Molto famoso in Francia, la sua tomba a Lourdes è piena di PGR e di fiori.
Un mio caro amico, da anni defunto, padre Antonio Elia, mi confidava che, colpito da un terribile tumore maligno, a Lourdes chiese l’intercessione di fra Giacomo sulla sua tomba e guarì miracolosamente in brevissimo tempo…
La tomba del venerabile Padre Giacomo è sempre molto adornata di fiori e PGR.
Una cosa degna di nota, perché unica nella storia dei santi:
chiunque invia una lettera (regolarmente affrancata) per chiedere grazie, indirizzata al ven. Padre Giacomo, i postini la mettono sulla tomba del Venerabile. Basta inviarla a :
Venerabile Padre Giacomo Filon
Rue de Langelle
Cimitero della Parrocchia del Sacro Cuore
LOURDES
Balduina, Padova, 2 agosto 1900 – Lourdes, Francia, 21 luglio 1948
Beniamino Filon nacque a Balduina, frazione di Sant’Urbano (Padova), il 2 agosto 1900.
Dopo i primi contatti con i Frati Minori Cappuccini, entrò nel loro Ordine: vestì il saio a Bassano del Grappa il 28 settembre 1922, cambiando nome in fra Giacomo da Balduina.
Si offrì vittima a Dio per la santificazione dei sacerdoti: con quello spirito, accettò l’encefalite letargica, che lo colpì quando aveva venticinque anni. Ordinato sacerdote a Venezia il 21 luglio 1929, fu destinato a Capodistria e di lì a Udine, dove rimase dal 1931 al 1947, stimato come “confessore santo” da fedeli di ogni stato di vita e senza mai arrendersi alla malattia che lo tormentava. Devotissimo alla Madonna, si recò pellegrino a Loreto e a Lourdes: morì in quest’ultima località il 21 luglio 1948.
La fase informativa diocesana del suo processo di beatificazione si è svolta nella diocesi di Udine dal 25 febbraio 1984 al 18 novembre 1989. Il 16 giugno 2017 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui padre Giacomo da Balduina, i cui resti mortali riposano presso il cimitero Langelle di Lourdes, poteva essere dichiarato Venerabile.
Nascita e famiglia
Nacque a Balduina, frazione di Sant’Urbano, in provincia e diocesi di Padova, il 2 agosto 1900, sesto degli otto figli di Giacomo Filon e Giuseppina Marin; fu battezzato con i nomi di Beniamino e Angelo.
Il padre era fattore nella sconfinata azienda agricola del barone Ugo Treves de’ Bonfili, residente a Padova. Qui il piccolo Beniamino crebbe libero e felice a ridosso dell’Adige, delizia e conforto dei genitori, dei numerosi fratelli e della comunità. Ebbe anche l’occasione di conoscere i Frati Minori Cappuccini, che arrivavano nella sua famiglia per la questua annuale.
Nel 1910 ricevette la Cresima a Piacenza d’Adige (Padova) e la Prima Comunione nel 1911 a Balduina. Dopo le prime tre classi nella scuola del paese natale, continuò le altre classi a Lendinara nel Polesine, dove ritrovò i padri Cappuccini: prese a frequentare il loro convento e la loro chiesa, poco distanti dal centro cittadino, maturando così la vocazione a far parte del loro Ordine.
Vocazione tra i Cappuccini
Entrò quindi nel Seminario dei Cappuccini a Rovigo, ma nel 1918 dovette interrompere gli studi per compiere il servizio militare a Milano, restando impegnato per la Patria per circa quattro anni. Al suo congedo, riprese la strada della vocazione religiosa.
Il 28 settembre 1922 a Bassano del Grappa, vestì l’abito francescano, iniziando il noviziato con il nome di fra Giacomo da Balduina. Ripresi con nuovo vigore gli studi liceali a Thiene (Vicenza), il 3 luglio 1924 fu trasferito a Venezia – SS. Redentore, nel grande convento della Giudecca per studiare teologia. I suoi insegnanti erano molto soddisfatti di lui, che aveva venticinque anni.
La comparsa dell’encefalite letargica
Tuttavia, di lì a poco si manifestarono i sintomi dell’encefalite epidemica o letargica, contratta probabilmente durante il servizio militare. Questa malattia colpisce di solito i giovani: è un processo infiammatorio dell’intero cervello, specie del sistema frontale, che interessa l’attività motoria, verbale e ideativa.
Il corpo di fra Giacomo cadde in un’astenia generale: incapace di muoversi ed esprimersi come tutti i suoi coetanei, camminava a piccoli passi, parlava farfugliando, peggiorando nei giorni di maltempo.
Tuttavia, rimanevano integre le facoltà di comprensione, di pensiero e di giudizio, cioè quelle di intendere e di volere.
Sacerdote e “confessore santo” a Udine
Pur dovendo reprimere la ribellione che provava, il giovane frate accettò la volontà di Dio. Con la forza della volontà, raggiunse prima la professione religiosa nei Cappuccini l’8 dicembre 1926 e poi la meta dell’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 21 luglio 1929 a Venezia. Celebrò la Prima Messa quindici giorni dopo nel suo paese natale, accolto da tutti gli abitanti di Balduina e dallo stesso barone Ugo Treves de’ Bonfili, che prestò la propria automobile.
Sempre in preda alla malattia, che non lo lasciò più, padre Giacomo dimorò per quindici mesi a Capodistria in Slovenia, per prepararsi al ministero della confessione. Nel 1931 fu destinato a Udine, dove restò per 16 anni, fino alla morte. Si guadagnò presto la fama di “confessore santo”: ogni giorno accorrevano da lui fedeli laici e sacerdoti, non solo da Udine, ma anche dai paesi vicini.
Il parere di un esperto
Il 29 settembre 1932, uno specialista dell’encefalite letargica visitò padre Giacomo. Il suo fu un referto mortale: «La diagnosi è infausta, perché la malattia peggiorerà progressivamente e fatalmente, mettendo il paziente fuori combattimento fra qualche anno». Prescrisse l’unica medicina che poteva portargli qualche sollievo, la scopolamina.
Grazie a questo medicinale, contrariamente alla previsione dell’illustre clinico, padre Giacomo Filon visse per molti anni ancora, dedito completamente al ministero delle Confessioni. Dopo la celebrazione della S. Messa mattutina all’altare della Vergine di Lourdes, si collocava sempre nel confessionale del coretto, dove non giungeva mai un raggio di sole, nemmeno in estate e in pieno freddo invernale, che a Udine non scherza.
«Non posso attendermi nulla di meglio»
A detta di chi lo conobbe, era sempre sereno, semplice, nonostante la grave malattia, sorridente con tutti, molto buono; adempiva il suo ministero con zelo mirabile, senza risparmiarsi le poche energie. Negli ultimi anni, a causa dell’aggravarsi del suo stato di salute, gli fu concesso di accogliere i penitenti nella sua cella, più calda e situata al piano di sopra.
Confidò a un seminarista che, come lui, si reggeva in piedi con le stampelle: «Io invece, non posso attendermi nulla di meglio. Mi sono offerto vittima a Dio per la santificazione dei sacerdoti. Dio ha accettato l’offerta e ha disposto che l’encefalite letargica fosse lo strumento più adatto al raggiungimento del mio ideale».
A Lourdes per l’ultimo viaggio
Molto devoto della Madonna, si recò in pellegrinaggio nel 1941 e 1946 a Loreto. Nel 1948, invece, andò in treno a Lourdes: arrivò verso le 16 del 21 luglio 1948, dopo 35 ore di viaggio. In preda alla febbre, venne subito trasportato all’ «Asyle», uno dei primi luoghi di accoglienza sanitaria sorti intorno al complesso della Grotta della Vergine.
Il medico di guardia diagnosticò uno stress da viaggio, ma con il passare delle ore il respiro di padre Giacomo diventò ansimante e affannoso. Perse conoscenza, ma più tardi aprì gli occhi e, con voce flebile, prese ad intonare il Magnificat.
Verso le 23 entrò in agonia: il cappellano dell’Unitalsi di Trieste accorse e gli ammministrò l’Unzione degli infermi. Alcuni istanti dopo, padre Giacomo rese la sua anima a Dio, nella città di Maria.
Venne sepolto nel cimitero Langelle di Lourdes, non lontano dalla Grotta benedetta. Dopo una riesumazione avvenuta il 9 giugno 1997, i suoi resti mortali sono stati ricollocati nello stesso cimitero francese, in una tomba continuamente visitata da molti pellegrini, soprattutto veneti.
Preghiera a fra Giacomo con approvazione ecclesiastica
Santissima Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo, ammirabile nei tuoi santi, ascolta misericordioso la mia supplica che ti rivolgo per mezzo del tuo servo fedele, padre Giacomo. Fa che sia glorificato anche in terra, lui che nella vita amò te in modo eroico è il prossimo con carità evangelica. Per sua intercessione, ottienimi le grazie che ora umilmente ti chiedo è di cui sento tanto bisogno.
Pater, Ave, Gloria
Con approvazione ecclesiastica, Udine, 18 settembre 1994, Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine
Questa preghiera che segue è stata elaborata dall’amministratore del canale in forma privata.
Ricordiamo, quindi, che non è stata richiesta l’approvazione ecclesistica.
PREGHIERA PER OTTENERE L’INTERCESSIONE DEL VENERABILE fra Giacomo:
O venerabile fra Giacomo Filon da Balduina.
Tu che hai offerto la tua grave malattia per il bene dei sacerdoti, aiuta i nostri sacerdoti a seguire fedelmente il Maestro, affinché possano essere nostre sicure guide spirituali, fedeli alla Santa Chiesa.
Grazie alla tua intercessione molti sono guariti da malattie, specialmente dai tumori maligni. Aiutami a guarire da questo male fisico che mi perseguita, ma sia fatta la volontà di Dio. Intercedi affinché possa guarire anche dai mali spirituali che limitano il mio cammino verso la salvezza eterna.
Ti ringrazio, perché sono certo/a che mi stai ascoltando.
Pater, Ave, Gloria per il bene della Chiesa.
Gesù a suor Faustina Kowalska:
«Figlia Mia, voglio istruirti sulla lotta spirituale. Non confidare mai in te stessa, ma affidati completamente alla Mia volontà.
Nell’abbandono, nelle tenebre e nei dubbi di ogni genere ricorri a Me ed al tuo direttore spirituale, che ti risponderà sempre a Mio nome.
Non metterti a discutere con nessuna tentazione, chiuditi subito nel Mio Cuore ed alla prima occasione rivelala al confessore. Metti l’amor proprio all’ultimo posto, in modo che non contamini le tue azioni.
Sopporta te stessa con molta pazienza. Non trascurare le mortificazioni interiori. Giustifica sempre dentro di te l’opinione dei superiori e dei confessore. Allontanati dai mormoratori come dalla peste.
Lascia che gli altri si comportino come vogliono, tu comportati come voglio Io da te.
Osserva la regola nella maniera più fedele. Dopo aver ricevuto un dispiacere, pensa a che cosa potresti fare di buono per la persona che ti ha procurato quella sofferenza. Evita la dissipazione. Taci quando vieni rimproverata.
Non domandare il parere di tutti, ma quello del tuo direttore spirituale; con lui sii sincera e semplice come una bambina.
Non scoraggiarti per l’ingratitudine. Non indagare con curiosità sulle strade attraverso le quali ti conduco.
Quando la noia e lo sconforto bussano al tuo cuore, fuggi da te Stessa e nasconditi nel Mio Cuore. Non aver paura della lotta; il solo coraggio spesso spaventa le tentazioni che non osano assalirci.
Combatti sempre con la profonda convinzione che Io sono accanto a te. Non lasciarti guidare dal sentimento poiché esso non sempre è in tuo potere, ma tutto il merito sta nella volontà.
Sii sempre sottomessa ai superiori anche nelle più piccole cose. Non t’illudo con la pace e le consolazioni; preparati a grandi battaglie.
Sappi che attualmente sei sulla scena dove vieni osservata dalla terra e da tutto il cielo; lotta come un valoroso combattente, in modo che Io possa concederti il premio.
Non aver troppa paura, poiché non sei sola ».
VI° Quaderno – Parte 2
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Il 28 ottobre 1917 gli austriaci spezzavano il fronte a Caporetto e dilagavano per le valli del Natisone. Un gruppo di soldati s’abbandonò alla profanazione del santuario: le particole consacrate furono sparse sul pavimento, mentre la statua di Maria non venne toccata. Dopo il durissimo anno dell’invasione, P. Eleuterio si accinse a riparare i guasti materiali e a riattivare la vita religiosa. I pellegrinaggi furono intensificati: memorabile quello del 3 settembre 1922, quando Maria e il Bambino vennero incoronati con due diademi composti di 7.800 pezzi di metalli e pietre preziose. Nel 1932 le corone furono asportate nottetempo. La generosità dei devoti consentì di rinnovarle. Il 15 agosto 1933 ebbe luogo la seconda incoronazione, fra enorme concorso di popolo, stipato nella conca Nord del monte Plagnava. Ancora trafugate nel 1969, ora le corone sono prive di qualsiasi valore. Accanto al primo custode, il cappuccino P. Eleuterio, uomo intraprendente e geniale, pieno di progetti e di iniziative (morira a 60 anni nel 1935), dal 1920 fu presente a Castelmonte il P. Arcangelo da Rivai (BL), il confessore instancabile e amabilissimo, morto in concetto di santità nel dicembre 1953. Ora ambedue riposano nel piccolo cimitero del castello. Durante la seconda guerra mondiale, Castelmonte fu fatto bersaglio dei cannoni tedeschi. Gradini e parapetto del pozzo presentano ancora parti sbrecciate: sono le cicatrici delle granate lanciate contro il castello. La venerata statua era riparata nella cripta, dalla quale il 15 luglio 1945 fu ricollocata nella nicchia dell’altare, al termine d’una solenne celebrazione all’aperto. Nel dopo guerra si avviarono diversi lavori: la chiesa fu elevata di m. 1,60 con finestroni istoriati nella parte centrale, opera del pittore Mariotti di Milano; le pareti inferiori vennero rivestite di tasselli marmorei; fu eretta la Via Crucis in bronzo, di G. Scalvini. Il campanile ebbe un innalzamento di m. 6, dotato di campane e di orologio elettrificati. Nel 1948 sul colle (detto del Campuc) fu eretta una Croce luminosa, rifatta poi in acciaio; nel 1954 veniva inaugurato il primo acquedotto alla sorgente dei Tre Re; nel 1963 riprendeva l’escavo della chiesa inferiore.
Tra le opere più recenti ricordiamo: il nuovo acquedotto sul monte Plagnava ( 1979), l’ampliamento della sacrestia e la nuova penitenzieria (1981), l’ascensore sul lato Nord per malati e anziani (1985), l’affresco sopra l’arcosanto con scene della vita di Maria ( di A. Gatto, 1988) la trasformazione del colle della Croce in parco naturale (1992). Il terremoto del maggio e settembre 1976 squassò il Friuli causando mille morti. I frati di Castelmonte proposero un pellegrinaggio annuale al santuario, per propiziare la ricostruzione materiale e morale. Da allora l’8 settembre vede migliaia di devoti con l’arcivescovo di Udine salire a piedi lassù per ringraziare e per implorare la Madre di Gesu. .
da: BADAN U. (a cura), Castelmonte. Guida storica illustrata del Santuario, Castelmonte 1993.
Padre Arcangelo da Rivai
Al secolo Antonio De Marchi, nacque a Rivai il 6 aprile 1886. A soli 11 anni entrò nel seminario dei Frati Cappuccini di Rovigo e poi di Verona e prese i voti, vestendo il loro abito nel maggio 1901 nel convento di Bassano.
Fu ordinato sacerdote l’8 novembre 1908 e, date le sue non comuni doti di pietà e d’intelligenza, fu dai superiori inviato alla Pontificia Università Gregoriana di Roma dove conseguì la laurea in filosofia nel 1914. Insegnò teologia a Padova e filosofia a Thiene.
Dal 1916 al 1918 fu cappellano militare nel 7° Alpini, battaglione Monte Pelmo. Nobile d’animo e sensibilissimo, rimase così colpito dalle miserie morali e fisiche delle brutture della guerra cui dovette assistere, che ne soffrì anche nella salute.
Ritornato in convento, i superiori lo destinarono al Santuario della Madonna di Castelmonte, sopra Cividale del Friuli, ove rimase per 34 anni.
I suoi interessi di studioso furono soprattutto per la filologia e le lingue straniere e classiche, ma il suo pensiero fu costantemente assorto in Dio.
La fede luminosa di questo umile Cappuccino si espresse nell’edificante celebrazione delle Messe e l’amore per le anime nel mistero della confessione. Immerso nel suo misticismo e in una profonda devozione per la Madonna , umile e intriso di evangelica semplicità, si mostrava ai suoi penitenti così paterno che tutti i pellegrini volevano confessarsi da lui e avere la sua benedizione.
Morì a Cividale del Friuli il 22 dicembre 1953.
Religioso schivo che seppe nascondere i tesori di virtù e di scienza di cui era ricco, Padre Arcangelo da Rivai riposa, in concetto di santità, nel piccolo cimitero di Castelmonte
Detti di P. Arcangelo
■ Se amiamo il Signore, ogni cosa si svolgerà a vantaggio dell’anima nostra.
■ Una cosa ci chiede la Madonna: che abbiamo un cuore buono e la mente fedele al Signore.
■ Andiamo alla Madonna e Lei, buona, ci ascolta e ci dà pace.
■ Pregate il Signore per me, che mi faccia un buon frate, perché sento che finora ho amato poco il Signore.
■ L’importante è amare il Signore con tutto il cuore e poi di mettersi nelle sue mani, sicuri che volgerà tutto a nostro bene, perché ci ama.
■ In tanti anni che confesso a Castelmonte, non ho trovato un peccatore più grande di me.
■ Pregate il Signore che mi faccia degno di soffrire un poco in questo mondo.
■ Quando saremo in Paradiso, tutti insieme, non ci separeremo mai più.
Novena alla SS. Trinità per la glorificazione di P. Arcangelo
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, noi Vi adoriamo e Vi ringraziamo per i molti favori celesti di cui avete arricchito il vostro servo fedele P. Arcangelo. In vista dei suoi meriti e delle sue virtù, specialmente della fede vivissima, della profonda umiltà e della evangelica semplicità, Vi preghiamo di volerlo glorificare in terra e di concedere a noi la grazia che doman-diamo. 3 Gloria Patri
A MARIA SANTISSIMA
O Vergine Santissima, Regina e Madre nostra, o cara Madonna di Castelmonte, degnatevi di esaltare P. Arcangelo, vostro dilettissimo figlio. che ha speso tutta la vita per amarvi e farvi amare; e per amor suo otteneteci la grazia per cui ardentemente vi supplichiamo.
3 Ave Maria
Imprimatur. Can. L Ganis p. V. G. Udine. 7-6 -1968
Chi ricevesse grazie per intercessione di P. Arcangelo, è pregato di darne avviso al R Custode – Santuario di 33040 Castelmonte (Udine).
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6 luglio 2005
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