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Il cristiano che, essendo fedele al magistero del cattolicesimo, vuole consapevolmente recitare la famosa orazione “Angelo di Dio” ed insegnarlo ai propri figli, deve combattere due errori.
Il primo è costituito dalla pseudospiritualità della corrente New Age che ha riempito le librerie di libri fasulli e demenziali sugli angeli, mentre quelli seri si fa molta fatica a trovarli perché sono diabolicamente esclusi dal circuito commerciale delle grandi case editrici.
Il secondo errore è ancora più subdolo: viene dall’interno di un certo mondo cattolico solo nominalmente ma ormai protestantizzato alla ‘Bultmann’ (Rudolf Bultmann, teologo evangelico tedesco, 1884-1976) dove ti spiegano, quasi compatendoti, che gli angeli sono solamente dei … generi letterari, cioè non esistono realmente!
La gran parte dei teologi protestanti odierni, seguiti da alcuni teologi cattolici, esclude che gli angeli siano delle realtà personali.Nella loro interpretazione, per afferrare rettamente il senso dei testi sacri riguardanti gli angeli è sufficiente cambiare ogni volta il termine “angelo” con la parola “Dio”, cioè gli angeli sarebbero semplicemente degli artifici letterari.
Secondo il catechismo della chiesa Cattolica, gli angeli sono creature spirituali che continuamente glorificano Dio e servono i suoi disegni salvifici nei confronti delle creature umane.
Il grande teologo Tommaso d’Aquino affermava che gli angeli cooperano ad ogni nostro bene.
Il pontefice Benedetto XVI, parlando degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, afferma che ognuno di essi “ha svolto una peculiare missione nella storia della salvezza”, mentre “l’invisibile presenza di questi spiriti beati ci è di grande aiuto e conforto”. Il papa sottolinea che molti santi canonizzati “intrattenevano con gli angeli un rapporto di vera amicizia, e numerosi sono gli episodi che testimoniano la loro assistenza in particolari occasioni”.
Questi pronunciamenti confermano chiaramente che gli angeli non sono affatto dei generi letterari, bensì esistono e si danno molto da fare per proteggerci e salvarci, portandoci in Paradiso alla nostra morte.
Il sociologo Massimo Introvigne, curatore della ricerca del Cesnur, osservava acutamente: “……il fatto che agli angeli credano di più i giovani, dimostra che la credenza negli angeli in gran parte non deriva dal cattolicesimo tradizionale, ma dalla cultura popolare, dalla televisione, dal cinema. Sono angeli postmoderni, non necessariamente cristiani”.
Spesso, purtroppo, oggi gli angeli non sono altro che figure di una mitologia “debole”, che indica una bellezza e bontà ideale, l’espressione di una spiritualità “confortevole”, priva di dogmi e di precetti morali da osservare e quindi una religiosità senza problemi…
Eppure, come abbiamo visto la tradizione culturale sugli spiriti celesti ha ben altro significato, come dimostrano l’esegesi biblica, la riflessione teologica, le biografie dei santi e le testimonianze letterarie che vanno da Dante a Rilke.
don Marcello Stanzione 15 aprile 2023
Estratto dal testo pubblicato da “IL NUOVO BERENGARIO”: https://www.ilnuovoarengario.it/la-di…
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Il catechismo dovrebbe servire a preparare il vero cristiano, stimolandolo alla scoperta del fine della propria esistenza e dell’azione salvifica di Gesù Cristo in ogni uomo. Non si tratta di sola “istruzione religiosa di base”, ma anche di “formazione cristiana” vera e propria.
Per formare rettamente, comunque, è giusto che si conoscano le verità fondamentali alle quali aderire.
È necessario sapere che cosa è realmente la Rivelazione divina attraverso le Sacre Scritture. Bisogna conoscere il ruolo che ha la Chiesa fondata da Gesù Cristo e quale comportamento adottare per essere realmente cristiani. È giusto anche conoscere in che cosa credono le altre religioni e le motivazioni di coloro che si dichiarano atei od agnostici.
Alcuni genitori “laici” sostengono che i bimbi non dovrebbero essere influenzati da credi religiosi e quindi preferiscono che siano loro a scegliere da che parte stare, una volta raggiunto l’uso di ragione adulto.
Ma se il bambino non conosce le verità che si insegnano nel catechismo, come farà a scegliere?
In questo campo non si può essere superficiali. È necessario ampliare il più possibile il proprio orizzonte mentale.
Da piccoli ci hanno obbligati ad imparare storia, geografia, matematica , italiano, scienze ecc.
Ora ci sono ingegneri, storici, architetti, tecnici, industriali, medici, insegnanti che esercitano la loro professione anche con competenza. ecc.
Eppure essi hanno faticosamente affrontato molte materie anche controvoglia , ma senza di esse ora non sarebbero dei bravi professionisti.
Nel campo spirituale, se uno vuole crescere deve imparare le basi e deve conoscere molte cose relativa alla Religione, alla Sacra Scrittura, al catechismo ecc.. Poi potrà fare la sua scelta più liberamente. Mi pareva di essere stato chiaro…
Comunque proviamo a pensare bene e con onestà intellettuale: In Italia (e non solo) abbiamo avuto tantissimi geni che hanno dato molto all’umanità grazie anche alla loro formazione di base cristiana. Mi riferisco a Dante Alighieri, a Petrarca, a Michelangelo, a Leonardo da Vinci, a Manzoni ecc.
Come possiamo negare il loro enorme contributo artistico pregno di riferimenti cristiani?
Personalmente ringrazio per l’istruzione e la formazione che mi è stata donata.
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE DICHIARAZIONE ”DOMINUS IESUS” CIRCA L’UNICITÀ E L’UNIVERSALITÀ SALVIFICA DI GESÙ CRISTO E DELLA CHIESA
(22) Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l’umanità (cf. At 17,30-31).
Questa verità di fede niente toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radicalmente quella mentalità indifferentista « improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l’altra” ».
Se è vero che i seguaci delle altre religioni possono ricevere la grazia divina, è pure certo che oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici.
Tuttavia occorre ricordare « a tutti i figli della Chiesa che la loro particolare condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati ».
Si comprende quindi che, seguendo il mandato del Signore (cf. Mt 28,19-20) e come esigenza dell’amore a tutti gli uomini, la Chiesa « annuncia, ed è tenuta ad annunciare, incessantemente Cristo che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sé tutte le cose ».
1 la Religione cattolica è quella vera. Oltre a quelle precedenti, lo dimostrano le apparizioni mariane di Medjugorje: la Madonna si mostra ai veggenti dall’aldilà e dona i messaggi ad una parrocchia cattolica per l’umanità intera.
2 Gesù Cristo è il Signore dell’Universo, vero Dio e vero uomo, il quale in stretta unione col Padre e lo Spirito Santo, sta sorreggendo l’intera umanità per salvare tutti gli uomini. Lo dimostra il fatto che la terra, con tutti i gravissimi pericoli cosmici ed i cataclismi che rischia continuamente, è ancora intatta.
3 Nella Santa Eucaristia riceviamo davvero il corpo, il sangue, l’anima e la divinità di Gesù Cristo. Oltre ad essere una verità di fede, lo dimostrano i numerosi miracoli eucaristici in tutto il mondo e tutti i più grandi mistici, i quali sostengono che tramite l’Eucaristia riceviamo grandi grazie per la Vita Eterna.
4 Tutti gli uomini sono mortali, ma l’anima è immortale ed è destinata al Paradiso. Lo dimostra il fatto che tutti in qualche modo aneliamo ad una perfezione che ancora non riusciamo a trovare su questa terra: quella di essere uniti al Creatore per l’eternità.
5 Lo spazio ed il tempo non esistono: sono un’invenzione della mente umana. Lo dimostra il fatto che il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora e tutti noi viviamo solo nell’istante, il quale è eterno.
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LA REINCARNAZIONE E LA SACRA SCRITTURA
Molti reincarnazionisti appartenenti a diversi movimenti legati allo spiritismo, all’antroposofia, alla. teosofia o a concezioni esoteriche-sincretiste, sostengono che la Sacra Scrittura sia favorevole alla, reinearnazione e che essa é spesso sottesa alla Parola “resurrezione”. Noi sappiamo, però, che sin dai primi secoli della vita della Chiesa, si accesero aspre polemiche su posizioni diametralmente opposte a causa soprattutto del platonismo e del neo-Platonismo a cui si ispirò San Giustino, Clemente Alessandrino e Origene. C’é stata, quindi, l’assenza di una vera e propria corrente cristiana favorevole alle teorie origeniste che a volte subirono persino lo scherno di eminenti uomini di Chiesa come S.Basilio e Dionigi Pseudo-Areopagita. Chiaramente le polemiche si fondarono sull’interpretazione della S.Scrittura che spesso veniva anche manipolata o estrapolata dal suo contesto. Ma quali sono i testi biblici più evocati? Alcuni sostengono che gli ebrei del 1° secolo credevano alla reincarnazione in riferimento a Mt.16,I3-14 : “Alcuni dicono che tu sei Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti” e più avanti a Mt.I7,I0-I3 : “I discepoli gli domandarono: Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia? Ed Egli rispose : “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia é già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”. Allora i discepoli compresero che Egli parlava di Giovanni Battista.
“Per molti questi testi mettono bene in evidenza che Elia si é reincarnato in Giovanni Battista. E’ possibile tale affermazione? Ecco cosa disse il prof.Rinaldo Fabris, noto biblista del seminario di Udine
“Non ci sono altri testi all’infuori del Vangelo che consentono di parlare di reincarnazione nella forma elaborata dalle religioni orientali e nota presso vari gruppi o movimenti attuali. Il testo di Matteo si riferisce semplicemente all’attesa di un riformatore per il tempo messianico identificato con Elia, il profeta combattente per il monoteismo e lo Jahwismo, cioé la fede nell’unico Signore. Questa attesa viene riportata in Malachia 3,22-23 : “…Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore…testo che riprende in parte una formula già riportata da Siracide(48,I0). Ma questo atteso riformatore, Elia, é a sua volta presentato, nell’apparizione biblica, come una specie di “controfigura” o “ripresentazione” di Mosé. Non c’é nulla di strano se la Bibbia utilizza questa figura per parlare dei riformatori. Teniamo presente che nel Deuteronomio (18,15-18) si parla del Profeta futuro come un rappresentante o una riproduzione di Mosé : “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto” Dunque più che di “reincarnazione” in senso tecnico , cioé un organismo che ricompare con lo stesso spirito e personalità del precedente (idea pressoché inconcepibile per l’antropologia ebraica che non distingueva le due parti o componenti dell’essere umano, spirito e corpo), si deve pensare ad un modello culturale . Mosé é il prototipo di tutti i riformatori e di tutti i profeti. Elia rintroduce la figura di Mosé e Giovanni Battista, che prepara la venuta di Gesù messia, come precursore ha i tratti, cioé lo spirito, la fisionomia e l’attitudine di Elia o del riformatore atteso nel tempo messianico.
Lo stesso si può forse dire per il testo di Luca (1,17) cha cita quasi letteralmente la frase di Malachia nell’annuncio dato dall’angelo nel tempio al Zaccaria riguardante il futuro concepimento e la missione di Giovanni Battista: “Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia…” Dunque quello che nascerà avrà nome Giovanni e possederà lo spirito e la forza del riformatore dei tempi messianici, più che essere la ripresentazione della stessa persona. In questa linea si colloca la tradizione sinottica che tende ad identificare Giovanni Battista con Elia. Questo é chiarissimo nel testo Matteo appena letto (Mt 17,10-13) mentre gli altri testi sono un po’ più incerti perché tendono a presentare Elia come il precursore di Gesù, o addirittura con Gesù stesso. Comunque c’é una tendenza a vedere nel Battista quell’Elia che era stato promesso per i tempi messianici. Un altro testo potrebbe richiamare l’idea e il modello attuale di reincarnazione : Marco 6,14-16 “Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: “Giovanni il Battista é risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui.” Altri invece, dicevano: “E’ Elia”; altri dicevano ancora : “E’ uno dei profeti”. Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: “Quel Giovanni che io ho fatto decapitare é risuscitato!”. Qui è interessante il fatto che alcuni tendono ad identificare Gesù con Elia e non con Giovanni Battista: questo confermerebbe l’interpretazione del modello culturale che si riferisce al profeta dell’Antico Testamento di cui Mosé é il prototipo. In questo senso non sí può parlare di “reincarnazione” ma di una “figura” o “personaggio” descritto con quel modello. “E’ un profeta, come uno dei profeti” quello stesso tipo di profeta di cui parla il Deuteronomio (18,15-18) secondo il modello di Mosé. Gesù, quindi, sarebbe la ripresentazione di Giovanni il Battista. Ma con il linguaggio giudaico, ripreso poi dai cristiani, si parla di “risuscitamento” o “risurrezione”, cioé “il tornare a vivere” (non il nostro concetto di risurrezione che comporta un “non morire”). In questo caso il linguaggio é forse più vicino alla concezione di “reincarnazione”, nel senso che Gesù é il Battista fatto uccidere. Questa é però un’opinione popolare che viene contestata da Marco che tende a contrapporre subito dopo la storia della decapitazione di Giovanni Battista (Mc.6,I7-29) che così termina: “I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posarono in un sepolcro”. A questa storia di Giovanni, l’Evangelista contrappone la storia di Gesù che é stato ucciso e deposto nel sepolcro e Lui solo é veramente resuscitato. Quell’opinione popolare che tende ad identificare Giovanni Battista ucciso come il Gesù che é resuscitato non ha nessun seguito, anzi nel quadro qui ricostruito da Marco i due concetti sono nettamente contrapposti
A QUESTO PROPOSITO ANNI FA AVEVO INTERVISTATO IL prof. RINALDO FABRIS (biblista noto a livello mondiale):
Domanda:
Prof. Fabris, una reincarnazionista, Manuela Pompas, afferma nel suo libro “Reincarnazione-Alla scoperta delle vite Passate – ed.Rizzoli” : “In Gv.9 1-3 gli Apostoli incontrano il cieco nato e chiedono a Gesù: “Rabbì : chi ha peccato lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?” Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma é così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”. Ora é chiaro che un individuo non può peccare prima della nascita, se non in una vita precedente. Gesù non contestò la domanda, non confutò il fatto che avesse potuto peccare lui: spiegò semplicemente che la sua malattia era scritta nel suo destino, predeterminata, esattamente come tutti i più grandi avvenimenti della vita di un individuo vengono “scritti” dal maestro del Karma prima della sua discesa sulla terra (p.58). Cosa ne dice di una simile interpretazione?
Fabris:
La malattia congenita, in questo caso la cecità sin dalla nascita, nella concezione ebraica non può essere spiegata se non in base al principio della retribuzione : ogni disgrazia é collegata con una malattia, una colpa. Il principio della retribuzione attraversa anche le altre generazioni (fino alla terza-quarta generazione secondo Es 20,5-6 ed Es.34,6-7). L’ipotesi reincarnazionista in questo caso non ha rilevanza religiosa. C’é solo qualche vago testo di Filone Alessandrino che accenna ad esistenze precedenti. Ma questo autore del primo secolo riflette l’ambiente culturale e filosofico di matrice ellenistica che frequentava. Non ci sono altri testi contemporanei a Gesù che provano la reincarnazione. E nemmeno il Talmud e la Mishna’h, più tardivi, accennano ad essa.
Domanda:
Per molti reincarnazionisti Gesù stesso si riferiva alla Reicarnazione quando in Gv. 3,3 afferma a Nicodemo : “In verità, in verità ti dico se, uno non rinasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio”
Fabris:
L’avverbio greco “anothen” traduce sia “di nuovo” che dall’alto” e Giovanni gioca su questa ambivalenza. Subito dopo, al versetto 5 Gesù afferma “in verità in verità ti dico, ne uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel Regno di Dio.” Qui il rinascere é spiegato come un “nascere dalla potenza di Dio (lo Spirito)” e l’acqua nella prospettiva giovannea é il simbolo della vita e della purificazione battesimale cristiana. Non si tratta di nascere una seconda volta, come ha inteso e frainteso il vecchio Nicodemo, ma di nascere dall’alto, cioé da Dio, tant’é vero che nel 1° capitolo il credente é così definito: “Non da carne, né dal volere di uomo, né da sangue, ma da Dio é stato generato il credente”. Nicodemo, quindi, se vuole entrare nel Regno deve nascere o rinascere per iniziativa di Dio, nella fede.
Domanda:
Può spiegarci che tipo di antropologia é sottesa al testo Paolino di I Cor,15,44 “Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale”?
Fabris:
La spiegazione di questo linguaggio Paolino studiato ad arte, anche se un po’ difficile, può essere rilevata dal seguito del versetto 44: “se c’é un corpo animale (soma psichikon), ví é anche un corpo spirituale (soma pneumatikón)” precisando che questo “corpo spirituale” non é altro che il secondo Adamo. Infatti secondo la concezione di Filone Alessandrino la Creazione é avvenuta in due momenti : la prima é ideale, la seconda é reale. In quest’ultima fa riferimento al “Pneumatikon”, dove “pneuma” nel linguaggio biblico dei sapienti o dei profeti é la realtà di Dio contrapposta alla realtà fragile dell’uomo naturale o psichico, fatto di carne. Nella contrapposizione paolina é abbastanza comprensibile l’affermazione precedente “si semina corruttibile, risorge incorruttibile; si semina ignobile, risorge glorioso; si semina debole, risorge pieno di forza”(ICor.15,42). Qui le categorie: corruttibile, ignobile,debole e “psichikon” stanno sul versante limitato, provvisorio, materiale, deperibile, precario; mentre lo “spirituale”(pneumatikon) sta sul versante del glorioso, del pieno di forza, nobile, potente, cioé la realtà di Dio. Gesù risorto é un “corpo spirituale” (soma pneumatikon), cioè appartiene al mondo di Dio ed è capace di comunicare la sua forza terrificante. In questo contesto, quindi, c’è più che una contrapposizione di tipo antropologico (corpo-anima). Si vuol mettere in evidenza due aspetti della realtà : Dio e la creatura. La risurrezione di Cristo appartiene al mondo di Dio e alla sua forza, mentre l’essere umano lanciato alle sue sole forze rimane nell’ambito della limitatezza creaturale. Ecco, allora, che da qui possiamo realmente dedurre che l’antropologia biblica rimane più un problema religioso che filosofico : l’uomo è spirito in quanto “in rapporto con Dio” e questa relazione lo rende vivente. Senza l’intervento divino l’essere umano decade nella sua fragilità ed anche la sua realtà immateriale, quella che viene chiamata “anima”, si dissolve nella morte. Solo mediante la risurrezione potrà partecipare alla realtà vivificante del Cristo risorto con il corno, l’anima e lo Spirito.
Domanda:
Lei ha speso gran parte della sua vita approfondendo la Sacra Scrittura. Alla luce dei suoi studi e delle sue scoperte condivide ciò che il magistero afferma dell’uomo, cioé “individuo unico ed irrepetibile (È necessario che vigiliamo costantemente perché, terminato l’unico corso della nostra vita terrestre…L.G.48) basandosi sull’affermazione di S.Paolo: “é stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta” (Eb.9,27)?
Fabris
Esiste una lettera della S. Congregazione per la dottrina della fede su alcune questioni concernenti l’escatologia, apparsa nel maggio del ’79 che tratta del problema dell’aldilà, il destino delle persone dopo la morte, etc. Non c’é una definizione chiara del destino nei termini dell’antropologia cristiana e forse non é neanche molto rilevante il destino dell’anima separata dal corpo ma il destino della persona che va oltre il semplice concetto di anima come forma unificante del corpo dell’essere umano. Il destino della persona é irrepetibile ed é legato al corpo, per cui la salvezza totale implica anche la trasfigurazione e trasformazione del corpo in rapporto a Dio, cioé la resurrezione. Sotto questa luce sia l’irripetibilità del destino personale come la relazione con il corpo rende impossibile per una completa concezione cristiana accettare che l’essere spirituale possa abitare, assumere, identificarsi con entità materiali diverse, successive, cioé con più corpi, come sostengono i reincarnazionisti che dimenticano questa interrelazione profonda ed unitaria tra l’essere personale e la realtà corporale. Il corpo non é solo un abito, una incrostazione…é qualcosa che viene intimamente formato e uniformato dalla relazione spirituale della persona con il Cristo risorto.
REINCARNAZIONE : GIUSTIZIA E MISERICORDIA
Gran parte dei “reincarnazionisti” aderiscono ad una tal visione dell’uomo perché rettifica meglio il concetto di giustizia. divina. In parole povere osservano: nel mondo ci sono diverse situazioni, c’è gente che soffre terribilmente a causa di malattie, disagi, condizioni sociali diverse etc. Un Dio giusto non può permettere contemporaneamente il morente di fame accanto al sazio, il malato accanto al sano.
Tutto diventa più accettabile se ammettiamo che il “diversamente abile” sta semplicemente purificandosi dalle erronee azioni compiute nelle vite precedenti, mentre colui che gode la vita presente ha ben vissuto in quella precedente Confesso sinceramente che questa osservazione mi lascia alquanto perplesso, e ciò alla luce della Rivelazione. A me piace meditare sull’infinita libertà di Dio che si manifesta nella creazione. In essa esplode la sua infinita creatività. Un semplice nato può contenere una grande varietà di fiori : la pratolina può coesistere accanto al narciso o al giglio…eppure nessuno disprezza il piccolo mughetto o la violetta nascosta. Contempliamo la natura proprio perché e varia. Immensi campi di girasole potrebbero anche annoiare. Proprio perché la “gloria di Dio é l’uomo vivente” la creatività si manifesta soprattutto nella varietà umana.
Riflettiamo, ad es. sull’esistenza di colui che riteniamo “handicappato”. Un ragazzo affetto dalla sindrome di Down o mongolismo sta scontando, secondo i reincarnazionisti, gli effetti delle errate azioni compiute nelle vite precedenti. Lui non ne ha coscienza…ma le sta scontando. Ha senso una affermazione del genere? Può scontare qualcosa di cui non ne ha coscienza? La morale cattolica mi ha sempre insegnato che il vero peccato implica piena avvertenza e deliberato consenso ed il pentimento consiste nel detestare sinceramente le cattive azioni commesse. Si potrebbe presumere, allora, che secondo il reincarnazionista quel povero ragazzo difficilmente potrà uscire dalla sua situazione: anzi la sua trasmigrazione successiva potrà subire un processo involutivo irreversibile fino a che qualcosa interverrà a cambiare la situazione… ma cosa? Un ciclo pressoché infinito?
Questi concetti cozzano, invece, con quello della infinita misericordia di Dio che non è disgiunta dalla sua libertà. San Paolo afferma : “C’é forse ingiustizia da Parte di Dio? No certamente! Egli infatti dice a Mosé : “Userò misericordia con chi vorrò, e avrò pietà di chi vorrò averla. Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che usa misericordia…con chi vuole e indurisce chi vuole… 0 uomo, tu chi sei per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò:”perché mi hai fatto così”? Forse il vasaio non é padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?..(Rm.944-24). Tutto ciò che esiste, dunque, é per la manifestazione della gloria di Dio che noi non possiamo valutare o giudicare. Ma perché il “reincarnazionista” avverte in sé un’evidente ingiustizia divina nel pluralismo di infinite situazioni esistenziali partendo dal presupposto cristiano dell’unicità ed irrepetibilità di ogni uomo?
Qui si tratta di armonizzare il cuore e la mente, il sentimento e la ragione. Colui che ha detto del cieco nato : né lui ha peccato né i suoi genitori, ma é così perché si manifestassero in lui le opere di Dio (Gv,9, 1 -2) è infinitamente più giusto di ogni uomo che da Lui creato “a sua immagine e somiglianza”. Dovremmo quindi ritenerlo ingiusto, noi poveri mortali per la semplice coesistenza di queste infinite situazioni così diverse le une dalle altre? Secondo me bisognerebbe accordarci sulle premesse che ci consentono di esprimere giudizi in base al nostro parametro valutativo. Mi spiego in maniera più semplice: ogni “handicappato” che incontriamo sul nostro cammino evolutivo spesso ci turba e accende nel nostro inconscio mille interrogativi che cercano di ridefinire in noi il concetto di giustizia di un Dio che permette situazioni esistenziali così pietose. Una mente equilibrata, che non si lascia offuscare da un eccessivo sentimentalismo, dovrebbe ampliare il suo orizzonte attraverso uno sguardo d’insieme dell’Universo. Dovrebbe ammettere che la gloria di Dio si manifesta anche negli esseri considerati “inferiori” all’uomo appartenenti al mondo vegetale ed animale. Essi sono ritenuti inferiori per il diverso grado di coscienz se ammettiamo che anche una pianta ha una percezione “embrionale” relativa agli stimoli esterni o ambientali che riceve. Nessuno, comunque, si sogna di affermare che Dio é ingiusto per aver creato gli esteri “inferiori” all’uomo, minerali, piante o animali…Nell’ambito umano é errato ritenere un male la diversità di tutte le persone : anzi essa é una ricchezza! Mi si obietterà: “te la sentiresti di essere al posto del “diversamente abile”?”. Personalmente ritengo una simile abiezione insensata in quanto ogni persona é unica ed irripetibile con le sue caratteristiche genetiche, somatiche, psicologiche e storiche. Spesso l’handicap per noi coincide con la “diversità” fisica e psicologica. Inconsciamente ci riferiamo ad un parametro “ideale” basato, neri, su pregiudizi di ordine estetico od etico.
Se veramente ragionassimo a fondo e serenamente non ci scandalizzerebbe più la “diversità” che esistere ha sempre un motivo in più che sfugge alle nostre categorie mentali. Questi pregiudizi estetici od etici, noi, potrebbero benissimo ritorcersi sulla mia persona : rispetto all’ingegnere, ad esempio, mi sento un portatore di “handicap” se per esso intendo anche il dislivello culturale relativo alle competenze e alla professionalità. Così pure rispetto a un medico, ad uno scienziato o ad un contadino… Tutto ciò perché spesso non ci é ben chiaro il concetto di “persona” che confondiamo con il suo ruolo. I pregiudizi causano sempre sottili discriminazioni che attecchiscono subdolamente nell’inconscio di chi non si lascia purificare dall’azione divinizzante dello Spirito. In base a questi presupposti che tipo di obiettività può essere attribuita alla nostra capacità di giudizio? Posso sinceramente affermare che il “down” é più disgraziato di me? Forse il nostro vero errore consiste nel proiettare sugli altri il nostro concetto di “autorealizzazione”che inconsciamente vorremmo standardizzare. Ogni persona ha un suo grado di autorealizzazione perché é diverso il suo modo di vedere la vita e il mondo e diversa é la sua sensibilità.
Queste “diversità” ci turbano perché non abbiamo ancora capito che il mistero della creatività divina si cela in esse. E qui interviene ad illuminarci la Redenzione operata da Gesù Cristo la cui passione e morte turbano ancor oggi, a distanza di secoli, il nostro tranquillo sentirci cristiani. Per inciso, sarebbe interessante conoscere il pensiero di un reincarnazionista che vuol essere sinceramente cristiano : alla luce delle sue teorie come si pone il Cristo sofferente “uomo” annoverato tra i malfattori e tra i più abbietti tra gli uomini a causa delle sue umiliazioni e patimenti? La riflessione cristiana non ha sempre affermato che Cristo si é caricato di simili sofferenze per effonderci lo Spirito del Padre e riconciliarci a Lui in un estremo atto di misericordia? Sin da fanciulli ci abituiamo a vedere la sofferenza al negativo.
E in effetti, presa in se stessa appartiene solo a questo mondo limitato e corruttibile; quindi va sconfitta. Ma la sofferenza vista in un contesto diverso, da un’altra prospettiva, non è mai fine a se stessa: essa ha delle finalità che ci sfuggono ed é sempre finalizzata ad una libera “autorealizzazione” che coincide con una certa pienezza che ogni persona, dal bimbo all’anziano, dal sano all’ammalato, dall’ignorante al colto, dal povero al ricco, dallo schiavo al padrone, dal brutto al bello, dovrà raggiungere. In questa prospettiva sono convinto che anche il “diversamente abile” colpito da insufficienza mentale raggiungerà una sua pienezza che a noi non spetta giudicare : ciò che varrà nel mondo dell’amore, cioè nel Regno dai Cieli, sarà il grado di assimilizione raggiunto in Cristo e proporzionale alle reali capacità di ciascuno che agisce nei limiti posti dal Creatore.
Nella casa del Padre, infatti, ci sono “molte mansioni” e la gloria di Dio risplenderà in tutti coloro che hanno risposto al suo appello amoroso. Scopriremo, allora, che tutte le nostre lacrime, fatiche, dolori, ingiustizie, persecuzioni, non erano altro che il pungolo dell’autorealizzazione… Come conciliare sinceramente la visuale reincarnazionista con le beatitudini? Che beatitudine é mai quella di un sofferente che sta scontando antefatti di cui nulla ricorda?
Nel contesto cristiano l’ipotesi reincarnazionista solleva ancora più perplessità e contraddizioni della dogmatica tradizionale. L’insegnamento della Chiesa ereditato da Cristo pone tutto alla luce del Cristo morto e risorto. Solo così sarà possibile accettare il fatto che tutte le diverse esistenze, uniche ed irripetibili, rientrano nel misterioso piano di salvezza scaturitola dalla misericordia di Dio che ha voluto le diversità per attivare l’amore reciproco che in lui dovrà ricongiungersi nell’eternità.
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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6 luglio 2005
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