nostro cuore? Quanti perché ci hanno posto il loro incontro? E quanti simili perché ci hanno fatto scendere alla radice, al fondo di esso?

Il grande peccato nei confronti della vita è quello di far addormentare la mente, indurendo in tal modo il cuore

Non quanto, ma in che modo si vive; questo è il segreto della vita.

E’ nella sua intensità, non nella sua estensione, che la vita svela la sua essenza.

Da qui, il sogno scaturì con la sua ambiguità.

La vita è un susseguirsi di separazioni e ogni separazione ha in sé il suo trauma.

La separazione è già una forma di morte.

Il segreto della vita si risolve nella formula: “Vivi e ama”, poiché amando si scopre, e se una cosa ti reca dolore, un’altra ti viene a consolare.

Esistenzialmente inabissati in un corpo, la parola “essere” cerca d’inseguire quel vuoto di coscienza, cercando di recuperarla in qualsiasi modo.

Chi sono? Questa domanda può apparire oziosa per la superficialità che spesso poniamo alla propria persona credendo di conoscersi; ma ci si conosce davvero?

In una frazione di tempo, come un lampo, s’accende la coscienza; in questo spazio, l’ironia della morte.

Per quale motivo io dovrei esistere in questo modo, per dopo dover morire senza aver avuto la possibilità di godere la vita? Ma ecco che subito un’altra domanda sembra voler ingaggiare una lotta con la prima: “Cosa significa godere la vita?”.

Non quanto, ma come si vive; questo, alla fine, il segreto della vita.

Se la vita da me non potevo darmela, qualcuno mi ci doveva pur aver posto in questo contesto.

Sì, io ho avuto la vita attraverso i genitori, ma loro mi avevano generato non creato; loro, altro, non sono stati che il tramite.

La vita è quella luce che s’accende e si spegne sullo scenario del nostro cammino.

Il segreto della vita non sta tanto in un lungo periodo di essa, quanto di come essa è vissuta.

Apparenza e conformità

La guerra che ognuno si trova a dover combattere, è quella che ogni giorno lo conduce a quei rapporti civili delle convenienze e, per quella convenienza offerta, ognuno si pensa in diritto di raggiungere il suo scopo; come poi questo diritto sia invocato, è per ognuno la via oscura della sua coscienza.

La vita ha scopo solo se si vive per qualcuno; per sé, si è solo morti.

Anche una vita mediocre può avere in sé il suo fascino, in virtù di quell’impronta dell’eterno, impressa attraverso quel fanciullo universale che dimora in ognuno.

Il male d’esistere, crea in sé la forma di un’implosione, in quanto l’individuo si mostra nemico a se stesso. E’ un germe in sé, nel non accettare se stesso, ma questa mancata accettazione ha all’esterno i fattori scatenanti.

Se Dio non ci fosse, tutto questo non avrebbe senso; la vita sarebbe una grande assurdità.

Ognuno è parte di quel prisma in cui, come singolo, viene aggregandosi a quella moltitudine catturata dalla luce dello spirito affinché nell’unità venga riflettendosi.

Ascoltare la vita, significa ascoltare se stessi.

Gesti comuni: uscendo da casa, è l’ultimo pensiero intimo che ci saluta alla porta; entrando, è l’ultimo pensiero del mondo che ci accompagna sulla soglia.

Il rinascere dell’uomo (v. episodio di Nicodemo con Gesù Gv 3 )

E’ detto che la storia più bella è quella che non è stata ancora scritta; ciò che si scrive è già incarcerato dalla realtà che si incarica di diffondere e di analizzare ogni suo aspetto definitivo, incurante anche del danno che può uscire da un giudizio. Ciò che è scritto e fatto sapere, non è più modificabile.

Ordinarietà e mediocrità dell’esistenza.

Nessuno è sterile se non nella misura in cui non si riconosce.

Non di quanto si possa sapere, ma cercare il significato della vita, apporta sapore all’esistenza.

La vita ha scopo se si vive per qualcuno; per sé si è morti.

Pur predicandola, la vita non può avere pace… è un’illusione.

Una domanda fondamentale dell’esistenza è: “ In cosa credo?”.

Il destino di un uomo si lega al destino di una nazione.

Dire: “ Penso, quindi sono “, non risolve il problema dell’essere pensante, poiché il discorso si allarga alla domanda “ A cosa penso… cosa mi fa pensare? “.

Ogni storia attraversa il suo fiume, come chilometri che possono essere gli anni della propria vita.

Il senso della vita lo si scopre nella misura in cui ognuno accetta di essere quello che è, ma è difficile accettarsi per quello che siamo senza scendere a compromessi con se stessi..

Gli eventi che succedono in noi, avvengono senza riflessione; ci vengono incontro all’improvviso mentre pensiamo ad altro.

La vita, per tutti, è un romanzo, ben o mal riuscito che sia, su cui il destino ( o dir si voglia ) si è sbizzarito o addormentato secondo le situazioni in cui si è imbattuto.

Nella realtà delle cose, ognuno viene inglobato nell’innaturalità del ruolo.

Si può affermare che ognuno vive la sua gabbia; un esempio? La casa! Ogni stanza è una gabbia; anche se abbellita, per le proprie esigenze, rimarrà sempre una gabbia.

Ognuno è al centro di se stesso, ma non dell’universo.

FALLIMENTO – DEPRESSIONE

Fra tante cose che mi spingono a riflettere sulle cause che portano al fallimento, ce n’é una in particolare che attira la mia attenzione e cioè che il fallimento più grande si verifica allorché in noi il cuore tace.

Nella propria meschinità si tende a dimenticare i torti fatti agli altri, non avremmo, infatti, abbastanza spazio per ricordare quegli subiti.

Non la natura o altro deve essere chiamato in causa al nostro male, ma è il cuore dell’uomo che è chiamato a rispondere.

Vi è in ognuno una forma di miseria dello spirito da cui è difficile venirne fuori senza che vi sia volontà di farlo, in quanto ci appaiono più cari i nostri vizi che non le virtù; più inclini a perdonarci in questi, piuttosto che crescere nella severità delle altre.

Il rimorso è come quella malattia di cui si conosce la diagnosi, ma non esistono medicine che la possano curare.

Chi fugge ha sempre torto.

Non c’è vera guarigione se non vi è intenzione a guarire.

Anche l’uomo più disperato s’aggrappa a qualsiasi relitto trovi, qualsiasi sia il suo nome; vizio o virtù che esso sia.

Non ci si accetta, perché è difficile accettare la parte negativa che ci ferisce.

Riflessione: che vale conquistare il mondo, se poi perdi la tua anima?

Spesso il corpo si ammala perché si ammala la mente; ma cos’è che fa ammalare la mente?

FEDE – FIDUCIA

Il labirinto confonde i passi di chi vi entra, facendolo andare avanti e indietro; lo illude e lo inganna se in lui la fede di uscirne non lo sorregga.

Religione e laicità – Il laicismo opera la tolleranza nel nome di un’equità di rapporti; ma in nome di questa tolleranza, non s’accorge spesso di cadere nell’intolleranza, creando una forma di equivocità.

Ironia di un chirurgo: “ In tutto questo tempo che ho trascorso ad operare, io non ho mai visto un’anima.

La fiducia è paragonabile a un castello di carte; tolta una, crolla tutto

L’uomo ha dequalificato se stesso in nome del meccanicismo.

E’ difficile credere e nel contempo avere fede se non per assurdo. Ci nutriamo di assurdo; l’assurdo ci accompagna nella realtà quotidiana.

Tanti sanno pregare con le labbra, ma quanti con il cuore? Dicendo questo, penso a me.

Nella preghiera del Padre Nostro, Gesù ci ha insegnato a perdonare se vogliamo essere perdonati: “ Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Ce l’hanno insegnato, ma quanto è stato interiorizzato?

La vera maestà dello spirito non mette soggezione, respira in noi, fa respirare le cose.

FRAGILITÀ – VULNERABILITÀ

La malizia penetra nella vulnerabilità dell’essere che noi siamo in maniera tale da scatenare la tempesta delle insinuazioni, tanto che alla fine ci perdiamo, a causa di questa, in un inferno da cui non sappiamo tirarci fuori.

Che sia lodevole o meno che l’uomo voglia rivestire gli animali della sua umanità, non lo so. Ma so di certo che gli animali rivelano a lui la sua bestialità.

Cosa si può trovare di sicuro in questa vita? Nulla è sicuro, nonostante ci s’affatichi a dare alla vita stessa un minimo di sicurezza.

L’uomo è una nuvola…un girovago.

Di una cosa io sono fermamente convinto e cioè che chi non confesserà le sue paure non sarà credibile, non per le sue paure ma perché nascondendole pensa poi, dettar regole per gli altri.

Pregi e difetti ci sono dati in egual misura, affinché gli uni non prevarichino sugli altri.

INNOCENZA

Lo stadio dell’innocenza si esaurisce assai presto ed eccoci ad un tratto fuori da quel luogo che più d’altro ci era stato promesso. Ecco chiudersi il cancello alle nostre spalle.

Eppure c’è un’isola in cui sembra risuonare incessantemente un sentimento. Qualcuno la definirebbe l’isola che non c’è; ma quell’isola è dentro di noi, è il posto del fanciullo eterno la cui voce sembra risuonare al di là del tempo.

Nessuno può dirsi innocente, senza che una piccola macchia venga ad evidenziare la presunzione d’essere tale.

Le ferite dell’anima non sono date dall’adolescenza o dall’età adulta, ma sono legate all’infanzia.

Ognuno è prigioniero della propria infanzia. Le domande dell’adulto hanno lì le sue radici. Il fanciullo annota in sé rapporti e differenze, ma è impossibilitato ad esprimerle trovandosi, in tal modo, a dover subire le azioni degli adulti.

Alla sera, è sospesa la mano che sostiene la penna, quasi a non voler rubare la scena al fanciullo; ogni segno tracciato, ogni parola che la penna vuole imprimere sul foglio, sembra violare un segreto.

E’, dunque, l’infanzia solo una stupenda menzogna?

E’ lui (il fanciullo) che rinfocola in me la nostalgia, rannicchiato in quell’angolo di mondo, ed ecco che la sua voce si scioglie sulle note di quell’idillio che con i frammenti a sua disposizione, viene a ricomporre quella favola incompiuta.

Ciò che l’adulto esprime è in virtù del fanciullo non dell’adolescente, anche se lui lo crede.

L’innocenza violata, ossia l’infanzia infetta.

In quella camera oscura, il fanciullo vuol regalare all’adolescente la sua nostalgia, che conobbe nel suo intimo esilio, affinché la possa cantare nella sua solitudine.

La purezza è come l’acqua limpida, che viene a perdere la sua limpidezza solamente sfiorandola con la mano.

Per essere raccontata, la favola ha bisogno di un cuore vergine; ma anche le favole possono essere sporche di sangue.

Il fanciullo in noi è l’alter ego; è il fanciullo universale che lungo il tragitto della vita è andato via via però sbiadendo nella sua immagine (ma non cancellata) dal momento in cui mosse i suoi primi passi.

I fanciulli di oggi finiscono di stupirsi ancor prima di cominciare, diventando spesso nemici fra loro per mezzo di quella violenza che la società ha appiccicato alla loro mente, favorendo fra loro una violenza gratuita. Qui il fanciullo universale tace e piange nell’antro più oscuro, quasi impotente di fronte a ciò che vede.

IPOCRISIA – GIUDIZIO

Mai giudicare gli altri che già tu non venga a dover rispondere del tuo giudizio.

Scavare in sé per partorire una verità, significa prendere il bisturi e incidere laddove il male impedisce di vedere in essa la luce. La verità quanto la sincerità, ci pone in un continuo travaglio.

Oh, come l’ambiguità dei rapporti fa sì che ognuno occulti la sua coscienza!

Se proprio non puoi fare a meno del giudizio, non giudicare da quello che viene detto; sospendi il fatto e giudica la tua coscienza.

Noi ci creiamo uno schema mentale della persona che ci sta di fronte, giudicando secondo le impressioni che ne ricaviamo. E’ questo il cosiddetto gioco degli specchi in cui sostituiamo la realtà con l’ipotetico immaginato che noi attribuiamo all’altro. Ma quello che dell’altro vogliamo accogliere o respingere è, in realtà, la visione fittizia del nostro essere.

Spesso ciò che si pensa non è conforme a quello che si dice.

Nessuno vorrebbe sentirsi dire cattivo, ne andrebbe della propria reputazione. Ci si limita a generalizzare la cattiveria in quanto è più facile nascondersi.

Se avessi avuto un figlio e avessi dovuto lasciare a lui un’eredità, gli avrei consegnato la malinconia di un clown dicendogli di far buon uso della maschera.

Spesso, l’esteriorità soffoca l’interiorità; questo problema viene, così, a creare nella persona una doppia violenza, la prima dall’esterno, la seconda dall’interno: è difficile trovare l’equilibrio, in quanto, voler essere non significa essere.

Una frase che io ho avuto modo di sentire qualche tempo fa, mi ha sempre messo nella situazione in cui meno, degli altri devo giudicare: “Ognuno sa di sé e Dio di tutti”.

Spesso, l’esteriorità soffoca l’interiorità; quest’ultima, viene così a subire una doppia violenza in quanto l’apparenza sembra rubare all’interiorità quel ruolo per cui essa
custodisce l’essere.

La vanità è una forma d’imbecillità, in cui altro non si trova se non il vuoto.

La disabilità smaschera le apparenze, rendendo l’uomo nudo.

Spesso l’esteriorità soffoca l’interiorità; è difficile trovare l’equilibrio in quanto voler essere non significa essere.

Le proprie giustificazioni sembrano trasformarsi nei peccati dell’altro.

Lo sbaglio che spesso si fa, è quello di voler assomigliare all’altro, imitarlo, invadendo un mondo che non si conosce, rendendo in tal modo inabitabile il proprio.

La disabilità smaschera le apparenze, rendendoti nudo.

Spesso, giudichiamo negli altri i difetti che si nascondono in noi.

Qual è il vero o falso io…quello che si rivela o quello che si nasconde?

Per non offendere, ci si rifugia nel vago di una bugia, senza curarsi che la bugia è già un’offesa.

Chi pensa di mentire agli altri, mente a se stesso.

LIBERTÀ

E’ detto: “Non c’è pane senza libertà e non c’è libertà senza pane”.

Anche il nido più brutto che possa esserci è sempre il luogo di una libertà.

La nostra libertà sembra ristretta alla facoltà di come farci del male.

Nella libertà, non si può occupare una coscienza che non sia la propria.

Per trovare la libertà, ho dovuto violentare me stesso.

Nella libertà, non si può occupare una coscienza che non sia la propria

Nel silenzio tu sei libero, poiché nel silenzio c’è un modo di udire l’altra voce che da te si distacca.

Ognuno si trova prigioniero del suo carattere.

Nel silenzio tu sei libero, poiché nel silenzio c’è un modo di udire l’altra voce e il suo contrario che da te si distacca.

Dio può solo aiutare a superare il male, non ad impedirlo; se lo impedisse non sarebbe Dio.

Secondo come in noi scorre il sangue, possiamo dirci liberi o schiavi… liberi dalle passioni, o schiavi.

MORTE

Dice in proposito uno scrittore (e come non dare a lui ragione?) che chi muore, in realtà, entra nel mondo dell’essere e che a morire è piuttosto l’altro che rimane, in quanto la persona morta continuerebbe ad essere come angoscia dentro di lui. Ed è appunto quest’angoscia di te che oggi mi impedisce di fugare le ombre e che mi procura una specie d’infermità stazionante nei miei pensieri; una paralisi propria dell’anima.

La morte fa paura perché noi conosciamo solo questa realtà; gli estremi della vita ci sono ignoti.

Ognuno muore per com’è vissuto, lasciando di sé il ricordo che lascia e quello che egli lascia può riservare molte sorprese in quanto per una persona a cui si è fatto del bene, c’è sempre da qualche parte un’altra a cui si è fatto del male.

Si onorano i morti quando il cadavere è ancora tiepido, poi la terra raffredda la memoria.

Sembra che la morte abbia voluto giocare con me attraverso la sua ironia.

Vidi, in tutto ciò, l’ironia della vita e della morte abbracciarsi nei miei pensieri.

La morte è quel neo nel seno della vita; nulla più di quell’oscuro punto, spaventa l’uomo.

La morte è quel neo nel seno della vita; nulla più di quell’oscuro punto, spaventa l’uomo.

PROSSIMO

Noi siamo debitori verso gli altri più di quanto vogliamo arrogarci il credito.

Offendendo una persona, si offende di riflesso anche colui a cui questa persona è legata, (e a cui a nostra volta siamo legati, in virtù di quello stesso intimo legame), poiché con il disprezzo verso l’una disprezziamo anche i sentimenti dell’altra.

Il problema non è di quanto tu sappia dare d’altro, quanto di te; quello che è d’altro è solo un riflesso di te, ma non sei tu.

Capire gli uomini? Una follia! Più si cercherà di capirli e meno si starà in pace con se stessi.

Il tempo cancella i torti per chi li fa, ma non per chi li riceve.

103 Meglio essere nemico a qualcuno piuttosto che essere nemico di se stesso.

176 Spesso il silenzio può assumere la forma di un tradimento in quanto, proprio dal silenzio, può scaturire una catena di equivoci. Tra il dire e il non dire, infatti, il silenzio s’intrufola nella coscienza dove ai segreti è offerta l’opportunità di gettare via le chiavi per non essere scovati; ma c’è sempre in un simile gesto, di correre il pericolo che qualcuno ritrovi quelle chiavi.

La donna non può conformarsi nell’uomo, come l’uomo non può conformarsi nella donna; quel sottile confine esiste.

Forse è solo una mia sensazione, ma nella donna sembra coabitare un’infinità di anime; per l’uomo v’è ne una sola, con la condanna all’inferno o eletta al paradiso, in virtù della donna che lo ha scelto.

TEMPO – PROVVISORIETÀ

Cosa si può trovare di sicuro in questa vita? Nulla è sicuro, nonostante ci s’affatichi a dare alla vita stessa un minimo di sicurezza.

Molto facilmente si rischia di perdere ciò che con fatica si pensa di aver guadagnato.

Ed ecco succedere che quel posto in cui ci si sentiva sicuri, non esista più poiché, nel frattempo, tutto è cambiato. Non si sa più orientarsi nemmeno lì. Si va alla ricerca senza sapere bene cosa e dove cercare. Sì, la scena della vita è mutevole, nulla mai può rimanere se non il frutto di un’illusione, consumata nella lontananza e nella solitudine.

Molto facilmente si rischia di perdere ciò che con fatica si pensa di aver guadagnato.

Non sappiamo a quale stazione il destino ci farà scendere.

Spogliarsi del presente per visitare il passato.

RICORDI – CONSAPEVOLEZZA

Se proprio non puoi fare a meno del giudizio, non giudicare da quello che viene detto; sospendi il fatto e giudica la tua coscienza.

Tu fai del mio passato l’humus del mio presente e su questo terreno ogni ricordo e ogni pensiero rivela, Signore, la tua presenza.

La giovinezza sembra volersi impadronire del mondo.

Se i ricordi più teneri appartengono alla fanciullezza, i ricordi più forti appartengono alla giovinezza; la giovinezza è un fuoco che arde e che brucia per le passioni.

La nostalgia è il soliloquio dell’anima che tende a trasformare i ricordi attraverso una luce che accarezza il cuore… anche quello più ferito

Il ricordo è l’alimento che nutre la mente sulla strada della solitudine.

I luoghi che non sono impregnati della nostra presenza ci sono ignoti.

L’infanzia e la giovinezza, sono le radici e il tronco di quell’albero che espone i suoi rami al sole della maturità; fra quei rami vi passano brezze e tempeste, sussurri e silenzi, dove ognuno alfine si conforta nel ricordo.

Il ricordo viene ad interrompere il circuito delle abitudini, risvegliando la coscienza.

Il ricordo è leggere una pagina della propria vita.

Spesso i sogni sono rivelatori non indifferenti per una coscienza che naviga nell’oscurità della sua odissea.

La consapevolezza è l’indice di una certa maturità, ma non è la pienezza.

La nostalgia è una rivisitazione della propria storia, di situazioni che si sono sedimentate nella persona

Non tutto riusciamo a ricordare di ciò che ci è accaduto lungo la strada dell’esistenza e i ricordi stessi sono brandelli di tempo su cui i pensieri s’attardano come le foglie che in autunno rimangono aggrappate ai rami sfidando ogni clima.

Anche il non pensare è una forma di pensare (già il dire non devo pensare è una forma di pensiero).

SINCERITÀ

E’ difficile confessarsi per quello che si è.

Si reclama giustizia, ma spesso avendola avuta non vi s’include il perdono.

E’ sempre difficile confessarsi per quello che si è. Noi vediamo il nemico al di fuori di noi quando invece è dentro di noi.

Nella propria insopportabilità, tutti fingiamo il nostro male.

La nostra difficoltà maggiore sta nel mettersi davanti ad uno specchio e domandarsi “ Quello sono io? ”. Lo specchio diventa così il complice delle nostre apparenze e gli stessi pensieri si rifugiano lì rimanendo nascosti a qualsiasi intenzione di conoscersi.

Il miele e il pungiglione ( metafora della menzogna )

La grandezza di una persona la si scopre nel fondo della sua umiltà

SOLITUDINE

Fa paura il silenzio nella solitudine di una stanza; scambieremmo molto volentieri il valore del suo metallo con uno meno nobile. La parola ci consola, ci illude di farci sentire meno soli, ma ci distrae dalla nostra interiorità.

Insorge una forma di pudore a confessarsi malati e la solitudine, mai come in questi casi, rimane l’unica depositaria dei propri disagi. Ognuno, infatti, si rifugia fra le sue braccia cercando un silenzioso conforto. Non ci si vergogna di mostrare a lei le lacrime in quanto ella solamente è in grado di lenire e medicare quelle ferite che dentro bruciano.

Cosa c’è di peggio se non la solitudine dell’anima? Neppure un raggio di sole ha tanto potere di rischiarare questa prigione oscura.

Separazione, significa allenarsi alla solitudine, allenarsi a quel distacco che, alla fine, diventa distacco da sé nella morte.

Separazione significa allenarsi alla solitudine, allenarsi a quel distacco che alla fine diventa distacco da sé nella morte.

A volte si pensa di essere soli, ma ecco che uno sguardo, seguendo la scena, ci osserva.

La solitudine del genio e la solitudine dell’ignorante.

Preferibile la solitudine alla mistificazione del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel mondo occidentale si sta ampliando sempre di più il numero di coloro che perdono la fede o sono completamente disinteressati allo spirito ed alla propria anima. Moltissimi pensano di che l’anima non esista o che non sia immortale.

“È un grave errore” – afferma la Regina della Pace in molti messaggio

Quando dilaga l’apostasia di massa, l’umanità fa sempre più fatica a reggere.
Senza la fede, si perdono i veri valori dell’esistenza e la società rischia di collassare su se stessa perché non c’è più il vero collante e vengono a mancare le motivazioni esistenziali di fondo.

“Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà sulla terra troverà ancora la fede?” – Si chiedeva Gesù

Ma non dobbiamo perdere la speranza, perché Gesù aveva detto:
“Io ho vinto il mondo”.

Lo Spirito Santo sa meglio di noi quello che giova per la nuova umanità…

 

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Vivere come se non si dovesse arrivare a domani.


Mangiare sobriamente, grati dei doni ricevuti.


Rendersi sempre consapevoli di non essere innocenti davanti a Dio e abbandonarsi frequentemente alla sua Divina Misericordia.


Respirare, osservare e camminare consapevoli della straordinaria vitalità delle nostre cellule.


Stupirsi della Creazione, mettendo tra parentesi i problemi personali.


Sorridere di se stessi constatando che anche gli altri ci vedono come caricature…


Non trascurare i dettagli di tutte le situazioni esistenziali, meravigliandosi delle concatenazioni dei fenomeni..


Amare sempre, anche quando si soffre, consapevoli che tutto passa…

 

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La filosofia è una delle attività mentali più inutili dell’uomo pratico, ma col tempo, nella consapevolezza, si rivelerà trasversalmente utile perché plasma il suo pensiero e contribuisce ad arricchire il linguaggio. Il linguaggio, poi, migliora la comunicazione e trasforma l’essere, perché ne è la sua casa.

La filosofia è l’attività mentale e spirituale dell’uomo che cerca di porre gli interrogativi in modo più adeguato alle varie problematiche esistenziali ed etiche che incontra, con lo scopo di trovare delle risposte più convincenti per la propria visione del mondo, pur nella consapevolezza che esse non potranno mai soddisfare pienamente e che potranno generare ulteriori interrogativi.

Per questo motivo ogni uomo nasce filosofo…

La filosofia è più efficace soprattutto quando viene elaborata nella noia. In quel contesto la mente del filosofo è più portata all’introspezione e, nel distacco, ha la possibilità di affrontare i vari interrogativi con più lucidità.

Una sana filosofia può anche essere utile al progresso spirituale, come molti grandi filosofi hanno dimostrato con la loro ricerca.

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1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron