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(p.Albino Candido – Diario di un pellegrino carnico)

24 Febbraio 1980

Tutta l’esistenza di Gesù è costellata di segni ma essi in se stessi non sono sufficienti: il miracolo è capito e accettato solo se prima è accettato Gesù.

“Nulla è più grande della morte del Figlio di Dio, la sua morte trascende e abbraccia ogni cosa. Dobbiamo vedere nella vita dell’universo la sua vita; nella passione di tutti i popoli la sua passione; nel nostro dolore una lontana partecipazione alla sua passione. Questo vuol dire che tutto è sacro, perché tutto ha rapporto con lui”. “L’atto dell’uomo o è il peccato o è la preghiera”. (Divo Barsotti).

Dopo la morte c’è la risurrezione! L’attendo come liberazione da tutte le schiavitù. Perché non guardare più spesso o continuamente a quella realtà che è viva eternamente, ed è lì ad attenderti viva, piena, luminosa?

Tutto il resto a che cosa si riduce? Il tuo valore è posto lì, nella risurrezione. Se non riconosci questo valore infinito della tua esistenza, come potrai riconoscere il valore dell’altro, di tutti i tuoi fratelli che hanno lo stesso tuo destino?

(p.188)

 

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Gv 14,1-6

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

 

 

Gesù disse : “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta” (Lc.21,6)

In questa dimensione terrena notiamo che il divenire permea tutto ciò che esiste. Il nostro stesso corpo muta continuamente, anche quando non ce ne accorgiamo subito.

I giorni si succedono gli uni agli altri, le stagioni si alternano, ogni forma di vita ha un suo ciclo limitato, per quanto lungo appaia.

Nulla rimane come prima, tutto è in divenire, persino la nostra mente che cambia in base alle nostre esperienze. E così toccherà anche alla nostra vita terrena: l’anima, prima o poi, lascerà sicuramente tutto ciò che crede di possedere, compreso lo stesso corpo che verrà restituito al ciclo della natura.

Da risorti, comunque, riprenderemo il corpo divinizzato, se saremo degni di entrare nella Vita Eterna in Gesù Cristo. Ma non ci sarà più la corruttibilità perché in Dio nulla è spazio-temporale come intendiamo noi. Non ci saranno né malattie, né affanni o sofferenze di ogni tipo.

Simili a Dio, vivremo nella sua immortalità e contempleremo la sua Onnipotenza d’Amore e la sua infinita Misericordia.

E canteremo in eterno le lodi insieme ai santi ed agli angeli buoni.

 

 

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Sappiamo che in ognuno noi convivono peccato e innocenza. Anche il giusto, dice la Sacra Scrittura, pecca sette volte al giorno. Davanti a Dio nessuno può ritenersi giusto.

Molti, però, fanno appositamente prevalere in loro il male. Purtroppo sono consapevoli della malvagità che guida i loro pensieri e le loro azioni. Sanno benissimo di vivere nell’odio, nell’invidia, nella calunnia, nell’egoismo più sfacciato, nell’ipocrisia più assurda.

Addirittura godono nel fare il male e nell’avere il cuore pervertito, ma non pensano minimamente che un giorno il Signore chiederà loro conto delle loro vite dissolute.

Fanno tacitare la coscienza sostituendola con l’odio.

Si compiacciono nel vedere gli altri soffrire e nel procurare divisioni e discordie nelle famiglie e nella società.

Accumulano denaro e potere a scapito degli altri. Vogliono un nome rispettabile, anche se ottenuto generando paura in tutti coloro con cui hanno a che fare.

Non si pentono minimamente della loro condotta perché vogliono non credere fermamente che esiste l’anima immortale e dovranno rendere conto a Dio per l’Eternità.

Ma la storia ci insegna che la giustizia divina opera anche su questa terra.

I veggenti di Fatima e Medjugorje sostengono che la Madonna avverte che ci sono molte anime piombate nell’eternità dell’inferno e che questa vita terrena per molti è già un anticipo della dannazione.

Bisogna pregare molto ed offrire sacrifici affinché le anime si convertano e si pentano prima di lasciare questo mondo che passa così in fretta…

 

 

 

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Gesù, nei vangeli, ha promesso che preparerà un posto per tutti coloro che saranno redenti.
Noi non possiamo nemmeno lontanamente immaginare la gioia della Beatitudine Eterna che ci aspetta se crediamo e ci fidiamo della Divina Misericordia.

Lassù, insieme a tutti i santi ed agli angeli, gioiremo all’unisono, contempleremo la gloria della Santissima Trinità, ammireremo in profondità ciò che Dio ha fatto nelle nostre vite terrene, quante volte ci ha protetto e ci ha perdonato grazie al suo Amore sconfinato per ognuno di noi.

Non potrà esserci odio, rancore, invidia, maldicenza, ingiustizia, dolore o qualsiasi tipo di sofferenza fisica o psichica.

Ognuno ammirerà e contemplerà le opere del Signore in sé e negli altri e la gioia che ne consegue sarà senza fine.
Chi crede in questo con fermezza non ha paura della morte, ma l’attende come un passaggio nella vera rinascita.

In un certo senso avrà un piccolo anticipo di Paradiso già su questa terra, proprio perché il Paradiso consiste nel sentirsi amati dal Signore e nel corrispondere al suo amore.

 

 

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La scomparsa fisica di una persona che amiamo particolarmente è sempre un grande dolore.

Il fatto che non è più presente fisicamente come soggetto del nostro dialogo e oggetto delle nostre premure amorose ci sconvolge.

Ma qui ci viene richiesta la fede in ciò che crediamo realmente, la quale non si esaurisce nei soli concetti imparati dal catechismo o dalla pia riflessione: la fede si esperimenta concretamente nel nostro animo trafitto dal dolore immenso della scomparsa terrena, ma ci conforta il fatto che il defunto è entrato nella “super-vita” dello Spirito, dove non ha più senso la nostra dimensione spazio-temporale, perché è nella vita divina eterna.

Tutti noi, prima o dopo, dobbiamo affrontare quel gran trapasso.

E’ importante, inoltre, credere che l’anima del trapassato potrà entrare nella Vita eterna anche grazie all’aiuto delle nostre incessanti preghiere e dei nostri amorosi sacrifici.


 

 

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Ci sono persone che hanno sempre avuto paura di tutto, ma sanno nascondere bene questa pesantissima croce. Non aggiungiamo altro dolore a quello che subiscono da anni, sottovalutandole.

Piuttosto sforziamoci di comprenderle, veniamo loro incontro e sosteniamole come possiamo, anche solo ascoltandole.

É molto piú eroico non far pesare le proprie paure sugli altri, come fanno alcuni, che ostentare il proprio coraggio dovuto ad un dono della natura.

 

Dal “Diario di un pellegrino carnico” di p. Albino Candido

“Una cosa ora conosco: che in gran parte la mia vita, nelle sue decisioni fondamentali, è stata governata, assistita, determinata, soggiogata dalla paura, alla paura soggetta, della paura schiava La paura fa da sfondo al mio agire. Al punto che a volte ho paura di credere persino a finzioni, simulazioni o pretesti.

La paura ha costruito e distrutto la mia vita. Ora mi trovo in una fase di preponderante paura che è diventata patologica, come nella mia fanciullezza. Su questa paura, trasformata opportunamente in apparenza di coraggio, vedo che si è lavorato di fantasia da parte del mio prossimo, anche di persone intime e amiche.

 

 

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Nel Gethsemani Tu, o Signore, non hai sofferto solo per l’umanità del tuo tempo, ma anche per l’intera umanità di tutti i tempi, compreso il nostro.

Hai sofferto anche per me.

Davanti a tuoi occhi erano presenti anche i miei peccati, ma il tuo amore ha prevalso sulla mia ingratitudine.

Hai pianto per le mie infedeltà e per tutte le volte che non ti ho riconosciuto per i moltissimi doni che mi hai elargito. Ma tu sei stato coerentemente fedele con me.

Hai pianto per il mio egoismo e per il mio orgoglio, ma tu umilmente hai offerto la tua vita anche per me.

Signore Gesù, cosa mai potrò fare per riparare al dolore così immenso che hai dovuto subire per il tuo grande amore nei miei confronti e di tutta l’umanità?

Ti offro tutte le mie miserie… so che le annienterai nell’immenso braciere del tuo Amore.

Cuor di Gesù tu sai.
Cuor di Gesù tu vedi.
Cuor di Gesù tu puoi.
Cuor di Gesù provvedi.

 

 

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Santa Teresa d’Avila scrive che per anni quando iniziava il Padre nostro, non riusciva ad andare avanti dopo le prime parole perché andava subito in estasi.

I veggenti di Medjugorje prima delle apparizioni dicevano insieme il Padre nostro e spesso non riuscivano a finirlo perché andavano in estasi all’apparizione della Vergine.

Questi episodi sottolineano l’importanza della preghiera che ci ha insegnato Gesù.
Preghiera che inizia mettendo i evidenza che Dio ci è innanzittutto “Padre”, anzi la vera traduzione dall’aramaico è “papà”.

Gesù Cristo, il Figlio di Dio non ci ha consigliato, ma ci ha “comandato” di chiamare “papà” Colui che ci ha creati e che ci sostiene con la sua ininterrotta provvidenza. Non dobbiamo mai dimenticarlo, anche quando siamo induriti dal dolore o distolti da altre cose o frivolezze.

Il vero padre terreno non può mai dimenticarsi dei figli, ma Dio, il Padre Celeste, non si dimentica mai di ognuno di noi e vuole sentirsi chiamare “papà” da ognuno di noi perché ci ama teneramente ed attende sempre una nostra risposta d’amore.

Questo perché ogni volta che diciamo un Padre nostro siamo stati ispirati dallo Spirito Santo.

Diciamo frequentemente il Padre nostro, pienamente consapevoli della profondità di questa bellissima preghiera che Gesù ci ha insegnato.

 

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LA SOLITUDINE DEL SAGGIO

Ci sono persone ossessionate dalla solitudine. E non si accorgono che la solitudine in qualche modo se la costruiscono loro : in pratica hanno paura della libertà e il desiderio morboso della compagnia degli altri non è altro che un tentativo di offuscare questa paura.

Bisogna avere il coraggio di andare a fondo di noi stessi considerando l’intero processo del nostro pensiero. E’ importante chiederci sempre con lealtà : perché mi interessa quello o quest’altro?

Certo, non si può vivere isolati : tutti abbiamo bisogno degli altri, anche per questione di sopravvivenza. Ma quando la ricerca degli altri costituisce un profondo disagio e una vera e propria ossessione dobbiamo cercare di capire realisticamente il perché.

Probabilmente viviamo ancora alla superficie del nostro io se abbiamo bisogno di continui riscontri. 
Gli altri ci aiutano a capire molte dinamiche della vita, ma non potranno mai prendere delle decisioni al nostro posto. Non possono rimpiazzare il nostro io se non a scapito della libertà interiore.

L’ideale per ognuno di noi è vivere nel distacco più completo. Ogni giorno è diverso, se lo sappiamo vedere con occhi puri . Le persone sono volute da Dio stesso, ma ognuno ha il diritto di scegliersi la vita più libera. La nostra presenza non deve invadere le altre presenze. 


Perché dobbiamo essere invadente con i nostri desideri morbosi?

Uno è attratto dall’arte, dalla poesia, dalla musica, dai talenti. Si interessa degli altri perché vuole capire come sviluppare i propri talenti. E’ una ricerca interessata, quindi porterà delusione, dolore.
Colui che è realmente saggio sa essere anche distaccato dal desiderio di “socializzare”, come diciamo ipocritamente.

Non ha bisogno di mostrare agli altri quanto vale, generando così invidia e competizione attorno a sé. Sta bene in qualsiasi situazione: da solo o con gli altri. Non si fa problemi. Non ricerca gli altri per colmare la solitudine e non sta solo perché disprezza gli altri.

E’ in armonia con il proprio sè e questo gli basta. Contempla tutto ciò che vive e non è preoccupato di cosa pensano gli altri di lui. Vive rilassato anche nel turbinìo degli eventi perché sa che il vero centro è Dio e che Dio è il suo Centro. 


“Qualunque cosa faccia o non faccia il saggio, quando è seduto in silenzio, senza far nulla, persino in silenzio la sua presenza lavora, crea: diventa creativa” (un filosofo indiano).
Ce ne fossero di simili creativi! Il mondo sarebbe molto più in pace.

 

 

 

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Il Creatore ci ha immersi anche in un mondo ricco di piacevoli opportunità.

Ma spesso scambiamo il piacere con la gioia. Non sempre vanno d’accordo. Tutto ciò che ci reca un onesto piacere e gioia anticipa semplicemente piaceri e gioie riservate dopo questo breve periodo terreno.

E saranno gioie autentiche, perché realmente innestate nell’immortalità e nell’incorruttibilità.Perché Dio abbia deciso così, è realmente misterioso, non potremo mai capirlo a fondo in questa vita terrena.

Intuiamo, però, che Dio ci ha creati non per la sofferenza ma per la vera gioia che si conquista nel cercare di raggiungere la sua somiglianza. Gesù Cristo, il vero Maestro, ci ha insegnato la via da seguire: la passione e la Croce.

Tappe dolorose ma che dischiudono la via della vera libertà dei figli di Dio. Le esperienze terrene, quindi, non sono solo quelle piacevoli.Esse possono invece condurre all’inerzia dello spirito narcotizzato, che non ha esercitato la propria volontà in conformità con quella divina.

Se siamo destinati a diventare figli di Dio dobbiamo assimilare la sua natura: creatrice, libera, pura, semplice, essenziale, rispettosa, discreta, amorevole e amabile.

Nella sua infinita amorevolezza ed umiltà Dio ci ha dato la possibilità di “autocrearci”, pur intervenendo discretamente lo Spirito, senza il quale non possiamo fare nulla.

Il respiro dell’amore è la libertà. Se non scegliamo la via indicata dal Figlio non entriamo nel regno della libertà: tutte le gioie ed i piaceri della vita saranno solo la nostra condanna.

Le esperienze della nostra vita devono costituire lo stimolo per amare Dio ed il prossimo in Lui. Ma Dio non guarda l’età terrena della persona che chiama a sé: Egli è padrone di cogliere tutti i fiori del suo giardino in qualsiasi momento della loro evoluzione. Ha un progetto misterioso per tutti.

Non centra l’età biologica: nel giardino del Signore sono belli tutti i fiori, piccoli e grandi, con tutte le varietà dei loro colori: in ciò si manifesta la sua infinita creatività.

 

(da “Creati per creare” di Pier Angelo Piai)

 

 

 

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Fb 7 febbraio 21

Mc 1, 29-39

Marco delinea i tratti di Gesù che, uscito dalla sinagoga, va a casa di Simone: è un uomo che guarisce, prega e annuncia: nella vita è datore di vita; nella notte, cerca Dio e gli fa memoria degli uomini; nel giorno, fa loro memoria di Dio.

Ricordati, supplica Giobbe, che la vita è un soffio amaro. Davanti a Dio non c’è altro merito che essere piccoli; un alito basta per essere amati.

Gesù a Cafarnao è assediato dal soffio del male. Con un crescendo turbinoso di malattie e demoni, a sera la porta della città scoppia di folla e dolore. Ma lui si inventa spazi segreti per ristorare l’anima, spazi dove nulla sia più importante di Dio, dove dirgli: sto davanti a Te; per un tempo che non so, niente viene prima di Te.

Un giorno e una sera per pensare all’uomo, una notte e un’alba per pensare a Dio, in un equilibrio perfetto di bisogni e desideri.

La suocera di Simone era ammalata, e gli parlarono di lei. Gesù ha un cuore che ascolta, quel cuore da re che Salomone aveva chiesto, incantando il Signore.

Il rabbi la prende per mano, e lei, non più imbrigliata nei suoi problemi, può occuparsi della felicità degli altri. E li serviva… come gli angeli con Gesù nel deserto, dopo le tentazioni. La donna, una nullità, è assimilata agli angeli, i più vicini a Dio.

E’ questa la lieta notizia: una mano ti accende la fretta dell’amore, e ti incalza: guarisci altri e guarirà il tuo dolore, perché se il Signore ti ha preso per mano e sollevato, devi solo a tua volta prendere un’altra mano!

Questo racconto di un miracolo dimesso, così poco vistoso, senza parole da parte di Gesù, ci ispira a pensare che ogni limite umano è lo spazio di Dio, il luogo dove atterra la sua potenza.

Poi, dopo il tramonto, finito il sabato con i suoi 1521 divieti (proibito anche visitare gli ammalati) tutto il dolore di Cafarnao si riversa sulla porta di Simone. La città intera è riunita davanti a Gesù, in piedi sulla soglia, in piedi tra la casa e la strada, tra la casa e la piazza. Gesù, polline di parole che ama porte e tetti spalancati, ad accogliere occhi e stelle, che ama il rischio della vita, del dolore, dell’amore che attende, è lì con loro.

Ma quando era ancora buio, uscì in segreto e pregava.

Tutta la città ti cerca, che fai qui? E lui: andiamo altrove, andiamo via.

Si sottrae, non cerca il bagno di folla. Cerca altri villaggi, un altro soffrire da curare. Cerca le frontiere del male per farle arretrare, cerca un’altra donna da rialzare.

La vita ora si diramerà su altri dolori, a stringere altre mani; perché di questo Lui ha bisogno, non di onori, ma della stretta della mia mano, che ha cercato a lungo, altrove.

Uomo e Dio, l’Infinito e il mio nulla, padre e figlio così: mano nella mano, a cui aggrapparmi forte, con fiducia di bambino. Icona possente e mite della buona novella.

 

AVVENIRE V B

Marco1,29-39

All’inizio della vita pubblica Gesù attraversa i luoghi dove più forte pulsa la vita: il lavoro (barche, reti, lago), la preghiera e le assemblee (la sinagoga), il luogo dei sentimenti e dell’affettività (la casa di Simone).

Gesù, liberato un uomo dal suo spirito malato, esce dalla sinagoga e “subito”, come incalzato da qualcosa, entra in casa di Simone e Andrea,  dove “subito” (bella di nuovo l’urgenza, la pressione degli affetti) gli parlano della suocera con la febbre. Ospite inatteso, in una casa dove la responsabile dei servizi è malata, e l’ambiente non è pronto, non è stato preparato al meglio, probabilmente è in disordine.

Grande maestro, Gesù, che non si preoccupa del disordine, di quanto di impreparato c’è in noi, di quel tanto di sporco, dell’aria un po’ chiusa delle nostre vite. E anche lei, donna ormai anziana, non si vergogna di farsi vedere da un estraneo, malata e febbricitante: lui è venuto proprio per i malati.

Gesù la prende per mano, la rialza, la ‘risuscita’ e quella casa dalla vita bloccata si rianima, e la donna, senza riservarsi un tempo, “subito”, senza dire “ho bisogno di un attimo, devo sistemarmi, riprendermi” (A. Guida) si mette a servire, con il verbo degli angeli nel deserto.

Noi siamo abituati a pensare la nostra vita spirituale come a un qualcosa che si svolge nel salotto buono, e noi ben vestiti e ordinati davanti a Dio. Crediamo che la realtà della vita nelle altre stanze, quella banale, quotidiana, accidentata, non sia adatta per Dio. E ci sbagliamo: Dio è innamorato di normalità. Cerca la nostra vita imperfetta per diventarvi lievito e sale e mano che solleva.

Questo racconto di un miracolo dimesso, non vistoso, senza commenti da parte di Gesù, ci ispira a credere che il limite umano è lo spazio di Dio, il luogo dove atterra la sua potenza.

Il seguito è energia: la casa si apre, anzi si espande, diventa grande al punto di poter accogliere, a sera, davanti alla soglia, tutti i malati di Cafarnao. La città intera è riunita sulla soglia tra la casa e la strada, tra la casa e la piazza. Gesù, polline di gesti e di parole, che ama porte aperte e tetti spalancati per dove entrano occhi e stelle, che ama il rischio del dolore, dell’amore, del vivere, lì guarisce.

Quando era ancora buio, uscì in segreto e pregava. Simone lo rincorre, lo cerca, lo trova: “cosa fai qui? Sfruttiamo il successo, Cafarnao è ai tuoi piedi”.

E Gesù comincia a destrutturare le attese di Pietro, le nostre illusioni: andiamo altrove! Un altrove che non sappiamo; soltanto so di non essere arrivato, di non potermi accomodare; un ‘oltre’ che ogni giorno un po’ mi seduce e un po’ mi impaura, ma al quale torno ad affidare ogni giorno la speranza.

 

 

2° parte

 

Seconda PARTE

 

 

 

Lorenzo Palumbo, è un artista davvero molto “sensibile”: può affermarlo senza retorica chi lo conosce genuinamente.

Ha dipinto queste tele così cariche di drammaticità, in modo spontaneo.

La sua priorità non è stata quella di comunicare il tradizionale messaggio (in sé anche giusto) affinché i tragici fatti storici relativi ai campi di concentramento del regime nazista non si ripetano più, ma egli ha voluto esprimere il suo profondo dolore interiore attraverso le sue opere che rappresentano questi noti fatti storicamente avvenuti, nei cui protagonisti si è immedesimato.

Sono figure umane ridotte quasi allo stato larvale, ma esprimono l’essenza dell’uomo che ha la forte spinta interiore a  chiedersi i motivi più profondi del dolore, ma anche, paradossalmente, di amare.

Lo sguardo dell’artista è di profonda partecipazione ed il desiderio di capire gli eventi è espresso soprattutto negli arti deformi dei soggetti così straziati, particolarmente nelle dita delle mani e dei piedi, che escono dagli schemi anatomici comuni: esse erompono per esplorare la metafisica del dolore dell’uomo che, nonostante tutta la sua estrema fragilità, ha la necessità di amare l’esistenza per toccarne il senso più intrinseco.

Questo perché Lorenzo è consapevole che molti interrogativi ribollono nella nostra “piccola-grande” mente quando prendiamo coscienza del dolore umano, spesso così intenso e prolungato nel tempo.

Ma non ci sono validi ragionamenti umani che lo giustifichino. Pensiamo ad una ragione fondante, ma ci perdiamo spesso nel mare delle ipotesi piú assurde.

Dolore e male rimangono un mistero apparentemente insolubile, ma su cui si può sempre indagare per comprendere ed amare più profondamente.

Ecco perché Lorenzo, in  queste sue opere, ricupera coraggiosamente l’essenza della vita umana: l’amore, il quale non si dissolve nemmeno di fronte alla tragica disgregazione del mondo che vorrebbe annientarlo: anzi ne esce paradossalmente rinforzato, come si evince soprattutto dall’opera dal titolo provocatorio “L’ultimo bacio”, dove due “umani” si amano anche se all’interno  degli effluvi mortali del gas che esce da una doccia ambigua (dipinta di rosso).

Qui si coglie il vero messaggio di fondo: il vero amore vince sempre e nessuna tragedia potrà davvero estinguerlo.

 

Pier Angelo Piai

 

 

Nota personale

Se ci pensiamo bene ciò ricorda il messaggio della Croce: l’uomo-Dio martoriato e stritolato dall’immenso dolore, sulla croce ha espresso il suo infinito amore per l’umanità…

 

LORENZO PALUMBO, pittore,scultore nasce a Sogliano in provincia di Lecce per poi trasferirsi in Friuli negli anni 70.

Abita a Cividale del Friuli

Dipinge un figurativo surreale, nessun influsso artistico ha deviato l’intimismo della sua arte pittorica.

Divulgatore d’arte espone in Italia ed all’Estero.

Presente a Lugano insieme alle opere di MiIko Bambie Direttore artistico di Art For the Environtmen (associazione internazionale no profit)

 

 

LORENZO PALUMBO: L’UOMO E LA SUA ARTE:

https://www.mondocrea.it/lorenzo-palumbo-luomo-e-la-sua-arte/

 

MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A JAKOV DEL 25.12.20

“Cari figli,
anche oggi Gesù è qui accanto a voi, anchequando pensate di essere soli e che non ci sia più luce nella vostra vita, Lui è sempre vicino a voi e non si è mai allontanato lasciandovi da soli. 


La luce della sua nascita illumina questo mondo e la vostra vita.


Il suo cuore è sempre aperto per ricevere ogni vostra sofferenza, tentazione, paura e bisogno.

Le sue mani sono protese verso di voi per abbracciarvi come un Padre e dire quanto siete importanti per Lui, quanto vi ama e quanto si prende cura dei suoi figli. 


Figli cari anche i vostri cuori sono altrettanto aperti verso Gesù? 
Avete completamente consegnato la vostra vita nelle Sue mani?
 Avete accettato Gesù come vostro Padre, al quale potete sempre rivolgervi per trovare in Lui conforto e tutto ciò di cui avete bisogno per vivere la fede veritiera?


Perciò, figli miei, abbandonate il vostro cuore a Gesù e lasciate che sia lui a governare le vostre vite, perché solo così accetterete il presente e potrete affrontare il mondo in cui vivete oggi.


Con Gesù, tutta la paura, la sofferenza e il dolore scompaiono perché il vostro cuore accetta la sua volontà e tutto ciò che entra nella vostra vita.


Gesù vi darà la fede per accettare tutto e niente potrà allontanarvi da Lui, perché vi tiene per mano e non permette che ve ne andiate o vi perdete nei momenti difficili perché è diventato il Signore della vostra vita. 


Vi benedico con la mia benedizione materna.”

 

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“Fratelli, io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi.

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità — non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa — e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.” (Romani 8,18-23)

E’ faticoso scalare un’impervia montagna. E’ difficile intravedere la cima nascosta tra dense nubi: eppure c’è e bisogna ascendere faticosamente. Una volta saliti, seduti su una roccia, si osserva con grande soddisfazione il bellissimo panorama e si gode il maestoso silenzio di quelle altezze.
Ecco una sfumata metafora della nostra vita. Si sale verso una meta non ancora visibile. La fede ci dice che c’è e che bisogna continuare l’ascesa. Per ognuno c’è un calvario, una croce, una vetta.

…è molto difficile soffrire con coscienza, con intelligenza. C’è sempre qualcuno che protesta in noi (P.Albino Candido, Diario)

La tribolazione ti distacca dai desideri della terra e ti stimola ad affrettarti verso i beni eterni.

“Se non sarai provato dalla tribolazione sarai tentato di scambiare questo esilio per la tua patria. Per questo il Signore rende aspra la tua via perché tu non trovi gusto a fermarti per strada, dimenticando quello che devi desiderare nella patria.
Dio è padre e se ti prova è solo perché tu sia in grado di possedere l’eredità eterna .

Il dolore non è il tuo fine ultimo. Il tuo fine ultimo è la felicità. Il dolore ti conduce per mano alla soglia della vita eterna. Nelle fatiche e nei patimenti non dimenticare mai che hai un gran premio in paradiso”.

(Francesco Bersini)

 

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Meditazione su un affresco che si trova al cimitero principale di Cividale del Friuli. (In una edicola sacra vicino al muro perimetrale in fondo) Eccoti, mio Signore Gesù, ucciso e deposto ai piedi della croce, presso tua madre distrutta dal dolore.
Tu che hai solo fatto il bene all’umanità, ecco come ti abbiamo ricompensato. S
ei stato tradito dagli amici, flagellato duramente, torturato in modo inimmaginabile, schernito ed umiliato, spogliato delle vesti, crudelmente appeso alla croce sotto lo sguardo di Maria, tua madre, delle pie donne e del tuo amato discepolo Giovanni, anche lui afflitto.
Quanto hai sofferto per noi, o Signore Gesù! Non è davvero possibile immaginare il tuo immenso dolore fisico e spirituale.
Ti guardo e mi stupisco che come Tu, il Figlio di Dio, Colui per mezzo del quale Tutto esiste nei Cieli e sulla terra, hai dovuto affrontare una simile passione, dinnanzi alla quale tutti gli angeli del Cielo così scosso da questa immane tragedia, rimangono davvero ammutoliti!
Aiutami ad essere consapevole o Signore, quanto ti sia davvero costato l’avermi amato in quel modo!
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Ogni sofferenza è il pungolo dell’autocreazione

Molte sono le domande che vorremmo porre al nostro Creatore, ma la principale è comune a tutti: perché la sofferenza? Non poteva crearci con un certo grado di perfezione, privi di ogni necessità corporale?

Altri interrogativi si affacciano alla nostra mente disorientata: ma Lui, dal quale tutto ha origine, ha faticato a creare? La teologia tradizionale ci insegna che in Lui non può esserci ombra di imperfezione. Il dolore e la fatica appartengono alle imperfezioni degli esseri ancora in evoluzione, quindi Dio non può “evolversi” perché è già perfetto in sè ed è l’origine di ogni perfezione. Da qui possiamo dedurre che ha creato l’Universo e noi senza alcuna fatica o dolore.

Anzi, durante l’atto creativo era nel più completo piacere: Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. (Gen. 1,31) Questo versetto biblico ci permette obiettivamente di intuire che Dio ama la vita ed esulta di gioia per essa. Ed allora perché permette tanta fatica e tanto dolore? Ci è stato insegnato che la risposta è in Gesù Cristo, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte. “Chi vede me vede il Padre”.

Si è incarnato nel Figlio e ciò che vediamo nel Figlio, è nel Padre. I Vangeli ce lo presentano come una lode vivente del Padre, al quale si sottomette fino alla passione ed alla morte in croce. Questo ci dimostra, allora, che Dio non è cinicamente staccato dalla sua creazione. Vi si “immerge” tramite il Figlio, della stessa sua natura. E lo fa per riportare la creazione allo splendore iniziale, dopo il decadimento dovuto al peccato, che è la mancanza d’amore dell’uomo. L’uomo ha voluto allontanarsi da Dio e Dio gli dà la possibilità di “ridivinizzarsi” tramite un estremo atto d’amore, quale l’incarnazione, la passione e la morte in croce.

Anche un buon padre terreno richiama vagamente l’opera divina. Il padre concepisce il figlio in un atto d’amore accompagnato dal piacere insito nello stesso atto. Poi segue la creatura durante la sua evoluzione, partecipa di persona allo sforzo che deve fare per arrivare alla maturazione…

Dio-Padre crea nella gioia e partecipa di persona allo sforzo della sua creatura che dovrà raggiungere la statura di Gesù Cristo. Non l’abbandona a se stessa: semplicemente le indica la via maestra, che è quella dell’amore, che la stessa croce sottende. In Gesù Cristo misericordioso sono celati i segreti amorosi del Padre che vengono gradualmente svelati dallo Spirito Santo.

In Lui ogni attimo della nostra vita è pienamente partecipato: l’immane sforzo della tremenda passione riassume, sintetizza e ricapitola ogni più piccola sofferenza di tutti gli uomini che sono esistiti, esistono ed esisteranno.
Non vale, allora, la pena di partecipare anche noi a questo incredibile e misterioso sforzo della Creazione?

Riflettiamo profondamente sulla nostra esistenza, destinata ad una gloria che ora non possiamo immaginare e che è rappresentata dalla Risurrezione di Gesù Cristo…

Scriveva Camus: “Se c’é un’anima, è un errore credere che ci sia data già interamente creata. Si crea qui, lungo la vita. E vivere non è altro che questo lungo e torturante parto. Quando l’anima è pronta, creata da noi e dal dolore, ecco la morte”.
“Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.” (Sir.11,14) Se Dio ha permesso il male e la sofferenza, c’è un motivo!

E’ faticoso scalare un’impervia montagna. In una scalata libera si sfruttano soltanto gli appigli naturali offerti dalla parete. Il rischio della caduta è sempre presente. Le sporgenze sono a volte scomode e taglienti mentre qualsiasi sguardo al vuoto sottostante genera pericolose vertigini.

E’ difficile intravedere la cima nascosta tra dense nubi: eppure c’è e bisogna ascendere faticosamente. Una volta saliti, seduti su una roccia, si osserva con grande soddisfazione il bellissimo panorama e si gode il maestoso silenzio di quelle altezze.
Ecco una sfumata metafora della nostra vita. Si sale verso una meta non ancora visibile. La fede ci dice che c’è e che bisogna continuare l’ascesa. Per ognuno c’è un calvario, una croce, una vetta.

Ma ogni fatica è uno sforzo creatore simile a quello divino se viene illuminato da Cristo. L’esperienza di fede continua attraverso le fibre del fisico e dello spirito. In questa situazione prevale l’adattamento alla volontà di Dio…è molto difficile soffrire con coscienza, con intelligenza. C’è sempre qualcuno che protesta in noi (P.Albino Candido, Diario,)

Ogni uomo vive in un mare di sofferenze. Molte subìte, altre effetto di errori personali o collettivi, altre accettate con amore.
L’eterna domanda riguarda sempre il dolore: perché Dio lo ha permesso e come si concilia con la sua infinita bontà?

Eppure il cristianesimo ha come simbolo la croce e lo stesso Maestro ci indica che il Regno si raggiunge tramite essa. E’ possibile costruire una vera filosofia della croce? Filosofi e teologi si sono scervellati per poter dare una spiegazione accettabile alla logica umana. E invece non risulta rientrare in alcuna logica. Più la ragione vi penetra e più diventa illogica.

La domanda si fa più insistente: nella sua onniscienza ed onnipotenza, non poteva il Signore risparmiare a se stesso e a noi tanta fatica? Non poteva donarci un’intelligenza tale ed una visione della vita così completa da fare in modo che noi lo adorassimo senza entrare in un mare di dolore così spesso insopportabile? L’uomo saggio, previdente, ragionevole, questo ipotetico altro Adamo non si sarebbe lasciato corrompere dal diavolo e quindi non sarebbe decaduto.

Tutte domande che scaturiscono dalla mente isolata dal cuore. La razionalità non riesce a penetrare il mistero. Il cuore ne intuisce lo spessore.
Allora bisogna scendere al cuore. La fede, virtù teologale, ci deve condurre ad una convinzione fondamentale : Dio è bontà e misericordia infinite.

E’ necessario credere nonostante le apparenze ci facciano dubitare di ciò. Bontà significa condividere quello che si ha e, più ancora quello che si é. Dio vuole condividere con noi quello che ha e quello che é. Ciò che ha di più prezioso, oltre alla creazione, è suo Figlio.

Nell’incarnazione ce lo ha dato. Noi l’abbiamo maltrattato a causa della nostra incredulità e opacità. Ma da questa sua enorme sofferenza ci ha resi partecipi della sua natura. Condivide con noi ciò che é perché chi crede in Lui, cioè lo ama mettendo in pratica le sue parole e il suo esempio, si “divinizza”, diventa coerede di suo Figlio, quindi figlio di Dio.

Pier Angelo Piai

 

 

 

Perché tante inutili preoccupazioni? Perché anticipare le sofferenze prima ancora che avvengano? Ciò moltiplica il dolore presente.

Se si desidera essere interiormente sereni è necessario relativizzare tutto ciò che ci procura disagio e cercare di comprendere davvero in profondità come funziona la nostra mente.

Se si è soggetti all’ira, ad esempio, soffermiamoci a capire il perché essa ha bisogno di fluire in modo così irruento dalla nostra psiche, ma senza lasciarci sommergere da essa. È anche per questo che la società diventa sempre più violenta: non riusciamo a controllare queste emozioni così aggressive e le trasmettiamo anche agli altri. Soffermandoci a riflettere possiamo rompere questa catena.

La stessa cosa vale per l’invidia: perché invidiamo il prossimo? Se riusciamo a comprendere i concatenamenti interiori che provocano questo sentimento che riteniamo “negativo”, siamo già a buon punto nel nostro cammino evolutivo, anche se solo all’inizio.

Osserviamo la nostra aggressività, la nostra invidia e tutti gli altri sentimenti con coraggio. Anche se non riusciamo a sconfiggere subito le negatività che essi comportano nei rapporti umani e con se stessi, perseveriamo nella nostra osservazione, indaghiamo con pazienza senza avere l’ossessione di ottenere chissà quali risultati subito.

I risultati verranno da soli, quando abbiamo cominciato a comprendere..

 

 

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Dopo la morte corporale ci attende la Vita Eterna in Gesù Cristo Risorto, se noi gli crediamo, pentendoci dei nostri peccati e credendo nella loro remissione grazie alla passione e morte del Figlio di Dio.

Sarà una vita vissuta in pienezza, dove saremo sempre felici di adorare la SS. Trinità e condividere con tutti i redenti questa immensa gioia che non finirà mai, perché la morte, la corruzione ed il dolore saranno totalmente sconfitti.

 

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Molti interrogativi ribollono nella nostra “piccola-grande” mente quando prendiamo coscienza del dolore umano, spesso così prolungato nel tempo.

Ma non ci sono validi ragionamenti umani che lo giustifichino.

Pensiamo ad una ragione fondante, ma ci perdiamo spesso nel mare delle ipotesi piú assurde.

Dolore e male rimangono sempre un mistero apparentemente insolubile.

Ecco perché Gesú ci esorta a portare ognuno la propria croce, dandone l’esempio. Se l’ha portata Lui, (l’uomo-Dio) così dignitosamente, allora il dolore ha un senso arcano che comprenderemo meglio nell’altra dimensione.

 

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Offriamo a Gesù ogni nostra sofferenza fisica, psichica e spirituale in unione con le sue, per la salvezza della nostra anima e di quella delle altre sulla via della perdizione.

Egli ha sofferto tremendamente sulla croce senza un po’ di sollievo, preso in giro da moltissimi, anche da molti suoi ex seguaci ed è stato abbandonato pure dagli apostoli, fuorché da Giovanni.

Il Signore Gesù Cristo, Colui mediante il quale tutto è stato creato, sulla croce non ha nemmeno implorato di aver pietà di Lui, ha solo perdonato e chiesto da bere.

Dolori acuti di ogni tipo, spasmi atroci, sete, angoscia e solitudine…ha provato tutto ciò che umanamente sembra impossibile. Pareva “schiacciato” dall’intero cosmo in rivolta, ma Lui con la sua dignitosa morte, ha riscattato tutto e tutti.

Come non si può amare Gesù Cristo con tutto il cuore? Un modo per ricambiare questo suo immenso amore è offrirgli le nostre sofferenze…

 

 

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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DEL 2 LUGLIO 2019

 

 

“Cari figli, secondo il volere del Padre misericordioso, vi ho dato ed ancora vi darò segni evidenti della mia presenza materna.

Figli miei, essa è per il mio desiderio materno della guarigione delle anime.

Essa è per il desiderio che ogni mio figlio abbia una fede autentica, che viva esperienze prodigiose bevendo alla sorgente della Parola di mio Figlio, della Parola di vita.

Figli miei, col suo amore e sacrificio, mio Figlio ha portato nel mondo la luce della fede e vi ha mostrato la via della fede. Poiché, figli miei, la fede eleva il dolore e la sofferenza.

La fede autentica rende la preghiera più sensibile, compie opere di misericordia: un dialogo, un’offerta.

Quei miei figli che hanno fede, una fede autentica, sono felici nonostante tutto, perché vivono sulla terra l’inizio della felicità del Cielo.

Perciò, figli miei, apostoli del mio amore, vi invito a dare esempio di fede autentica, a portare la luce là dove c’è tenebra, a vivere mio Figlio.

Figli miei, come Madre vi dico: non potete percorrere la via della fede e seguire mio Figlio senza i vostri pastori. Pregate che abbiano la forza e l’amore per guidarvi. Le vostre preghiere siano sempre con loro.

 

Vi ringrazio!”. Se volete essere aggiornati sui nuovi video che realizzo (più di 2800) iscrivetevi al mio canale youtube “UNIVERSO INTERIORE piaipier”: http://www.youtube.com/user/piaipier

 

 

Moltissimi nel mondo stanno soffrendo per la morte di un familiare molto caro. Il dolore della sua scomparsa ha lasciato una profonda ferita interiore, difficile da rimarginare. Ma si può anche lenire un po’ il dolore facendo queste semplici considerazioni:

 

1) Il familiare ora è nell’aldilà: ci ha solo preceduto. Anche noi dobbiamo lasciare prima o poi questa vita terrena…

2) Nell’aldilà dei redenti saremo tutti in perfetta comunione in Dio, per cui anche la comunione con chi si ha amato sulla terra non verrà a meno.

3) Il familiare defunto redento, se Dio permette, intercede per noi e desidera che percorriamo la retta via per il Cielo.

4) Impariamo a ringraziare il Signore per il periodo terreno in cui il caro estinto è stato con noi: se il Signore l’ha portato con sé ci sono ragioni che solo Dio conosce e che per ora non possiamo conoscere del tutto.

 

 

Se i peccatori pensassero all’eternità, al terribile sempre!… si convertirebbero immediatamente. Non è necessario provar l’esistenza dell’inferno. Nostro Signore stesso ne parla, narrando la storia del ricco malvagio che chiamava “Lazzaro ! Lazzaro”

Si sa benissimo che l’inferno c’è, ma si vive come se non ci fosse, e per poche monete si vende l’anima. Vi sono, purtroppo, persone che perdono la fede, e non si persuadono dell’esistenza dell’inferno, se non quando vi entrano.

L’inferno scaturisce dalla bontà divina. I dannati diranno “Oh se almeno Dio non ci avesse tanto amati !… soffriremmo meno, l’inferno sarebbe sopportabile !… Ma qual dolore ! essere stati così tanto amati”.

Se un dannato potesse dire una volta sola “Mio Dio, vi amo!” per lui non ci sarebbe più inferno; ma ahimè quella povera anima ha perduta la facoltà che le era stata data, la facoltà d’amare, perchè non ne fece uso. Il suo cuore è disseccato, come il grasso che vien tratto dal torchio; per quest’anima non più felicità, non più pace, perchè non c’è più amore.

Non è Dio che ci condanna, siamo noi con i nostri peccati. I dannati non accusano Dio; accusano se stessi e dicono: “Ho perduto Dio, l’anima ed il Cielo per colpa mia”.

I dannati saranno avvolti dall’ira divina, come i pesci nell’acqua. Pensare che si è dannati! Condannati da Dio ! Questo fa tremare!… Maledetti da Dio! E perchè? Perchè gli uomini s’espongono alla divina maledizione? Per una bestemmia, per un cattivo pensiero, per due minuti di piacere… Due minuti di piacere! Perdere Dio, l’anima, il Paradiso, per sempre!…

Si vedrà salire al Cielo in anima e corpo quel padre, quella madre, quella sorella, quel vicino, che condividevano la nostra vita, ma che noi non abbiamo imitati; e noi precipiteremo a bruciare nell’inferno, in anima e corpo. I demoni si scaglieranno contro di noi. Tutti i demoni, di cui avremo seguiti i consigli, ci tormenteranno…

Il dannato dirà a se stesso: “Ho perduto Dio, l’anima, il Paradiso per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa!”…. E sollevandosi dalla vampa tosto vi ricadrà… ma sempre sentirà il bisogno di sollevarsi, perchè creato per Iddio, il più grande, il più sublime degli esseri, l’Altissimo… come un uccello in una stanza vola fino al soffitto e tosto ricade… La giustizia di Dio è il soffitto che rigetta i dannati.

 

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Inedito pianto corale sulla Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, composto dal musicista Cristian Cazaku. È una musica molto armoniosa e solenne.

Induce a riflettere e partecipare spiritualmente al dolore di Colui che ci ha donato la vita per Amore. In Lui possiamo ricapitolare tutto il dolore dell’umanità redenta di ogni tempo e luogo…

Le bellissime incisioni sono di GUSTAVE DORÈ

 

 

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Dal Libro: “Come ci vedono dall’all’aldilà” di Pier Angelo Piai

(Brevissima trama del libro: Luca Alberti è un giovane che ha passato l’infanzia in collegio ed è in crisi esistenziale. Un giorno, guidando l’auto, investe un adolescente senza volerlo, uccidendolo, e comincia a soffrire di forti sensi di colpa che lo spingono a ricercare un po’ di pace in convento, pur non avendo la vocazione. In questo contesto ha delle apparizioni dall’aldilà di alcuni defunti, i quali dialogano con Lui sul senso della vita terrena e dell’eternità)

 

 

 

ANDREA E STEFANO

In un tedioso pomeriggio d’estate Luca si ritrovò a passeggiare davanti al cimitero del paese (dove si trovava il convento che lo ospitava). Vi entrò spinto più dalla forza d’inerzia che da una vera motivazione. Passando davanti alle tombe riaffioravano alla sua mente mille ricordi legati all’adolescenza, quando amava entrare spesso nel cimitero cittadino per pensare alla morte come una liberazione.

D’un tratto si soffermò davanti ad una tomba che recava la foto di un giovinetto. Ebbe un sussulto interiore: improvvisamente si ricordò del grave incidente che gli aveva inflitto il terribile senso di colpa che non I’aveva
mai lasciato. L’angoscia fu intensa e cominciò a piangere seduto accanto alla tomba, ignaro dei rari passanti che lo guardavano sottecchi. Improvvisamente una dolcissima armonia lo fece trasalire. Alzò lo sguardo e vide provenire dal cielo uno stuolo di giovani con la palma in mano che cantavano con voci sublimi. Poi uno di loro si staccò dal corteo
e sorridente gli si avvicinò.
Luca riconobbe senza esitare Andrea, il compagno di scuola rapito dal sonno della morte non ancora sedicenne a causa della leucemia.
– Andrea! Sei nella luce?
– Non essere triste … io non sono morto… Sono più vivo di quello che immagini Luca. Vivo e felice!
– Tu sei un inganno. Un fantasma del mio dolore!
– Non soffro più Luca … sono così felice!
– Andrea..sei proprio tu? … Non posso credere ai miei occhi!
– Sì Luca … sono proprio io … il tuo amico terreno Andrea! Non aver paura … il Padre misericordioso permette che io ti appaia da quello che voi dite “I’altro mondo” affinché tu possa conoscere la verità.
– La verità? Cosa intendi dire? No..sei un fantasma!
– Non devi aver paura… non puoi immaginare l’immensità di questa eterna beatitudine! È tutto vero: Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi-, non ci sarà più la morte, nè lutto, nè lamento, nè affanno, perchè le cose di prima sono
passate! Ora vediamo tutto alla luce del sole, non esistono le notti … e nemmeno le nubi che offuscano la luce…
– Andrea … ma allora tu stai parlando dall’aldilà … è incredibile … cosa provi?
– Luca … se tu sapessi cosa vuol dire vedere Dio faccia a faccia, proprio così come Egli è, non avresti più paura della morte!
– Andrea … dimmi … tu ci sei passato… ho sempre avuto una gran paura di morire, un’angoscia tremenda che mi ha accompagnato fin da bambino. Cosa si prova durante il trapasso?
– Davanti a me ho presente gli ultimi istanti della mia vita. Ero spensierato, come del resto, lo eri anche tu. Poi la malattia… fu terribile … persi conoscenza ed entrai subito in coma. Ma già da quell’istante provavo una strana sensazione: mi sentivo impotente a muovermi e nello stesso tempo riuscivo a percepire la tua angoscia. Avvertivo in me uno strano benessere. Non capivo il tuo sconvolgimento. Volevo dirti di lasciarmi così, di non preoccuparti, ma non riuscivo a comunicare con te anche se fluttuavo leggero al di sopra del mio corpo. Non ero mai stato così bene. Poi vidi una strana porta aprirsi. Non capivo cosa significasse: una fitta nebbia mi impediva di vedere oltre. Poi entrai in un tunnel, uno strano tunnel. Inizialmente la velocità era elevata … poi rallentai per cercare di capire qualcosa ma
invano … ripresi la corsa … c’era una luce ad attendermi … una calda luce che non riuscirei mai a descriverti perché avvolgeva misteriosamente tutto il mio essere… Provavo delle stranissime sensazioni di attrazione e repulsione.
Non mi sentivo pronto… e soffrivo senza angoscia. Sapevo che quella luce mi avrebbe prima o poi assorbito in sè , ma avvertivo la pesantezza della materia a cui sono sempre stato morbosamente attaccato. Ero entrato nella dimensione che voi chiamate Purgatorio!
– Purgatorio?
– Sì ..la luce ultra-terrena è molto diversa da quella che voi vedete. È infinitamente più pura … la vostra luce è tenebra se confrontata con questa! Il mio spirito non era abituato ai suoi riverberi perchè offuscato da alcune ombre:
l’egoismo e i vari attaccamenti alla vita.
– Ma allora … saresti ritornato volentieri nel nostro mondo?
– No Luca…il trapasso era definitivo … così aveva disposto I’Altissimo. NelIa mia breve vita avevo ricevuto sufficienti luci per intraprendere la retta via …, a me sono bastati quindici anni; ad altri ne bastano meno ma per altri ci vogliono di più. Voi ingenuamente lo chiamate destino … ma è più giusto considerarlo “piano divino”, disegno provvidenziale. Ognuno di noi ha un preciso compito durante la vita, terminato il quale, si ascende ad altri gradi di evoluzione, verso altre dimensioni…. Dopo il grande trapasso ho visto chiaramente ogni attimo della mia vita, istante dopo istante, quasi come in un cortometraggio. Ho potuto vedere persino il momento della mia nascita. Voi percepite con occhi terrestri e ne rimanete impressionati, ma il mio sguardo era diverso. Capivo l’importanza di quel momento, il distacco definitivo dal seno materno, il mio disagio nel dover nascere in una situazione completamente diversa da quella dell’utero, i miei vagiti erano come una protesta. Ma ognuno di noi deve crescere, deve evolversi. Ho subito percepito le occasioni positive e negative per la mia evoluzione e ho capito, fibra dopo fibra, il grande tessuto degli avvenimenti e delle scelte più o meno condizionate che ho intrapreso. Credimi, nulla è un semplice e puro caso. Anche i momenti che ci sembrano più inutili e assurdi costituiscono il materiale con cui tu plasmi te stesso. Sì, anche i momenti,che ti sembrano inutili, come lo
svago … o il gioco. E quegli ultimi istanti hanno avuto un’importanza enorme per la mia eternità. La tua preghiera ha fatto in modo che io entrassi nella luce per spiccare il volo verso le più alte dimensioni. La forza di gravità è stata vinta da quel tuo gesto d’amore disinteressato. Vedi come tutti noi siamo solidali non solo in terra ma anche nei cieli!
-Vuoi dire che dall’aldilà vedete più chiaramente quello che in questa vita non capiamo?
– Si, è proprio così! Da questa dimensione le relazioni, i fatti e gli accadimenti che ordiscono la complessa trama della vita terrena non ci sono più oscuri. Dalla dimensione che voi dite “purgatorio” tutto è più sfuocato…
– Purgatorio?
– Il Purgatorio è semplicemente uno stato di transizione dell’anima che non ha ancora affinato i sensi spirituali alla visione divina. Dimmi: puoi tu vedere la luce del sole ad occhio nudo?
– No … la luce mi acceca!
-Ti acceca perché il tuo occhio non è abituato ad essa. Così l’occhio spirituale può essere accecato dalia luce divina! Dio è amore e per poterlo vedere bisogna diventare amore, cioè essere simili a Lui. Il Purgatorio non è altro che la consumazione dei residui terreni costituiti dall’amor proprio e dai vari attaccamenti materiali. È realmente un fuoco che ti consuma, un fuoco che non può essere descritto con parole terrene.
– Andrea … Nella vita terrena non ti avevo mai sentito parlare così. Come può essere avvenuta una simile trasformazione?
– La mia coscienza nella luce abbraccia una visione molto più amplia di quella che credi. Ora sto solo adeguandomi al tuo linguaggio per farmi capire … ma non esistono parole umane adatte per comunicarti quello che vedo. Ora sono un’altra persona, pur conservando l’essenza del nucleo che Dio mi ha donato.Vivo assorbito nella risurrezione di Cristo in attesa di quella finale della carne, quando ci sarà il Giudizio Universale. Luca … tu ragioni con le tue limitate categorie spazio-temporali. Ricordati, però, che nella luce divina non c’è il vostro concetto di tempo e spazio. Ogni istante è eterno e l’eternità è già istante. Tutto ciò che per voi potrebbe sembrare all’opposto, coincide perfettamente in Dio. La relatività di Einstein è solo un’ombra della realtà che ci riserva la nuova dimensione. Il tempo che tu conti dal momento attuale fino alla morte è un susseguirsi di istanti percepiti dalla tua nascente coscienza che si nutre di apparenza. Ma il passato è già stato vissuto ed ha lasciato le sue tracce nella memoria sensoriale. Nella vita terrena ci sono dei particolari momenti che voi percepite appartenenti ad una diversa dimensione: ma tutto è così confuso che spesso, in preda all’angoscia distogliete lo sguardo per disperderlo nella realtà quotidiana, meccanica, ripetitiva. Gran parte della mia vita terrena, Luca, è stata così. I momenti più autentici sono quelli dell’orazione e della meditazione … che per me furono assai rari ed è per questo che ho dovuto passare allo stato purificante per poter accedere alla grande Luce! Sono momenti autentici, Luca, la preghiera fervente attraversa anche le nubi per arrivare fino al Padre celeste. Quando sei assorto nella pura contemplazione vivi i momenti più autentici della tua vita che anticipano il Regno dei Cieli già sulla terra. Ma voi vi lasciate ingannare dalle nubi dell’illusione che offuscano la realtà. Il vostro mondo vive di illusioni e vi rende ciechi. Gran parte della vostra mentalità è condizionata dall’opinione corrente che predica un certo tipo di benessere che coincide con il puro piacere. Dimenticate che Colui che si è incarnato per amore ha scelto la poverta e la sofferenza. Ha voluto essere solidale con tutti gli uomini per ricondurli alla essenzialità del puro amore che è luce. Tutti gli uomini sono destinati alla più alta contemplazione dell’Amore.
– Hai ragione Andrea. Gran parte della nostra vita viene vissuta nella superficialità. Noi ci soffermiamo all’apparenza delle cose. Ma tutta la bellezza del Creato ci parla di Dio. Siamo realmente superficiali: troppe cose ci distolgono dalla contemplazione pura. Eppure tutto sarebbe cosi semplice!
– Siamo stati creati per la felicità, Luca, la vera felicità! Nella vita terrena si confonde la felicità con il piacere sfrenato … ma è un’illusione. La vera felicità è legata allo spirito. I piaceri della vita non sono neppure l’ombra della gioia che attende la nostra dimensione! La felicita è contemplare Colui che è sorgente di ogni felicità. Colui che è Amore e che ci insegna il vero amore.
– Come facciamo a contemplare il puro Amore, se veniamo distolti dai problemi e dai piaceri della vita?
– Ci vuole allenamento, Luca,bisogna amare disinteressatamente perchè l’Amore di Dio è assolutamente disinteressato. La grande Luce che mi ha avvolto nei momenti del trapasso era simile ad un raggio che penetra in una stanza: mette in evidenza il pulviscolo che nell’oscurità relativa dell’ombra non potevo intravedere. Mi son visto cosi com’ero, con i miei cappricci e le meschinerie della vita quotidiana. È stata una terribile sofferenza perché avevo la completa coscienza di me stesso, così come ero in quell’ultimo stadio della mia vita terrena.Ogni istante è ben impresso nel mio animo: la mia apparente incoscienza e la tua disperazione. Poi fissavo la Fonte luminosa dalla quale ero attratto in maniera irresistibile. Sentivo che quella Luce mi trasformava in nuova persona. La sofferenza era per me necessaria per raggiungere la Luce. Grazie ai suffragi di alcune persone amiche ho potuto risalire più facilmente la Grande Spirale Evolutiva!
– La Grande Spirale Evolutiva?..Cos’è?!! Il tuo linguaggio mi appare piuttosto difficile.
– Ogni vita è segnata da un tramonto nel quale la luce lascia il posto alle tenebre. Ma è un tramonto apparente, perché ti innalza nelle bianche vette dell’eternità. Nella vita terrena stessa si intuisce che siamo degli esseri in evoluzione. Si inizia con l’evoluzione biologica, quella psichica … e si arriva a quella della coscienza. Alla fine rimane la pura coscienza che si immerge nella Grande Coscienza Cosmica, nel Tutto-Amore… Ogni spira evolutiva corrisponde a stadi di coscienza diversi. Alla fine non rimane che I’amore, lo stadio più sublime e l’essenza di ogni dinamismo. È allora che prendi coscienza delle infinite cianfrusaglie che appesantiscono il nucleo di ogni esistenza: zavorra che eliminerai al momento opportuno nelle giuste circostanze. Persino i capelli del tuo capo richiamano questa spirale evolutiva che parte dal tuo DNA e si sviluppa nel tempo e nello spazio fino ad arrivare ad una sua pienezza. Vedi come la nostra Galassia esprime bene la grande Spirale Cosmica che assorbe in sè ogni essere evoluto.
– Mah! … Andrea..tu parli bene. Però rimani ancora un fantasma. Il tuo corpo giace sotto un mucchio di terra. E così finiremo tutti … inerti … senza vita. La morte è come un felino, pronto ad aggredirci … Ho paura, Andrea …. ho sempre avuto paura della morte. Il suo volto è angosciante, la sua presenza agghiacciante. Vorrei fermare il tempo per non morire … Ho in mente tante cose da realizzare nella vita.
– Ogni istante della tua vita è una parziale realizzazione, Luca. Anche i momenti che a te sembrano più inutili. Anch’io provavo gli stessi sentimenti di fronte ad una realtà che non potevo conoscere. Ma tu confondi la morte terrena con il nulla … ma Dio non ha creato l’uomo per la morte! Rientra in te stesso e rifletti sulla vera morte: tu muori in ogni momento e non te ne accorgi…
– Cosa intendi dire? … lo so di essere vivo … sono cosciente di pensare e di parlare … di che cosa vuoi convincermi?
– Ogni vita terrena è impregnata di morte! Istante dopo istante è scandito da quello che voi chiamate “morte”. Non c’è vita senza morte: il seme non produce la piantina se prima non muore e si disgrega. Il fiore deve lasciare lo spazio al frutto. I vegetali devono essere disgregati dagli animali stessi e quest’ultimi vogliono vivere. Così anche le specie superiori devono distruggere quelle inferiori se vogliono sopravvivere. La natura ti parla, è un linguaggio che il tuo spirito deve cogliere se vuole penetrare i segreti dell’esistenza. Nulla è un puro caso per Dio e tutte le opere sono buone ed
hanno un fine che solo Lui conosce.
– Ma io voglio vivere a lungo su questa terra. La morte continua a terrorizzarmi e ad angosciarmi. Quando vedo un cadavere dico che era una persona viva come me ed ora … non si appartiene più!
– Luca, sin dal seno materno noi non ci apparteniamo. È la mentalità distorta e materialista che genera lo spirito di proprietà! Ma ragiona … : puoi realmente far crescere con la tua volontà il dito di una mano? 0 far crescere un capello? Perché il tuo corpo ha tanti limiti? Perché tanti condizionamenti? Puoi tu volare o privarti del cibo o passare attraverso le montagne od essere contemporaneamente in più posti? Ragiona … pensi realmente di apparnerti in modo assoluto?
– Mah.. mi sembra tutto cosi confuso … ! Vedo che la mia volontà viene limitata da tante cose che non posso fare ….
– Ricordati che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Rispecchiamo la sua libertà.. per diventare liberi come Egli è libero.
Ma la libertà va conquistata a caro prezzo: essa va conquistata attraverso la Luce che rischiara le tenebre. La potenza di Dio si manifesta attraverso la debolezza … perché così a Lui è piaciuto. Tutto si evolve net distacco dal proprio nucleo di appartenenza….
– Andrea, it tuo linguaggio è oscuro, per me. Nella vita terrena non mi facevi mai simili discorsi …. non capisco cosa intendi per “distacco” dal proprio nucleo!
– Allora non potevo comprendere il linguaggio spirituale. Bisogna essere staccati dalla vita per poterlo penetrare. Tutto nella vita ti pala di distacco: il Big-Bang ci dice che durante questa grande esplosione ci stiamo allontanando dal nucleo che ha generato l’Universo … il sole stesso disperde la sua energia dopo la fusione nucleare, noi stessi at momento della nascita subiamo un vero distacco, un distacco doloroso … ed è per questo che ogni bimbo emette un vagito. Non sente più il tepore dell’utero materno e il suo pianto è come una protesta. La madre, con il suo calore, la sua attenzione e le sue carezze cerca di rendergli meno traumatico it suo involontario rapporto con I’ambiente ostile che to circonda: lo protegge dal freddo, lo sazia con il caldo latte del suo seno, gli fa sentire it calore del suo corpo… Ma il bimbo deve crescere, maturare e diventare gradualmente più autonomo e autosufficiente. Ecco cos’è la vita terrena: è continua evoluzione, cioè distacco dal proprio nucleo originate e risalita della propria spirale evolutiva…
“Tutta la creazione geme e soffre … nelle doglie del parto; Voi, uomini terrestri, siete come un feto rispetto alla realtà che vi attende: le attuali percezioni, se ben dirette dalla coscienza, vi preparano ad altre percezioni…
– Vuoi dire che esistono altri sensi oltre a quelli che ora esercitiamo?
– Si Luca … sono i sensi spirituali. Ognuno deve rinascere uomo spirituale per diventare vero uomo ad immagine di Cristo. Solo in Lui c’è la vera vita. Egli ti indica la croce perché è il grande simbolo del distacco cosmico. Guarda com’è formata: I’asse trasversale ti suggerisce l’orizzontalità dell’uomo che deve essere elevata alla verticalità dello Spirito divino. L’uomo realmente evoluto viene elevato dallo Spirito alle cose del Cielo, sulle quali deve riporre il proprio cuore. Ma ciò richiede distacco, sofferenza, rinuncia ad ogni ripiegamento su se stesso. Durante la mia vita terrena non capivo l’importanza di tutto questo: ora, nella nuova dimensione, tutto mi è molto più chiaro. Non aver paura di amare soffrendo, Luca, ogni lacrima è una preziosa gemma che adornerà il vestito della tua Resurrezione ! Credimi: la morte finale non sarà altro che un meraviglioso ingresso nel Regno della Luce!
– Andrea! potessi stamparmi bene nella mente e nel cuore ciò che tu mi comunichi! Sento che dici la verità ma poi … nella vita d’ogni giomo tutto mi
appare cosi diverso! Sono realtà a cui penso assai poco come se non mi riguardassero mai … la morte stessa mi addita il nulla … !
– Tutto si supera, Luca … abbi fede. Oh … io in vita non sapevo pregare … alle volte balbettavo alcune preghiere solo nei momenti più difficili ed interessati … ma Dio le ha raccolte ugualmente, come ha raccolte le tue preghiere per me che hanno contribuito ad inabissarmi nella vera Luce. Nessuna buona azione verrà perduta nella vita terrena, Luca … la misericordia le raccoglie tutte e ne dispone secondo i suoi misteriosi ed imperscrutabili disegni. Offri a Dio sacrifici di lode, Luca … offri la tua vita che è come un fiore dal profumo fragrante….
– Non andartene Andrea..non andartene! …. ho ancora bisogno di ascoltarti!
– Tutto è già stato rivelato,Luca… Ascolta il tuo cuore con mente pura e capirai … ma fissa sempre lo sguardo su Colui che ci ha tanto amati da offrire la sua vita in sacrificio per noi … è Lui la nostra salvezza … Addio..Luca …
– Aspetta! Andrea tu conosci il messaggio che mi ha dato la Vergine … ti prego … tu sei in grado di spiegarmelo perchè sei nella luce!
– Non è il mio compito, Luca! Ci sono dei segreti che devono appartenere ad ogni anima. Lo capirai da te … avrai segni sufficienti! Il tuo cuore deve essere rinnovato ancora. Ascoltalo e capirai ……
D’un tratto quella luce che accompagnava la visione cominciò a diventare più intensa mentre l’eterea figura di Andrea perdeva lentamente la nitidezza dei suoi contorni per essere assorbita in uno scenario estatico: tra canti ed inni melodiosi e schiere angeliche Luca riconobbe volti a lui famigliari sin dall’infanzia. La beatitudine era immensa. C’erano persino alcuni compagni di scuola e di collegio che Luca avrebbe voluto chiamare per colloquiare insieme come aveva fatto con Andrea. Ma la sorpresa fu ancora più grande alla vista di un volto radiante e giovanile che gli sorrideva particolarmente: era quello dell’adolescente morto tra le sue braccia in seguito all’incidente stradale e che Luca non aveva mai scordato. L’emozione di Luca fu fortissima. A malapena riuscì a balbettare:
– Tu … tu … ?! Sei … sei nella luce?
La bellezza di quel volto era simile a quella di un angelo. Egli si avvicinò a Luca mentre la luce si attenuava e cominciò a dialogare:
– Non affligerti, Luca. Mi chiamo Stefano … colui che morì tra le tue braccia. Non avrei mai pensato che la morte fosse cosi dolce!
– Perdonami … perdonami….
– Non devi chiedermi perdono, Luca. Tu non hai alcuna responsabilità in ciò che ti è accaduto. Il destino di ciascuno è già stato segnato da Colui che ha fatto bene ogni cosa. Non ti devi affliggere per questo. Nella vita terrena tutti
gli uomini possono essere anche strumenti gli uni per gli altri. La Divina Provvidenza ha stabilito ciò per ricavarne un bene maggiore.
– Ma perché ha scelto proprio me per stroncare la tua giovane vita? Ho molto sofferto per questo. Ma anche adesso il solo pensiero è atroce e non mi lascia mai in pace. Ogni azione della mia vita è sempre stata accompagnata
da questo terribile senso di colpa, dal solo pensiero del dolore che ho provocato tra i tuoi cari e da un terribile dubbio: quello della tua salvezza…
– Luca … come vedi io sono salvo. Ma questo lo devo soprattutto a te!
– A me?
– A te che hai sofferto e pregato per me! Dio ti ha ascoltato: l’intensità delle tue preghiere ha contribuito a purificarmi in breve tempo. Se fossi morto di morte naturale nessuno avrebbe pregato così intensamente nella sofferenza! Oh … se tu conoscessi la grandezza, I’altezza e la profondità del mistero divino, ne rimarresti come annichilito! Le cose e gli eventi che nella vita terrena ci sembrano più assurdi e contraddittori hanno sempre una finalità buona che solo Dio conosce. È la grande trama dell’Amore che tutto unifica e che restituisce ogni cosa all’Assoluto! Oh..non avremo parole per ringraziare la divina Maestà della cascata di grazie che riversa in ogni momento sulla nostra esistenza!
Luca avverti un nodo alla gola: la sua commozione era profonda.
– Stefano … quante volte avrei voluto sentirti parlare così per allentare in me quel terribile rimorso!
– Così ha disposto la Provvidenza che tutti ama indistintamente. Non ti angosciare più. Tu sei stato una delle cause indirette della mia salvezza. Ora io desidero ardentemente la tua. Non guardarti mai indietro per non rischiare di rimanere immobile come la moglie di Lot, che appena disobbedì all’angelo divenne sale.
– Cosa significa”non guardarti mai indietro?”Abbandonare forse ogni ricordo? Come posso realmente reagire di fronte ad un fatto così traumatico? Esso mi si ripresenta alla mente in maniera ossessiva.
– Abbandonati alla divina volontà. Colui che è infinita Misericordia concede ad ogni uomo la possibilità di riscattarsi. Non voler limitare la potenza di Dio, non rinchiuderlo nei tuoi concetti umani perché Colui che conta tutti i capelli del tuo capo ha anche creato il Firmamento. Nulla a Lui è impossibile … nemmeno trasformare le pietre in figli di Abramo. Non ti preoccupare, Luca, anche quando ci si crede interpreti siamo solo strumento nelle sue mani!
– Stefano … dimmi anche tu … cosa hai provato nel momento del tuo trapasso, quando io, pieno di angoscia, tenevo il tuo capo agonizzante tra le mie braccia?
– Le parole umane sono insufficienti per descrivere quel momento. Tuttavia cercherò di placare la tua morbosa curiosità. Quando tu, disorientato, cercavi di rianimarmi sentivo molto bene le tue parole accompagnate da un respiro affannoso. lo, invece, avvertivo una serenità e una pace senza precedenti fino a che non entrai in una specie di galleria oscura fatta a spirale.
Cominciai a percorrerla con un movimento a vite estremamente rapido … poi ebbi la netta sensazione di essere uscito dal mio corpo e di librarmi leggero nell’aria circostante. Stavo coscientemente assistendo a tutta la scena: la tua angoscia, i passanti che si precipitavano sul luogo dell’incidente, la bicicletta ammaccata a pochi passi dalla tua macchina, l’urlo della sirena dell’autoambulanza, lo scompiglio della gente. lo osservavo quel corpo che tu tentavi di rianimare, ma sentivo di avere un altro corpo diverso per i suoi poteri: leggero e fluttuante, quasi disincarnato. Poi, all’improvviso, ho visto una grande luce calda che mi attirava a sè. Ma non ero ancora pronto per il Paradiso.
– Anche tu come Andrea, dunque?
– Stabilirsi definitivamente nella Luce non è cosi semplice come ingenuamente credi, Luca. Sai realmente cosa significa amare? Amare significa essere simili a Dio, così come Egli è. In Lui non c’è calcolo od ostentazione. Egli crea e lascia vivere senza mai imporre la sua presenza, anche se Egli è l’Onnipresente. Tutte le azioni divine sono così: dalla Vita scaturisce ogni vita. Egli è una fonte purissima alla quale si attinge solo nella purezza. In questa eterna beatitudine tutti noi gioiamo della grandezza e della purezza degli altri. Nella vita terrena non è cosi: in me serpeggiavano mille invidie ed attaccamenti e nonostante intuissi la materialità di questi sentimenti, continuavo ad essere carnale. Alla Divina Misericordia è bastato un solo
attimo di pentimento, una presa di coscienza di quel mio modo di essere inautentico per redimermi in virtù della passione e morte di Cristo. Avevo solo bisogno di preghiere e sacrifici … tu hai realmente contribuito alla mia salvezza. Oh..Io capirai a suo tempo!
– Quel che mi dici è bello e consolante. Ma basta davvero un attimo per riscattare un’intera vita di peccato?
– Davanti a Dio non conta nè il tempo nè lo spazio. È Lui che fa vivere e fa morire. Oh … la grettezza dei mortali che pensano che l’Onnipotente giudichi come loro! Solo Dio conosce il peso e la portata di ogni azione umana.
Una vita di peccato può essere meno grave di un attimo di orgoglio, lo capisci? La vera bestemmia è quelia contro lo Spirito Santo, quella di chi vuole limitare la sua azione. L’orgoglio indurisce ogni cuore ed impedisce I’azione fecondante dello Spirito che tutti chiama alla perfezione del Padre. Anch’io nella vita terrena facevo le stesse domande, Luca. Mi chiedevo se era giusto il perdono concesso al Buon Ladrone dopo una vita dissoluta. Ma ora capisco bene che giudicavo male Dio…soprattutto nell’attimo in cui ho preso coscienza della superficialità della mia vita. Al Padre basta un attimo, credimi. E Lui il fautore dell’essere ed anche ogni atto realmente spirituale è da Lui ispirato. Nella vita terrena nessuno è certo di essere salvato, fino all’ultimo istante, anche se ha compiuto grandi sacrifici e rinuncie.
Ognuno può essere colto nell’istante che nemmeno immagina e che solo il Padre conosce. Ciò che importa è I’abbandono fiducioso. Pur lavorando per il Regno dei Cieli, attraverso numerose tribolazioni, ogni uomo retto sa che Dio non lo deluderà e che Egli saprà sfruttare i momenti migliori della sua vita per l’eternità.
– Ma quali sono i momenti migliori?
– Non avrei mai immaginato, Luca, che i momenti migliori sono stati vissuti da me come i peggiori. Ora sto lodando Iddio per le sue meraviglie, perché nonostante una vita di peccato Egli mi aveva già preparato una casa nel suo seno. Era necessario passare attraverso numerose tribolazioni! Davanti al Padre è importante una vita virtuosa, ma a Lui piace che lo si ricerchi con cuore umile e sincero. È per questo che spesso permette che si viva scabrosamente lontano da Lui. Da qui può nascere nel cuore il desiderio della sua presenza, desiderio che può essere espresso in un attimo … inconsciamente, anche senza formule, attimo che diventa tenue radici di fede, speranza e carità. Il Paradiso è popolato di anime riscattate all’ultima ora che hanno beneficiato delle preghiere e dei sacrifici del viventi. Eppure i grandi santi provano un’immensa gioia e glorificano Iddio per questo.
– Ma tra di voi non nasce mai un barlume di gelosia per i più grandi del Regno?
– Gesù aveva predetto che ci saranno molte sorprese nel Regno dei Cieli. Qui ogni spirito brilla di una luce particolare e ci sono diversi gradi di splendore. Credimi, ognuno è contento del suo stato e glorifica Iddio per lo spiendore degli altri. C’è quasi una gara nell’ammirare le opere di Dio in tutti. Non può esserci alcuna ombra d’invidia e di gelosia: essa fa parte del regno opposto di Satana. I grandi santi sono anche i più umili perché sanno realmente ammirare la santità degli altri. Se tu conoscessi la beatitudine di questo stato, Luca, non desidereresti altro che morire al mondo!
– Stefano, io desidero morire al mondo. Ma ho paura: il mio animo è debole e vacillante. Come posso raggiungere questa beatitudine se in me serpeggiano orgoglio ed egoismo?
– Prega sempre più intensamente, e lo Spirito ti aiuterà. Nulla è impossibile ai suol occhi. Invoca tanto Maria che molto può presso ii Padre!
-S! … Ella m’ha parlato … m’ha detto di seguire la mia vocazione!
– La tua vocazione è di diventare perfetto come il Padre, Luca.
– Ma in che modo? Aiutami a capire … ti prego! Non tralasciare di rispondere alla mia domanda … non essere evasivo, ti prego!
– Ritirati nella tua cella interiore e vi scoprirai nella preghiera la volontà del Padre. A noi non è dato di suggerirvi ciò che è già stato rivelato nel Vangeli e nella Chiesa. Ogni uomo dovrà capire la sua strada illuminata dalla fede.
Addio, Luca, grazie di tutto … grazie … la mia riconoscenza sarà eterna!
Il corteo svanì e Luca si ritrovò seduto sull’orlo della tomba di quel giovane. Alcuni passanti si erano fermati a guardarlo stupefatti pensandc avesse bisogno di aiuto. Ma Luca velocemente si dileguò e ritornò al convento per svolgere gli incarichi che gli erano stati affidati.

Dal Libro: “Come ci vedono dall’all’aldilà” di Pier Angelo Piai

 

 

 

LORENZO PALUMBO, pittore,scultore nasce a Sogliano in provincia di Lecce per poi trasferirsi in Friuli negli anni 70.

Abita a Cividale del Friuli

 

Dipinge un figurativo surreale, nessun influsso artistico ha deviato l’intimismo della sua arte pittorica.

Divulgatore d’arte espone in Italia ed all’Estero.

Presente a Lugano insieme alle opere di MiIko Bambie Direttore artistico di Art For the Environtmen (associazione internazionale no profit)

 

 

L’ARTE DI LORENZO PALUMBO

 

L’arte di Lorenzo non può essere catalogata secondo i classici schemi che in genere usa la critica accademica o quella prezzolata dal consumismo di massa.

Innanzittutto è necessario conoscere l’uomo, prima ancora dell’artista in quanto tale.

Lorenzo Palumbo è un attento ascoltatore. Chi ha l’occasione di soffermarsi a parlare con lui cercando di superare i propri pregiudizi, entra subito in empatia perché le sue esternazioni riescono a far vibrare le corde interiori, quelle più nascoste dell’umanità. È un uomo che ha sofferto e che sta soffrendo non nascondendo i grossi interrogativi esistenziali che pullulano nel suo animo. Ma la sua sofferenza è sobria ed è da lui accettata come stimolo alla creatività che esprime soprattutto nella sua pittura molto particolare e scevra da altre influenze esterne.

Lorenzo è un vero contemplativo della vita, così come si presenta. Osserva tutto, anche i dettagli che sfuggono alla massa distratta. Ama osservare la dinamica delle nubi, le mani anche dinoccolate e vissute di un’anziana signora, la spontaneità di un bimbo, il gioco delle luci nei vari ambienti che frequenta, il movimento delle foglie, le caratteristiche più recondite di un essere vivente, la pragmaticità di un artigiano, il turbinio della folla, ecc.

Chi ha la fortuna di soffermarsi a dialogare con lui, in qualche modo ne esce arricchito perché è stimolato inconsciamente ad osservare in profondità anche le cose che prima riteneva banali.

Ma quello che più meraviglia è il suo distacco esistenziale: a lui non interessa diventare famoso perché la sua arte è un prolungamento di se stesso, con suoi interrogativi e i suoi incanti: bene e male, bello e brutto, buono e cattivo sono per lui “vita” che si esprime in uno scenario forse troppo limitato dalle nostre menti inquinate da vari compromessi.

Per questo le sue creazioni non hanno occhi od orecchie che potrebbero esprimere un condizionamento per la ricerca esistenziale attraverso i sensi corporei. La bocca dei suoi soggetti è sempre aperta (sofferenza?) mentre gli arti, molto essenziali, hanno le estremità gonfie per indicare un profondo desiderio di “toccare”, “esperimentare”e comprendere la complessità esplosiva della vita, che per l’artista è comunque sempre interessante e non finirà mai di scoprirne i risvolti più arcani, come la sua storia e quella degli altri.

Ecco il motivo per cui Lorenzo parla spesso di “anarchia utopica”: egli non si riferisce a quella intesa dal senso comune dai risvolti prettamente politici, ma è una forma di anarchia strettamente connessa con la libertà interiore che desidera ardentemente, ma che comprende realisticamente che non potrà mai ottenere sino a che è prigioniero delle coordinate esistenziali e corporee di questo mondo.

Dialogando con l’uomo, intuisci l’artista, perché umanità ed arte per lui sono strettamente connesse, come i sensi e tutte le manifestazioni esteriori dell’io e anche l’IO e Utopia.

Lorenzo, dunque, non dipinge per chissà quale scopo egoistico che molti ipocritamente tentano di nascondere. Egli dipinge per essere se stesso, per manifestarsi così come egli è, nella sua profonda umanità carica di sofferenza ma anche di stupore, frammista alla gioia di vivere ed al dolore più lacerante. L’uomo che desidera vivere sempre più integralmente, consapevole dei propri limiti, ma anche delle sue potenzialità creatrici che attraversano il tempo e lo spazio, costantemente insoddisfatto dell’esecuzione materiale delle sue opere.

 

Pier Angelo Piai

 

 

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“L ‘Angelo riprende a volare”

 

Opera ispirata ad Angelo Bacci con l’aiuto di Massimo Clemente.

Che voli insieme a noi artisti.

 

…durante il periodo di quarantena sono accadute diverse cose che hanno contribuito a stimolare ed evolvere il mio pensiero artistico.
Tra le più entusiasmanti è stata la richiesta di un mio amico ed artista Lorenzo Palumbo. Mi ha proposto di completare una sua opera: “un Angelo con le ali spezzate da questo terribile periodo”.
Ringrazio Lorenzo per la splendida opportunità di aver creato insieme un’opera dal significato cosi profondo, ridare all’Angelo la possibilità di riprendere il volo, come simbolo di ripresa per tutti noi.

 

IO FIGLIO DELLA MEMORIA E DELLA SOFFERENZA, CUSTODE DELLA MORTE E DELLA MEMORIA – Lorenzo Palumbo

 

Lorenzo Palumbo, è un artista davvero molto “sensibile”: può affermarlo senza retorica chi lo conosce genuinamente.

Ha dipinto queste tele così cariche di drammaticità, in modo spontaneo.

La sua priorità non è stata quella di comunicare il tradizionale messaggio (in sé anche giusto) affinché i tragici fatti storici relativi ai campi di concentramento del regime nazista non si ripetano più, ma egli ha voluto esprimere il suo profondo dolore interiore attraverso le sue opere che rappresentano questi noti fatti storicamente avvenuti, nei cui protagonisti si è immedesimato.

Sono figure umane ridotte quasi allo stato larvale, ma esprimono l’essenza dell’uomo che ha la forte spinta interiore a  chiedersi i motivi più profondi del dolore, ma anche, paradossalmente, di amare.

Lo sguardo dell’artista è di profonda partecipazione ed il desiderio di capire gli eventi è espresso soprattutto negli arti deformi dei soggetti così straziati, particolarmente nelle dita delle mani e dei piedi, che escono dagli schemi anatomici comuni: esse erompono per esplorare la metafisica del dolore dell’uomo che, nonostante tutta la sua estrema fragilità, ha la necessità di amare l’esistenza per toccarne il senso più intrinseco.

Questo perché Lorenzo è consapevole che molti interrogativi ribollono nella nostra “piccola-grande” mente quando prendiamo coscienza del dolore umano, spesso così intenso e prolungato nel tempo.

Ma non ci sono validi ragionamenti umani che lo giustifichino. Pensiamo ad una ragione fondante, ma ci perdiamo spesso nel mare delle ipotesi piú assurde.

Dolore e male rimangono un mistero apparentemente insolubile, ma su cui si può sempre indagare per comprendere ed amare più profondamente.

Ecco perché Lorenzo, in  queste sue opere, ricupera coraggiosamente l’essenza della vita umana: l’amore, il quale non si dissolve nemmeno di fronte alla tragica disgregazione del mondo che vorrebbe annientarlo: anzi ne esce paradossalmente rinforzato, come si evince soprattutto dall’opera dal titolo provocatorio “L’ultimo bacio”, dove due “umani” si amano anche se all’interno  degli effluvi mortali del gas che esce da una doccia ambigua (dipinta di rosso).

Qui si coglie il vero messaggio di fondo: il vero amore vince sempre e nessuna tragedia potrà davvero estinguerlo.

 

 

VIDEO

 

 

 

San Bernardo, Abate di Chiaravalle, domandò nella preghiera a Nostro Signore quale fosse stato il maggior dolore sofferto nel corpo durante la sua Passione.

Gli fu risposto:

“Io ebbi una piaga sulla spalla, profonda tre dita, e tre ossa scoperte per portare la croce: questa piaga mi ha dato maggior pena e dolore di tutte le altre e dagli uomini non è conosciuta. Ma tu rivelala ai fedeli cristiani e sappi che qualunque grazia mi chiederanno in virtù di questa piaga verrà loro concessa; ed a tutti quelli che per amore di essa mi onoreranno con tre Pater, tre Ave e tre Gloria al giorno perdonerò i peccati veniali e non ricorderò più i mortali e non moriranno di morte improvvisa ed in punto di morte saranno visitati dalla Beata Vergine e conseguiranno la grazia e la misericordia”.

 

Se volete essere aggiornati sui nuovi video che realizzo (più di 2500) iscrivetevi al mio canale youtube “UNIVERSO INTERIORE piaipier”: http://www.youtube.com/user/piaipier

 

 

 

Se fossimo sinceri almeno con noi stessi ci renderemmo pienamente consapevoli di quante paure bloccano la nostra avventura umana in questa vita terrena in continua evoluzione.

Prima di tutto la paura della morte, la quale è sempre in agguato in molte circostanze.

Probabilmente molti temono ciò che li aspetta nell’aldilà, il giudizio divino, o il nulla più assoluto.

Poi c’è la paura delle malattie e degli incidenti che arrecano dolore fisico e morale.

C’è anche la paura della scomparsa dei propri cari: il distacco da loro e la conseguente solitudine terrorizzano molti.

Ognuno, poi, ha delle paure personali difficilmente elencabili.

Se si potesse eliminare almeno il 50% delle nostre assurde paure cominceremmo già a vivere anticipatamente un po’ di Paradiso in terra.

Ma chi confida seriamente nel Creatore è già sulla strada buona.

 

 

ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI

 

GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO: http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) :    http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….

VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

FIAMMA D’AMORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

CONCETTA BERTOLI – La donna che vide la terza guerra mondiale http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

MARCELLO TOMADINI  il pittore fotografo dei lager   https://www.edizionisegno.it/libro.as…

DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO https://www.edizionisegno.it/libro.as

GESÙ CHIEDE TOTALE FIDUCIA IN LUI (nel “Colloquio interiore” di suor Maria della Trinità) https://www.edizionisegno.it/libro.as…

 

Se volete essere aggiornati sui nuovi video che realizzo (più di 2500) iscrivetevi al mio canale youtube “UNIVERSO INTERIORE piaipier”: http://www.youtube.com/user/piaipier a cura di https://www.mondocrea.it

 

 

 

 

 

In genere riteniamo “normale” abitare in un corpo che si evolve continuamente ed è sottoposto anche a fatica, dolore, malattie, incidenti e limiti di ogni genere fino alla morte.

Chi, però, comincia a prendere consapevolezza della misera situazione umana, durante alcuni sprazzi di illuminazione interiore intuisce che non è ancora la realtà definitiva quella che stiamo vivendo in questa dimensione, la quale, se fosse privata della possibilità di saltare qualitativamente in quella trascendente, appare mostruosamente assurda.

Che senso avrebbero i miliardi di miliardi di atomi uniti per formare le numerosissime cellule dei tessuti ed organi del nostro corpo? Che senso avrebbero tutti i dolori e le fragilità in cui siamo immersi in questa “valle di lacrime”?

Si continua a vivere perché in noi c’è un’inconscia speranza di arrivare un giorno all’immersione totale del nostro essere nella luce dell’Eternità. E chi potrebbe aiutarci se non Colui che ci ha già preceduti aprendoci la strada verso la Trascendenza?

Gesù Cristo è l’Uomo-Dio che attraverso l’Incarnazione, la passione, la morte e la Risurrezione ci ha dimostrato che il nostro pellegrinaggio terreno ha come meta la nostra progressiva divinizzazione, perché noi proveniamo dal Padre e ritorneremo nel suo seno per partecipare del glorioso dinamismo trinitario.

 

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IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

MARCELLO TOMADINI  il pittore fotografo dei lager   https://www.edizionisegno.it/libro.as…

DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO https://www.edizionisegno.it/libro.as

GESÙ CHIEDE TOTALE FIDUCIA IN LUI (nel “Colloquio interiore” di suor Maria della Trinità) https://www.edizionisegno.it/libro.as…

 

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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DEL 2/03/18

 

“Cari figli, grandi cose ha fatto in me il Padre Celeste, come le fa in tutti quelli che lo amano teneramente e fedelmente e devotamente lo servono. Figli miei, il Padre Celeste vi ama e per il suo amore io sono qui con voi.

Vi parlo: perché non volete vedere i segni? Con lui è tutto più semplice: anche il dolore, vissuto con lui, è più lieve, perché c’è la fede. La fede aiuta nel dolore, mentre il dolore senza fede porta alla disperazione.

Il dolore vissuto ed offerto a Dio, eleva. Mio Figlio non ha forse redento il mondo per mezzo del suo doloroso sacrificio? Io, come sua Madre, nel dolore e nella sofferenza sono stata con lui, come sono con tutti voi. Figli miei, sono con voi nella vita: nel dolore e nella sofferenza, nella gioia e nell’amore.

Perciò abbiate speranza: la speranza fa sì che si comprenda che qui sta la vita. Figli miei, io vi parlo; la mia voce parla alla vostra anima, il mio Cuore parla al vostro cuore.

Apostoli del mio amore, oh quanto vi ama il mio Cuore materno! Quante cose desidero insegnarvi! Quanto il mio Cuore desidera che siate completi, ma potrete esserlo soltanto quando in voi saranno uniti l’anima, il corpo e l’amore. Come miei figli vi chiedo: pregate molto per la Chiesa e per i suoi ministri, i vostri pastori, affinché la Chiesa sia come mio Figlio la desidera: limpida come acqua di sorgente e piena d’amore.

Vi ringrazio.”

 

ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI

GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO: http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) :    http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….

VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

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Signore, tu vedi quanto soffro per questa malattia che mi impedisce di fare molte cose utili. Ma io so bene che tu, pur essendo l’uomo – Dio, hai condiviso il mio dolore: sei stato umiliato, terribilmente torturato e ti hanno ucciso come un infame su una croce.

Accetta questa mia sofferenza in unione alle tue sofferenze per la redenzione mia e del genere umano.

Fa’ che riesca ad apprezzare le cose che ancora ho e che la mia vita, nonostante tutto, sia una continua lode a te, mio Creatore e Salvatore!

 

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Le immagini che scorrono nel video, insieme alla mia musica diacronica, sono state inserite con un determinato criterio e tutta la simbologia del breve filmato è inerente alla tematica indicata dal titolo stesso.

Sic transit gloria mundi…
Deriva da un passaggio dell’Imitatio Christi: “O quam cito transit gloria mundi” (“Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo”). Analogo il senso della locuzione “Mundus transit et concupiscentia eius” (“Il mondo passa e così la sua concupiscenza”) nella prima lettera di Giovanni (2,17).

PER UNA MAGGIORE COMPRENSIONE DEL SIMBOLISMO RELATIVO ALLE SCENE DEL VIDEO:

La prima scena evidenzia un giovane che cammina lungo una stradina e sullo sfondo c’è una chiesetta con delle nubi sovrastanti (Spessa di Cividale). La scena simboleggia la difficile ricerca del senso della vita per ogni uomo, la quale può però assumere un significato particolare nella fede.
La seconda scena propone in primo piano del filo spinato (la sofferenza) che avvolge una croce (la quale indica un significato di redenzione al dolore).
L’elenco dei caduti indica le vittime di guerre causate dall’egoismo, dalla venalità e dall’orgoglio di persone che gestiscono male il proprio potere sugli altri.
La mano del giovane sulla pietra è il suo desiderio di contrastare la violenza sociale, mentre il suo sguardo rivolto al Cielo simboleggia un desiderio di pace ed armonia interiore difficilmente raggiungibile su questa terra.
Il fatto che il giovane si osserva sull’acqua significa che questa serenità interiore si ottiene nella riflessione e nel cercare di comprendere come funziona la nostra mente per smascherare ogni forma di pregiudizio ed illusione. L’acqua che scorre è il tempo della vita terrena che passa inesorabilmente…

Il video è accompagnato dalla mia musica diacronica (Essenze)  https://www.mondocrea.it/itriflessioni-916/

 

 

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a cura di https://www.mondocrea.it

Il Vangelo – Ermes Ronchi

Gesù ha «fretta» di guarire l’uomo

XXVIII Domenica – Tempo ordinario – Anno C
ottobre 2016

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Gesù è in cammino. E come lungo ogni cammino, la lentezza favorisce gli incontri, l’attenzione trasforma ogni incontro in evento.
Ed ecco che dieci lebbrosi, una comunità senza speranza, un nodo di dolore, all’improvviso si pone di traverso sulla strada dei dodici.

E Gesù appena li vede… notiamo: subito, senza aspettare un secondo di più, “appena li vede”, prima ancora di sentire il loro lamento. Gesù ha l’ansia di guarire, il suo amore ha fretta, è amore preveniente, amore che anticipa, pastore che sfida il deserto per una pecora che non c’è più, padre che corre incontro mentre il figlio cammina…

Davanti al dolore dell’uomo, appaiono i tre verbi dell’agire di Cristo: vedere, fermarsi, toccare, anche se solo con la carezza della parola.
Davanti al dolore scatta come un’urgenza, una fretta di bene: non devono soffrire neanche un secondo di più. E mi ricorda un verso bellissimo di Ian Twardowski: affrettiamoci ad amare, le persone se ne vanno così presto! L’amore vero ha sempre fretta. È sempre in ritardo sulla fame di abbracci o di salute.

Andate… E mentre andavano, furono purificati. Sono purificati non quando arrivano dai sacerdoti, ma mentre camminano. La guarigione comincia con il primo passo compiuto credendo alla parola di Gesù. La vita guarisce non perché raggiunge la meta, ma quando salpa, quando avvia processi e inizia percorsi.

Nove lebbrosi guariscono e non sappiamo più nulla di loro, probabilmente scompaiono dentro il vortice della loro inattesa felicità, sequestrati dagli abbracci ritrovati, ridiventati persone libere e normali.

Invece un samaritano, uno straniero, l’ultimo della fila, si vede guarito, si ferma, si gira, torna indietro, perché intuisce che la salute non viene dai sacerdoti, ma da Gesù; non dalla osservanza di regole e riti, ma dal contatto con la persona di quel rabbi. Non compie nessun gesto eclatante: torna, canta, lo stringe, dice un semplice grazie, ma contagia di gioia.

Ancora una volta il Vangelo propone un samaritano, uno straniero, un eretico come modello di fede: la tua fede ti ha salvato. La fede che salva non è una professione verbale, non si compone di formule ma di gesti pieni di cuore: il ritorno, il grido di gioia, l’abbraccio che stringe i piedi di Gesù.

Il centro della narrazione è la fede che salva. Tutti e dieci sono guariti. Tutti e dieci hanno creduto alla parola, si sono fidati e si sono messi in cammino. Ma uno solo è salvato. Altro è essere guariti, altro essere salvati. Nella guarigione si chiudono le piaghe, rinasce una pelle di primavera. Nella salvezza ritrovi la sorgente, tu entri in Dio e Dio entra in te, e fiorisce tutta intera la tua vita.

(Letture: 2 Re 5,14-17; Salmo 97; 2 Timoteo 2,8-13; Luca 17, 11-19).
http://www.avvenire.it/rubriche/Pagine/Il%20Vangelo/Gesu%20ha%20%C2%ABfretta%C2%BB%20di%20guarire%20l%20uomo_20161006.aspx?rubrica=Il%20Vangelo

http://www.sancarloalcorso.it/scc/showPage.jsp?wi_number=35889&wmenuid=

Preghiera

La tua voce ripete:
alzati e va’ la tua fede ti ha salvato.
Fra un po’ me ne andrò,
ma non so quanto salvato.
Ora però sono qui, Signore,
non per chiederti qualcosa
ma per consegnarti il mio grazie
per i miracoli quotidiani che compi
nel cuore e dove sai tu.
Vengo al tuo altare, vengo come il lebbroso di Siria,
ho portato ceste di terra e di dolore,
memoria di questo pianeta così bello e così brutale.
Sono memoria anche della mia casa,
dei miei problemi, della mia salute e tu li conosci tutti.
Ma vengo anche come il lebbroso di Samaria
non per dovere ma per seguire il cuore,
cuore libero e pieno di canti, cuore ritornato bambino e ti prego:
fammi vivo, Signore, e la tua vita sia nella mia vita;
fammi vivo perché tua gloria è l’uomo vivente,
fammi vivo della tua vita e sarò non solo guarito ma salvato.

(Ermes  Ronchi)

 

 

Testimonianza diretta su Concetta Bertoli della signora BICE LANFRIT, nata il 29.02.1920  a Mereto di
Tomba (UD) dove visse l’infanzia e la giovinezza.
Bice è intervistata da Laura.

 

NUOVO LIBRO SU CONCETTA BERTOLI:

 

http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=1637

 

 

 

La Chiesa PArrocchiale di Mereto di Tomba

 

CONCETTA BERTOLI (venerabile)

(dolori e gioie di un’anima friulana pura)

 

BREVE BIOGRAFIA DI CONCETTA BERTOLI

 

Mereto di Tomba è un piccolo comune dell’alta pianura friulana centrale posto a sud della fascia collinare morenica, non molto lontano da Udine. In questo paese tipicamente agricolo il 14 aprile 1908 nacque Concetta Bertoli. Fino ai 16 anni, dopo aver frequentato la scuola, si dedicò al duro lavoro dei campi e nonostante ciò in paese era conosciuta come una ragazza sempre allegra, cordiale e rispettosa. A 22 anni una terribile malattia, che aveva cominciato a contrarre sei anni prima nel 1924, la costrinse a vivere immobilizzata: l’artrite deformante poliarticolare (allora poco conosciuta) che le impediva persino di mangiare normalmente perché la sua bocca era ermeticamente chiusa. Poteva nutrirsi solo di cibo liquido.

Concetta inizialmente non riusciva ad accettare questa malattia. I frequenti contatti con il parroco la convinsero che ella aveva una missione da compiere se unita alle sofferenze di Gesù Cristo. Dicevano che il suo corpo immobile era divenuto contorto come una “S” maiuscola e per questo veniva denominata “La crocifissa di Mereto di Tomba”, per indicare la sua accettazione ad aderire al Calvario.

Amava volentieri sentir parlare di San Francesco e per questo a 32 anni divenne Terziaria Francescana (7 agosto 1940). In questo modo ella intendeva glorificare Dio con lo spirito di San Francesco, edificando tutti coloro che venivano a trovarla

Nel 1950, a 42 anni, la malattia la condusse alla completa cecità. Non si perse d’animo ed offrì anche questo suo stato per i peccatori ed i missionari. Per questo diceva spesso di essere missionaria del dolore a chi veniva a trovarla. Diceva anche: “il Signore affida a tutti un posto, a me ha dato questo, io sono contenta”. Era giunta ad un livello di spiritualità così elevata da ringraziare continuamente il Signore per averla messa in quelle condizioni.

Concetta era molto amante dell’Eucaristia perché era fiduciosa del sostegno di Gesù Eucaristico. Quando passarono 25 anni dal giorno della “sua crocifissione” fece celebrare una Santa Messa nella sua povera cameretta il 24 dicembre del 1949 e la sua commozione fu grande, perché riteneva questo fatto una grande grazia consolatrice. Concetta desiderava molto recarsi a Lourdes non per guarire fisicamente, ma per avere la forza di continuare la sua missione a favore dei poveri peccatori. Nel luglio del 1938 riuscì a compiere il pellegrinaggio grazie all’UNITALSI e venne trasportata dinanzi alla grotta. Proprio lì riuscì a comunicarsi normalmente, cosa per lei impossibile perché le mandibole e i denti erano inchiodati.

Quando dall’UNITALSI fu portata al Santuario di Loreto, l’11 settembre del 1951, ella, pur essendo cieca, riuscì a vedere la Santa Casa della Vergine: testimoni i presenti perché la sentirono descrivere dettagliatamente “mattonino per mattonino” l’intera casa. Quando ritornò a casa ridiventò cieca, ma contenta della grande grazia ricevuta. “Ho perduto la vista agli occhi, ma ho l’occhio della fede”, diceva a tutti.

Il 6 marzo 1956 ricevette l’ultima comunione. Precedentemente, nel gennaio del 1956, preannunciò che entro quell’anno sarebbe morta.

Morì l’11 marzo 1956 nella sua casa di Mereto di Tomba; venne sepolta nel cimitero locale, da dove il 5 agosto 1973 venne traslata e tumulata nella chiesa parrocchiale.

La causa per la sua beatificazione iniziò ad Udine il 13 gennaio 1969; la sua cameretta è divenuta meta di devozione; nel 1985 si svolse ad Udine un processo su una guarigione ritenuta miracolosa.

La casetta di Concetta Bertoli

 

TESTIMONIANZA DI FIDES MARIA MESTRONI (nata nel 1924), NIPOTE DI CONCETTA BERTOLI

 

La casa di mia zia Concetta era sempre frequentata da tanta gente. Ella aveva le mani come inchiodate dalla malattia e non poteva fare niente da sola. Pur avendo le mandibole chiuse ella parlava normalmente come parlo io. Voleva essere sempre coperta per non impressionare i visitatori.

Aveva tanta fede ed aveva per tutti molto amore: tutti quelli che l’andavano a trovare ritornavano contenti. Per me è stata come una madre per la mia fede e mi ha tanto aiutato. Un giorno erano venute a trovare mia zia tre signore di Udine: avevano constatato che la sua stanza non era riscaldata e possedeva solo una coperta. Le promisero di portarle un bel piumino d’oca, però per lei era troppo pesante e me lo regalò ed ora lo conservo ancora sul mio letto. Un giorno le avevano offerto di portarla in una clinica a Udine. Allora lei, vedendomi piangere disse loro: “no, grazie, sto tanto bene qui nel mio tettuccio”.

A causa delle mandibole bloccate, zia Concetta non riusciva a masticare il cibo, pertanto le davamo da mangiare cose liquide. Una sera le misi due pezzi di biscotti da una parte all’altra della sua bocca perché potesse pian piano mangiarli, ma due topolini (che lei scherzosamente chiamava “signorine”) glieli portarono via.

Venivano molti pullman da ogni parte a trovarla. Tutti le chiedevano preghiere ed una volta mi disse: “prego sempre per gli altri perché per me non riesco, ma Dio mi darà sempre la forza per andare avanti!”

Un giorno mi predisse che purtroppo nel futuro ci sarà una guerra molto più disastrosa dell’Ultima Guerra Mondiale. La situazione attuale del mondo non mi piace per niente. Zia Concetta mi ha trasmesso tanta fede e non potrò mai dimenticarla: lei pregava continuamente. Ogni sera alle 18.00 veniva il parroco a recitare il Santo Rosario insieme ad altre persone. Persone di ogni età e stato sociale venivano da lei per avere un conforto. Zia Concetta riteneva il matrimonio un sacramento importante, anche se pieno di sacrifici e ci teneva alla fedeltà degli sposi. Aveva predetto anche la sua morte già nel gennaio del 1956: “Quest’anno io morirò!” – mi diceva. Espresse il desiderio che dopo la sua morte fosse vestita come la Madonna di Lourdes. Infatti morì l’11 marzo dello stesso anno. poi lei aggiungeva l’esortazione di pregare per i non credenti, per gli ammalati, per i peccatori. Io ringrazio Dio ogni giorno per avere avuto l’opportunità di aver assistito mia zia Concetta, perché lo ritengo un grande dono.

 

TESTIMONIANZA DI BICE LANFRIT (n.1920 Cividale del Friuli)

 

Ho conosciuto la Concetta da ragazzina. Andavo spesso a trovarla e qualche volta le portavo anche da mangiare. Tutte noi dell’Azione Cattolica andavamo a trovarla. Portavamo in giro per il paese con una poltrona in vimini, così poteva prendere un po’ d’aria.

Praticamente noi la vedevamo spesso nel letto ed era così dimagrita che non riuscivamo nemmeno a vederla bene. Quando andavamo a trovarla era sempre allegra, non l’ho mai vista piangere. I soldati, prima di partire alla Guerra, andavano a salutarla. So che aveva pregato tanto affinché tutti tornassero dalla Guerra. Sono stati gli stessi giovani tornati dalla Guerra a portare la sua salma nella nicchia parrocchiale dal cimitero di Mereto di Tomba.

Spesso lei ci raccontava anche barzellette, nonostante avesse la bocca quasi del tutto chiusa: era sempre sorridente, parlava abbastanza bene e la capivamo.

Durante la malattia la vedevamo molto rassegnata: Anche il parroco andava a trovarla ed una volta celebrò a Santa Messa nella sua camera.

Per noi era un grande esempio, si può dire che tutto il paese l’aveva adottata. Le davamo da mangiare roba liquida, minestrine ecc. perché non poteva masticare nulla, era talmente deformata dalla dolorosa malattia che la mandibola era bloccata. Suo padre le metteva un filo con dei biscotti, come una collana, in modo che lei potesse mangiarli usando solo due dita. Spesso trovava i topi addosso al collo che le mangiavano i biscotti.

Concetta offriva le sue sofferenze alla Madonna per i giovani del paese, specie per quelli in Guerra.

Si racconta che un dottore ebreo, che andava spesso a trovarla, aveva provato a farle delle iniezioni che le erano giovato molto. Ma la scatola sparì ed il medico non si riuscì più a trovarlo. Concetta ha sofferto molto offrendo tutto al Signore e merita di essere dichiarata “Beata”

 

LETTERA SU CONCETTA di don Siro Cisilino

Mereto di Tomba 12.04.1954

 

Una grande amica ora abbiamo in cielo: appena ho saputo della sua morte ho cominciato a raccomandarmi a lei come ci si raccomanda a Santa Teresa del Bambin Gesù, a Santa Maria Goretti e ai beati martiri della fede dei nostri giorni.

Io penso che il Signore vorrà far parlare di lei perché la sua vita è stata un altissimo esempio della virtù più difficile.

Io le avevo detto l’ultima volta che l’avevo vista: tu sarai una Principessa del sangue Reale nel Regno dei Cieli.

Le sue pupille erano spente, eppure lei seppe vedere più lontano il libro della vita con le sue pupille spente che noi con le nostre pupille sane.

Le sue gambe erano inchiodate da trent’anni come quelle del Cristo sulla Croce, eppure lei percorse più spedita con quelle gambe inferme l’erta via della Santità, che noi con le nostre gambe robuste.

È gran cosa predicare il Vangelo e la Verità eterna. Noi preti siamo capaci di predicare sul pulpito: ma eseguire e mettere in pratica il Vangelo come Concetta è assai più difficile.

Concetta ha saputo col suo esempio farci una predica più efficace della nostra: sempre dolce, sempre amorosa, senza mai rimproverare alcuno. Così purtroppo non sappiamo fare noi preti. Con i nostri difetti roviniamo l’opera evangelica nel popolo. Solo il Signore col suo esempio e quello dei suoi Santi sa predicare ed insegnarci senza difetti: tale è la predica che Dio ci ha fatto con la sua Concetta.

È proprietà della sapienza e potenza di Dio il saper trarre fuori da tale malattia, da tanti dolori che hanno devastato, distrutto la salute e la bellezza d’una ragazza, una Santa per illuminare il popolo cristiano.

Io vi auguro di vivere fino a vedere la gloria di Dio sopra di lei.

Io prego e la tengo come protettrice ed una santa guida nei giorni della mia vita e spero che lei voglia ricordarmi nella sua Santa memoria.

Vi saluto tutti

Sac. Siro Cisilino

Pantianicco.

 

INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO DI UDINE

“Concetta Bertoli era una donna e una cristiana che, pur attraverso il buio di una durissima prova, non ha perso l’orientamento dell’esistenza. La speranza di essere sempre con il Signore ha riempito di amore la sua debole esistenza, senza sprecarne neppure un frammento. Chi donò tanta forza all’animo di Concetta? Il suo compagno di viaggio: Gesù crocifisso. Essa compì il suo difficilissimo pellegrinaggio terreno in comunione col suo Signore, sostenuta dalla fede e dalla speranza che Gesù sarebbe stato sempre con lei, sulla croce e, oltre la morte, nella gioia della Risurrezione.”

(mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine a Radio Spazio – 1 marzo 1917)

 

dalla LA VITA CATTOLICA del 4 marzo 1995

Gerardo Maieron così scriveva di Concetta Bertoli in occasione del 39° anniversario della sua morte:

Tutta la vita di Concetta Bertoli è stata una lezione ricordata nell’epigrafe scolpita sulla lapide delle prime due tombe:

“CONCETTA BERTOLI, PER TRENTUN ANNI CROCIFISSA, HA PREGATO, AMATO, RIPARATO”

Il Messaggio di Concetta fu il sorriso che seppe riprendere ogni giorno in trentun anni di martirio, per nascondere la sua croce.

La sera domenicale dell’11 marzo 1956, alle 18, Concetta esalava l’ultimo respiro. Nello stesso giorno della morte, il parroco scriveva nel registro Memorie per la parrocchia di Mereto di Tomba, nei fogli 72-73: ” La sua missione in vita fu la sofferenza. Illuminata dalla fede, comprese il valore inestimabile del dolore sofferto cristianamente. Infervorata dalla carità pervenne fino al punto di domandare dolori a Dio per i bisognosi della Chiesa Universale e parrocchiale, e, soprattutto per la moltiplicazione e santificazione dei sacerdoti”. Il 14 novembre 1971, l’arcivescovo di Udine, mons. Giuseppe Zaffonato affidò a padre Fernando da Riese il plico degli atti processuali per la beatificazione da portare a Roma. Il Friuli attende la decisione dopo la chiusura (8 aprile 1986) del processo su guarigione ritenuta miracolosa…

 

CONCETTA BERTOLI CROCIFISSA PER AMORE

(intervento a Telepadrepio)

http://www.teleradiopadrepio.it/interna.php?key=8221&inc=dettaglio&bread=News&t=Concetta%20Bertoli%20crocifissa%20per%20amore

Come trasformare il dolore in amore, una disgrazia in grazia e uno stato di disabilità in una potente energia di salvezza: questa in sintesi la storia di santità della Venerabile Concetta Bertoli umile terziaria francescana vissuta in Friuli dal 1908 al 1956. Concetta scopre la preziosità della sua croce, vera forza d’amore che salva, come fu la croce di Gesù. Da lei non vuole staccarsi e prega continuamente: Gesù e Maria fatemi compagnia. Concetta capisce che le sue sofferenze non sono un incidente di percorso, ma uno strumento prezioso di redenzione da non sprecare, da valorizzare al massimo per il bene della Chiesa e del mondo.

Consumata dal dolore morì la sera dell’11 marzo 1956 aveva vissuto 31 anni di malattia, 26 di completa immobilità e 5 anche di completa cecità. Il processo di canonizzazione, iniziato il 13 gennaio 1969, si è concluso il 24 aprile 2001 con il riconoscimento delle virtù vissute in modo eroico.

Fr. Aurelio Blasotti vice postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione della venerabile Concetta Bertoli, ai microfoni di Tele Radio Padre Pio presentò la sua figura e la sua santità: “capì il dolore, l’accettò in pieno ne chiese dell’altro, l’offrì in preparazione e così si autodefinì: “Io sono missionaria del dolore. Il suo esempio – ha detto Padre Aurelio – aiuterà a credere in Cristo che resta sempre sulla croce e a seguirlo portando la propria”.

 

PERCHÉ TANTA SOFFERENZA?

(riflessione sul senso del dolore)

La lunga sofferenza di Concetta pone indubbiamente degli interrogativi a molti di noi: perché la sofferenza? Non poteva Dio crearci con un certo grado di perfezione, privi di ogni necessità corporale? E perché persone particolari come Concetta hanno sofferto così tanto?

Altri interrogativi si affacciano alla nostra mente disorientata: ma Lui, dal quale tutto ha origine, ha faticato a creare? La teologia tradizionale ci insegna che in Lui non può esserci ombra di imperfezione. Il dolore e la fatica appartengono alle imperfezioni degli esseri ancora in evoluzione, quindi Dio non può “evolversi” perché è già perfetto in sé ed è l’origine di ogni perfezione. Durante l’atto creativo era nel più completo piacere: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.” (Gen. 1,31) Questo versetto biblico ci permette obiettivamente di intuire che Dio ama la vita ed esulta di gioia per essa. Ed allora perché permette tanta fatica e tanto dolore? Ci è stato insegnato che la risposta è in Gesù Cristo, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte. “Chi vede me vede il Padre”.

Si è incarnato nel Figlio e ciò che vediamo nel Figlio, è nel Padre. I Vangeli ce lo presentano come una lode vivente del Padre, al quale si sottomette fino alla passione ed alla morte in croce. Questo ci dimostra, allora, che Dio non è cinicamente staccato dalla sua creazione. Vi si “immerge” tramite il Figlio, della stessa sua natura. E lo fa per riportare la creazione allo splendore iniziale, dopo il decadimento dovuto al peccato, che è la mancanza d’amore dell’uomo. L’uomo ha voluto allontanarsi da Dio e Dio gli dà la possibilità di “ridivinizzarsi” tramite un estremo atto d’amore, quale l’incarnazione, la passione e la morte in croce.

Anche un buon padre terreno richiama vagamente l’opera divina. Il padre concepisce il figlio in un atto d’amore accompagnato dal piacere insito nello stesso atto. Poi segue la creatura durante la sua evoluzione, partecipa di persona allo sforzo che deve fare per arrivare alla maturazione…

Dio-Padre crea nella gioia e partecipa di persona allo sforzo della sua creatura che dovrà raggiungere la statura di Gesù Cristo. Non l’abbandona a se stessa: semplicemente le indica la via maestra, che è quella dell’amore, che la stessa croce sottende. In Gesù Cristo misericordioso sono celati i segreti amorosi del Padre che vengono gradualmente svelati dallo Spirito Santo.

In Lui ogni attimo della nostra vita è pienamente partecipato: l’immane sforzo della tremenda passione riassume, sintetizza e ricapitola ogni più piccola sofferenza di tutti gli uomini che sono esistiti, esistono ed esisteranno.
Non vale, allora, la pena di partecipare anche noi a questo incredibile e misterioso sforzo della Creazione?

Riflettiamo profondamente sulla nostra esistenza, destinata ad una gloria che ora non possiamo immaginare e che è rappresentata dalla Risurrezione di Gesù Cristo…

Scriveva Camus: “Se c’é un’anima, è un errore credere che ci sia data già interamente creata. Si crea qui, lungo la vita. E vivere non è altro che questo lungo e torturante parto. Quando l’anima è pronta, creata da noi e dal dolore, ecco la morte”.
“Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.” (Sir.11,14) Se Dio ha permesso il male e la sofferenza, c’è un motivo!

E’ faticoso scalare un’impervia montagna. In una scalata libera si sfruttano soltanto gli appigli naturali offerti dalla parete. Il rischio della caduta è sempre presente. Le sporgenze sono a volte scomode e taglienti mentre qualsiasi sguardo al vuoto sottostante genera pericolose vertigini.

E’ difficile intravedere la cima nascosta tra dense nubi: eppure c’è e bisogna ascendere faticosamente. Una volta saliti, seduti su una roccia, si osserva con grande soddisfazione il bellissimo panorama e si gode il maestoso silenzio di quelle altezze.
Ecco una sfumata metafora della nostra vita. Si sale verso una meta non ancora visibile. La fede ci dice che c’è e che bisogna continuare l’ascesa. Per ognuno c’è un calvario, una croce, una vetta.

“Ma ogni fatica è uno sforzo creatore simile a quello divino se viene illuminato da Cristo. L’esperienza di fede continua attraverso le fibre del fisico e dello spirito. In questa situazione prevale l’adattamento alla volontà di Dio…è molto difficile soffrire con coscienza, con intelligenza. C’è sempre qualcuno che protesta in noi” (P.Albino Candido, Diario,)

Ogni uomo vive in un mare di sofferenze. Molte subìte, altre effetto di errori personali o collettivi, altre accettate con amore.
L’eterna domanda riguarda sempre il dolore: perché Dio lo ha permesso e come si concilia con la sua infinita bontà?

Eppure il cristianesimo ha come simbolo la croce e lo stesso Maestro ci indica che il Regno si raggiunge tramite essa. E’ possibile costruire una vera filosofia della croce? Filosofi e teologi si sono scervellati per poter dare una spiegazione accettabile alla logica umana. E invece non risulta rientrare in alcuna logica. Più la ragione vi penetra e più diventa illogica.

La domanda si fa più insistente: nella sua onniscienza ed onnipotenza, non poteva il Signore risparmiare a se stesso e a noi tanta fatica? Non poteva donarci un’intelligenza tale ed una visione della vita così completa da fare in modo che noi lo adorassimo senza entrare in un mare di dolore così spesso insopportabile? L’uomo saggio, previdente, ragionevole, questo ipotetico altro Adamo non si sarebbe lasciato corrompere dal diavolo e quindi non sarebbe decaduto.

Tutte domande che scaturiscono dalla mente isolata dal cuore. La razionalità non riesce a penetrare il mistero. Il cuore ne intuisce lo spessore.
Allora bisogna scendere al cuore. La fede, virtù teologale, ci deve condurre ad una convinzione fondamentale : Dio è bontà e misericordia infinite.

E’ necessario credere nonostante le apparenze ci facciano dubitare di ciò. Bontà significa condividere quello che si ha e, più ancora quello che si é. Dio vuole condividere con noi quello che ha e quello che é. Ciò che ha di più prezioso, oltre alla creazione, è suo Figlio.

Nell’incarnazione ce lo ha dato. Noi l’abbiamo maltrattato a causa della nostra incredulità e opacità. Ma da questa sua enorme sofferenza ci ha resi partecipi della sua natura. Condivide con noi ciò che é perché chi crede in Lui, cioè lo ama mettendo in pratica le sue parole e il suo esempio, si “divinizza”, diventa coerede di suo Figlio, quindi figlio di Dio.

Concetta ha creduto fermamente in Lui e, nella sua semplicità, ha intuito il grande valore della sofferenza unita a quella di Gesù Cristo. Grazie ad essa, per un misterioso progetto divino, tante anime ne hanno potuto beneficiare in virtù della Comunione dei Santi e per la gloria di Dio.

 

Eventuale riflessione di p. Aurelio Blasotti….

 

DETTI DI CONCETTA BERTOLI

 

– Non ho abbastanza fiato per ringraziare il Signore d’avermi messa in queste condizioni, perché, se io fossi stata sana, chi sa quanto cattiva sarei stata.

– Il male, senza rassegnazione, è tremendo; ma, se c’è la rassegnazione, non è niente.

– Sto tanto bene qui nel mio lettuccio. Il Signore affida a tutti un posto; a me ha dato questo. Io sono contenta.

– Tutto per i peccatori e per i missionari.

– Non so come ringraziare Dio del dono della vita… Quante cose grandi possiamo fare in questo mondo per il Signore!

– Tutti dobbiamo saper vivere soffrendo, almeno un poco, perché il Signore ci perdoni tutto.

– I dolori sono la mia compagnia.

– Io sono missionaria del dolore.

– Gesù e Maria, fatemi compagnia.

– Vediamo di essere buoni noi, di soffrire noi per tanti che commettono peccati.

 

Testimonianza di Davide Mestroni, parente di Concetta Bertoli e colpito dalla sua stessa malattia (nato il 10/10/1975).

Mereto di Tomba 16. 02. 2012

Dieci domande che Don Giovanni Boz, parroco di Mereto di Tomba, ha rivolto a Davide

1D) – Siamo raccolti per ricordare la santità della Venerabile Concetta, sorella della tua nonna Angelina. Potresti raccontarci cosa ti colpisce di più della sua testimonianza?

1R) – Per me colpisce perché era tanto ammalata, ma comunque è stata fortunata anche nella gravità della sua malattia perché aveva una famiglia sempre vicina a lei e tanti parenti e amici che le volevano bene. lo non sono stato tanto fortunato, perché ho avuto più problemi, io ho avuto solo mio fratello e mia madre e basta, non viene mai nessuno a trovarmi come andavano da lei.

2D) – Caro Davide, a te il Signore ha chiesto di avere sul tuo corpo la stessa malattia di Concetta. Potresti raccontarci come sei arrivato a dire il tuo sì a Dio?

2R) – lo all’inizio ho dovuto accettare, perché mi son reso conto che guarire era impossibile allora ho imparato ad accettare la malattia, ma e stato molto difficile, c’è voluto tanto tempo per accettare, Ed è difficile ancora oggi, sai!

3D) – Tutta la vita è una croce che pesa però bisogna saper accettarla!

3R) – Ma comunque ho capito che bisogna stare tranquilli e accettarsi così come si è.

4D – Vedo che tu sei contento e tranquillo.

4R) – Nonostante tutto, sono tranquillizzato – anche se è difficile comunque.

5D) – Come riempi le tue lunghe ore del giorno?

5R) – In parte sul computer – la mattina sono collegato alla macchinetta per respirare dalle ore 6 alle ore 12 quando mi sveglio. Poi al al bagno, e dopo a mangiare con mio fratello e mia madre, poi vedo la televisione e quando sono stanco mi ritiro nel mio ufficio. Alla sera mi preparo per andare a dormire con la mia macchinetta per respirare: è per me una grande “goduria”. Ogni giorno sempre uguale. Ma bisogna essere contenti, sempre più che si possa, altrimenti sarebbe più difficile continuare.

6D) – Viviamo tempi non sempre facili per la fede, quali suggerimenti vorresti dare ai tuoi giovani compagni per riconoscere nella loro vita il progetto dì Dio?

6R) – Voglio dire una sola cosa, di credere in se stessi, che la vita non è facile. Poi ai genitori che non ascoltano tanto i giovani: il problema è la famiglia, il giovane ha bisogno di qualcuno che lo accolga, altrimenti va dalla parte sbagliata. I giovani commettono degli sbagli, allora non è sempre colpa loro ma anche degli altri, della famiglia. Io non posso insegnare a loro, ma loro sanno cosa fare. Sono loro che devono sapere dove andare, non è necessario uno che insegni loro.

7D) – In particolare agli ammalati e ai sofferenti, sia nel corpo che nell’anima, alle persone che soffrono per disgrazie o la morte di persone care cos ti senti di dire dal tuo letto di dolore?

7R) – Posso dire una cosa sola, che è dura ma bisogna continuare ad andare avanti. E dopo l’unica cosa è essere sereni con se stessi. Questo è il classico insegnamento che posso dare anche nei gravi problemi e se qualcuno ti prende in giro, che può essere una cosa normale, non si può fare niente, anche se ci dispiace.

8D) – Certamente sull’esempio di Concetta anche tu avrai messo delle grandi intenzioni alle tue sofferenze. Potresti dircele?

8R) Io non mi sono mai chiesto quello che vorrei. Però per me conta la serenità che è già mezza malattia guarita. Vorrei dire alle persone vecchie che sono sempre di malumore, anche se sono vecchie ma possono bere con il bicchiere da sole, è una grande cosa. Possono sentirsi fortunate che sono arrivate alla vecchiaia, che pensino a quelle persone che non possono bere da sole e che non arrivano alla vecchiaia. Quello che voglio dire, non arrendersi mai, andare avanti, anche se la vita è dura, mai mollare, cosa importante è la serenità e la fiducia.

9D) Io ti ho conosciuto che avevi 14 anni, 22 anni fa, ora hai 36 anni, in ottobre 2012 ne compi 37. Ho visto un poco lo sviluppo della tua ribellione nel sentire i tuoi amici che correvano in motorino in piazza e tu ti trovavi impedito nei movimenti. Anche all’inizio quando camminavi dovevi sempre essere accompagnato. Quindi sono stati momenti brutti anche per te trovarti in una gabbia chiusa e non poterti muovere non è stato facile e hai avuto la ribellione. Io ti raccontavo la mia vita in missione, le mie malattie ecc. Anche questo ti aiutò a proseguire. Ora vedo che dopo tanti anni sei di una maturità semplice, saggia e non parli a vanvera, ma vai nella sostanza – non parli a livello di osteria – ma dici verità che sono anche indirettamente positive. In te lavora lo Spirito Santo.

9R) – Proprio perché ho una certa età, ho incominciato a capire che non occorre prendersela con il mondo per il mio soffrire, non ha colpa il mondo. Invece dì adagiarmi bisogna continuare e andare avanti, essere contenti di quello che si è e non volere ciò che non si può avere. Si vede che l’età mi ha cambiato, sono diventato più sereno e contento di come sono.

10D) – Bisogna ringraziare il Signore. Tu per me sei il “gigante”. Speriamo che questa testimonianza serva a qualcuno.

10R) – Altra cosa da dire: io non ho paura della morte, anzi avrei piacere di andare a vedere com’è il Signore, perché io parlo sempre con lui come a una persona normale, a volte mi arrabbio anche, e discuto vivacemente con lui.

 

PRESUNTI MIRACOLI DI CONCETTA BERTOLI  (in attesa di approvazione)

Tra i tanti fatti riferiti come “miracolosi” mentre Concetta era in vita, particolarmente toccante è quello di un ex soldato della Seconda Guerra Mondiale, nipote della venerabile, sulla cui vita sotto le armi venne fatta una profezia, che puntualmente si avverrò. Il militare partì nel 1936, ritornò nel 1945, dopo nove anni costellati di incredibili e drammatiche vicissitudini: “Ero quasi sempre al fronte – racconta – e non conobbi mai paura, mi sentivo sicuro sulle parole di Concetta: ritornerai”. Si dice che in periodo di guerra, anche a Mereto, suonò ripetutamente l’allarme in vista di bombardamenti nemici; tutti gli abitanti si ritirarono sempre nei rifugi, lei la venerabile, tutte le volte rimase immobile e “serena” nel suo letto. (dal Messaggero Veneto del 9 febbraio 2011)

 

RELAZIONE DI UN PEDIATRA

10 marzo 2013
In data 7 gennaio 2011 venivo a conoscenza da una Collega del caso un bambino di 12 anni ricoverato lo stesso giorno presso la Pediatria di San Daniele. Il ragazzino. riferiva la Mamma, sintomi sospetti quali mal di testa che non passava con i farmaci, febbre elevata vomito. ll sospetto clinico riferitomi era quello di meningite .
Dopo la telefonata della Collega contattai immediatamente sia il reparto di Pediatria sia i Genitori che mi confermavano il sospetto di meningite in via di accertamento (puntura lombare, esami del sangue)
Per ridurre il dolore alla testa non erano sufficienti i farmaci normalmente utilizzati nei bambini perciò i medici della Pediatria di San Daniele decisero di somministrare la morfina.
Tuttavia nei giorni successivi Io stato clinico generale continuava a peggiorare nonostante il pronto avvio della terapia di supporto nonché antibiotica ed anti-virale in attesa dei risultati delle analisi.
La Mamma, più volte nelle diverse giornate, mi contattava per confrontarsi sull’andamento clinico e per aggiornarmi in tempo reale.
Nonostante le cure impostate vi fu, in data 10 gennaio, quindi dopo 3 giorni dal ricovero, un progressivo aggravarsi che fecero decidere al primario della Pediatria di San Daniele di trasferire il piccolo presso il reparto di Clinica Pediatrica dell’Ospedale Burlo Garofolo Trieste.
All’arrivo a Trieste il paziente progressivamente peggiorava fino al corna che si manteneva poi, costante e stabile.
Iniziarono poi i primi segni di danno neurologico corna profondo. EEG alterato, battito cardiaco lento fino a 25-38 battiti al minuto, estrema riduzione della pressione e degli atti respiratori.
Alla Risonanza Magnetica dell’11 gennaio si rilevava un quadro normale. il 12 gennaio quando al controllo RMN si iniziavano ad osservare i primi segni di danno cerebrale a livello dei centri vitali, parti del cervello iniziavano a deteriorarsi fino a “sciogliersi”. Questo dato di lesione si confermava nella RMN del 14 gennaio.
In data 14 gennaio 2011 parlai con la mamma nel primo pomeriggio della grave situazione clinica, alle ore 17.30 ebbi, poi, un colloquio telefonico con il Collega del Burlo, il quale mi comunicava la loro estrema preoccupazione circa l’evoluzione clinica generale che, ora, iniziava a contemplare anche l’esito fatale tanto da invitarmi ad “aprire la strada” con i Genitori della comunicazione di tale possibilità e cioé che il piccolo avesse poche ore di vita.
Appena dopo la telefonata intercorsa con il Collega di Trieste, contattai la mamma ed iniziai a prospettare svariate possibilità cliniche compresa l’irreversibilità della lesione al cervello.
Conclusi che solo un miracolo poteva salvare il piccolo. Lo affidai perciò alle preghiere di una persona che sapevo essere devota di Concetta e la raccomandai di chiedere aiuto per intercessione sua.
Alle ore 22,15 del 14 gennaio pensando agli eventi che avrei dovuto affrontare nei giorni successivi venni a conoscenza dell’avvenuta invocazione a Concetta Bertoli mediante la preghiera presente sul retro di un santino regalato da Don Giovanni.
Sul retro dello stesso è infatti stampata l’invocazione per la Sua intercessione nei momenti di difficoltà.
La mattina riferii alla Mamma che era stato invocato l’aiuto della Venerabile di Mereto di Tomba Concetta Bertoli.
Nel giorno successivo la mamma ci comunicò di alcune reazioni positive agli stimoli più grossolani. Dal diario di reparto si può leggere chiaramente che alle ore 2.00 del 15 gennaio quindi la notte tra il 14 ed il 15 gennaio, l’operatore sanitario definisce i valori in miglioramento con possibilità di risveglio autonomo. Il 15.1 alle ore 11.30 il paziente si risveglia e tenta di togliersi la flebo. Alle ore 19.00 il livello di coscienza è migliorato, risponde a stimoli verbali. La visita del 16.1 ore 6.15 del prof Ventura evidenzia un netto miglioramento. Il diario clinico successivo riassume l’ulteriore miglioramento sia generale che dei parametri vitali.
Increduli ma fiduciosi attendemmo l’evoluzione dei fatti fino a ricevere un messaggio sms scritto e firmato dal ragazzino.
La lesione presente nel cervello per alcuni centimetri nel midollo non poteva ripararsi in così poco tempo senza nessuna conseguenza generale; il miglioramento clinico poteva essere una bizzaria clinica ed anche il risultato delle terapie di supporto fin lì eseguite. Tuttavia. per stessa ammissione dei medici del Burlo, la terapia eseguita non dava risultati certi. Si aggiunga il fatto che le lesioni neurologiche importanti non sono suscettibili di guarigione completa e, se ci fosse, lascerebbe almeno un’importante cicatrice con conseguenze sul movimento, sulla memoria, sulla parola.
Solo, quindi, la scomparsa della lesione midollare poteva indirizzarci verso qualcosa di inspiegabile, di miracoloso.  Al controllo RMN pochi giorni dopo la lesione al cervello era scomparsa senza cicatrice. Il dato venne confermato anche alla RMN dopo circa un mese dalla dimissione.
A distanza di circa un anno il ragazzino subisce, insieme con tutta la famiglia un’intossicazione da monossido di carbonio per il malfunzionamento di una caldaia e tra tutti i membri è quello che sta peggio. Viene perciò sottoposto a RMN per controllo, nella quale si conferma il perfetto e normale quadro radiologico cerebrale.
Questi sono i fatti accaduti. Gli illustri clinici che a Roma hanno ragionato sugli eventi hanno dato pareri controversi, un professore afferma con chiarezza la straordinarietà dell’evento il secondo che, a mio avviso, non ha approfondito con precisione la cartella clinica pone dubbi non ben definiti. Un dato preme sottolineare: il miglioramento è avvenuto nelle ore successive l’invocazione a Concetta. La cicatrice al cervello non c’è. Ragioneremo meglio su questa seconda relazione per correggerne le imprecisioni.
li ragazzino racconta di aver vista, quando era in coma, la figura di una donna vestita di bianco cinta da una fascia azzurra, un vestito quindi simile a quello della Madonna di Lourdes, che lo rassicurava sulla sua guarigione.
Alla luce della fede ed in base alle conoscenze mediche sono convinto che Concetta Bertoli non sia estranea a quanto accaduto .

 

PREGHIERA SULL’ICONA DI CONCETTA BERTOLI PER OTTENERE GRAZIE

Di fronte all’icona di Concetta, riconosco in me una mentalità materialista della vita, per cui mi interessa raggiungere il successo, l’efficienza, la ricchezza, il piacere. Non amo la vita come valore in sé e per sé. E Tu, Gesù, con la tua preferenza per i peccatori, i malati, gli emarginati, mi riveli che considera importanti tutti gli uomini, qualsiasi sia la loro dizione: la persona vale più di tutto il mondo. Signore, in questa camera santificata dal sacrificio della tua fedele Concetta, mi riconosco insoddisfatto di me, incerte dei mio avvenire, ferito dalle tante ingiustizie che mi circondano e dalle tante mie debolezze personali, familiari e sociali. Sono povero di tutto quello che non sono più e di tutto quello che non sono ancora.

Ma vorrei credere nella possibilità dei miei entusiasmi e delle mie illusioni. E Tu Signore, mi dici: “Vai, osa rischiare te stesso nell’avventura della vita. Anch’io sono stato incompreso quando a 12 anni, ho insegnato ai dottori nel Tempio. Sono stato trattato come un folle e un utopista quando ho rischiato la mia parola d’ amore sulle strade della Palestina. Oggi ho bisogno di te, come ho avuto bisogno dei bambini e dei giovani per gridare “Osanna”, nel giorno delle palme. Ho bisogno di te, come ho avuto bisogno di Concetta, ammalatasi a 16 anni, e si chiedeva: Perché proprio a me? Non voglio, non voglio! Ed é diventata la missionaria del dolore, I’ espiatrice dei peccatori, la serenità per le persone in pena, I’orante e I’ offerente della sua croce per la Chiesa, per i sacerdoti, per i giovani che andavano a ballare e ritornavano a ore piccole, senza soldi (e forse senza grazia). Giovane, apri la porta del tuo cuore quando busso, getta la zavorra, non sei uno schiavo, ma un amico ed IO desidero essere il tuo compagno di viaggio. Ti prego, se vuoi, fai il cammino con me, come ha saputo farlo Concetta ed era felice. Chiedi la tua grazia” …………………

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

 

PREGHIERA PER OTTENERE L’INTERCESSIONE DELLA VENERABILE CONCETTA

BERTOLI (dell’autore)

 

Signore, Tu che hai voluto donarci come esempio la venerabile Concetta Bertoli, fa’ che comprendiamo anche noi come lei l’importanza della nostra missione in questa nostra vita terrena. Ella ha accettato di essere annullata in un letto di dolore per molti anni offrendo tutto per la salvezza delle anime, per i sacerdoti, i missionari e per la Chiesa stessa. Fa’ che per sua intercessione anche noi possiamo amarti per offrirti i nostri disagi quotidiani, le preoccupazioni, le sofferenze fisiche e morali che stiamo patendo. Fa’, o Signore, che possiamo portare quotidianamente la nostra croce, come tu ci hai raccomandato, nella serenità e nella certezza che ci doni anche la forza per superare gli ostacoli e crescere nell’amore verso di Te ed il prossimo. Concetta, il tuo amore unito a quello di Cristo sta avendo i suoi frutti: aiutaci  credere nell’opera redentrice della Croce e per tua intercessione fa’ che anche noi possiamo portare con amore la croce che Gesù ci ha donato, consapevoli che solo nell’altra vita potremo comprenderla appieno.

 

Gepostet von Renza Cisilino am Sonntag, 14. August 2011

Il 24 aprile 2001, il S. Padre ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù per cui d’ora innanzi è Venerabile, basta un solo miracolo perché sia dichiarata Beata: chiediamolo insieme per sua intercessione.

Novena per ottenere grazie e la glorificazione della Venerabile Concetta Bertoli

Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, sempre ammirabile nei tuoi Santi che li esalti in Cielo, ascolta la preghiera che ti innalziamo perché la tua Serva fedele Concetta Bertoli che accettò la lunga e dolorosa infermità con pazienza, serenità e gioia, offrendosi vittima per i sacerdoti, i missionari e i peccatori, sia glorificata qui in terra, come la riteniamo glorificata già in Cielo; e per la sua intercessione concedici la grazia….

Che umilmente imploriamo.

Gloria al Padre, al Figlio, e allo Spirito Santo, Come era in principio, ora e sempre. Amen.

 

INNO A CONCETTA BERTOLI

 

Qual pianta appassita vivesti,

fioristi di grazia e d’amore

ed ogni tuo affanno e dolore

unisti alla croce di Cristo.

 

Rit.: A noi tuoi occhi volgi, o Concetta,

a croce ci aiuta a portare,

che sempre possiamo accettare

il santo volere di Dio.

 

Per anni trentuno fu questa

la tua giovinezza e tua storia;

qual tuo piedestallo di gloria

da Cristo accettasti la croce. Rit.

 

Offristi alla Chiesa ogni pena,

immobil serena su un letto;

unita allo sposo diletto

per tutti implorasti perdono. Rit.

 

A quanti ti stavano accanto

parlasti di Dio e del bene;

tributo, ogni giorno, di pene

offristi per tutti i fratelli. Rit.

 

IN QUESTA POVERA CASA LA SERVA DI DIO CONCETTA BERTOLI CHE SI ERA OFFERTA VITTIMA PER I SACERDOTI, I MISSIONARI E I PECCATORI, RIMASE 31 ANNI INFERMA, 26 COMPLETAMENTE PARALIZZATA, 6 ANNI IN TOTALE CECITÀ SEMPRE SERENA E SEMPRE BENEDICENTE DIO.

QUI NACQUE 14 aprile 1908.

QUI MORÍ 11 MARZO 1956

 

IN ESPAGNOL

Mereto di Tomba es una pequeña ciudad en la llanura central de Friuli ubicada al sur de las colinas de morrena, no lejos de Udine. Concetta Bertoli nació en esta localidad típicamente agrícola el 14 de abril de 1908. Hasta los 16 años, después de ir a la escuela, se dedicó al trabajo duro en el campo ya pesar de esto en el pueblo se la conocía como una niña siempre alegre, amable y respetuosa. A los 22 años, una terrible enfermedad, que había comenzado a contraer seis años antes, en 1924, la obligó a vivir inmovilizada: una artritis deformante poliarticular (entonces poco conocida) que le impedía incluso comer con normalidad porque tenía la boca cerrada herméticamente. Solo podía alimentarse de alimentos líquidos.

Concetta inicialmente no pudo aceptar esta enfermedad. Los contactos frecuentes con el párroco la convencieron de que tenía una misión que cumplir si se combinaba con los sufrimientos de Jesucristo. Dijeron que su cuerpo inmóvil se había torcido como una “S” mayúscula y por eso la llamaron “El crucifijo de Mereto di Tomba”, para indicar su aceptación para unirse al Calvario.

Le encantaba oír hablar de San Francisco y por eso se convirtió en Franciscana Terciaria a los 32 años (7 de agosto de 1940). De esta manera pretendía glorificar a Dios con el espíritu de San Francisco, edificando a todos los que venían a visitarla.

En 1950, a los 42 años, la enfermedad la llevó a la ceguera total. No se desanimó y también ofreció este estado suyo por los pecadores y misioneros. Por eso solía decir que era una misionera del dolor para quienes venían a visitarla. También dijo: “El Señor confía a cada uno un lugar, me lo ha dado, estoy feliz”. Había alcanzado un nivel tan alto de espiritualidad que continuamente agradecía al Señor por ponerla en esas condiciones.

A Concetta le gustaba mucho la Eucaristía porque confiaba en el apoyo de Jesús en la Eucaristía. Cuando pasaron 25 años desde el día de “su crucifixión” hizo que se celebrara la Santa Misa en su habitación de los pobres el 24 de diciembre de 1949 y su emoción fue grande, porque consideraba este hecho una gran gracia consoladora. Concetta tenía muchas ganas de ir a Lourdes no para recuperarse físicamente, sino para tener la fuerza para continuar su misión a favor de los pobres pecadores. En julio de 1938 consiguió realizar la peregrinación gracias a UNITALSI y fue transportada frente a la cueva. Allí mismo pudo comunicarse con normalidad, lo cual fue imposible para ella porque sus mandíbulas y dientes estaban clavados.

Cuando fue llevada por UNITALSI al Santuario de Loreto, el 11 de septiembre de 1951, a pesar de ser ciega logró ver la Santa Casa de la Virgen: presenciaron a los presentes porque la escucharon describir detalladamente toda la casa “ladrillo a ladrillo”. . Cuando regresó a casa volvió a quedar ciega, pero feliz con la gran gracia recibida. “He perdido de vista mis ojos, pero tengo el ojo de la fe”, dijo a todos.

El 6 de marzo de 1956 recibió su última comunión. Anteriormente, en enero de 1956, anunció que moriría ese año.

Murió el 11 de marzo de 1956 en su casa de Mereto di Tomba; fue enterrada en el cementerio local, desde donde el 5 de agosto de 1973 fue trasladada y enterrada en la iglesia parroquial.

La causa de su beatificación comenzó en Udine el 13 de enero de 1969; su habitación se ha convertido en un destino de devoción; en 1985 se celebró un juicio en Udine sobre una curación considerada milagrosa.

 

FRANCAIS

Mereto di Tomba est une petite ville de la haute plaine centrale du Frioul située au sud des collines morainiques, non loin d’Udine. Concetta Bertoli est née dans cette ville typiquement agricole le 14 avril 1908. Jusqu’à l’âge de 16 ans, après avoir fréquenté l’école, elle s’est consacrée à un travail acharné dans les champs et malgré cela dans le village, elle était connue comme une fille toujours joyeuse, amicale et respectueuse. À 22 ans, une terrible maladie, qu’elle avait commencé à contracter six ans plus tôt en 1924, la contraignit à vivre immobilisée: une polyarthrite déformante polyarticulaire (alors peu connue) qui l’empêchait même de s’alimenter normalement car sa bouche était hermétiquement fermée. Il ne pouvait se nourrir que de nourriture liquide.

Concetta ne pouvait initialement pas accepter cette maladie. Des contacts fréquents avec le curé de la paroisse l’ont convaincue qu’elle avait une mission à remplir si elle était combinée avec les souffrances de Jésus-Christ. Ils ont dit que son corps immobile était devenu tordu comme un «S» majuscule et pour cette raison, elle a été appelée «Le crucifix de Mereto di Tomba», pour indiquer son acceptation de rejoindre le Calvaire.

Elle adorait entendre parler de saint François et c’est pour cette raison qu’elle devint tertiaire franciscaine à l’âge de 32 ans (7 août 1940). Elle entendait ainsi glorifier Dieu avec l’esprit de saint François, édifiant tous ceux qui venaient la visiter.

En 1950, à 42 ans, la maladie conduit à une cécité complète. Il n’a pas perdu courage et a également offert son état aux pécheurs et aux missionnaires. Pour cette raison, elle a souvent dit qu’elle était une missionnaire de la douleur pour ceux qui venaient lui rendre visite. Il a également dit: «le Seigneur confie à chacun une place, il m’a donné ceci, je suis heureux». Elle avait atteint un niveau de spiritualité si élevé qu’elle remerciait continuellement le Seigneur de l’avoir mise dans ces conditions.

Concetta aimait beaucoup l’Eucharistie parce qu’elle était confiante dans le soutien de Jésus dans l’Eucharistie. 25 ans après le jour de «sa crucifixion», il eut une messe célébrée dans sa pauvre chambre le 24 décembre 1949 et son émotion fut grande, car il considérait ce fait comme une grande grâce consolante. Concetta était très désireuse d’aller à Lourdes non pas pour récupérer physiquement, mais pour avoir la force de continuer sa mission en faveur des pauvres pécheurs. En juillet 1938, elle réussit à faire le pèlerinage grâce à UNITALSI et fut transportée devant la grotte. Là, elle a pu communiquer normalement, ce qui était impossible pour elle parce que ses mâchoires et ses dents étaient clouées.

Lorsqu’elle a été emmenée par l’UNITALSI au Sanctuaire de Lorette, le 11 septembre 1951, elle, bien qu’aveugle, parvient à voir la Sainte Maison de la Vierge: en témoignent les personnes présentes car elles l’entendent décrire en détail toute la maison «brique par brique» . De retour chez elle, elle redevint aveugle, mais heureuse de la grande grâce reçue. «J’ai perdu de vue mes yeux, mais j’ai l’œil de la foi», dit-il à tout le monde.

Le 6 mars 1956, il reçut sa dernière communion. Auparavant, en janvier 1956, elle avait annoncé qu’elle mourrait dans l’année.

Il mourut le 11 mars 1956 à son domicile de Mereto di Tomba; elle a été enterrée dans le cimetière local, d’où le 5 août 1973 elle a été déplacée et enterrée dans l’église paroissiale.

La cause de sa béatification a commencé à Udine le 13 janvier 1969; sa chambre est devenue une destination de dévotion; en 1985, un procès a eu lieu à Udine concernant une guérison considérée comme miraculeuse.

 

ENGLISH

Mereto di Tomba is a small town in the central Friuli high plain located south of the moraine hills, not far from Udine. Concetta Bertoli was born in this typically agricultural town on April 14, 1908. Until she was 16, after attending school, she devoted herself to hard work in the fields and despite this in the village she was known as a girl who was always cheerful, friendly and respectful. At the age of 22, a terrible disease, which she had begun to contract six years earlier in 1924, forced her to live immobilized: polyarticular deforming arthritis (then little known) which prevented her even from eating normally because her mouth was hermetically closed. He could only feed on liquid food.

Concetta initially could not accept this disease. Frequent contacts with the parish priest convinced her that she had a mission to fulfill if combined with the sufferings of Jesus Christ. They said that her immobile body had become twisted like a capital “S” and for this reason she was called “The crucifix of Mereto di Tomba”, to indicate her acceptance to join Calvary.

She loved to hear about St. Francis and for this reason she became a Franciscan Tertiary at the age of 32 (7 August 1940). In this way she intended to glorify God with the spirit of St. Francis, edifying all those who came to visit her.

In 1950, at 42, the disease led to complete blindness. He did not lose heart and also offered this state of his for sinners and missionaries. For this reason she often said that she was a missionary of pain to those who came to visit her. He also said: “the Lord entrusts everyone with a place, he has given me this, I am happy”. She had reached such a high level of spirituality that she continually thanked the Lord for putting her in those conditions.

Concetta was very fond of the Eucharist because she was confident of the support of Jesus in the Eucharist. When 25 years passed from the day of “his crucifixion” he had a Holy Mass celebrated in his poor room on December 24, 1949 and his emotion was great, because he considered this fact a great consoling grace. Concetta was very keen to go to Lourdes not to recover physically, but to have the strength to continue her mission in favor of poor sinners. In July 1938 she managed to make the pilgrimage thanks to UNITALSI and was transported in front of the cave. Right there she was able to communicate normally, which was impossible for her because her jaws and teeth were nailed down.

When she was taken by UNITALSI to the Sanctuary of Loreto, on 11 September 1951, she, despite being blind, managed to see the Holy House of the Virgin: witnessed by those present because they heard her describe the whole house in detail “brick by brick” . When she returned home she became blind again, but happy with the great grace received. “I have lost sight of my eyes, but I have the eye of faith”, he said to everyone.

On March 6, 1956, he received his last communion. Previously, in January 1956, she announced that she would die within that year.

He died on 11 March 1956 in his home in Mereto di Tomba; she was buried in the local cemetery, from where on 5 August 1973 she was moved and buried in the parish church.

The cause for his beatification began in Udine on January 13, 1969; her room has become a destination for devotion; in 1985 a trial was held in Udine concerning a healing considered miraculous.

DEUTSCHE

Mereto di Tomba ist eine kleine Stadt in der zentralen Friaul-Hochebene südlich der Moränenhügel, nicht weit von Udine entfernt. Concetta Bertoli wurde am 14. April 1908 in dieser typisch landwirtschaftlichen Stadt geboren. Bis sie 16 Jahre alt war, widmete sie sich nach dem Schulbesuch der harten Arbeit auf den Feldern und trotzdem war sie im Dorf als Mädchen bekannt, das immer fröhlich, freundlich und respektvoll war. Im Alter von 22 Jahren zwang eine schreckliche Krankheit, an der sie sich sechs Jahre zuvor im Jahr 1924 zu erkranken begann, sie dazu, immobilisiert zu leben: polyartikuläre deformierende Arthritis (damals wenig bekannt), die sie daran hinderte, normal zu essen, weil ihr Mund hermetisch geschlossen war. Er konnte sich nur von flüssigem Essen ernähren.

Concetta konnte diese Krankheit zunächst nicht akzeptieren. Häufige Kontakte mit dem Pfarrer überzeugten sie davon, dass sie eine Mission zu erfüllen hatte, wenn sie mit den Leiden Jesu Christi verbunden war. Sie sagten, ihr unbeweglicher Körper sei wie ein großes “S” verdreht worden, und aus diesem Grund wurde sie “Das Kruzifix von Mereto di Tomba” genannt, um ihre Akzeptanz für Golgatha anzuzeigen.

Sie hörte gern von St. Francis und wurde aus diesem Grund im Alter von 32 Jahren (7. August 1940) Franziskaner-Tertiär. Auf diese Weise wollte sie Gott mit dem Geist des heiligen Franziskus verherrlichen und alle erbauen, die sie besuchten.

1950, mit 42 Jahren, führte die Krankheit zu völliger Blindheit. Er verlor nicht den Mut und bot diesen Zustand auch für Sünder und Missionare an. Aus diesem Grund sagte sie oft, sie sei eine Missionarin des Schmerzes für diejenigen, die sie besuchten. Er sagte auch: „Der Herr vertraut jedem einen Platz an, er hat mir diesen gegeben, ich bin glücklich“. Sie hatte ein so hohes Maß an Spiritualität erreicht, dass sie dem Herrn immer wieder dafür dankte, dass er sie in diese Bedingungen gebracht hatte.

Concetta liebte die Eucharistie sehr, weil sie von der Unterstützung Jesu in der Eucharistie überzeugt war. Als 25 Jahre nach dem Tag “seiner Kreuzigung” vergingen, ließ er am 24. Dezember 1949 in seinem armen Zimmer eine heilige Messe feiern, und seine Emotionen waren groß, weil er dies für eine große tröstende Gnade hielt. Concetta wollte unbedingt nach Lourdes, um nicht körperlich geheilt zu werden, sondern um die Kraft zu haben, ihre Mission zugunsten armer Sünder fortzusetzen. Im Juli 1938 gelang ihr dank UNITALSI die Pilgerfahrt und sie wurde vor die Höhle transportiert. Genau dort konnte sie normal kommunizieren, was für sie unmöglich war, weil ihre Kiefer und Zähne festgenagelt waren.

Als sie am 11. September 1951 von UNITALSI in das Heiligtum von Loreto gebracht wurde, gelang es ihr, obwohl sie blind war, das Heilige Haus der Jungfrau zu sehen: Zeugen der Anwesenden, weil sie hörte, wie sie das ganze Haus “Stein für Stein” ausführlich beschrieb. . Als sie nach Hause zurückkehrte, wurde sie wieder blind, aber glücklich über die große Gnade. “Ich habe meine Augen aus den Augen verloren, aber ich habe das Auge des Glaubens”, sagte er zu allen.

Am 6. März 1956 erhielt er seine letzte Kommunion. Zuvor, im Januar 1956, gab sie bekannt, dass sie innerhalb dieses Jahres sterben würde.

Er starb am 11. März 1956 in seinem Haus in Mereto di Tomba; Sie wurde auf dem örtlichen Friedhof beigesetzt, von wo aus sie am 5. August 1973 in die Pfarrkirche verlegt und beigesetzt wurde.

Der Grund für seine Seligsprechung begann am 13. Januar 1969 in Udine; ihr Zimmer ist zu einem Ziel der Hingabe geworden; 1985 fand in Udine ein Prozess wegen einer als wunderbar geltenden Heilung statt.

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1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron