Fb 13 settembre 2020
p. Ermes Ronchi
Matteo 18,21-35
Il peso d’oro nel dolore del re
C’è un modo regale di stare nel mondo, un modo divino che risiede nella larghezza del cuore: sa perdonare chi è più grande e più forte.
Gesù lo spiega con la parabola dei due debitori.
Il primo doveva una cifra iperbolica al suo signore, qualcosa come un bilancio di stato, un debito insolvibile. E il re ne sentì compassione. Un re che non è un campione del diritto, ma modello di pietà: sente come suo il dolore del servo.
Dolore che pesa più dell’oro.
In opposizione a quello regale ecco il cuore servile: appena uscito, quel servo (del denaro) trovò un altro uomo.
Appena uscito, appena visto quanto sia grande un cuore di re, con la fretta del tutto e subito, preso il suo compagno per il collo lo strangolava… Ridammi i miei dieci euro! Lui, perdonato di milioni.
Il servo non è ingiusto, è senza pietà. È onesto e al tempo stesso malvagio. Quanto è facile essere giusti e insensibili, onesti e spietati. Perché non basta essere giusti per essere uomini, giustizia e diritto da soli non faranno nuovo il mondo. Anzi, l’estrema giustizia, ridammi tutti i miei dieci euro, è la massima offesa all’uomo: lo strangolava…
Così anche per noi. Bravissimi a calare sul piatto i nostri diritti, abilissimi prestigiatori nel far scomparire i nostri doveri.
Gesù propone l’illogica pietà: non dovevi anche tu avere pietà di lui, come io ne ho avuta di te?
Perché avere pietà e in aggiunta perdonare?
Per immettere il suo divino disordine nell’equilibrio apparente del mondo. Perché niente vale quanto una vita, compresa la nostra. E allora occorre una dismisura, occorre imparare un eccesso di pietà.
Mentre l’uomo pensa per equivalenza, Dio pensa per eccedenza, e sull’eterna illusione dell’equilibrio tra dare e avere, fa prevalere l’umile grazia che nasce dalla compassione.
Questo è il mistero del perdonare: fare ciò che Dio fa, a sua immagine.
E’ il perdono di cuore. Difficilissimo. Comporta un atto di fede, non d’intelligenza. Verso l’uomo, e verso me stesso. Un atto di speranza e non di spontaneità, che guarda al domani e non a ieri.
Come fa Dio con me: mi perdona come colui che non ha tempo per il passato, lui deve sospingere avanti. Un liberatore che sprona, che lancia, che fa salpare ancora e di nuovo verso albe intatte. Lui è vento nelle vele, un supplemento d’energia, e perdona sospingendo verso il pieno fiorire, verso il futuro che non sai.
Perdonare significa – secondo l’etimologia del greco aphíemi – lasciare andare, liberare, troncare tentacoli e corde che annodano malignamente in una reciprocità di debiti, in un labirinto di legami.
Bellissimo questo stupore dell’illogico perdono, fino a settanta volte sette. Dio che mi assolve, che libera il futuro, non come uno smemorato che dimentica il male, ma con la casta follia della croce che si prende gioco della logica umana e anche delle mie morti quotidiane. Perché lui è l’Innamorato che vede già primavere dentro i miei inverni.
AVVENIRE
Matteo 18,21-35
«Non fino a sette, ma fino a settanta volte sette», sempre: l’unica misura del perdono è perdonare senza misura. Gesù non alza l’asticella della morale, porta la bella notizia che l’amore di Dio non ha misura.
E lo racconta con la parabola dei due debitori. Il primo doveva una cifra iperbolica al suo signore «allora, gettatosi a terra, lo supplicava…»
Il debito, ai tempi di Gesù, era una cosa durissima, chi non riusciva a pagare diventava schiavo per sempre.
Quando noi preghiamo: rimetti i nostri debiti, stiamo chiedendo: donaci la libertà, lasciaci per oggi e per domani tutta la libertà di volare, di amare, di generare.
Ma il servo perdonato «appena uscito»: non una settimana, non il giorno dopo, non un’ora dopo, ma «appena uscito», ancora stordito di gioia, appena liberato «preso per il collo il suo collega, lo strangolava gridando: “Dammi i miei centesimi”», lui condonato di milioni!
Nitida viene l’alternativa evangelica: non dovevi anche tu aver pietà ? Siamo posti davanti alla regola morale assoluta: anche tu come me, io come Dio… non orgoglio, ma massima responsabilità. Perché perdonare? Semplice: perché così fa Dio.
Il perdono è scandaloso perché chiede la conversione non a chi ha commesso il male, ma a chi l’ha subito. Quando, di fronte a un’offesa, penso di riscuotere il mio debito con una contro offesa, non faccio altro che alzare il livello del dolore e della violenza. Anziché liberare dal debito, aggiungo una sbarra alla prigione. Penso di curare una ferita ferendo a mia volta. Come se il male potesse essere riparato, cicatrizzato mediante un altro male. Ma allora saranno non più una, ma due ferite a sanguinare. Il vangelo ci ricorda che noi siamo più grandi della storia che ci ha partorito e ferito, che possiamo avere un cuore di re, che siamo grandi quanto “il perdono che strappa dai circoli viziosi, spezza le coazioni a ripetere su altri il male subìto, rompe la catena della colpa e della vendetta, spezza le simmetrie dell’odio” (Hanna Arendt).
Il tempo del perdono è il coraggio dell’anticipo: fallo senza aspettare che tutto si verifichi e sia a posto; è il coraggio degli inizi e delle ripartenze, perché il perdono non libera il passato, libera il futuro.
Poi l’esigenza finale: perdonare di cuore… San Francesco scrive a un guardiano che si lagnava dei suoi frati: farai vedere negli occhi il perdono. Non il perdono a stento, non quello a muso duro, ma quello che esce dagli occhi, dallo sguardo nuovo e buono, che ti cambia il modo di vedere la persona. E diventano occhi che ti custodiscono, dentro i quali ti senti a casa. Il perdonante ha gli occhi di Dio, colui che sa vedere primavere in boccio dentro i miei inverni.
Dio, con una sola parola avresti potuto salvare migliaia di mondi. Un solo sospiro di Gesù avrebbe soddisfatto la Tua giustizia.
Ma Tu, o Gesù, hai affrontato per noi una Passione tanto tremenda, unicamente per amore.
La giustizia del Padre Tuo sarebbe stata appagata da un Tuo unico sospiro e tutto il Tuo annientamento è opera esclusivamente della Tua Misericordia e di un inconcepibile amore.
Tu, o Signore, mentre partivi da questa terra, hai voluto restare con noi ed hai lasciato Te stesso nel sacramento dell’altare e ci hai spalancato la Tua Misericordia.
Non c’è miseria che Ti possa esaurire. Hai chiamato tutti a questa sorgente d’amore, a questa fonte della divina pietà.
È lì la sede della Tua Misericordia, lì la medicina per le nostre infermità. Verso Te, viva sorgente di Misericordia, tendono tutte le anime: alcune come cervi assetati del Tuo amore, altre per lavare le ferite dei loro peccati, altre ancora per attingere forza per affrontare i disagi della vita.
Quando spirasti sulla croce nello stesso istante ci hai donato la vita eterna. Permettendo che squarciassero il Tuo sacratissimo fianco, ci hai aperto la sorgente inesauribile della Tua Misericordia, ci hai dato quello che avevi di più prezioso, cioè il Sangue e l’Acqua del Tuo Cuore. Ecco l’onnipotenza della Tua Misericordia, dalla quale giunge a noi ogni grazia.
Sii adorato, o Dio, nell’opera della Tua Misericordia, sii benedetto da tutti i cuori fedeli Sui quali si posa il Tuo sguardo E nei quali c’è la Tua vita immortale. O mio Gesù, Misericordia! La Tua santa vita sulla terra è stata dolorosa, e terminasti la Tua opera con un supplizio atroce, sospeso e disteso sull’albero della croce.
E tutto questo per amore delle nostre anime. Per un amore inconcepibile Ti lasciasti squarciare il Sacratissimo fianco e sgorgarono dal Tuo Cuore torrenti di Sangue ed Acqua. Lì c’è la viva sorgente della Tua Misericordia, lì le anime trovano conforto e refrigerio.
Nel Santissimo Sacramento ci lasciasti la Tua Misericordia, il Tuo amore ha provveduto in modo che, affrontando la vita, le sofferenze e le fatiche, non dubitassimo mai della Tua bontà e Misericordia.
Se sulla mia anima gravassero anche tutte le miserie del mondo, non dobbiamo dubitare nemmeno un istante, ma confidare nella potenza della Misericordia poiché Dio accoglie sempre benevolmente un’anima pentita.
O ineffabile Misericordia del Signore, Fonte di pietà e di ogni dolcezza! Sii fiduciosa, sii fiduciosa, o anima, anche se sei macchiata dalla colpa. Poiché se ti avvicini a Dio, non proverai amarezza.
Poiché Egli è la viva fiamma di un grande amore, Quando ci avviciniamo sinceramente a Lui, Scompaiono le nostre miserie, i peccati e le malvagità. Egli pareggia i nostri debiti, se ci affidiamo a Lui.
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GESÙ A SANTA FAUSTINA KOWALSKA (Diario, 1 agosto 1937)
“Oggi conduciMi le anime che sono nel carcere del purgatorio ed immergile nell’abisso della Mia Misericordia.
I torrenti del Mio Sangue attenuino la loro arsura.
Tutte queste anime sono molto amate da Me; ora stanno dando soddisfazione alla Mia giustizia; è in tuo potere recar loro sollievo.
Prendi dal tesoro della Mia Chiesa tutte le indulgenze ed offrile per loro…
Oh, se conoscessi i loro tormenti, offriresti continuamente per loro l’elemosina dello spirito e pagheresti i debiti che essi hanno nei confronti della mia giustizia!”.
PREGHIERA DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA PER LE ANIME DEL PURGATORIO
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto che vuoi Misericordia, ecco io conduco alla dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime del purgatorio, anime che a Te sono molto care e le quali tuttavia debbono soddisfare la Tua giustizia.
I torrenti del Sangue e dell’Acqua che sono scaturiti dal Tuo Cuore spengano il fuoco del purgatorio, in modo che anche là venga glorificata la potenza della Tua Misericordia.
Dall’arsura tremenda del fuoco del purgatorio, s’innalza un lamento alla Tua Misericordia e ricevono conforto, sollievo e refrigerio nel torrente formato dal Sangue e dall’Acqua.
Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime che soffrono nel purgatorio, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù.
Ti supplico per la dolorosa Passione del Figlio Tuo Gesù e per tutta l’amarezza da cui fu inondata la Sua santissima anima, mostra la Tua
Misericordia alle anime che sono sotto lo sguardo della Tua giustizia, non guardare a loro se non attraverso le Piaghe del Tuo amatissimo Figlio Gesù, poiché noi crediamo che la Tua bontà e la Tua Misericordia sono senza limiti.
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE
PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron