p.Albino Candido, Diario di un pellegrino carnico, p.356) 31 Maggio 1987 – 2 Giugno 1987
Mi fanno pena i vecchi. Anch’io, vecchio, mi faccio pena. Cerco il Signore che non sento presente come si desidera con desiderio che pare concreto ed esclusivamente reale ed efficace, mentre il concreto non è dentro di noi, dove si raccolgono sentimenti e brame di svariatissima natura.
Allora è dal cielo che occorre attendere il concreto. Guardo il cielo come gli apostoli al momento dell’Ascensione, lasciando perdere il rimprovero dei due angeli. Guardo il cielo. E guardo il cielo dal quale mi viene la luce e quella serenità di cui abbisogno in questo momento.
Vedo che il mio peccato è simile alla nube che si ferma nel cielo e toglie parte di quel sereno che costituisce l’essenza del cielo. È nube che si gonfia, si dilata e procura inquietudine. Invaderà tutto l’azzurro.
Se il Signore scorge in me il timore, l’inquietudine per i miei mali e il rimorso per essi, è segno che la comunione con Lui resta.
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Codice di Diritto Canonico Latino.
Canone 915.
Non siano ammessi alla Sacra Comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto.
Canone 916.
Colui che è consapevole di essere in peccato grave, non celebri la Messa né comunichi al Corpo del Signore senza avere premesso la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l’opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi che è tenuto a porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima.
Santo ed ecumenico Concilio di Trento, Decreto sul Santissimo Sacramento dell’Eucarestia (11 ottobre 1551).
CONCILIO DI TRENTO
Capitolo VIII.
Canone 11.
Se qualcuno dirà che la fede è preparazione sufficiente per ricevere il sacramento della santissima Eucarestia, sia anatema
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Il tuo onnipotente Creatore ti ha tratto dal nulla donandoti l’esistenza.
Ti ha riempito di doni immensi e ti sostiene in ogni istante della vita..… perché non Gli dimostri un po’ di riconoscenza donandogli qualcosa del tuo tempo frequentando l’Eucaristia dove Egli stesso si offre a te in corpo, sangue, anima e divinitá? Dove riceveresti immense grazie?
Se tu comprendessi appieno cosa perdi tralasciando di frequentare l’Eucaristia, andresti ogni giorno alla Santa Messa e ringrazieresti continuamente il Signore per questo immenso dono…
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Dal “Diario di un pellegrino carnico” di p.Albino Candido
10 Gennaio 1979
“La preghiera non è soltanto verso Dio; l’uomo non stabilisce il suo rapporto soltanto con Dio, ma lo vive in una comunione coi morti e i morti la vivono in una comunione con gli esseri viventi quaggiù. …
La preghiera supera la barriera della morte, non unisce così solo a Dio ma ci fa vivere una comunione reale con tutti coloro che sono in Dio, morti e viventi.” (Divo Barsotti)
Che sia tutto fantastico e incomprensibile, inverosimile, incredibile? Solo così può agire e comportarsi Dio. Il mio credo prende l’avvio dall’incredibile. È Amore. (p.91)
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L’anziano Elia si stava preparando per la partecipazione alla Santa Messa dell’indomani mattina. Il suo volto era radioso e coloro che lo incontravano si chiedevano il perché. Quando qualcuno gli domandava i motivi di questo suo particolare entusiasmo rispondeva che era emozionato e molto contento di poter frequentare l’Eucaristia.
“É solo una semplice Messa … mi sembra esagerato questo tuo entusiasmo” – gli disse un conoscente.
“Solo una semplice Messa? – rispose Elia meravigliato. Ma lo sai che veniamo dal nulla? Sai chi ha voluto la nostra esistenza dall’eternità?
Sei consapevole di chi continuamente ci sta sorreggendo e basterebbe un solo suo cenno che noi finiamo per sempre questa vita terrena? Nella Santa Messa io vado ad incontrare Colui che mi ha creato dal nulla, mi sta continuamente sorreggendo e potrebbe chiamarmi a sé in qualsiasi momento. Chi é piú importante di Lui? Il Presidente? Il re?
Eppure mi sta invitando al suo banchetto ed addirittura si offre a me nella Comunione per divinizzarmi…non é una cosa straordinaria? Non é un validissimo motivo per essere emozionati e contenti?
Elia si stupiva del fatto che moltissimi cristiani non riescono a comprendere questa incredibile opportunità e vanno a Messa spesso annoiati e senza entusiasmo…
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Il principe di questo mondo, il diavolo è già condannato, e con il diavolo sono condannati anche i demòni e tutti gli uomini e donne che lo seguono.
Commettono peccato grave tutti coloro che non credono che Gesù è il Cristo, infatti solo quando si renderanno conto che Gesù è il Cristo, potranno entrare in paradiso.
Gesù sale al cielo, siede alla destra del Padre e manda a noi lo Spirito Santo, per guidarci, ricordandoci le sue parole.
San Michele Arcangelo a Petralia disse:
“Commettono colpa grave tutti coloro che battezzati nella Chiesa di Dio e consacrati col sigillo del Cristo, cercano l’ Altissimo per altre vie e altri credi, sappiate che l’unica via per arrivare a Dio è Gesù. Lui stesso ha istituito la Chiesa, indicando in Pietro il suo successore, quindi io vi dico: confessatevi, andate ogni domenica a messa e fate la santa comunione e solo così sarete un solo corpo con Cristo”.
Dobbiamo essere felici che Gesù siede alla destra del Padre, e dobbiamo anche noi, da buoni cristiani, prepararci al transito, che non è la morte, perché la morte è stata vinta da Gesù e coloro che seguono Gesù non muoiono, ma transitano a miglior vita nella pace eterna. Bisogna difendere e tutelare la vita che è un dono di Dio, ma non bisogna avere paura di passare oltre quando il buon Dio ci chiamerà, dobbiamo iniziare a prepararci, apprezzando tutti i giorni della nostra vita terrena e cercare di evolverci in modo di farci trovare pronti quando sarà il momento.
Dio ci ama e non ci lascia in eterno in esilio in questo mondo, ma presto ci chiamerà alla gioia eterna, prepariamoci guidati dal Vangelo.
Salvatore Valenti
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La Regina della Pace, durante un’apparizione, disse ai veggenti che la maggior parte delle anime che si salvano dalla dannazione eterna passano attraverso il Purgatorio.
Ciò significa che esse anelano fortissimamente alla visione di Dio, ma ancora devono purificarsi dalle ombre interiori, per questo esse soffrono ancora.
Ricordiamo spesso che la nostra vita terrena avrà un termine, prima o dopo – quando il Signore disporrà.
In virtù della Comunione dei santi abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, soprattutto dal punto di vista spirituale.
Chi prega ed offre sacrifici per i defunti di vero cuore, riceverà da loro molta riconoscenza.Pregare per i defunti è un grande atto d’amore.
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(Gesù a sud Maria della Trinità – Colloquio interiore n. 494 e 497)
“Sì, io sono felice, infinitamente.
Io godo nel donarmi nella Comunione, nel comunicare la mia vita alle anime.
Desidero tanto ardentemente di comunicarvi la mia vita.
Tu lo vedi, per meglio agire in voi io mi faccio piccolo, tanto piccolo, insignificante…(n.494)
Quando vengo con la santa Comunione io porto con me i doni dello Spirito Santo e le sue virtù, tutte le sue virtù.
Io le dono.
A voi rimane il compito di assimilarle, farle parte integrale della vostra anima mettendole in pratica.
Io comincio con l’offrirvi la mia dolcezza, dopo, quando vi ho tutto donato, in fine, il mio ultimo dono è ancora la dolcezza.” (n.497)
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Signore tu ci hai donato moltissime cose, ma non sempre ti siamo riconoscenti: L’esistenza, il corpo ed i sensi, l’intelligenza, l’anima immortale, la terra e l’Universo, la famiglia, gli amici ecc.
Ma il dono più grande sei Tu stesso perché hai offerto la tua vita per la nostra salvezza eterna e continui ad offrirti in corpo, sangue, anima e divinità nella SS. Eucaristia. Quanto poco sappiamo approfittare di questo immenso dono! Tramite essa tu nutri la nostra anima e gradualmente ci divinizzi, facendoci diventare Figli di Dio in pienezza.
Purtroppo molte chiese sono deserte e pochi partecipano alle Sante Messe, perché dicono di non aver tempo o non vi credono.
Ti preghiamo affinché tutti noi possiamo essere sempre consapevoli di questo immenso tuo dono. Fà che tutta l’umanità possa cibarsi di Te, uomo-Dio, e che tutti siano consapevoli che Tu, l’Amore Onnipotente, ti sei umiliato fino ad essere presente in una semplice particola e nel vino sull’altare.
Gli Angeli ed i Santi ti adorano anche per questo e noi spesso nemmeno ti prendiamo in considerazione: perdonaci e fa che ripariamo a questa ingratitudine con la nostra devota ed assidua partecipazione!
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Se siamo consapevoli ed abbiamo le prove sicure che una persona ci ha fatto del male, non odiamola e non cerchiamo la vendetta. Gesù ci ha chiesto di amare anche il nemico.
Umanamente ci è molto difficile perdonare, per questo dobbiamo chiedere l’aiuto dello Spirito Santo, degli angeli e dei santi.
Un primo passo per superare il problema è quello di cominciare a pregare per questa persona.
Preghiamo anche il suo angelo custode affinché l’aiuti a riflettere su se stessa.
Un espediente efficace potrebbe essere quello di proiettarci in avanti: pensiamo che la nostra vita è breve e che se ci fidiamo della Misericordia di Dio, un giorno saremo in Paradiso. Lì la Comunione dei santi sarà perfetta, nel senso che nessuna ombra potrà offuscare il rapporto con Dio e con gli altri.
Se questa persona che ci ha fatto del male si converte e confida anch’essa nella Misericordia divina, si troverà anch’essa in Paradiso con noi e noi la potremo amare nella luce di Dio, senza ombre di risentimento alcuno.
Ma dobbiamo cominciare ad amarla anche in questa vita, vedendo nella persona stessa non il nemico da odiare, ma il potenziale prossimo da amare in virtù della Comunione dei Santi.
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I Santi, tutti quanti – anche quelli più sconosciuti, ci sono molto più vicino di quello che pensiamo: vivendo in comunione nell’Amore di Dio, essi ci amano perché, nella Comunione dei Santi, noi che viviamo nella dimensione terrena siamo i più fragili e sono pronti ad aiutarci nel nostro cammino verso la salvezza eterna.
Essi non vedono l’ora di accoglierci festanti in Cielo.
Non dobbiamo pensare che essi non ci stimino perché siamo peccatori.
Essi, in sintonia con il Signore, ci vedono come dei fanciulli bisognosi di tutto, provano pena e profonda tenerezza quando pecchiamo e si commuovono profondamente quando ci pentiamo e ci riprendiamo dopo la caduta.
Per questo Gesù disse: “Vi è più gioia in Cielo per un solo peccatore convertito che per gli altri 99 giusti…
Onoriamoli ed invochiamo la loro intercessione…
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Ofelia, morta nell’ottobre del 2021 era una pia donna cividalese che perse 2 figli molto giovani.
Il primo si chiamava Massimiliano, il quale amava molto la Madonna. Non perdeva mai una messa e si recava sempre a “dottrina”, pregava molto spesso.
A maggio usava portare alla Madonna i fiori più belli perchè la considerava la sua Mamma Celeste.
A sette anni fu vittima di un grave incidente: per sette giorni fu in coma e poi il Signore lo volle prendere.
Ofelia aveva una fede incrollabile e non si scoraggiò: si recò a Medjugorje e lì fu testimone di un incredibile fatto, che raccontò in seguito e che io trascrissi per un capitolo del mio libro “Come ci vedono dall’aldilà”.
“Massimiliano amava molto la Madonna. Non perdeva mai una messa, si recava sempre a “dottrina”, pregava molto spesso. A maggio usava portare alla Madonna i fiori più belli perchè la considerava la sua Mamma Celeste. A sette anni fu vittima di un grave incidente: per sette giorni fu in
coma e poi il Signore lo volle prendere. Il vuoto che ci ha lasciato fu immenso.
Posso dire, comunque, che questa terribile prova ci ha uniti di più nel Signore. Un giorno mi è stato chiesto di partecipare ad un pellegrinaggio per Medjiugorie.
Ero partita per Medjugorje proprio con l’intenzione di chiedere la grazia di vedere mio figlio Massimiliano. Quando giunsi là, però, mi rammaricai della mia richiesta vedendo tante persone ammalate e molto più bisognose di me, chi nelle carrozzelle e chi in barella. Comunque dentro di me avvertivo come una presenza che mi donava pace e sicurezza.
Quando entrai nella chiesa vidi tanti sacerdoti e chierichetti, uno dei quali mi passò accanto: non gli diedi molta importanza. L’indomani salii con il gruppo sul Prdboro, il monte delle apparizioni e pregammo a lungo.
Più tardi partecipammo alla messa
delle undici: anche li notai tanti chierichetti, e così pure alla messa serale.
Feci caso che ne mancavano ogni volta due.
Il venerdi, penultimo giorno, dopo la salita del monte Crisevac, partecipammo di nuovo alla messa delle undici: questa volta era presente solo un chierichetto di circa sette-otto anni che mi passò di nuovo davanti. L’avevo fatto notare anche a mia suocera che mi rispose che probabilmente doveva essere il piccolo veggente Jacov. Ma io sapevo che non poteva essere Jacov che era più grande.
Questo stesso bambino si presentò il giorno dopo da solo per servire un sacerdote. Durante la comunione vidi mia suocera, che era andata prima di me, balzare all’indietro. Pensai avesse riconosciuto il sacerdote. Quando ritornò al banco mi disse di stare attenta che avrei capito al momento opportuno. Mi recai presso l’altare e mentre stavo per ricevere la comunione il bambino trasse un po’ indietro la patena e trattenendola disse fissandomi con un sorriso:
“Mamma sono qui! Perchè non mi guardi?”
Lo guardai: aveva le sembianze di mio figlio Massimiliano. Avrei voluto abbracciarlo ma qualcosa mi faceva rimanere lì immobile. Avevo gli occhi lucidi, le mie erano lacrime di gioia.
Dopo un po’ riprese le sembianze del bambino che vedevo da due giorni passarmi davanti. Il sacerdote aveva percepito qualcosa di particolare ma non disse niente ed io tornai al banco piangendo di gioia e ringranziando la Madonna.
Subito dopo mi passò per la mente di fotografarlo.
Al termine della messa il bimbo mi passò di nuovo davanti senza guardarmi e notai che aveva la stessa andatura di Massimiliano: si dondolava tenendo le manine dietro la schiena. Dentro di me osservai: Massimiliano, sei proprio tu! Prima mi facesti vedere il tuo volto, ora scorgo il tuo corpo!
Ringraziai di nuovo la Madonna, piena di gioia.”
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(Diario di un pellegrino carnico – p.Albino Candido – 1 novembre 1980)
Tutti i Santi.
“La storia umana non è soltanto un cammino e non è fatta soltanto dagli uomini: una componente della storia è la preghiera dei santi. La storia umana non è vissuta soltanto quaggiù, è vissuta anche nel cielo, o piuttosto il cielo interviene sulla terra, il cielo agisce nel mondo…
Sono anche i santi gli attori della nostra storia. Quando l’uomo muore ed entra nel seno di Dio, non per questo lascia la terra, non per questo abbandona l’umanità…
I santi sono fra noi e fanno la storia Essi sono presenti in una preghiera efficace onde implorano l’intervento di Dio, il compimento dei disegni divini”.
(Divo Barsotti). (p.228)
La preghiera dei santi già riempie la vita del cielo, il tempio di Dio. Vivere per Lui.
Vivere per Lui.
(Diario di un pellegrino carnico – p.Albino Candido – 1 novembre 1980)
(p.228)
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Quando abbiamo deciso di partecipare all’Eucaristia, facciamolo cercando di essere pienamente consapevoli del suo enorme valore e riflettiamo su Chi andiamo a ricevere nella Comunione.
In questo modo ci apprestiamo a donare al Signore il nostro tempo nella gioia e non nella tristezza, la quale è mortificante per il Signore..
“Preferisco vedere un’anima darmi poco, ma con grande gioia, piuttosto che vederla darmi molto, consacrarmi tutto ciò che una vita umana può consacrare, ma con tristezza; la tristezza è come un pentimento”
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio interiore n. 220)
“Il Regno di Dio entra solo nell’animo semplice perché il regno di Dio è una meraviglia che soltanto il semplice può accettare, è disposto ad accettare come realtà possibile” (p. Albino Candido, monaco) p.173
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Tutti siamo peccatori, ma possiamo riparare dandoci da fare anche per gli altri peccatori.
Possiamo aiutarli offrendo loro in umiltà d’animo sacrifici e preghiere di ogni tipo, comprese le indulgenze.
Si può dare un grande aiuto anche frequentando assiduamente e con fede l’Eucaristia: è proprio lì che si ottengono le grazie spirituali più inimmaginabili per gli altri.
Il Signore è Onnipotenza d’Amore e può elargire molte grazie per la conversione dei peccatori per cui preghiamo disinteressatamente. Più la preghiera è disinteressata e più è ascoltata da Dio, fonte di ogni purezza.
Solo in Paradiso ci renderemo conto del nostro piccolo contributo alla salvezza delle anime, perché lì vedremo Dio come Egli è e tutti saremo in trasparente comunione con Lui e comprenderemo meglio come Dio è stato da noi glorificato anche qui in terra.
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Molti cristiani non sono del tutto consapevoli che durante l’Eucaristia le preghiere dette con fede per gli altri vengono prima o poi esaudite. Soprattutto quelle durante l’Elevazione e durante la Santa Comunione.
In genere preghiamo innanzitutto per i propri famigliari, poi per gli amici, per i colleghi di lavoro, per i conoscenti e per i cari defunti.
Le preghiere più gradite e che hanno la possibilità di essere più facilmente esaudite, sono quelle per i nostri nemici. Queste sono le preghiere più pure in quanto il nostro istinto spesso prova repulsione per coloro che ci sono ostili, ma raccomandandoli al Signore contro il nostro interesse, Egli può agire in loro in un modo tale che nemmeno immaginiamo.
Questo perché Dio è Amore e suo Figlio Gesù Cristo, prima di morire tra atroci sofferenze, ha chiesto al Padre di perdonare i suoi nemici.
Chi fa come Lui, in stretta unione con Lui nell’Eucaristia, purifica il suo amore e si rende più simile al Dio Misericordioso.
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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n.444)
Alla Comunione Io trovo nella maggioranza delle anime il tumulto…
Conflitti di desideri opposti alle preghiere che le labbra formulano.
Voi dovete desiderare quanto mi chiedete con le parole, voi dovete pregare anche mediante i vostri desideri.
Invece trovo tumulto di inquietudini e di preoccupazioni temporali che soffocano lo spirito di fede.
Cercate di allontanare tutto ciò.
Io desidero trovare nelle vostre anime un silenzio immenso come l’oceano dove affondano tutte le cose passeggere,
un silenzio immenso come la maestà di Dio.
Allora dal più profondo della vostra anima voi sentirete salire una dolce voce: sono io.
Sono io che desidero rivivere in voi…
Prestatemi la vostra umanità…
Fate quanto vi dico…
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n.444)
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La Sacra Scrittura va letta alla luce dello Spirito Santo, non solo alla lettera. I genitori sono coloro che ci hanno trasmesso la vita, ci hanno fatto crescere e ci hanno educato.
In senso lato sono tutti coloro che generano “vita” in tutti i modi possibili. Per questo motivo tutti noi potremmo essere “padre” e “madre” nei confronti degli altri e viceversa.
Quando una persona ci dà un buon consiglio utile alla salvezza dell’anima, ad esempio, in quel momento ci è “padre” e “madre” perché contribuisce a generare in noi l’uomo nuovo per poter raggiungere la pienezza a cui siamo destinati. Dio si serve di tutti noi, in virtù della Comunione dei Santi, per edificarci a vicenda.
Spingendo il ragionamento sino in fondo, anche i figli naturali potrebbero essere “genitori” dei loro genitori. Quando danno il buon esempio i genitori indirettamente vengono edificati e rigenerati. Pensiamo al giovanissimo beato Carlo Acutis: i suoi genitori (viventi) ammettono spesso che il figlio ha contribuito molto a cambiare le loro vite e la loro stessa spiritualità.
“Onorare il padre e la madre” significa riconoscere che in qualche modo siamo tutti debitori primariamente verso i genitori naturali, ma anche gli uni verso gli altri…
Ricordiamoci di questo brano evangelico:
Matteo 12,46-50
Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».
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Ci sono molti che sognano la realizzazione di un farmaco dell’Eterna giovinezza qui su questa terra.
Ma cosa significa? Si tratta, alla fine, di manipolare il DNA e le attività biologiche dell’uomo. Per quale motivo? Per evitare malattie ecc?
Qualora, per assurdo, dovessero realizzare questo farmaco, nessuno però potrà salvarci dagli eventi esterni distruttori che sono moltissimi (omicidi, guerre, incidenti, terremoti, esplosioni vulcaniche, asteroidi, raggi gamma, fenomeni cosmici di ogni tipo ecc)
Comunque c’è già il farmaco dell’Eterna giovinezza per il credente: la Santa Eucaristia, la quale divinizza ogni cristiano e lo prepara per la VITA ETERNA a cui è destinato come figlio di Dio e fratello di Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio..
Si muore fisicamente, ma si rinasce per l’eternità grazie all’anima immortale che si unirà al corpo con la Resurrezione dei morti, quando Gesù verrà alla fine del mondo.
È meglio non desiderare di rimanere per sempre in questa valle di lacrime, ma è più conveniente attendere con fiducia l’avvento della nuova vita eterna, dove ci accolgono la SS. Trinità, gli Angeli ed i Santi.
Chi vive in questa santa attesa è interiormente sereno e trova il vero significato di tutto.
Peccato che troppo pochi conoscono questo farmaco dell’Eterna giovinezza e pochissimi credono nella sua efficacia, ma se si comprendesse appieno, le Sante Messe sarebbero affollatissime e ci vorrebbero le forze dell’ordine per regolare il flusso delle masse che vorrebbero accaparrarsi un posto all’interno e vicino all’altare (come sostenevano Padre Pio e Carlo Acutis)
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1046 Quanto al cosmo, la Rivelazione afferma la profonda comunione di destino fra il mondo materiale e l’uomo: « La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio […] e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione […]. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo » (Rm 8,19-23). 1047 Anche l’universo visibile, dunque, è destinato ad essere trasformato, « affinché il mondo stesso, restaurato nel suo stato primitivo, sia, senza più alcun ostacolo, al servizio dei giusti », partecipando alla loro glorificazione in Gesù Cristo risorto. 1048 « Ignoriamo il tempo in cui saranno portate a compimento la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini ». 1049 « Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, tale progresso è di grande importanza ». 1050 « Infatti i beni della dignità dell’uomo, della comunione fraterna e della libertà, cioè tutti questi buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale ». Dio allora sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28), nella vita eterna:
(Dal Catechismo della Chiesa Cattolica)
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La “Comunione dei Santi” ha un significato spirituale molto più profondo di quello che pensiamo. Siamo tutti solidali tra noi, per questo il nostro amore dovrebbe estendersi a tutta l’umanità.
Già in questa vita terrena non possiamo fare senza gli altri, anche nelle cose materiali.
Non è solo una questione di economia pratica, ma è anche questione di solidarietà reciproca materiale, psichica e spirituale.
I contadini procurano da mangiare, gli operai le cose necessarie, gli insegnanti ed i ricercatori la conoscenza, i medici e gli infermieri la salute, le forze dell’ordine la sicurezza, dcc.
Ognuno ha un suo ruolo in questa complessa società, la quale si regge col sacrificio e l’ingegno di tutte le persone di buona volontà.
Nell’ordine spirituale avviene una cosa analoga: i santi sono il collante che orienta a Cristo, il quale è presente in tutti.
Tutti noi uniti formiamo un solo corpo in Cristo ed ognuno ha la sua mansione.
Anche coloro che ci hanno preceduto hanno un ruolo importante per noi grazie al loro esempio ed alla loro intercessione.
Tutti noi abbiamo il dovere di diventare santi con l’aiuto dello Spirito Santo.
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Il processo di “visualizzazione” ha sempre influenzato la psiche e spesso il nostro comportamento. Ci sono studiosi che sostengono che fissare nella mente immagini altamente positive, ricche di simmetrie, forme e colori, aiuta l’equilibrio interiore e mette in risalto la positività della vita quotidiana.
Durante l’Eucaristia noi vediamo dei semplici segni che indicano la presenza di realtà molto profonde. La nostra mente dovrebbe allenarsi a leggere questi segni attraverso un pacato ed interiore processo di visualizzazione.
La particola, ad esempio, è il pane che viene elaborato grazie all’intervento spazio-temporale dell’uomo e della natura. E così lo stesso per il vino. Gesù si offre interamente in corpo, sangue, anima e divinità in questo modo, eppure è realmente presente in tutte e due le specie. È la Trascendenza che si inabissa nell’immanenza per elevare l’uomo di buona volontà alle altezze a cui è destinato.
Questo tipo di visualizzazione ha un effetto più incisivo dopo l’assunzione della particola. Lo sguardo interiore, aiutandosi con la fede e l’immaginazione, è fisso sulla figura di Gesù, su quello che ha detto e fatto, sulla sua energia umana e divina. Allora Gesù stesso può operare meglio in noi perché trova l’ambiente più accogliente ed in questo modo trasmettere i frutti dello Spirito Santo. Egli ci fa comprendere che se compiamo la sua volontà con amore è Lui ad agire in noi, ed allora scaturisce la gioia interiore che ci aiuta ad apprezzare l’esistenza, i doni divini, a relazione col prossimo, l’operare il bene, la contemplazione di tutto ciò che esiste di bello, santo, buono. In questo modo diventiamo gradualmente “altri Cristi”, nel senso che continuiamo la sua missione nell’Amore verso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
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p. Ermes Ronchi
Avvenire Corpus Domini Gv 6,51-58
Nella sinagoga di Cafarnao, il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue. Un invito che sconcerta amici e avversari, che Gesù ostinatamente ribadisce per otto volte, incidendone la motivazione sempre più chiara: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero.
E’ l’incalzante convinzione di Gesù di possedere qualcosa che cambia la direzione della vita. Mentre la nostra esperienza attesta che la vita scivola inesorabile verso la morte, Gesù capovolge questo piano inclinato mostrando che la nostra vita scivola verso Dio. Anzi, che è la vita di Dio a scorrere, a entrare, a perdersi dentro la nostra. Qui è racchiusa la genialità del cristianesimo: Dio viene dentro le sue creature, come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo, come corpo dentro l’abbraccio. Dentro l’amore.
Il nostro pensiero corre all’eucaristia. È lì la risposta? Ma a Cafarnao Gesù non sta indicando un rito liturgico; lui non è venuto nel mondo per inventare liturgie, ma fratelli liberi e amanti.
Gesù sta parlando della grande liturgia dell’esistenza, di persona, realtà e storia. Le parole ‘carne, sangue, pane di cielo’ indicano l’intera sua esistenza, la sua vicenda umana e divina, le sue mani di carpentiere con il profumo del legno, le sue lacrime, le sue passioni, la polvere delle strade, i piedi intrisi di nardo, e la casa che si riempie di profumo e di amicizia. E Dio in ogni fibra. E poi come accoglieva, come liberava, come piangeva, come abbracciava. Libero come nessuno mai, capace di amare come nessuno prima.
Allora il suo invito incalzante significa: mangia e bevi ogni goccia e ogni fibra di me. Prendi la mia vita come misura alta del vivere, come lievito del tuo pane, seme della tua spiga, sangue delle tue vene, allora conoscerai cos’è vivere davvero.
Cristo vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza come l’ha vissuta lui. Dio si è fatto uomo perché ogni uomo si faccia come Dio.
E allora vivi due vite, la tua e quella di Cristo, è lui che ti fa capace di cose che non pensavi, cose che meritano di non morire, gesti capaci di attraversare il tempo, la morte e l’eternità: una vita che non va perduta mai e che non finisce mai.
Mangiate di me! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d’amore: ‘voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell’intimo tuo come sangue; farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita’. Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe,
lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola.
Vangelo racchiuso in sole due parole: pane e vita, mangiare e vivere.
Oggi celebriamo Corpo e Sangue del Signore? No. Cristo che si dona? Non è esatto. La festa di oggi è ancora un passo avanti.
E’ la festa del dono preso, del pane mangiato. Unica e spiazzante dichiarazione d’amore!
Un cammino che però non è il nostro. Prima che io dica “ho fame”, Lui dice “Prendi e mangia!” Mi ha cercato, mi ha atteso. Si dona.
Gesù non proclama “Mangiate la mia innocenza, la mia santità”. Dice corpo, dice sangue: “Bevete la debolezza, la precarietà, il dolore, l’intensità della mia vita”. Quasi un Dio minore.
Che hai a che fare con me, o carne e sangue di Cristo?
La risposta è una pretesa eccessiva: io faccio vivere!
Ma che cosa ci fa vivere? Siamo affamati di vita, e non rassegnati!
Siamo l’uomo che non vive di solo pane, perché ne morirebbe!
Io vivo di persone. Vivo delle mie sorgenti, come ogni fiume, come albero avvinghiato alle radici.
Vivo della bocca di uno dalla Parola di luce acqua terra vento.
La prima lettura mi sussurra: ricordati del tuo cammino. Ricordati! Perché l’oblio è la radice di ogni male. Ricorda la sorgente e la salita, il vento delle piste, la bellezza dell’anima affaticata dal richiamo di cose lontane.
Ricordati che essere uomo-con-Dio non è lo smarrirsi fra le dune. E poi della manna scesa all’improvviso, quando non l’aspettavi più.
Ricordati del tuo deserto tra scorpioni e serpenti, ma soprattutto dell’acqua giunta sotto forma di una forza inattesa, un amore bello, un amico entusiasta, una musica sublime.
Signore, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento.
Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia.
Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.
Come già venuto, io ti abbraccio e mi unisco tutto a Te: non permettere che abbia mai a separarmi da Te.
Eterno Padre, io ti offro il Sangue preziosissimo di Tuo Figlio in sconto dei miei peccati,
in suffragio delle anime del purgatorio e per i bisogni della santa Chiesa.
Amen
https://www.preghiereperlafamiglia.it/comunione-spirituale.htm
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Chiunque di noi, quando ama immensamente una persona, rimane male se il suo amore non viene corrisposto adeguatamente.
Gesù attraverso l’Eucaristia aspetta che l’accogliamo con gioia, perché Egli si dona in corpo, anima e divinità al cristiano che lo desidera.
Siccome Egli ama ciascuno di noi con un amore infinito, a Lui dispiace molto quando, pur essendo coscienti di questo suo infinito dono, lo trascuriamo o non ne vogliamo sapere.
Dio, il quale è incredibilmente innamorato di ognuno di noi, attende sempre una nostra personale e libera risposta d’amore.
Noi lo amiamo davvero da desiderare ardentemente di riceverlo nell’Eucaristia?
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QUESTA È UNA TESTIMONIANZA VERA. LEGGETELA ATTENTAMENTE: SARÀ PER VOI UN VERO CONFORTO SPIRITUALE E VI FARÀ AMARE ANCORA DI PIÚ L’ EUCARISTIA…
Il mio nome è Guido. Sono un sacerdote e vivo in un paesino dell’ Amazzonia, al quale è possibile arrivare solo in barca, venendo da Santarém.
Una sera, di quelle nelle quali l’umido calore della foresta sembra soffocarci, mi trovavo adagiato tra due alberi, davanti alla chiesa, tentando di riposare, quando, all’improvviso, sentii la manina di una bambina che mi toccava il braccio e mi disse:
— Padre, mia nonna sta molto male… Il suo corpo sta perdendo le forze e desidero che riceva i Sacramenti per poter entrare tranquilla in Paradiso.
Mezzo frastornato mi alzai, andai fino al tabernacolo, raccolsi una particola consacrata in una teca e mi incamminai per la strada, o meglio, per il viottolo che la bambina mi indicava, in direzione di un altro villaggio, distante cinque chilometri da lì.
Durante il lungo percorso, di tanto in tanto, la piccola rompeva il silenzio con qualche affermazione singolare, rivelando una maturità molto al di sopra degli otto anni che sembrava avere:
— Se sapesse, padre, com’è Colui che lei porta in questa teca sacra, si emozionerebbe dalla gioia…
Trascorso del tempo, ella diede un lieve colpo alla mia mano, e con la sua tenera voce infantile aggiunse:
— Sa, padre, che quando un bambino muore dopo la Prima Comunione va direttamente in Cielo?
Io pensavo meravigliato: “Chi sarà stato il catechista che ha dato a questa bambina una così eccellente formazione?”. Tuttavia non le dicevo nulla e ascoltavo con buona volontà le sue considerazioni, assentendo affermativamente col capo.
Quando feci segno di affrettare il passo, la piccola reclamò:
— Padre, padre, non corra tanto! Parliamo di Gesù. È sempre molto bello parlare di Lui!
Sentendo queste parole, non potei trattenermi e chiesi:
— Bambina mia, come fai a sapere tante cose in così tenera età?
Lei mi disse:
— Ah! Davanti a Dio non conta l’età, solo la semplicità e l’amore. Gesù Si rivela ai poveri di spirito. E anche ai grandi, quando diventano come i bambini.
In quel momento si fece un silenzio più prolungato, e dentro di me tutto si fece confuso. Passati alcuni istanti lei chiese:
— Padre, è contento di essere missionario?
— Sì, sì… Sebbene mi stia costando molto sforzo – confessai, un po’ imbarazzato.
Lei mi rispose:
— Se una vocazione non è seriamente praticata, è una vocazione mancata…
Qualcosa mi spinse a confidarle la mia difficoltà:
— Quando sono partito dall’Italia per venire qua in missione, ero pieno di entusiasmo. Il mio parroco fece suonare le campane a festa, per ringraziare il dono che il Signore stava dando alla parrocchia, e io ero felice perché avevo la gioia di consegnarmi interamente.
Ho fatto un lungo viaggio e sono arrivato qui, in Amazzonia.
I primi contatti e il rapporto entusiastico tra i missionari mi incoraggiavano!
Però, dopo… le difficoltà hanno cominciato a pesarmi molto!
I grandi e i piccoli problemi, le condizioni precarie, il clima, l’alimentazione, le persone e anche la mia comunità mi sono diventati fastidiosi.
Una sera, mi sono diretto persino in chiesa, non per pregare, ma solo per chiedere a Dio:
che cosa sono venuto a fare qua? Perché mi trovo in un posto così difficile?…
La piccola si limitò a dire:
— Sì, padre, come gli ebrei brontolarono con Mosè: “Perché ci hai portato in questo deserto?”…
Davanti a questo commento così saggio e puntuale, esclamai:
— Com’è possibile che tu abbia risposte così superiori alla tua età?
Lei ribatté:
— Perché Gesù mi ha istruito. E Lui mi ha chiesto di dirle che, nella sua vita, lei ha cercato soltanto di piacere a se stesso e di essere stimato dagli uomini.
Rimasi come pietrificato e, come un lampo, vidi passare davanti a me tutte le grazie che avevo ricevuto, corrisposte e non corrisposte, tutti gli incanti per la mia vocazione, i trasporti avuti per la vita religiosa…
A questo punto, eravamo arrivati. La bambina corse in giardino e scomparve.
Avendo bussato alla porta, mi aprì una signora giovane, che chiese:
— Padre, cosa desidera in questa casa?
— Signora, mi hanno fatto camminare per molti chilometri e per difficili sentieri per portare qui il Viatico. Non c’è in casa sua un’anziana che desidera riceverlo?
— Ah, sì! Venga, padre, venga…
Una povera anziana era a letto e, vedendomi, il suo volto s’illuminò:
— Padre, quanto tempo l’ho aspettata!
Le amministrai i Sacramenti e lei dormì profondamente. Mi misi a conversare un po’ con la signora giovane, che mi disse che era arrabbiata con Dio e, per questo, da molti mesi non andava in Chiesa.
Per rasserenarla un po’, commentai:
— Lei deve conversare con la bambina che mi ha accompagnato fino a qui… vado a chiamarla in giardino.
Irritata, lei sbottò:
— Non c’è nessuna bambina qui! Ce n’era una… Ma ha fatto la Prima Comunione e subito dopo
Dio se l’è presa, lasciandomi triste e sola. Prese dalla credenza, allora, una foto e me la mostrò, dicendo che si trattava di sua figlia defunta.
Vedendo quella figura, riconobbi la bambina che mi aveva accompagnato per tutto il tragitto! Caddi in ginocchio davanti a quell’enorme mistero della grazia, ricordandomi di tutto quello che la piccola aveva detto, con moltissima emozione.
Anche la madre si emozionò e chiese di confessarsi, promettendo, a partire da quel momento, di non mancare mai più alla Messa delle domeniche e dei giorni di precetto.
Contento e meditativo tornai dalla mia comunità, a passi lenti.
Trascorse alcune ore, tramite un messaggero seppi che l’anziana era morta.
Ancora risuonava nelle mie orecchie quella voce infantile e piena di tenerezza:
— Padre, desidero che mia nonna riceva i Sacramenti perché possa entrare tranquilla in Paradiso.
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I mistici sostengono che una Santa Messa ha un valore infinito agli occhi degli abitanti del Cielo.
L’Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte sulla croce; mediante questo sacrificio egli effonde le grazie della salvezza sul suo corpo, che è la Chiesa.
Essa contiene, quindi, la parola di Dio, le preghiere della Chiesa, il memoriale della Passione, morte e Risurrezione del Signore Gesù Cristo.
Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del pane e del vino, Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera vera, reale e sostanziale, il suo Corpo e Sangue con la sua anima e divinità.
Dove c’é Gesù è presente Maria Santissima insieme ai suoi Angeli ed ai suoi Santi e contemplano questo straordinario mistero con infinito stupore.
Tutto il Cielo è contento anche per le persone che partecipano con devozione facendo la Santa Comunione, dove ricevono Gesù Cristo in corpo, sangue, anima e divinità.
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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo – Anno C – 2019
Le porte del cielo spalancate per noi
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 23,35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Commento di Padre Ermes Ronchi
Sta morendo, posto in alto, nudo nel vento, e lo deridono tutti: guardatelo, il re! I più scandalizzati sono i devoti osservanti: ma quale Dio è il tuo, un Dio sconfitto che ti lascia finire così? Si scandalizzano i soldati, gli uomini forti: se sei il re, usa la forza! E per bocca di uno dei crocifissi, con una prepotenza aggressiva, ritorna anche la sfida del diavolo nel deserto: se tu sei il figlio di Dio… (Lc 4,3). La tentazione che il malfattore introduce è ancora più potente: se sei il Cristo, salva te stesso e noi. È la sfida, alta e definitiva, su quale Messia essere; ancora più insidiosa, ora che si aggiungono sconfitta, vergogna, strazio.
Fino all’ultimo Gesù deve scegliere quale volto di Dio incarnare: quello di un messia di potere secondo le attese di Israele, o quello di un re che sta in mezzo ai suoi come colui che serve (Lc 22,26); se il messia dei miracoli e della onnipotenza, o quello della tenerezza mite e indomita.
C’è un secondo crocifisso però, un assassino “misericordioso”, che prova un moto compassione per il compagno di pena, e vorrebbe difenderlo in quella bolgia, pur nella sua impotenza di inchiodato alla morte, e vorrebbe proteggerlo: non vedi che anche lui è nella stessa nostra pena? Una grande definizione di Dio: Dio è dentro il nostro patire, Dio è crocifisso in tutti gli infiniti crocifissi della storia, Dio che naviga in questo fiume di lacrime. Che entra nella morte perché là entra ogni suo figlio. Che mostra come il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l’amato. Lui non ha fatto nulla di male. Che bella definizione di Gesù, nitida semplice perfetta: niente di male, per nessuno, mai, solo bene, esclusivamente bene.
E Gesù lo conferma fino alla fine, perdona i crocifissori, si preoccupa non di sé ma di chi gli muore accanto e che prima si era preoccupato di lui, instaurando tra i patiboli, sull’orlo della morte, un momento sublime di comunione.
E il ladro misericordioso capisce e si aggrappa alla misericordia: ricordati di me quando sarai nel tuo regno. Gesù non solo si ricorderà, ma lo porterà via con sé, se lo caricherà sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata, perché sia più leggero l’ultimo tratto di strada verso casa. Oggi sarai con me in paradiso: la salvezza è un regalo, non un merito.
E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, che però sa aggrapparsi al crocifisso amore, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno d’amore e di pena, qualunque sia il loro passato: è questa la Buona Notizia di Gesù Cristo.
(Letture: 2 Samuele 5,1-3; Salmo 121, Colossesi 1,12-20; Luca 23,35-43)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/le-portedel-cielo-spalancateper-noi
Le monache di clausura hanno il compito di pregare, studiare, contemplare le meraviglie del Creatore e lavorare per mantenersi. Dedicano la loro vita al Signore e costituiscono il cuore pulsante della Chiesa.
La loro scelta è un forte richiamo alla vita spirituale, la quale per ogni cristiano è molto importante.
Ci ricordano che “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt. 4.1–11).
Diceva il Signore a Marta, la quale era tutta affaccendata e si lamentava di Maria perché era seduta ai piedi di Gesù per ascoltarlo: “Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà mai tolta”
In virtù della Comunione dei santi, i loro sacrifici e le loro preghiere unite al sacrificio di Gesù Cristo giovano a tutta l’umanità, oltre che alla salvezza delle loro anime.
Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
XXV Dom. T.O. anno C – 19
Quanta vita avremo lasciato dietro di noi?
Il Vangelo – (Luca 16,1-13)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. […]».
La sorpresa: il padrone loda chi l’ha derubato. Il resto è storia di tutti i giorni e di tutti i luoghi, di furbi disonesti è pieno il mondo. Quanto devi al mio padrone? Cento? Prendi la ricevuta e scrivi cinquanta. La truffa continua, eppure sta accadendo qualcosa che cambia il colore del denaro, ne rovescia il significato: l’amministratore trasforma i beni materiali in strumento di amicizia, regala pane, olio – vita – ai debitori. Il benessere di solito chiude le case, tira su muri, inserisce allarmi, sbarra porte; ora invece il dono le apre: mi accoglieranno in casa loro. E il padrone lo loda. Non per la disonestà, ma per il capovolgimento: il denaro messo a servizio dell’amicizia. Ci sono famiglie che riceveranno cinquanta inattesi barili d’olio, venti insperate misure di farina… e il padrone vede la loro gioia, vede porte che si spalancano, e ne è contento. È bello questo padrone, non un ricco ma un signore, per il quale le persone contano più dell’olio e del grano. Gesù condensa la parabola in un detto finale: «Fatevi degli amici con la ricchezza», la più umana delle soluzioni, la più consolante. Fatevi degli amici donando ciò che potete e più di ciò che potete, ciò che è giusto e perfino ciò che non lo è! Non c’è comandamento più umano. Affinché questi amici vi accolgano nella casa del cielo. Essi apriranno le braccia, non Dio. Come se il cielo fosse casa loro, come se fossero loro a detenere le chiavi del paradiso. Come se ogni cosa fatta sulla terra degli uomini avesse la sua prosecuzione nel cielo di Dio. Perché io, amministratore poco onesto, che ho sprecato così tanti doni di Dio, dovrei essere accolto nella casa del cielo? Perché lo sguardo di Dio cerca in me non la zizzania ma la spiga di buon grano. Perché non guarderà a me, ma attorno a me: ai poveri aiutati, ai debitori perdonati, agli amici custoditi. Perché la domanda decisiva dell’ultimo giorno non sarà: vediamo quanto pulite sono le tue mani, o se la tua vita è stata senza macchie; ma sarà dettata da un altro cuore: hai lasciato dietro di te più vita di prima? Mi piace tanto questo Signore al quale la felicità dei figli importa più della loro fedeltà; che accoglierà me, fedele solo nel poco e solo di tanto in tanto, proprio con le braccia degli amici, di coloro cui avrò dato un po’ di pane, un sorriso, una rosa. Siate fedeli nel poco. Questa fedeltà nelle piccole cose è possibile a tutti, è l’insurrezione degli onesti, a partire da se stessi, dal mio lavoro, dai miei acquisti… Chi vince davvero, qui nel gioco della vita e poi nel gioco dell’eternità? Chi ha creato relazioni buone e non ricchezze, chi ha fatto di tutto ciò che possedeva un sacramento di comunione.
(Letture: Amos 8,4-7; Salmo 112; 1 Timoteo 2,1-8; Luca 16,1-13)
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OFFERTA QUOTIDIANA DEL LAVORO DELLA GIORNATA
Il cuore generoso del Santo Padre Giovanni XXIII trovò il farmaco per evitare le sofferenze del purgatorio concedendo l’Indulgenza plenaria quotidiana a quanti vivono i propri doveri e sopportano croci di ogni giorno per amore di Gesù.
Occorre inoltre recitare il Credo, il Padre nostro e una preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice.
Ricordiamo la S. Comunione e la Confessione (che è sufficiente fatta negli otto giorni).
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Moltissimi nel mondo stanno soffrendo per la morte di un familiare molto caro. Il dolore della sua scomparsa ha lasciato una profonda ferita interiore, difficile da rimarginare. Ma si può anche lenire un po’ il dolore facendo queste semplici considerazioni:
1) Il familiare ora è nell’aldilà: ci ha solo preceduto. Anche noi dobbiamo lasciare prima o poi questa vita terrena…
2) Nell’aldilà dei redenti saremo tutti in perfetta comunione in Dio, per cui anche la comunione con chi si ha amato sulla terra non verrà a meno.
3) Il familiare defunto redento, se Dio permette, intercede per noi e desidera che percorriamo la retta via per il Cielo.
4) Impariamo a ringraziare il Signore per il periodo terreno in cui il caro estinto è stato con noi: se il Signore l’ha portato con sé ci sono ragioni che solo Dio conosce e che per ora non possiamo conoscere del tutto.
Ogni giorno Gesù discende dal seno del Sommo Padre nell’altare tra le mani del sacerdote e come apparve ai santi Apostoli nella vera carne, così anche ora si rivela a noi nel sacro pane.
(San Francesco d’Assisi)
“E’ più facile che il mondo viva senza il sole piuttosto che viva senza la Messa”. (Padre Pio)
Il tempo subito dopo la Messa è il più propizio per domandare grazie a Dio. (San Camillo de’ Lellis)
Ricevi Gesù nella S. Comunione e accogli tutto dalle Sue mani, con l’umile disposizione che la Santa Vergine Maria ebbe nel momento dell’Annunciazione: Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me secondo quello che mi hai detto.
(San Massimiliano Maria Kolbe)
Vale assai più una Messa che lavoro e calcoli di una settimana. Tutto deve provenire da lì: Oh, benedetto colui che sente Messa ogni giorno!
(San Giuseppe Benedetto Cottolengo)
Questo sacramento ci trasforma nel Corpo di Cristo, in modo che siamo ossa delle sue ossa, carne della sua carne, membra delle sue membra”. (Sant’Alberto Magno)
La devozione all’Eucaristia è la più nobile perché ha per oggetto Dio; è la più salutare perché ci dà l’Autore della grazia; è la più soave perché soave è il Signore… se gli Angeli potessero invidiare, ci invidierebbero la Santa Comunione. (san Pio X)
Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la Santa Messa sono da un Angelo numerati, e sarà concesso da Dio un sommo premio in questa vita e nell’eternità. (Sant’Agostino d’Ippona)
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CORPO e SANGUE DEL SIGNORE C 2019 Luca 9,11b-17
Né a noi né a Dio è bastato darci la sua Parola. Troppa fame ha l’uomo, e Dio ha dovuto dare la sua Carne e il suo Sangue (Divo Barsotti). Neppure il suo corpo ha tenuto per sé: prendete, mangiate, neppure il suo sangue ha tenuto per sé: prendete, bevete. Neppure il suo futuro: sarò con voi tutti i giorni fino al consumarsi del tempo. La festa del Corpo e Sangue del Signore è raccontata dal vangelo attraverso il segno del pane che non finisce. I Dodici sono appena tornati dalla missione, erano partiti armati d’amore, e tornano carichi di racconti. Gesù li accoglie e li porta in disparte. Ma la gente di Betsaida li vede, accorre, li stringe in un assedio che Gesù non può e non vuole spezzare.
Allora è lui a riprendere la missione dei Dodici: cominciò a parlare loro di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
C’è tutto l’uomo in queste parole, il suo nome è: creatura che ha bisogno, di pane e di assoluto, di cure e di Dio.
C’è tutta la missione di Cristo, e della Chiesa: insegnare, nutrire, guarire.
E c’è il nome di Dio: Colui che si prende cura.
La prima riga di questo Vangelo la sento come la prima riga della mia vita. Sono uno di quei cinquemila, in quella sera sospesa: il giorno cominciava a declinare; è il tempo di Emmaus, tempo della casa e del pane spezzato.
Mandali via, tra poco è buio e qui non c’è niente… Gli apostoli hanno a cuore la situazione, si preoccupano della gente e di Gesù, ma non hanno soluzioni da offrire: che ognuno si risolva i suoi problemi da solo. Hanno un vecchio mondo in cuore, in quel loro cuore che pure è buono, ed è il mondo dell’ognuno per sé, della solitudine.
Ma Gesù non li ascolta, lui non ha mai mandato via nessuno. Vuole generare, come si genera un figlio, un nuovo mondo. Vuole fare di quel luogo deserto, di ogni deserto, una casa, dove si condividono pane e sogni.
Per questo risponde: date loro voi stessi da mangiare. Gli apostoli non possono, non sono in grado, hanno soltanto cinque pani e due pesciolini. Ma a Gesù non interessa la quantità, e passa subito a un’altra logica, sposta l’attenzione da che cosa mangiare a come mangiare: fateli sedere a gruppi, a tavolate, create mense comuni, comunità dove ognuno possa ascoltare la fame dell’altro e faccia circolare il pane che avrà fra le mani.
Infatti non sarà lui a distribuire, ma i discepoli, anzi l’intera comunità. Il gioco divino, al quale in quella sera tutti partecipano, non è la moltiplicazione, ma la condivisione (R. Virgili). Allora il pane diventa una benedizione (alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, e lo spezzò) e non una guerra.
E tutti furono saziati. C’è tanto pane nel mondo che a condividerlo davvero basterebbe per tutti.
Nell’Aldilà la nostra identità di redenti sarà più autentica perché vivremo completamente immersi nell’Amore di Dio. Saremo quindi “divinizzati” perché Figli di Dio in Cristo, ma senza perdere la nostra identità, anzi sarà molto più percepibile di quanto pensiamo.
Il nostro “centro autocosciente” coinciderà con quello divino.
Nella vita terrena il corpo in qualche modo poteva nascondere la nostra interiorità ed indurre gli altri a giudicarci superficialmente. In Paradiso tutto sarà molto più trasparente: l’anima prevarrà sul corpo personale che riassumeremo con la Risurrezione finale.
Vivendo immersi in Dio, avremo uno sguardo d’amore anche verso gli ex-nemici, simile a quello divino perché vedremo chiaramente le lotte ed i travagli che hanno subìto nella vita terrena per superare se stessi con l’aiuto di Dio..
Ecco perché ritroveremo anche coloro che ci hanno fatto del male e che poi si sono pentiti. Li ameremo glorificando la Misericordia di Dio e non proveremo alcun astio od odio verso gli altri perché nella Comunione dei Santi circola l’amore divino ed ognuno risplenderà con una luce particolare.
ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI
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LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) : http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
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“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….
VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
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Chi fa la santa Comunione si perde in Dio, come una goccia nell’oceano, la quale non si può più, distinguere. Nel giorno del giudizio vedremo risplendere la Carne di Nostro Signore attraverso il corpo glorificato di coloro che lo avranno ricevuto degnamente sulla terra, come vediamo brillar dell’oro nel rame e dell’argento nel piombo.
Quando entra in Paradiso l’anima di un cristiano che ricevette Nostro Signore, essa accresce la gioia del Cielo. Le vengono incontro gli Angeli e la Regina degli Angeli, perchè in quest’anima riconoscono il Figlio di Dio. E allora che si trova il compenso delle pene e dei sacrifici di quaggiù.
Quanto son felici le anime pure, che hanno la fortuna di unirsi a Nostro Signore con la Comunione! Brilleranno in Cielo come bei diamanti, perchè Dio si rifletterà in esse.
Oh quanto sarà bella, miei figliuoli, nell’eternità un’anima che avrà ricevuto Nostro Signore sovente e degnamente! Il corpo di Gesù splenderà attraverso il nostro corpo, il suo Sangue adorabile attraverso il nostro sangue; l’anima nostra sarà unita per tutta l’eternità all’anima di Nostro Signore, allora godrà di una felicità pura e perfetta…
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I defunti salvati vivono in stretta unione con Dio e partecipano della sua vita nel dinamismo trinitario.
Siccome il Creatore ama tutte le sue creature e desidera ardentemente la loro salvezza eterna, Egli si occupa di ognuno di noi che stiamo vivendo nella dimensione terrena, ci sostiene e ci soccorre quando glielo chiediamo con fede rispettando il libero arbitrio di tutti.
Le anime dei trapassati che ora vivono nella sua luce, in virtù della Comunione dei Santi, intercedono anche per noi e gioiscono insieme agli angeli per ogni nostra forma di pentimento e conversione, come Dio permette a loro di conoscere. Così esultano per ogni nostra opera buona che può accrescere in noi l’amore per il Signore e per il prossimo perché anche loro sperano nella nostra salvezza eterna. Ecco perché dobbiamo mantenere viva la loro memoria, soprattutto nelle preghiere.
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Per difenderci dal Maligno, oltre che chiedere aiuto all’angelo custode ed ai Santi protettori, possiamo anche invocare le anime del Purgatorio e del Paradiso che abbiamo conosciuto in vita.
Noi preghiamo affinché le anime del Purgatorio ascendano verso la luce, ma anche loro possono chiedere al Signore che ci proteggano per non cadere nel peccato che rischia di farci perdere la vita eterna.
Ciò in virtù della Comunione dei Santi, perché le anime purganti andranno sicuramente in Paradiso, dopo essersi purificate dalle loro imperfezioni e la loro stessa intercessione è un atto di amore verso il prossimo e verso Dio e questo le aiuta a riscattarsi.
Sono molto valide le preghiere di intercessione di coloro che ci sono stati cari durante la vita terrena, perché nell’aldilà il loro amore verso di noi è ancora più perfetto.
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La Regina della Pace un giorno disse ai veggenti che molte anime, dopo la morte, vanno al Purgatorio ed attendono da noi preghiere e sacrifici.
Ma perché le nostre preghiere possono aiutarle a salire verso la luce?
Ciò in virtù della Comunione dei santi, la quale è una verità ribadita anche dal credo apostolico.
Consideriamo ciò che avviene nella nostra vita quotidiana:
Nella dimensione terrena ogni uomo vive grazie agli altri: riceve il DNA, il mantenimento e l’educazione dai genitori, eredita la lingua e la cultura dei progenitori, veste e mangia ciò che altri hanno realizzato con fatica, usufruisce dei beni a cui moltissimi hanno contribuito, beneficia del welfare, è protetto dalla legge, è istruito ed informato con mezzi pubblici e privati. Nessun uomo è un’isola, insomma. In qualche modo, nel bene o nel male dipendiamo anche dagli altri.
Questo fatto potrebbe costituire un’analogia per la dimensione spirituale. Si rientra in quella che denominiamo economia divina”.
Tutti noi possiamo sostenerci reciprocamente con le preghiere di intercessione, sia nella dimensione terrena che in quella spirituale, pur consapevoli che la Provvidenza sorregge tutto.
Se in unione con Cristo, noi offriamo le preghiere e le sofferenze per i defunti, essi ne beneficiano perché collaboriamo così al piano salvifico del Signore.
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Nell’aldilà coloro che sono stati salvati vivranno in una comunione perfetta in Gesù Cristo, nel seno della SS. Trinità. Ciò significa che tutti gli abitanti del Paradiso saranno divinizzati e tra loro circolerà l’amore, perché Dio è AMORE.
Per cui chi ha amato il coniuge nella dimensione terrena, lo amerà molto di più nell’aldilà, in pienezza. Così per i figli, i parenti, gli amici e tutti i santi.
Nessuno ricorderà i difetti che durante la vita terrena notava nell’altro.
Ognuno brillerà di uno splendore proprio, in base al grado di amore con cui ha corrisposto con quello divino. I defunti comunicheranno tra loro con il linguaggio dell’amore, lodando Dio insieme agli angeli e contemplando la sua infinita Misericordia.
Non ci sarà bisogno di sprecare parole terrene, perché la comunicazione sarà immediata ed efficace.
Ognuno proverà gioia per gli altri e non ci sarà né invidia né gelosia per la maggior gloria che vedrà nei fratelli in Cristo.
Vedendo Dio “faccia a faccia” tutti i beati non avranno bisogno di apprendere nuove nozioni con fatica, come facevano nella vita terrena, ma vivranno in una continua novità ed inesprimibile stupore l’infinita creatività trinitaria, perché in ognuno si rifletterà l’ineffabile luce divina per l’eternità.
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Questo espediente per promuovere simpaticamente l’evangelizzazione e la pastorale cattolica potrebbe essere utile per far prendere coscienza ai fedeli incerti sull’enorme valore di ogni Santa Messa.
Il parroco potrebbe personalizzare l’invito per l’appuntamento eucaristico utilizzando questa forma…insolita!.
In effetti qualsiasi di noi non rifiuterebbe un invito personalizzato per la partecipazione ad un solenne convivio promosso e caldeggiato da qualche famoso e potente personaggio che ci tiene alla nostra presenza. Se poi questo personaggio è il SIGNORE DI TUTTI I SIGNORI….
La Signoria Vostra è invitata al Sacro Convito che si terrà il ………… alle ore ……. presso la Chiesa di…………………
Vi parteciperanno, oltre ai fedeli invitati, il coro completo degli Angeli e degli Arcangeli e la schiera dei Beati e Santi con Maria Vergine, madre del Signore.
Durante il Sacro Convito sua Maestà Gesù Cristo, Signore di tutti i Signori, dopo il discorso evangelico si offrirà come pasto nuziale in corpo, sangue, anima e divinità per essere assimilato dai presenti.
Si richiede raccoglimento, la massima attenzione e il più profondo rispetto per Colui mediante il quale è stato creato tutto l’Universo e lo sta sorreggendo con Amore.
Il parroco
Per scaricare il formato word o il formato pdf:
Onnipotente, eterno Iddio, mi accosto al sacramento dell’unigenito Figlio tuo, il Signore nostro Gesù Cristo:
mi accosto come l’infermo al medico che gli ridona la vita,
come l’immondo alla fonte della misericordia,
come il cieco alla luce dello splendore eterno,
come il povero e il bisognoso al Signore dei cielo e della terra.
Prego dunque la tua grande ed immensa generosità perché ti degni di curare il mio male, di lavare le mie macchie, di arricchire la mia povertà, di vestire la mia nudità, affinché riceva il pare degli Angeli, il Re dei re, il Signore dei signori con tanta riverenza ed umiltà, con tanta contrizione e devozione, con tanta purità e fede, con tali propositi e buone intenzioni, quanto occorre alla salute dell’anima mia.
Dammi, ti prego, di ricevere non solo il sacramento dei Corpo e del Sangue dei Signore, ma anche la grazia e la virtù del sacramento. O mitissimo Iddio, concedimi di ricevere il Corpo dell’unigenito Figlio tuo, Signore nostro Gesù Cristo, che nacque dalla Vergine Maria, in modo che meriti di essere incorporato al suo mistico corpo, e di essere annoverato fra le membra di lui.
O amantissimo Padre, concedimi di contemplare finalmente a viso aperto per l’eternità, il diletto Figlio tuo, che intendo ricevere ora nel mio terrestre cammino, sotto i veli dei mistero, Colui che con te vive e regna in unione con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
San Tommaso d’Aquino
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a cura di https://www.mondocrea.it
Se sei afflitto perché hai l’impressione di non interessare a nessuno o perché la tua vita ti appare fragile, grigia e monotona, accetta questo consiglio:
Pensa alle ricchezze che possiedi quando hai la salute e puoi vedere, toccare, ascoltare, parlare, annusare e camminare. Pensa alla tua incredibile mente, alla tua anima immortale ed al tuo silenzioso Creatore, il quale è il vero Padre Celeste.
Prendi coscienza dei tuoi peccati, entra in una Chiesa e confessali ricevendo l’assoluzione.
Poi mettiti davanti all’altare in profonda umiltà e con riconoscenza e partecipa ad una Santa Messa: lì avviene un grandissimo miracolo. Quell’Ostia e quel vino vengono trasformati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo, il quale ti ama infinitamente e desidera che tu l’accolga con rispetto ed entusiasmo nella Santa Comunione.
La tua gioia sarà piena se lo riceverai con fede viva: credi fermamente che Egli, per mezzo del quale tutto è stato creato, ti considera davvero e ti ama per tutta l’Eternità!
(Una voce dal deserto)
Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Se tutto il Vangelo sta in un bicchiere d’acqua
XXVI Dom. – T. O. – Anno B
Vangelo – Marco 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile». […]
Maestro, quell’uomo guariva e liberava, ma non era dei nostri, non era in regola, e noi glielo abbiamo impedito. Come se dicessero: i malati non sono un problema nostro, si arrangino, prima le regole. I miracoli, la salute, la libertà, il dolore dell’uomo possono attendere.
Non era, non sono dei nostri. Tutti lo ripetono: gli apostoli di allora, i partiti, le chiese, le nazioni, i sovranisti. Separano. Invece noi vogliamo seguire Gesù, l’uomo senza barriere, il cui progetto si riassume in una sola parola “comunione con tutto ciò che vive”: non glielo impedite, perché chi non è contro di noi è per noi. Chiunque aiuta il mondo a fiorire è dei nostri. Chiunque trasmette libertà è mio discepolo. Si può essere uomini che incarnano sogni di Vangelo senza essere cristiani, perché il regno di Dio è più vasto e più profondo di tutte le nostre istituzioni messe insieme.
È bello vedere che per Gesù la prova ultima della bontà della fede sta nella sua capacità di trasmettere e custodire umanità, gioia, pienezza di vita. Questo ci pone tutti, serenamente e gioiosamente, accanto a tanti uomini e donne, diversamente credenti o non credenti, che però hanno a cuore la vita e si appassionano per essa, e sono capaci di fare miracoli per far nascere un sorriso sul volto di qualcuno. Stare accanto a loro, sognando la vita insieme (Evangelii gaudium).
Gesù invita i suoi a passare dalla contrapposizione ideologica alla proposta gioiosa, disarmata, fidente del Vangelo. A imparare a godere del bene del mondo, da chiunque sia fatto; a gustare le buone notizie, bellezza e giustizia, da dovunque vengano. A sentire come dato a noi il sorso di vita regalato a qualcuno: chiunque vi darà un bicchiere d’acqua non perderà la sua ricompensa. Chiunque, e non ci sono clausole, appartenenze, condizioni. La vera distinzione non è tra chi va in chiesa e chi non ci va, ma tra chi si ferma accanto all’uomo bastonato dai briganti, si china, versa olio e vino, e chi invece tira dritto.
Un bicchiere d’acqua, il quasi niente, una cosa così povera che tutti hanno in casa.
Gesù semplifica la vita: tutto il Vangelo in un bicchiere d’acqua. Di fronte all’invasività del male, Gesù conforta: al male contrapponi il tuo bicchiere d’acqua; e poi fidati: il peggio non prevarrà.
Se il tuo occhio, se la tua mano ti scandalizzano, tagliali… metafore incisive per dire la serietà con cui si deve aver cura di non sbagliare la vita e per riproporre il sogno di un mondo dove le mani sanno solo donare e i piedi andare incontro al fratello, un mondo dove fioriscono occhi più luminosi del giorno, dove tutti sono dei nostri, tutti amici della vita, e, proprio per questo, tutti secondo il cuore di Dio.
(Letture: Numeri 11,25-29; Salmo 18; Giacomo 5,1-6; Marco 9,38-43.45.47-48)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/se-tutto-il-vangelo-sta-in-un-bicchiere-d-acqua
In virtù del dogma cattolico della Comunione dei santi tutti possono pregare per gli altri e tutti possono ricevere benefici dalle preghiere altrui. Quindi, quando preghiamo per le persone, il Signore, il quale è Amore Onnipotente, può intervenire a loro favore quando ritiene opportuno, e le preghiere recitate con fede e devozione non andranno mai disperse.
Nel caso di persone defunte noi possiamo pregare per le loro anime e se sono al Purgatorio le aiutiamo a salire verso la luce.
Quando però sappiamo che una persona defunta non si è comportata cristianamente in vita, è possibile pregare per la sua salvezza in modo retroattivo?
Un sacerdote mi ha risposto che Dio tenta tutti i modi per salvarci, ma non può limitare la nostra libertà di scelta. Pertanto coloro che si trovano all’inferno non possono essere più salvati e la nostra preghiera, anche retroattiva, andrà a beneficio di qualcun altro…
Signore Gesù Cristo, grazie perché ti sei degnato di abitare nel mio cuore.
Tu, l’Uomo- Dio, sei davvero in me e speri con me la mia salvezza eterna.
Penso alla mia miseria, ma anche alla tua strabiliante Misericordia! Tu sei Colui mediante il quale tutto è stato creato nei Cieli e sulla terra, dalle lontanissime galassie, agli oceani ed ogni essere vivente.
Hai creato i potenti della terra e la gente “comune” come noi. Ma per te nessuno è “comune”, tutti ai tuoi occhi siamo speciali, perché sei l’Amore e in ognuno di noi si manifesta la tua gloria in modo particolare.
Tu, o Signore che ora abiti in me, sorreggi l’Universo insieme a tutti noi. Una tua parola e tutto può cambiare, la tua Onnipotenza non ha limiti. Nessuno può resistere al tuo volere. Tu hai il potere di decidere l’ora ed il modo di prenderci con te in Cielo.
Ma tu, che sai tutto, desideri che ognuno di noi diventi amore come tu sei amore, per cui attendi pazientemente il momento opportuno. Grazie, Signore.
Che la tua gloria venga riconosciuta da tutti già su questa terra, come ora lo è già nei Cieli, dove tutto è molto più chiaro.
ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI
GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO: http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) : http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….
VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
FIAMMA D’AMORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
CONCETTA BERTOLI – La donna che vide la terza guerra mondiale http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
MARCELLO TOMADINI il pittore fotografo dei lager https://www.edizionisegno.it/libro.as…
DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO https://www.edizionisegno.it/libro.as…
Se volete essere aggiornati sui nuovi video che realizzo (più di 2300) iscrivetevi al mio canale youtube “piaipier”: http://www.youtube.com/user/piaipier
Signore Gesù Cristo, grazie perché ti sei degnato di abitare nel mio cuore.
Tu, l’Uomo- Dio, sei davvero in me e speri con me la mia salvezza eterna.
Penso alla mia miseria, ma anche alla tua strabiliante Misericordia!
Tu sei Colui mediante il quale tutto è stato creato nei Cieli e sulla terra, dalle lontanissime galassie, agli oceani ed ogni essere vivente.
Hai creato i potenti della terra e la gente “comune” come noi. Ma per te nessuno è “comune”, tutti ai tuoi occhi siamo speciali, perché sei l’Amore e in ognuno di noi si manifesta la tua gloria in modo particolare.
Tu, o Signore che ora abiti in me, sorreggi l’Universo insieme a tutti noi. Una tua parola e tutto può cambiare, la tua Onnipotenza non ha limiti. Nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai il potere di decidere l’ora ed il modo di prenderci con te in Cielo.
Ma tu, che sai tutto, desideri che ognuno di noi diventi amore come tu sei amore, per cui attendi pazientemente il momento opportuno. Grazie, Signore.
Che la tua gloria venga riconosciuta da tutti già su questa terra, come ora lo è già nei Cieli, dove tutto è molto più chiaro.
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“Portarono Gesù nel tempio: Simeone lo prese tra le braccia e benedisse Dio.”
A noi tutti spontaneamente viene da pensare che Simeone è stato veramente fortunato ad abbracciare il Bambino Gesù.
Ma se ci pensiamo bene, al giorno d’oggi, ciascuno di noi è ancora più fortunato di Simeone perché, mentre lui lo prese tra le braccia, noi possiamo sempre ricevere interiormente Gesù in corpo, sangue , anima e divinità attraverso il Sacramento dell’Eucaristia.
Ma ci vuole fede, come del resto anche Simeone, illuminato dallo Spirito Santo aveva fede!
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Osserva i monti e le foreste: ti piacerebbe parlare con il loro Creatore?
Osserva l’immenso mare: ti piacerebbe conversare con il suo Creatore?
Osserva l’enorme numero di stelle del cielo: ti piacerebbe dialogare con il loro Creatore?
Osserva ogni vegetale ed animale: ti piacerebbe parlare con il loro Creatore?
Osserva te stesso ed ogni persona, meraviglie del Creato: ti piacerebbe conversare col suo Creatore ?
Ebbene, nella Santa Eucaristia, ed in particolar modo nella Santa Comunione, succede molto di più: Gesù Cristo, mediante il quale fu fatto tutto ciò che esiste nei cieli e sulla terra, entra in te per trasformarti in Lui divinizzandoti!
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Concentrata nella preghiera, furono trasmesse ad un’anima pia e privilegiata le seguenti promesse del Signore a chi non riceve il suo Sacratissimo Corpo nella mano.
Dal libro : ” DIO PARLA ALL’ ANIMA”
Rivelazioni dal Cielo alla mistica tedesca Justine KLOTZ
Con imprimatur.
https://it.zenit.org/2015/02/21/dio-parla-all-anima-in-un-libro-le-rivelazioni-di-justine-klotz/
Promesse di nostro Signore Gesù Cristo:
1) A chi si astiene nel fare uso delle mani quando riceve l’Ostia: il mio Corpo, il mio Sangue, la mia anima e la mia divinità, prometto di dare maggiori benedizioni nelle mani, nel cuore, nell’anima e in tutto il suo essere.
2) Prometto moltissime grazie in più nel suo peregrinare in questo mondo, con maggiori garanzie di salvezza, con aumento di gloria essenziale ed accidentale, per tutto il suo vivere eterno con me in Paradiso.
3) Mi sentirà nella Comunione in tutto il suo essere, con completa pienezza, cosicchè non vorrà più toccarmi con le mani.
4) Chi fa così, con costanza, riceverà grandi grazie mie personali e grandi benefici per tutta la sua casa.
5) Prometto anche, a chi devotamente fa quello che desidero, speciali doni nelle sue mani contro i nemici dell’anima; e a molti darò doni di cura.
6) Io prometto che, se così farà con perseveranza, continuità e costanza, giungerà a tutto con maggior intensità, a cercare la mia gloria ed il mio onore. Io lo eleverò per sempre.
7) Concederò così, anche a chi per amore compie tutti i miei disegni divini e non voglia prendere l’Ostia nelle mani, per maggior adorazione, umiltà e santo rispetto, il dono del discernimento dello Spirito, con più intensità.
8 ) Il suo nome sarà impresso nel mio Sacro Cuore misericordioso se, per darmi maggior letizia, farà la Comunione dovutamente con la lingua e non con la mano.
9) Prometto anche che aumenterò tutte le sue virtù, come ricompensa a questa sua maggior umiltà, che implica il non riconoscere mai pulite le sue mani. Mai.
10) Prometto anche a chi diffonderà fedelmente la mia dottrina, che vincerà con più facilità ogni tipo di tentazione.
11) Non distanzieranno alle anime chi mi riceve nella lingua e non nelle mani, se lo fanno con la dovuta riverenza e vivono così ogni giorno della loro vita.
12) Prometto anche che non troverà le porte chiuse per il mio amore, chi per riguardo verso di me, mi darà gioia nel ricevere l’Ostia dovutamente con la lingua e mai nelle sue mani.
13) Se così farà, comunicandosi con la bocca, arriverà ad operare solo per il mio Cuore, con il mio Cuore, nel mio Cuore, per il mio Cuore divino.
14) Prometto ugualmente a chi mi onora in questo modo,che il mio Sacro Cuore lo ascolterà con più letizia e intensità.
15) Per me é importante questo, e se riceverò maggior letizia, quell’anima che si comunica con la bocca, mi piacerà sempre. E, per il mio amore, se segue sempre i miei divini insegnamenti, Io la terrò come prova della mia gioia, per questo fatto.
16) Questa persona farà sempre bene alle anime. Invece chi vorrà sempre toccare la Comunione con la mano non sarà con me, sarà rigido verso di me ed oscurato da ciò che mi piace, dalla mia predicazione e dal mio magistero.
17) Tutto l’opposto a chi non tocca la mia forma consacrata perché gli tremano le mani; si prepari mentalmente e fisicamente, perché al momento della Comunione, mi chieda che ci sia solo Io e basta. Prometto la grazia d’arrivare subito ad un’altissima perfezione cristiana, se cercherà il mio viso con più amore; si dimenticherà più facilmente di se stesso ed il suo cuore sarà sempre confortato da questo suo gesto. Avrà più luce celeste ed il mio Sacro Cuore sarà sempre lieto per lei/lui. Per i secoli dei secoli.
LA CHIESA….
Comunione sulla mano? Meglio di No… e ti spiego il perché
La Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.), in data 19 luglio 1989, ha stabilito che nelle diocesi si può distribuire la S. Comunione anche deponendo l’ostia nella mano dei fedeli, anche se conferma che il modo consueto di ricevere la Comunione, deponendo la particola sulla lingua, è e rimane del tutto conveniente. I fedeli possono scegliere tra l’uno e l’altro modo. La possibilità della Comunione sulla mano venne introdotta nelle chiese d’Italia a partire dalla domenica prima dell’Avvento, 3 dicembre 1989, al fine di consentire una congrua catechesi che spiegasse le modalità ed il significato della nuova prassi. D – Qual è II senso di questa novità liturgica? La Chiesa in Italia PERMETTE di ricevere la Comunione anche sulla mano, però NON LO COMANDA AFFATTO. non obbliga, non impone un dovere e NON LO CONSIGLIA. La Santa Sede semmai ha concesso un “Indulto”, ossia uno STRAPPO ALLA REGOLA, che consente di ricevere la Comunione sulle mani. Ma ciò non annulla la regola generale che ha valore di NORMA, che è quella di ricevere il S. Sacramento direttamente in bocca (e possibilmente in ginocchio n.d.r) e qui si vorrebbe dimostrare che per molti validi motivi essa è da preferirsi.
D – Alcuni dicono che nei primi tempi’ della Chiesa la Comunione si dava sulla mano. È vero?
Nei primi tempi del cristianesimo, a causa delle frequenti persecuzioni contro l cristiani, la Chiesa si trovò nella necessità di permettere ai fedeli non solo di ricevere la comunione sulla mano (mai però nel modo sciatto con cui lo si fa oggi (n.d.r.), ma di portarla a casa e conservarla, affinché, in caso di pericolo imminente o di arresto improvviso, potessero comunicarsi per ricevere da Gesù la forza di affrontare anche il martirio. Cessate le persecuzioni, l’uso di ricevere la comunione sulla mano non durò a lungo perché gli inconvenienti, le irriverenze e le profanazioni dell’Eucarestia furono tante e tali da indurre la Chiesa a introdurre l’uso di dare la comunione sulla lingua. Già nel IV secolo, infatti, la comunione sulle mani era considerata una pratica eccezionale, permessa soltanto in circostanze speciali. All’inizio del V secolo il papa San Leone Magno (440-461) affermava che il ricevere la comunione sulla lingua è un uso corrente. Nel Sinodo di Rouen (650) si trova ormai sancita in modo definitivo, la prescrizione di dare la comunione esclusivamente sulla lingua.
D – Gesù nell’Ultima Cena disse agli Apostoli: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”, sembra di poter dedurre che anche i semplici fedeli possano prendere la Comunione nella mano.
Anzitutto non è affatto certo che Gesù abbia dato il pane consacrato in mano agli Apostoli. Il verbo usato nel Vangelo (in greco: lambànein; in latino: accipere), non significa il “toccare con la mano”, ma l’azione di “ricevere”. Recenti studi hanno riscontrato che era in uso presso gli ebrei e gli orientali in genere, un’antica usanza per la quale il capofamiglia, in alcune circostanze speciali, prendeva un boccone di cibo e lo porgeva direttamente in bocca agli ospiti o agli amici di riguardo. Si capisce così il testo di Giovanni 13,26-27: “Gesù allora gli (a Giovanni) rispose: ‘E’ quello a cui darò un pezzetto di pane intinto’. Poi, intinto un pezzetto di pane, lo diede a Giuda di Simone Iscarlota. E appena preso quel boccone, Satana entrò in lui’ Ora, se il boccone è intinto, non lo si può prendere con le mani, ma ricevere direttamente in bocca. Mons.Athanasius Schneider ha compiuto su questo argomento utili approfondimenti (cfr.Dominus est LEV 2009; Corpus Christi, LEV 2013). Ma anche se Gesù nell’Ultima Cena avesse offerto il pane eucaristico in mano agli Apostoli, bisogna ricordare che essi, quando lo presero nelle loro mani, erano già sacerdoti, poiché consacrati pochi istanti prima da Cristo con le parole: «fate questo in memoria di me» (Lc. 22, W). La Chiesa riservò sempre esclusivamente l’amministrazione della Comunione ai soli sacerdoti. San Tommaso d’Aquino, il grande teologo della Chiesa, dice:
«Il Corpo di Cristo appartiene ai sacerdoti… esso non sia toccato da nessuno che non sia consacrato, nessun’altra persona ha il diritto di toccarlo, eccetto In casi d’estrema necessità». E il Concilio di Trento dichiara solennemente: «L’uso che solo il sacerdote dia la comunione con le sue mani consacrate è tradizione apostolica».
D – Dicono che il ritorno all’uso liturgico del primi tempi della Chiesa è una cosa lodevolissima, è un grande progresso. È vero questo?
No. Già il papa Pio XII, nell’enciclica «Mediator Del» (1947), insegnava che: «Un antico uso non è, a motivo della sua antichità, il migliore sia in se stesso, sia in relazione ai tempi posteriori». Ciò significa che il ritorno (in materia di disciplina liturgica) a usi arcaici che la Chiesa ha abbandonato da secoli, è essenzialmente antistorico, perché equivale non ad un progresso, ma ad un anacronistico regresso. Sarebbe, per esempio, un progresso se noi, abituati allo sfarzo della moderna illuminazione elettrica volessimo ritornare ai tempi antichi quando, per avere un po’ di luce, si doveva ricorrere alle torce, alle lucerne a olio o a petrolio? Certamente no, perché questo sarebbe un assurdo regresso. Così il ritorno all’uso primitivo della Comunione nella mano non rappresenta un progresso, ma un doloroso regresso. Il suo uso infatti mostrò, a quel tempi, abbastanza chiaramente tutti gli inconvenienti che si verificavano e gli scritti dei Padri della Chiesa stanno ad attestarlo. Per questo la Chiesa, appena trovò un modo migliore nella Comunione sulla lingua, abolì completamente l’antico uso della Comunione sulla mano. Normalmente, coloro che in campo liturgico oggi esaltano il ritorno a usanze arcaiche, in campo dottrinale (dogma, morale ecc…) fanno pressione perché si abbandoni l’antico a favore del nuovo, con la scusa che “i tempi sono cambiati!”
D – Ma allora come mai, dopo più di mille anni, la Comunione nella mano è stata di nuovo permessa?
Dopo il Concilio Vaticano II, la Comunione nella mano venne introdotta come un deplorevole abuso in alcune nazioni nordiche influenzate dal protestantesimo e tale abuso è serpeggiato purtroppo anche in Italia. Dapprima papa Paolo VI oppose un secco rifiuto (1965), raccomandando energicamente di restare fermi al modo tradizionale di ricevere la Comunione, principalmente per i seguenti motivi:
1) – perché la Comunione sulla lingua previene molto più efficacemente il pericolo delle profanazioni e della caduta dei frammenti;
2) – per il timore che la Comunione data sulla mano avrebbe illanguidito la fede e il fervore eucaristico del popolo;
3) – inoltre si sarebbe prestata a un traviamento del profondo significato del dogma secondo teorie ereticali serpeggianti fin d’allora. Anche i vescovi del mondo, consultati sull’argomento, si pronunziarono a stragrande maggioranza a favore della Comunione sulla lingua. In seguito, con cedevole spirito di compromesso, con l’Istruzione «Memoriale Domini» (28 maggio 1969), Paolo VI concedeva li permesso della Comunione nella mano, ma soltanto a condizione che la maggioranza del due terzi di ciascuna conferenza episcopale avesse insistito. Nella Conferenza Episcopale Italiana, dopo aver resistito per vent’anni, si raggiunse la maggioranza prescritta nel maggio 1989 e così anche da noi venne concesso l’Indulto della Comunione sulla mano.
D – Taluni dicono che la Comunione sulla lingua non è conveniente per motivi d’igiene.
La preoccupazione dell’igiene è del tutto pretestuosa, poiché l’inconveniente di toccare la lingua dei fedeli avviene molto raramente e, nel caso accadesse, il sacerdote può rimediare subito lavandosi l’estremità delle dita con l’acqua dell’ampollina disponibile sull’altare. Proprio per motivo d’igiene è prescritto che il sacerdote, prima dl celebrare la S. Messa, si lavi le mani in sacrestia, mentre nel corso della S. Messa, dopo l’offertorio, il sacerdote si lava ancora una volta le dita. Quindi il motivo d’igiene non regge affatto. Semmai è proprio con la Comunione nella mano che i fedeli divengono veicolo d’infezioni contro se stessi. Le mani infatti che ricevono l’ostia hanno toccato inevitabilmente maniglie di case e di negozi; hanno toccato sostegni di autobus; hanno maneggiato denaro carico di milioni di microbi; hanno stretto la mano di conoscenti e del vicino di banco nel dargli il «segno di pace» ecc… E I bambini, che giocano e toccano tutto, hanno le mani pulite? Soltanto l’ipocrisia può suggerire la Comunione nella mano per motivo d’igiene!
D – Ma non è poco serio e dignitoso ricevere la Comunione sulla lingua, facendosi imboccare come un bambino?
Questo non è vero, perché l’Eucaristia non è un cibo umano, ma un cibo divino. La Comunione è la consumazione della vittima divina, Gesù Cristo, immolatosi misticamente nella Santa Messa, ch’è la rinnovazione del sacrificio della Croce. L’uomo davanti a Dio non può mai presumere di essere adulto, dovendo invece sentirsi piccolo e docile come un bambino, sempre bisognoso d’essere nutrito e guidato spiritualmente, nella piena consapevolezza della propria assoluta impotenza nel campo soprannaturale. L’Eucarestia è un dono celeste che ci viene offerto, non un alimento terreno che è nella nostra disponibilità. La Sacra Ostia non è qualche cosa, ma Qualcuno. Pertanto, siamo coinvolti con niente altro che, e nessuno meno grande del il Signore stesso. Gli scritti dei primi Padri della Chiesa continuano ad insegnarci che la prospettiva corretta, nel ricevere la Santa Comunione è “cum amore ac timore” (con l’amore e il timore).
D – Quali sono gli inconvenienti più gravi della Comunione sulla mano? Gli inconvenienti principali e più gravi sono:
1) Dispersione del frammenti. Secondo alcuni teologi moderni, nei frammenti (particelle, anche piccolissime, staccatesi dalla particola consacrata) non c’è Cristo. La Chiesa invece, nel Concilio di Firenze (1437-45) e nel Concilio di Trento (1545-65), ha definito infallibilmente che Gesù Cristo è tutto presente tanto nel frammenti, quanto nell’ostia intera. Finché un frammento è umanamente visibile, anche se di grandezza minima, in esso sussistono tutte le proprietà della sostanza specifica del pane, indicativa certamente della reale presenza di Cristo. L’oro, anche se ridotto a un granellino appena visibile, resta oro, non cambia natura diventando per esempio ferro. Il pane, anche ridotto in polvere, resta sempre pane, come il «pan-grattato» che ogni casalinga usa, così come usa lo zucchero, ii caffè, il sale, il pepe, polverizzati a tal punto da risultare appena palpabili. E’ chiaro che la natura di una sostanza è in tutte le parti che la contengono, anche di minime dimensioni. Perciò anche nei frammenti più piccoli c’è realmente presente Gesù Cristo. Per questo, fin dai primi tempi della Chiesa, uno dei più angosciosi motivi di trepidazione era la caduta a terra dei frammenti ed è per questo motivo che si usa il piattino sotto il mento dei fedeli che ricevono la Comunione sulla lingua, affinché nessun frammento cada per terra. Ora se, nonostante queste precauzioni, qualche piccolo frammento cade sempre sul piattello anche con la Comunione sulla lingua, con la Comunione sulla mano chi potrà frenare la caduta dei frammenti sul pavimento della chiesa, dove verranno calpestati dai passanti? Grandi o minimi che siano questi frammenti, ci si espone alla sistematica profanazione del Corpo di Cristo.
2) Profanazione dell’Ostia consacrata. Con la Comunione sulla mano si va Incontro a ogni sorta di abusi e dl profanazioni. Già dall’autunno del 1969 (da quando cioè si cominciò a concedere il permesso della Comunione sulla mano) i sacrilegi cominciarono a moltiplicarsi. Nel 1980 papa Giovanni Paolo II lanciò un grido d’allarme: «Giungono voci su casi di deplorevoli mancanze di rispetto nel confronti delle Specie Eucaristiche…» (Dominicae Cenae, n. 11). A Roma, in San Pietro, non passa settimana che non si debba rincorrere qualcuno che si porta via l’ostia come souvenir…; dopo le grandi Messe solenni celebrate sul sagrato, accade di trovare sul selciato della piazza, numerose particole, intere o frantumate, cadute di mano e finite sotto i piedi della folla. In questi ultimi anni, poi, anche in Italia si sono verificati furti di ostie consacrate per usarle nei riti satanici, che di recente stanno dilagando in modo vistoso. Con la concessione della Comunione sulla mano, i ladri di particole non hanno più bisogno di esporsi al rischio del furto, perché le ostie consacrate vengono a riceverle tranquillamente in mano, dagli stessi Sacerdoti. Tutto questo non è frutto di fantasia, ma sono fatti documentati!
3)Indebolimento della fede nella Presenza reale. Dopo quasi trent’anni di distanza dall’introduzione in Italia della Comunione sulla mano, si può ben affermare che essa ha contribuito ad indebolire la fede, sia dei fedeli che del chierici, nella reale presenza di Gesù Cristo nell’ostia consacrata e di conseguenza, ha portato a numerose mancanze di rispetto nei confronti del Santissimo Sacramento. La santa Comunione ricevuta in piedi e in mano, ha fatto progressivamente affievolire nel cuore dei credenti la reverenza e la devozione verso l’Eucarestia, considerata e trattata come un pezzo di pane qualsiasi, un semplice simbolo a ricordo dell’Ultima Cena. Non stupisce se oggi molti reclamano a gran voce di avere ?diritto” di fare la Comunione “come gli altri’, anche se vivono in situazioni di palese contraddizione con la fede cattolica: una volta perduta la consapevolezza della presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, essa viene vista semplicemente come il simbolo di una comune fratellanza, a cui tutti hanno diritto di partecipare.
In estrema sintesi diremo che la Comunione sulla lingua è da preferirsi perchè: – E’ la pratica che la Chiesa ricollega alla tradizione apostolica, e rimanda più strettamente a ciò che fece nostro Signore nell’Ultima Cena. – Da moltissimi secoli, è stata scelta e adottata in modo esclusivo dalla Chiesa per evitare gli inconvenienti verificatisi nei primi tempi del Cristianesimo con la Comunione sulla mano. – Evita la caduta a terra e la dispersione dei frammenti, in ciascuno dei quali c’è Gesù Cristo, come la Chiesa ha definito nel Concilio di Trento. – Previene efficacemente il pericolo della profanazione dell’ostia santa. – Vivifica la fede nella presenza reale di Gesù nell’ostia consacrata. – Rende la distribuzione della Comunione molto facile e sbrigativa. – Quanto all’igiene dà migliori garanzie. – È la forma che la Chiesa raccomanda perché del tutto conveniente e ha stabilito che si mantenga, come NORMA universale.
Mentre la Comunione sulla mano – Era stata abolita dopo i primi secoli per i tanti inconvenienti che si verificavano con essa. – Favorisce necessariamente la caduta a terra dei frammenti e la loro dispersione. – Favorisce e facilita la profanazione dell’Ostia consacrata in tanti modi, specialmente con le “messe nere” in onore a Satana. – Affievolisce e, col tempo, fa scomparire la fede nella reale presenza di Gesù Cristo nell’ostia consacrata, riducendola a semplice pane, a semplice simbolo, figura del Corpo di Cristo. – Quanto all’igiene non offre affatto più garanzia. – È la forma che la Chiesa non comanda, né consiglia, ma soltanto permette. Una CONCESSIONE in deroga.
E allora, per non collaborare alla moltiplicazione dei gravi inconvenienti accennati, riflettiamo seriamente e con senso di rispetto e amore a Gesù Eucaristico, torniamo a ricevere sempre la Comunione sulla lingua. Al n. 237 dei “Principi e norme per l’uso del Messale Romano’ si prescrive: «Ogni volta che qualche frammento di Ostia rimane attaccato alle dita, soprattutto dopo la frazione o dopo la comunione dei fedeli, il sacerdote asterge le dita sulla patena, oppure, se necessario, lava le dita stesse. Così pure raccoglie gli eventuali frammenti fuori della patena». E i fedeli? Dove finiranno i frammenti che restano sulle loro dita? Ciascuno esamini se stesso e in coscienza… agisca!
Io, Angelica, ho letto questo testo che presi dalla Chiesa a Marques de Vadillo-Madrid e sta in relazione a ciò che il SIGNORE disse a GIULIANA CRESCIO, nel libro La Parola vol.VIII, dove GESÙ le disse che LUI non desidera essere ricevuto nelle nostre mani, perché é un alimento per l’anima,e non per il nostro corpo,visto che le nostre mani non sono consacrate, non siamo degni di toccarle,solo i sacerdoti possono…
(qui si riporta un presunto dialogo tra la “mistica” Giuliana Crescio e Gesù)
PROMESSE DI GESU’ A CHI NON RICEVE LA COMUNIONE SULLA MANO
Introduzione:
Concentrata nella preghiera, furono trasmesse ad un’anima pia e privilegiata le seguenti promesse del Signore a chi non riceve il suo Sacratissimo Corpo nella mano.
Avviso:
S’intenda bene che le promesse rimarranno non mantenute a chi si comunica, ma é in peccato mortale. Dunque il Signore non vuole essere burlato, ma se uno fa questo, incorrerà in un sacrilegio.
Promesse di nostro signore Gesù Cristo:
1) A chi si astiene nel fare uso delle mani quando riceve l’Ostia: il mio Corpo, il mio Sangue, la mia anima e la mia divinità, prometto di dare maggiori benedizioni nelle mani, nel cuore, nell’anima e in tutto il suo essere.
2) Prometto moltissime grazie in più nel suo peregrinare in questo mondo, con maggiori garanzie di salvezza, con aumento di gloria essenziale ed accidentale, per tutto il suo vivere eterno con me in Paradiso.
3) Mi sentirà nella Comunione in tutto il suo essere, con completa pienezza, cosicchè non vorrà più toccarmi con le mani.
4) Chi fa così, con costanza, riceverà grandi grazie mie personali e grandi benefici per tutta la sua casa.
5) Prometto anche, a chi devotamente fa quello che desidero, speciali doni nelle sue mani contro i nemici dell’anima; e a molti darò doni di cura.
6) Io prometto che, se così farà con perseveranza, continuità e costanza, giungerà a tutto con maggior intensità, a cercare la mia gloria ed il mio onore. Io lo eleverò per sempre.
7) Concederò così, anche a chi per amore compie tutti i miei disegni divini e non voglia prendere l’Ostia nelle mani, per maggior adorazione, umiltà e santo rispetto, il dono del discernimento dello Spirito, con più intensità.
8 ) Il suo nome sarà impresso nel mio Sacro Cuore misericordioso se, per darmi maggior letizia, farà la Comunione dovutamente con la lingua e non con la mano.
9) Prometto anche che aumenterò tutte le sue virtù, come ricompensa a questa sua maggior umiltà, che implica il non riconoscere mai pulite le sue mani. Mai.
10) Prometto anche a chi diffonderà fedelmente la mia dottrina, che vincerà con più facilità ogni tipo di tentazione.
11) Non distanzieranno alle anime chi mi riceve nella lingua e non nelle mani, se lo fanno con la dovuta riverenza e vivono così ogni giorno della loro vita.
12) Prometto anche che non troverà le porte chiuse per il mio amore, chi per riguardo verso di me, mi darà gioia nel ricevere l’Ostia dovutamente con la lingua e mai nelle sue mani.
13) Se così farà, comunicandosi con la bocca, arriverà ad operare solo per il mio Cuore, con il mio Cuore, nel mio Cuore, per il mio Cuore divino.
14) Prometto ugualmente a chi mi onora in questo modo,che il mio Sacro Cuore lo ascolterà con più letizia e intensità.
15) Per me é importante questo, e se riceverò maggior letizia, quell’anima che si comunica con la bocca, mi piacerà sempre. E, per il mio amore, se segue sempre i miei divini insegnamenti, Io la terrò come prova della mia gioia, per questo fatto.
16) Questa persona farà sempre bene alle anime. Invece chi vorrà sempre toccare la Comunione con la mano non sarà con me, sarà rigido verso di me ed oscurato da ciò che mi piace, dalla mia predicazione e dal mio magistero.
17) Tutto l’opposto a chi non tocca la mia forma consacrata perché gli tremano le mani; si prepari mentalmente e fisicamente, perché al momento della Comunione, mi chieda che ci sia solo Io e basta. Prometto la grazia d’arrivare subito ad un’altissima perfezione cristiana, se cercherà il mio viso con più amore; si dimenticherà più facilmente di se stesso ed il suo cuore sarà sempre confortato da questo suo gesto. Avrà più luce celeste ed il mio Sacro Cuore sarà sempre lieto per lei/lui. Per i secoli dei secoli.
Promesse a chi diffonde questi messaggi:
1) Prometto il dono della conoscenza dei cuori, a quelli che divulgano queste promesse.
2) Raggiungeranno maggior gloria in Cielo.
3) Avranno lunga vita spirituale (anche se non sempre materiale) e in pochi anni, come se avessero vissuto molti anni di santità.
4) Colmerò di grandi benedizioni i loro familiari.
5) Prometto anche che, più le diffonderanno e faranno conoscere, più io mi infonderò in loro.
6) Gli farò sentire che io ci sarò in maniera piena e crescente.
7) Non gli permetterò le imprese che intraprendono, se prima non piacciono a me.
8 ) Metterò nel loro cammino abbastanza luce, perché, con il mio grande aiuto, evitino il male e facciano non solo il bene, ma anche quello che mi piace di più.
9) E gli darò maggiori grazie,se le diffondono con fervore.
Considerate una grande omissione, non far conoscere le mie promesse.
Festa di TUTTI I SANTI –
Ap 7,2-4. 9-14 – Rom 8,28-39 – Mt 5, 1-12
Festa di Tutti i Santi, di coloro che hanno avuto fame di giustizia, di amore, di pace, che hanno sognato cieli nuovi e terra nuova. Festa dei santi familiari che hanno vissuto al nostro fianco e ci hanno insegnato il mestiere di vivere e l’arte di amare.
Omelia
Beati, ripetuto per nove volte… Al cuore del vangelo Gesù mette un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo: Dio regala vita a chi produce amore.
Con la sorpresa che non sono beati i migliori, i più santi, i più devoti, i più intelligenti tra noi. Gesù si è rivolto a malati e pubblicani, a rocce che poi si sono sbriciolate come Pietro, si è rivolto a gente dalla spada facile e dalla bugia pronta, a una donna che aveva sette demoni in corpo, a pescatori senza cultura, a bambini, cioè a povera gente, come me, come noi. Per liberarli e farli fiorire.
Allora capisco questo: che il Paradiso non è pieno di santi,
ma di peccatori perdonati, di gente proprio come me.
Che tento di assomigliare a Cristo, che possiede il segreto per vivere meglio.
Le beatitudini sono la bella notizia che i somiglianti a Cristo vivono meglio e umanizzano il mondo.
Gandhi le definiva le parole più alte che l’umanità abbia ascoltate, e senti ogni volta la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà e di giustizia, di onestà, di occhi limpidi, incapaci di fare del male.
I somiglianti a Dio, perché le beatitudini sono tratti del volto di Gesù, i somiglianti a Gesù rendono più bella la vita, più umana la storia.
Sono i poveri i pilastri segreti della terra;
gli occhi puri e giusti sono i legislatori nascosti della storia,
che non valgono niente agli occhi impuri del mondo,
e quelli che hanno il cuore bambino, i tessitori segreti della pace.
La parola beatitudine è un termine un po’ evanescente e pallido. Ma nella Bibbia “Beato” indica qualcosa di molto bello: non un generico essere contento, gioioso, soddisfatto. Ma qualcosa d’altro che capiamo dalla prima parola del primo salmo, che comincia così: beato l’uomo.
Ma quale uomo? l’uomo che cammina nella via dei gisuti… Allora beato si dovrebbe tradurre con: in piedi, in cammino, avanti, voi poveri, Dio cammina e lotta con voi.
In piedi quanti amate la pace; avanti, non fermatevi, Dio è qui, sulla vostra strada, e cammina con voi.
Alzatevi, voi che siete senza violenza, la terra sarà vostra.
Avanti quelli che amano la giustizia, è un pane buono.
Sono parole che ti portano al cuore delle relazioni umane. Ed è una sorpresa che Gesù, in queste nove parole, non si riferisca mai a comportamenti che noi chiamiamo religiosi, al nostro rapporto con Dio. Non dice beati quelli che pregano molto, i molto devoti, i frequentatori assidui di chiese.
Ma sono i poveri, gli affamati, i misericordiosi, quelli delle lacrime, quelli della pace e della non violenza. Sono atteggiamenti umani, è la santità delle case, delle strade, della vita quotidiana. Lungo questi comportamenti Dio viene e innesta la sua vita, e innesta eternità e gioia. Dio regala gioia a chi produce amore.
Allora riprendiamoci i santi. Che non sono quelli che fanno miracoli, i taumaturghi, gli asceti del no, ma gli uomini dalla vita intensa, che hanno dato qualcosa, un po’, o molto alla vita. Che non hanno fatto cose straordinarie, ma si sono appassionati per la trasparenza del cuore, e si sono presi cura della giustizia, della pace, della felicità di qualcuno.
Non dei campioni, degli eroi duri e puri, o realizzatori di grandi opere. Gesù ha canonizzato una povera vedova che aveva offerto due spiccioli per il tempio, un niente ma pieno di cuore. E io mi sento dalla sua parte, in comunione con lei.
Nel Credo diremo: credo la comunione dei santi…
C’è nella storia, e la conosciamo bene, una comunione dei malvagi che si spalleggiano tra loro; una rete di violenti e corrotti che umilia, offende, inquina la nostra terra.
Noi la riconosciamo, ma non crediamo in essa, non le accordiamo fiducia. Sappiamo che i potenti, i forti, i ricchi dominano nel mondo, ma non crediamo in loro.
Crediamo invece nella comunione dei santi, nei buoni che fanno rete tra loro e che, senza neppure saperlo, sostengono il mondo.
Crediamo nella solidarietà dei buoni, degli onesti, dei miti, dei generosi, in questo legame umile e fortissimo che si oppone alla rete dei violenti e dei corrotti. E che con piccoli gesti rammendano il tessuto continuamente lacerato del mondo.
Io credo che l’umanità è comunione, credo che in ognuno c’è l’orma di ognuno, che i valori si salvano insieme.
Credo che anche il più piccolo pensiero di pace pensato nella grotta più nascosta, o nel segreto della tua camera, non resta senza effetto,
così come il bicchiere d’acqua fresca, il quasi niente dato ai piccoli, al quasi niente dell’umanità, non resta senza frutto nel cielo e nella terra.
Credo nella comunione:
Le mie braccia aperte sono appena l’inizio del cerchio
che un amore più vasto compirà (Margherita Guidacci).
Ognuno è inviato alla terra come braccia aperte, punto lucente di un vasto cerchio d’amore, anello d’oro del tempo e dell’eterno.
La fede cristiana è fidarsi, affidarsi, fondarsi sulla loro bontà, credendo che è una forza storica più forte della cattiveria!
Credendo che il bene è più forte del male, che la luce è più forte del buio, che la purezza è più umana della volgarità, la pace più umana della guerra, la giustizia migliore dello sfruttamento per denaro.
Che la vita ha senso, il suo senso è positivo, questo senso non avrà mai fine. Altrimenti perché varrebbe la pena vivere e lottare e credere?
Credo nella forza invincibile dei giusti e dei miti, e la mia fede si rafforza nella comunione con chi ha più fede di me, la mia purezza si fa più pulita nella comunione con chi ha occhi più limpidi dei miei. Qui nel tempo e poi nell’eterno, santi e peccatori si tengono per mano e i santi trascinano gli altri in alto, su, verso la vita.
E se non avremo molto da offrire al Signore nell’ultimo giorno, ci presenteremo a lui come mendicanti, ricchi solo di lacrime. E credo, so che sentirò venire dalla bocca di Dio parole come queste:
Vieni figlio, il tuo desiderio di amore era già amore.
Vieni figlio, sognatore, devoto, vagabondo, poco importa, vieni.
E se anche hai infranto mille volte le tue promesse, vieni.
Vieni, nonostante tutto, vieni,
con i tuoi tesori in vasi di argilla,
con i tuoi gesti pieni di cuore,
con le tue lacrime raccolte ad una ad una, vieni!
Nulla mai più ti separerà dall’amore.
PREGHIERA alla comunione
Signore, tu che regali gioia
a chi produce amore,
tu non convochi eroi nella tua casa,
ma uomini e donne veri,
e, qualche volta, lo sono anch’io.
Fammi restare davanti a te, vero come un bambino,
a mani aperte, a cuore aperto, con fame di abbracci.
Donami occhi puri che ti sappiano vedere
nel sorriso e nella croce, nei colori dell’autunno
nel piccolo animale e nel tappeto di galassie su cui cammini.
Donami orecchi attenti che ti ascoltino
nel silenzio e nell’orchestra di tutto il creato,
nelle lacrime dei fratelli.
La tua voce, Signore, fammi sentire,
la tua voce che sussurra:
Vieni, chiunque tu sia, così come sei
sognatore, devoto, vagabondo, vieni.
Il tuo desiderio di amore era già amore.
Vieni, adesso nulla ti separerà mai più
dall’amore di Dio.
p. Ermes Ronchi
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6 luglio 2005
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