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L’angelo, nella sua terza apparizione a Fatima, disse ai tre Pastorelli: “Consolate il vostro Dio”

Queste parole impressionarono vivamente Francesco e orientarono tutta la sua vita. Francesco Marto volle essere il Consolatore di Gesù.

La sua pena era vedere Gesù offeso; il suo ideale consolarLo. Non volle fare peccati, neppure che gli altri li commettano perché Nostro Signore non resti triste.

Fa tutti i sacrifici che può per consolare Gesù. Passa nella chiesa ore continue, da solo, o si ritira in luoghi solitari per consolare Nostro Signore.

Poco prima di morire (1919) dice: “Vado in Cielo a consolare molto Nostro Signore e la Madonna”

 

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“In quel tempo, Gesù disse:«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. (Mt 11,28-30)

 

È stanco e depresso anche chi è consapevole di essere prigioniero dei propri vizi acquisiti nel tempo e che da solo non riesce a liberarsene facilmente. In Gesù, l’uomo-Dio Salvatore, il peccatore trova Colui che ha patito ed è morto per liberarci dal male che è in noi e che ci impedisce di crescere spiritualmente.

Egli consola i peccatori perché promette il perdono dei loro peccati e la leggerezza del suo giogo, se il pentimento è sincero.Per questo invita tutti gli affaticati ed oppressi a venire a Lui.

Non dobbiamo aver paura di avvicinarci a Lui perché ci sentiamo peccatori incalliti, anzi spalanchiamogli con estrema fiducia le porte del nostro cuore.

Egli non ci giudicherà ma vedrà le lacrime del nostro pentimento che lo commuovono in profondità. Ci perdonerà e ci darà i mezzi divini per superare questi dolorosi ostacoli. Nulla è impossibile a Dio!

 

 

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Gesù a Santa Faustina Kowalska (Diario n.1059)

 

“Perché ogni anima esalti la Mia bontà.Desidero fiducia dalle Mie creature.

Esorta le anime ad una grande fiducia nella Mia insondabile Misericordia.

L’anima debole, peccatrice, non abbia timore di accostarsi a Me, ed anche se avesse più peccati di quanti granelli di sabbia ci sono sulla terra, tutto sprofonderà nell’abisso della Mia Misericordia.

 

 

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Appena possiamo, rechiamoci in una chiesa aperta e soffermiamoci in spirito di vera adorazione.

Consideriamo con fede che il Signore è presente in corpo, anima e divinità in quel tabernacolo.

Egli ha molto piacere ed è assai contento della nostra presenza amante ed adorante, anche se fosse di qualche minuto.

Egli si ricorda sempre di noi perché ci sostiene in ogni istante, ma pochi si ricordano di Lui. Infatti le chiese sono frequentate poco, soprattutto nei giorni feriali e gran parte sono chiuse per motivi di sicurezza.

Consideriamo con fede, profondo rispetto e venerazione il mistero eucaristico presente nel tabernacolo davanti al quale ci troviamo silenziosi…in questo modo consoliamo il Signore per tutta l’indifferenza che subisce dai suoi seguaci.

Egli ci sarà sempre grato…

 

 

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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.61)

Vi sono diverse specie di carità:

quella del buon Samaritano che cura le piaghe del corpo e dell’anima;

quella che previene le ferite con la vigilanza facendo, in tutte le occasioni, agli altri ciò che si vorrebbe fosse fatto a noi;

ma la più alta carità è la carità interiore, che si immerge in Dio e non si occupa che di mostrarlo, di farlo conoscere; è quella che libera le anime, affinché da se stesse vengano a me che dono consolazione e forza e vita.

(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n.61)

 

 

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(dall’Imitazione di Cristo)

Quando è presente Gesù, tutto è per il bene, e nulla pare difficile. Invece, quando Gesù non è presente, tutto è difficile. Quando Gesù non è presente, tutto è difficile.

Quando Gesù non parla nell’intimo, ogni consolazione vale assai poco. Invece, se Gesù dice anche soltanto una parola, sentiamo una grande consolazione. Forse che Maria Maddalena non balzò subitamente dal luogo in cui stava in pianto, quando Marta le disse: “C’è qui il maestro, ti chiama?” (Gv 11,28).

Momento felice, quello in cui Gesù ci invita dal pianto al gaudio spirituale. Come sei arido e aspro, lontano da Gesù; come sei sciocco e vuoto se vai dietro a qualcosa d’altro, che non sia Gesù. Non è, questo, per te, un danno più grande che perdere il mondo intero? Che cosa ti può mai dare il mondo se non possiedi Gesù? Essere senza Gesù è un duro inferno; essere con Gesù è un dolce paradiso.

Non ci sarà nemico che possa farti del male, se avrai Gesù presso di te. Chi trova Gesù trova un grande tesoro prezioso; anzi, trova un bene più grande di ogni altro bene. Chi perde Gesù perde più che non si possa dire; perde più che se perdesse tutto quanto il mondo.

Colui che vive senza Gesù è privo di tutto; colui che vive saldamente con lui è ricco di tutto.

 

“Vorrei che ciascun’anima comprendesse che l’aspetto. Che un amore immenso la aspetta al di là di questa vita, e che deve affrettarsi… purificarsi per andare incontro all’Amore e portare tutto a questo..”

(Gesù a suor Maria della Trinità – Colloquio interiore n.270 p.174)

 

 

 

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E’ incontestabilmente riconosciuto fin dalla fondazione del cristianesimo che le anime dei defunti sono liberate dal purgatorio per l’intercessione e il ministero dell’arcangelo san Michele. (cardinale san Roberto Bellarmino)

 

Il Principe della milizia celeste è onnipotente in Purgatorio, egli può dare sollievo alle anime che la giustizia e la santità dell’Altissimo trattengono in quella dimensione dell’aldilà. (sant’Anselmo)

 

San Michele è incaricato di consolare le anime del purgatorio. Egli non cessa di assisterle e di soccorrerle, procurando loro molti sollievi nelle loro pene. (Sant’Alfonso)

 

“Colui che ha onorato san Michele non dimorerà per molto tempo in purgatorio. San Michele userà il suo potere e condurrà ben presto la sua anima nel celeste soggiorno del Paradiso. (san Bernardo)

Se dunque noi amiamo i nostri defunti, dobbiamo pregare a loro intenzione san Michele. Onoriamolo noi stessi, è il nostro vantaggio. (Don Marcello Stanzione)

 

 

 

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Se desideri consolare il cuore di Gesù in un periodo così difficile per l’umanità d’oggi puoi recitare questa peghiera:

 

 

Gesù, mia luce e mia guida, ti chiedo perdono per tutte le volte che sono stato incostante nella preghiera e superficiale nelle cose riguardanti lo Spirito Santo che invoco su di me e sugli altri.

Ma sono consapevole che tu desideri un cuore aperto a riceverti in qualsiasi momento per credere nella tua divina Misericordia.

Considero il fatto che tu sei Dio incarnato uomo come me, eccetto nel peccato e di questo ti sono riconoscente, perché tu desideri divinizzarmi rispettando la mia libertà.

Vorrei consolarti per le tante offese che stai ricevendo da chi ti bestemmia, da chi si allontana da te nel peccato, da chi non crede nella tua divina Misericordia, da chi ti è totalmente indifferente e da chi ti deride, da chi non ha più speranza, da chi non ama.

Tu cerchi consolazione nei cuori che desiderano amarti, anche se a causa della loro fragilità, non ce la fanno ad amarti senza di te. Sei tu il sostegno dei deboli, il rifugio dei peccatori, la vera pace interiore che dura nei secoli.

Ti offro le mie fragilità, le mie miserie, le mie sofferenze unite alle tue e le mie preghiere per poterti consolare almeno un po’.

 

(Una voce dal deserto)

 

 

 

 

SILLOGISMO

Il vero amore è in rapporto inverso alla grandezza e all’eccellenza del suo oggetto.

Se dunque io non sono, infinitamente, infinitamente niente, se nella mia angoscia mi sento più miserabile del miserabile: sì, allora è certo, eternamente certo, che Dio mi ama…

Quando ti senti abbandonato al mondo, quando soffri e nessuno si preoccupa di te, ne concludi allora che nemmeno Dio ha cura di te. Povero sciocco. Anzi vergognati, calunniatore, di parlare così di Dio!

No, se vi fosse qualcuno di cui si può dire alla lettera che egli è il più abbandonato di tutti…è proprio lui, proprio questi che Dio ama. E se egli non fosse il più abbandonato di tutti, se avesse ancora un briciolo di consolazione umana e fosse privato anche di quello: allo stesso istante diventerebbe ancor più certo che Dio lo ama.

(Kierkegaard Pap. X A 254) – La difficoltà di essere cristiani p. 322 (ed Paoline 1970 – 2° Ed.)

 

 

 

p. Ermes Ronchi

 

IV domenica A Matteo 5,1-12

 

Davanti al vangelo delle beatitudini provo ogni volta il desiderio del silenzio, sento la paura di rovinarlo con i miei tentativi di commento.

Perché so di non averlo ancora capito. Perché dopo anni di ascolto e di lotta, questa parola continua a stupirmi e a sfuggirmi.

Non c’è prova o garanzia per queste affermazioni, eppure Gandhi diceva che queste sono “le parole più alte del pensiero umano”.

Pagina del vangelo affascinante e devastante, un contromano, un controcorrente totale alla logica del mondo.

In chiesa ci crediamo anche, ma appena usciamo ci accorgiamo che come programma per vivere nel mondo ci siamo scelti il manifesto più stravolgente e rovesciante che si possa immaginare.

Eppure le 8 beatitudini hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia, le sentiamo difficili eppure suonano amiche. Amiche perché non stabiliscono nuovi comandamenti, ma propongono la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.

 

Si può pensare che si tratti di una bella pagina verticale, un sesto grado, che io però io non riuscirò mai a scollinare.

Si può pensare che si tratti di una pia pagina illusoria, che Gesù ha pronunciato sul monte di Dio, ma figuriamoci se si realizzerà mai… Qualcuno (Niestche) ha anche pensato, leggendole, che il cristianesimo sia una religione da schiavi, da perdenti, da sottomessi, poveri, piangenti, deboli, miti, insomma si direbbe oggi da “sfigati”, da bastonati della vita.

Invece io sento, dentro le beatitudini, sapore di vita, il segreto per stare bene.

La prima cosa che mi colpisce è la parola: Beati.

Dio si allea con la gioia degli uomini, e se ne prende cura.

Il Vangelo mi assicura che il senso della vita è, nel suo intimo, nel suo nucleo profondo, ricerca di felicità.

Che questa ricerca è nel sogno di Dio, e che Gesù è venuto a portare una risposta. Attraverso una proposta che, come al solito, è inattesa, controcorrente, che srotola otto sentieri che lasciano senza fiato: felici i poveri, gli ostinati a proporsi giustizia, i costruttori di pace, quelli che hanno il cuore dolce e occhi bambini, i disarmati, quelli che sono coraggiosi perché inermi. Sono loro la sola forza invincibile (Turoldo).

Ma il punto di svolta, lo snodo sintattico delle frasi è nel perché; perché di essi è il regno, perché possiederanno la terra, perché vedranno Dio…

I poveri non sono beati perché poveri, ma perché se stai dalla loro parte trovi la strada per un futuro buono per tutti.

Dio non ama la sofferenza, ma il consolare lo stare con chi è solo, con chi piange.

È quello che intende fare la Chiesa delle periferie, anzi la chiesa con le periferie nel cuore, come dice Francesco, quella degli ultimi della fila, la chiesa in uscita.

Beati i poveri in spirito dice Matteo; in o per lo spirito, credo significhi: beato chi ha scelto per un motivo grande, di condividere e spezzare il suo pane con gli altri; chi ha scelto, in nome dell’umano, la vita sobria e solidale: avere meno, perché tutti abbiano il necessario.

Sobrietà e solidarietà. Perché solo il pane nostro è pane di Dio. Questo è il modo per essere poveri in o per lo spirito.

Per capire qualcosa in più del significato della parola ‘beati’ osservo anche come essa ricorra già nel primo dei 150 salmi, quello delle due vie, anzi sia la parola che apre l’intero salterio: “Beato l’uomo che non resta nella via dei peccatori, che cammina sulla via giusta”. E ancora nel salmo dei pellegrinaggi: “beato l’uomo che ha la strada nel cuore” (Sl 84,6).

Dire beati è come dire: In piedi voi che piangete; avanti, in cammino, Dio cammina con voi, è sulla vostra strada, asciuga lacrime, fascia il cuore, apre sentieri”. Dio conosce solo uomini in cammino.

Beati: non arrendetevi, voi i poveri, i vostri diritti non sono diritti poveri, i diritti dei deboli non sono deboli diritti.

Le beatitudini sono il più grande atto di speranza del cristiano. Indicano la via: il mondo non è e non sarà, né oggi né domani, sotto la legge del più ricco e del più forte. Il mondo appartiene a chi lo rende migliore, non a chi lo compra.

La terra non sarà resa migliore da chi accumula più denaro. I potenti si difendono, hanno paura, vogliono mantenere e conservare ciò che possiedono. Non sono beati perché non hanno sentieri nel cuore.

 

Mi azzardo a immaginare gli occhi di Gesù oggi, le sue mani oggi, la sua voce oggi. Lui, che era il vento della storia, verso dove ci spingerebbe? Verso dove farebbe segno agli amici? Siamo come una barca in rada,
con le vele afflosciate,
annusiamo il vento.
E in queste pagine lo senti alzarsi, il vento dello spirito, senti un richiamo, un grido, un urlo, che giunge a noi, compagni a riva,
perché diventiamo soci di sconfinamenti,
viviamo il sogno dell’azzardo.

Oggi che ascoltiamo alzarsi contro-beatitudini, che ascoltiamo rabbrividendo urla di populismi deliranti, vediamo con un disagio fisico l’innalzamento di muri minacciosi, che assistiamo indignati al respingimento disumano degli ultimi. Oggi immagino che avrebbe occhi tristi, per avvento di disumanità, per tradimento del vangelo, per devastanti false beatitudini. Ci stiamo abituando all’orrore. Dove tutti fregano tutti. Ci salvano queste poche parole, pagine che danno vento alle vele, che ci mettono ali.

E se ti chiedessimo Signore che cosa fare, da dove cominciare? Forse oggi non ci manderesti sulle piazze, ci diresti di creare cenacoli di resistenza. E che siano grumo di lievito nella pasta, fermento non nel gelo dei palazzi, ma là dove si vive, si soffre, si muore, nelle “periferie”, come invita il vescovo di Roma che tu dall’alto benedici.

Non è ora di tirare i remi in barca. E’ ora che si ricominci. Con piccole cose, e molta convinzione.

La logica delle beatitudini ti cambia il cuore sulla misura di quello di Dio. Che non è imparziale,

ha un debole per i deboli,

incomincia dalle periferie della storia,

ha scelto ciò che nel mondo è povero e malato

per cambiare radicalmente il mondo,

per fare una storia che avanzi

non per le vittorie della forza,

ma per seminagioni di giustizia

e raccolti di pace.

 

 

Preghiera

Beati voi poveri, che avete il cuore al di là delle cose;

Beati voi che sapete piangere,

Dio ricomporrà ogni lacerazione, asciugherà ogni lacrima;

Beati voi che non usate armi,

solo voi darete sicurezza alla terra;

Beati voi che avete fame di giusti rapporti con tutte le cose,

a voi Dio darà in risposta una grande armonia con tutto ciò che vive;

Beati voi che guardate tutti con amore e che scusate tutti,

sarete amati e scusati sempre;

Beati gli operai silenziosi della pace,

i tessitori del meglio segreto;

Beati gli ostinati a proporsi la giustizia;

Beate le mani nude dei miti;

Beati quanti hanno compreso la logica di Dio,

che si impossessa di te

ma poi ti fa libero come nessuno saprà mai,

che ti fa spoglio eppure ricco,

apparentemente battuto e invece protagonista,

con occhi così chiari da affascinare.

E allora Dio trasparirà dal fondo della tua anima. Amen

p. Ermes Ronchi

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron