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Dio ha bisogno del nostro ingegno?
È Lui che ha creato tutto dal nulla ed ha architettato ogni cosa che esiste.

Dio ha bisogno della nostra sapienza?
È Lui la fonte di ogni sapienza…

Dio ha bisogno della nostra perfezione morale?
Ègli è la giustizia eterna ed è Lui che giudica perfettamente,,,

Dio ha bisogno della nostra forza fisica e psichica?
Egli è Onnipotente…

Dio ha bisogno di amare e di donare, ecco perché chi si sente bisognoso di Lui è beato, come Egli ha affermato tramite le Beatitudini…

 

 

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Tommaso nacque a Olera, borgo medievale della Val Seriana (Bergamo) sul finire del 1563.

Da piccolo condusse le pecore al pascolo, da grande faticò sui campi con il papà.

L’unica scuola che frequentò fu quella dei genitori, del parroco e di madre natura.

Illuminato da Dio, a17 anni decise di seguire il Poverello tra i Cappuccini veneti.

Raggiunta Verona, fece la richiesta. Accolta, iniziò l’anno della prova (1580-81).

Alla scuola dell’ardua spiritualità cappuccina si trasformò in un frate esemplare.

Dopo il noviziato, e per tre anni, si esercitò nei vari lavori del convento (1581-84).

Nonostante fosse frate laico, il superiore gli insegnò a leggere e soprattutto a scrivere.

Nel 1585 gli fu affidato il delicato compito di frate della cerca in città e nei dintorni.

Chiederà il pane per frati e poveri e conquisterà anime per Dio e per la sua Chiesa.

A Verona per 25 anni, a Vicenza per 7, a Rovereto per 4, ad Innsbruck per 12 anni.

Saliva le scale dei palazzi di vescovi e di principi come entrava nelle case degli umili.

Richiesto come consigliere spirituale, lasciava nel cuore di ognuno la nostalgia di Dio.

A Vicenza e a Rovereto favorì la nascita di due monasteri per giovani consacrate.

Suggerì all’amico Guarinoni di costruire vicino a Volders una chiesa all’Immacolata.

Nei ritagli di tempo, si ritirava in cella e scriveva quanto Dio gli dettava nel  cuore.

Nacquero così ”le amorose composizioni”, pubblicate in due edizioni (1682 e 1683).

Sono ora in edizione critica in 4 volumi + gli Indici (2005, 2010, 2013, 2016, 2020).

Mistico dell’amore puro verso Dio, quotidianamente abitava nel cuore ferito di Gesù.

Morì il sabato 3 maggio del 1631. I presenti definirono il suo transito “una morte d’amore”.

Giovanni XXIII parlava di lui come di “un santo autentico e di un maestro di spirito”.

 

Libro preparato in vista della sua beatificazione, celebrata il 21 settembre 2013:

Rodolfo Saltarin, Tommaso da Olera – mistico del cuore di Gesù, Morcelliana, Brescia 2013.

Costo: 20 euro + spese postali.       

 

Novena

Tommaso benedetto,  che con la luce della tua vita rischiarasti l’orizzonte a tante persone del tuo tempo, illumina anche me desideroso di Verità e di Grazia.    Gloria al Padre…

Mistico del Cuore di Gesù, che con il fuoco dell’amor di Dio riscaldasti le profondità dell’anima a quanti avvicinavi, accendi in me il santo fuoco dell’Amore. Gloria al Padre…

Silenzioso amante di Dio, che passasti per la valle del pianto trasformandola in una sorgente di benedizioni, ottienimi da Dio la grazia che ora ti chiedo… Gloria al Padre…

A Gesù crocifisso, supplica del Beato Tommaso da Olera

(Cfr. Tommaso da Olera, Selva di contemplazione, a cura di Alberto Sana, Morcelliana, Brescia 2006, pp. 284-285 e 434)

Io poverino, prostrato ai tuoi piedi e indegno di levare gli occhi al cielo, ti prego, per la tua morte crudele, di guardarmi con occhi di misericordia. Prima di guardare i miei peccati, guarda le tue mani. Guardami attraverso i fori delle tue piaghe. Passino i tuoi occhi per quei fori e non sia la tua giustizia a cadere su di me, perché quelle ferite furono fatte dalla tua misericordia.

Donami un cuore nuovo affinché, nascosto nella ferita del tuo costato, io possa, d‘ora poi, amarti con un amore forte e disinteressato. Concedimi un raggio di Spirito Santo, perché la sua luce rischiari la mia cecità, e le tenebre non m’impediscano di vedere te, unico sposo dell’anima mia.

Al Cuore aperto di Gesù, contemplazione del beato Tommaso da Olera

(Cfr. Tommaso da Olera, Scala di perfezione, a cura di Alberto Sana,

Morcelliana, Brescia 2010, p. 158)

Amato mio Signore, dalla ferita del tuo costato così larga che comodamente poteva entrare una mano d’uomo e così profonda da mostrare il tuo cuore aperto, dopo la tua morte di croce apparvero due sorgenti: una di amore e l’altra di carità, per attrarre a te non solo il giusto e l’amico di Dio a bere l’acqua del tuo amore, ma anche i peccatori a bere il sangue della tua misericordia.

Erano come due fiumi: uno di sangue, cui può andare ogni peccatore, sicuro di ricevere misericordia, e l’altro d’acqua, cui può accedere ogni amico di Dio nella speranza di crescere in virtù e perfezione.

All’innamorato Gesù, supplica del beato Tommaso da Olera

(Cfr. Tommaso da Olera, Scala di perfezione, a cura di Alberto Sana,

Morcelliana, Brescia 2010, pp. 445-446)

O amabile Gesù, Dio dell’anima mia, mio rifugio e mio conforto, più godrò nelle miserie e travagli con te che nella felicità senza di te. Altro bene non voglio, altra ricchezza non bramo, altro tesoro non desidero, altro paradiso non pretendo. Crea in me uno spirito nuovo, un amore nuovo, un desiderio nuovo e una nuova volontà.

Signore Gesù, solo allora sarà quietato il mio cuore e saziato ogni mio desiderio,  quando godrò della tua presenza. Prendi il mio cuore e non ridarmelo più. Sei il centro dell’anima mia, il tabernacolo del mio cuore, il segretario dei miei pensieri, la luce della mia mente. Altra cosa non bramo che conformarmi al tuo divino volere. Amen.    

 

I MISTERI DI GESÙ

(tommaso da olera, Selva di contemplazione, a cura di Alberto Sana, Morcelliana, Brescia 2005)

 

01 Gesù è presentato al tempio (cfr. pp. 167 e 363-366)

Arriva il giorno in cui Maria deve recarsi al tempio di Gerusalemme, per purificarsi e per riscattare il Bambino dalle mani del pontefice mediante l’offerta di due tortorelle. Parte in compagnia di Gesù e di Giuseppe. Arrivati, trovano il vecchio Simeone, al quale era stato rivelato che non sarebbe morto se prima non avesse visto il Desiderato delle genti. Egli si avvicina a Maria e guarda il Bambino. Vedendolo avvolto in poveri panni ne rimane stupito, ma anche consolato. Lo prende fra le braccia e, ripieno di Spirito Santo, canta: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace perché i miei occhi han visto la salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli».   

02 Gesù rimane nel tempio (cfr.  pp. 183-185 e 376-378)

Verso i dodici anni, Gesù, insieme a Maria e Giuseppe, sale a Gerusalemme per celebrare la Pasqua e per far conoscere al mondo la sua dottrina. All’insaputa dei genitori, rimane là per tre giorni. Questi lo cercano affannosamente e alla fine la madre lo scopre, mentre sta discutendo con i dottori della legge attoniti e stupiti: «Questa sapienza viene dal cielo. Di chi è figlio e qual è la sua patria?». Maria lascia che il dibattito finisca e poi, turbata e gioiosa, tra lacrime di tenerezza gli dice: «Che hai fatto, figlio mio caro? Io e tuo padre, dolenti, ti cercavamo». E lui, per nulla agitato: «Perché mi cercavate? Non sapevate che dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?»            

  

03 Gesù istituisce l’Eucaristia (cfr. pp. 208-210 e 393-394)

Lavati i piedi agli apostoli, Gesù si toglie l’asciugatoio, srotola le maniche, si rimette il manto e va a sedersi a mensa, invitandoli a fare altrettanto. Desidera iniziare un banchetto nuovo, dando da mangiare il suo preziosissimo corpo, divinità e umanità insieme. Non solo per cibare le loro anime, ma anche per rimanere vicino a loro (e a noi) sino alla fine del mondo. Prende del pane nelle sue mani, lo benedice e lo consacra. Quel pane si trasforma e diventa il suo stesso corpo e sangue: lo stesso corpo partorito dalla vergine Maria, lo stesso Dio che creò il cielo, la terra e tutte le cose. Divide quel pane in pezzi e li consegna ai Dodici, comunicandoli con le proprie mani.   

04 Gesù è inchiodato in croce (cfr. pp. 249-251 e 418-419)

Gesù è nudo, avvolto nel suo sangue. Gli sbirri lo prendono, chi per le mani e chi per i piedi, e lo gettano sulla croce. Gli afferrano una mano, piantandogli sopra un chiodo spuntato e arrugginito. Gli afferrano l’altra mano e fanno altrettanto dall’altra parte. Gli strattonano i piedi, ritratti per il dolore, fino a raggiungere il terzo foro predisposto. Posti i piedi uno sull’altro, gli conficcano il terzo chiodo, anch’esso spuntato e arrugginito. Con grande violenza li trapassano entrambi. Sollevano la croce e la lasciano cadere dentro una buca profonda. Tutto ciò alla presenza del popolo, di Maria sua madre e di Giovanni, che lo vedono trafitto, insanguinato e deforme.      

05 Supplica a Gesù crocifisso (cfr. pp. 284-285 e 434)

Io poverino, prostrato ai tuoi piedi e indegno di levare gli occhi al cielo, ti prego, per la tua morte crudele, di guardarmi con occhi di misericordia. Prima di guardare i miei peccati, guarda le tue mani. Guardami attraverso i fori delle tue piaghe. Passino i tuoi occhi per quei fori e non sia la tua giustizia a cadere su di me, perché quelle ferite furono fatte dalla tua misericordia. Donami un cuore nuovo affinché, nascosto nella ferita del tuo costato, io possa, d‘ora poi, amarti con un amore forte e disinteressato. Concedimi un raggio di Spirito Santo, perché la sua luce rischiari la mia cecità, e le tenebre non m’impediscano di vedere te, unico sposo e riposo dell’anima mia.     

 

A MARIA IMMACOLATA, supplica del Beato Tommaso da Olera

(Cfr. Tommaso da Olera, Scala di perfezione,

a cura di Albero Sana, Morcelliana, Brescia 2010, pp. 481-483)

Degnissima Madre di Dio, fra tutte le donne la favorita. Senza di te che cosa può fare l’anima mia? Soccorri me, vilissimo tuo servo, pronto a dare mille volte la vita in tua difesa. Che ciò sia vero tu lo sai, perché lo puoi vedere nello specchio della divinità.

Accostati a me e tocca il mio cuore perché possa accogliere, nel mio amore puro e filiale, tuo figlio Gesù. Voglio amarlo e servirlo più di quanto sia stato amato e servito dai santi. Non vi domando paradiso, gloria, gusti, gioie, ma che riempiate il mio cuore del vostro puro amore, poiché questo è il mio unico fine e l’unico mio paradiso.

 

 

 

I MISTERI DI MARIA  (Tommaso da Olera, Selva di contemplazione, a cura di Alberto Sana, Morcelliana, Brescia 2005)

 

01 Dio vede l’umiltà di Maria (cfr. pp. 141-142 e 341)

Maria, ricolmata da Dio di scienza infusa, oltre che essere istruita nella legge divina, pregava e meditava la Sacra Scrittura. Era molto devota delle profezie e delle figure che trattavano della venuta del Messia; in particolar modo di quella che dice che una vergine partorirà il Messia, il redentore del mondo. Avvertendo che oramai era giunto quel momento, ardeva dal desiderio di essere la serva di quella vergine, scelta da Dio a diventare la Madre del Signore. Giorno e notte pregava il Signore di farle la grazia di poter servire quella vergine e così star vicino al Figlio di Dio. Maria era così umile che non riusciva nemmeno a pensare di poter diventare la Madre del Signore.

02 L’angelo è inviato a Maria (cfr. pp. 141 e 341)

Dio era ammirato di quella figlia, adornata d’ogni santa virtù. Era invaghito della sua bellezza. Si godeva in rimirar colei che doveva diventare sua Madre. Essendo Maria di circa quattordici anni, Dio manda l’eterno Verbo, la seconda persona della Santa Trinità, nella nostra valle di lacrime, per incarnarsi nel ventre purissimo di Maria e per redimere il genere umano: così come aveva promesso nella divina legge antica. Invia perciò uno degli angeli a lui più cari e preferiti, Gabriele, dicendogli di scendere nel mondo, di andare a Nazaret e di annunciare a Maria la venuta del Figlio di Dio nel suo ventre verginale. L’angelo Gabriele partì per fare l’annuncio alla Vergine Maria.

03 Maria dialoga con l’angelo (cfr. pp. 143 e 342-343)

«Ave, piena di grazia, il Signore è con te». Di fronte a tali parole, Maria si turba. L’angelo la rassicura: «Non temere, hai trovato grazia presso Dio; ecco concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». Gli chiede: «Come avverrà questo? Io non conosco uomo». E l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra». Risposta di Maria: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che tu hai detto». Dio amava la verginità di Maria, ma la sola verginità non fu sufficiente ad attrarne l’attenzione. Lo fu invece la sua umiltà, unita alla sua verginità. Allorché Maria terminò di dire tali parole, il Verbo entrò in lei.

04 Maria parla con il Bambino (cfr. pp. 144 e 344) 

Piangendo e singhiozzando di allegrezza e tenerezza, Maria continuava a dirgli: «O Figlio di Dio e anche mio, quanto grande è la tua umiltà nell’avere eletto me, poverella, per tua madre! Mancavano, Dio dell’anima mia, le vergini nel mondo, regine e imperatrici, che ti avrebbero nutrito e allevato in grandezza e maestà? Hai eletto me, che non possiedo cosa alcuna, essendo io poverina e nascosta. Caro mio Figlio, se stimi che l’amore sia ricchezza e grandezza, io di certo ti amerò più di ogni altra creatura. Per amore tuo mi consumerò in nutrirti e allevarti in risposta d’un tale dono, a me fatto sopra ogni altra donna del mondo. Per questo ti adoro, ti ringrazio e ti benedico».

 

05 Maria genera Gesù il Cristo (cfr. pp. 151-154 e 350-352)

Venuta l’ora di partorire la Luce del mondo, quella giovane si mette in ginocchio per meglio seguire ciò che sta accadendo in lei. Si sente ripiena di grande gaudio e subito dopo partorisce il Bimbo sulla nuda terra. Lui la guarda e con gridi e pianti, la incita a prenderlo fra le braccia poiché trema di freddo. Ella prende quel tesoro del cielo e, stringendoselo al petto, lo accarezza e lo bacia. Desidera fasciare quel caro corpicello, ma non c’è fuoco per riscaldare i pannicelli. Li mette dentro il seno, li riscalda alquanto e, levandoseli di là, avvolge Colui che i cieli non possono contenere. Mentre la madre lo allatta, lui le accarezza il volto con le sue tenere manine.   

 

 

Passione di nostro Signore Gesù secondo Tommaso  (Tommaso da Olera, Selva di contemplazione, a cura di Alberto Sana, Morcelliana, Brescia 2005)

 

I stazione:  Gesù nell’orto degli olivi (cfr. pp. 220-221 e 399-400)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Partito dal cenacolo, Gesù andò nell’orto degli ulivi con i suoi apostoli. Ne lasciò otto un po’ lontani, dicendo che pregassero per non cadere in tentazione, e s’inoltrò con Pietro Giacomo e Giovanni. Dopo un po’, lasciò anche questi e se ne andò oltre, solo. Si fermò e, genuflesso, pregò il Padre. Gli si presentarono sotto gli occhi i peccati di tutta quanta l’umanità e, insieme, tutti i dolori che avrebbe dovuto patire, compresa la stessa morte. Quel peso amaro gli parve insopportabile, tanto da sudar sangue in abbondanza. Trapassando le sue vesti, quel sudore sanguineo bagnò perfino la terra. Pregò il Padre che gli togliesse quel dolore estremo; ma, poi, si rimise alla sua volontà.       

Anima mia, guarda quella faccia divina coperta di sangue. Vedi i rivoli che scorrono per quel beato volto. Contempla quegli occhi purissimi, annegati nel sangue.

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

II stazione: Gesù tradito da Giuda (cfr. pp. 225-232 e 402-407)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Giuda era andato dai principi dei sacerdoti. Questi avevano dato l’ordine di prendere Gesù e di condurlo in prigione, ma non sapevano come eseguirlo senza creare disordini. Temevano, infatti, che nascesse qualche tumulto. Il popolo amava Gesù per i segni che aveva compiuto. Stavano progettando il da farsi, quando arrivò Giuda. Disse loro: «Cosa mi date se vi consegno il Maestro?». Misero la mano nella borsa e gli diedero 30 denari. Presi i danari, Giuda accompagnò al monte degli ulivi il capitano e i suoi soldati, armati di lanterne, bastoni e catene. Giuda camminava verso Gesù e Gesù verso Giuda. Trovatolo, allargò le braccia, lo abbracciò e, come segno di riconoscimento, lo baciò.

Quanto ebbe a soffrire Maria, quando Giovanni gli portò la notizia che Gesù era stato fatto prigioniero, che Giuda l’aveva tradito e tutti gli altri abbandonato!

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

III stazione: Gesù condannato dal Sinedrio (cfr. pp. 232-234 e 407-408)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Introdussero Gesù nella casa del sommo sacerdote Anna, uomo ambizioso e crudele. Aveva le mani legate dietro la schiena. Anna gli disse alcune parole e lo mandò dal sommo sacerdote Caifa, suo parente, quello che aveva profetizzato: «È bene che uno muoia per tutto il popolo». Lungo il tragitto i soldati gli fecero ogni sorta di villanie. Fu presentato a Caifa, che l’interrogò sulla sua dottrina e su i suoi discepoli. Poi, convocò il Consiglio contro di lui e gli chiese se per caso fosse figlio di Dio. Gesù gli rispose: «Tu l’hai detto». Stracciandosi la veste, rispose: «Che altri testimoni desideriamo? A noi basta solo questo per dargli la morte, perché da uomo si è fatto Dio».

Gesù, abisso di misericordia e gloria del cielo, bellezza degli angeli e mio consolatore, sono io che devo patire questi tormenti e non già tu che sei innocente!             

 

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

IV stazione: Gesù deriso da Erode (cfr. pp. 235-237 e 409-411)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Gesù fu condotto al palazzo di Pilato, per essere condannato a morte. Con queste accuse: si faceva Dio, sovvertiva il popolo, proibiva di dare il tributo a Cesare. Non trovando in lui alcun motivo di condanna e venuto a sapere che era un galileo, Pilato mandò Gesù da Erode, che in quei giorni si trovava a Gerusalemme. Questi, curioso di vederlo, quando l’ebbe davanti, lo interrogò più volte, ma Gesù non aprì bocca. Allora Erode lo trattò da pazzo e lo lasciò in balia ai cortigiani. Gli bendarono gli occhi, gli misero una canna in mano e con essa gli percossero il capo. Genuflessi, gli chiedevano: «Profetizza: chi ti ha percosso?». Per disprezzo, poi, lo chiamavano “re dei giudei”.     

O anima mia, contempla il tuo Gesù, la tua vita, il tuo tesoro. È malmenato, straziato e bestemmiato da un branco di manigoldi. E tu da che parte stai nella vita?

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

V stazione: Gesù condannato da Pilato (cfr. pp. 238 e 411)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Gesù fu condotto di novo da Pilato, perché lo interrogasse dinanzi al Consiglio dei sacerdoti e al magistrato della plebe. Lo fece e alla fine concluse: «Pure alla vostra presenza io l’ho interrogato, ma non trovo in lui alcuna colpa della quale voi l’accusate. Anche Erode non ha trovato in lui cosa degna di morte». In quei giorni vi era in prigione un certo Barabba, ladro e omicida. Pilato propose ai capi e al popolo di liberare Gesù e far morire Barabba. Ma essi gridarono: «Crocifiggi Gesù e libera Barabba». Aggiunsero i capi: «Se tu lo liberi, non sei amico di Cesare». Temendo di venire querelato a Roma  dinanzi al tribunale di Cesare, Pilato condannò Gesù alla crocifissione.      

Non senti rinnovare ancora, anima mia, quella orribile sentenza contro il re del cielo e della terra? Non sei forse anche tu a perpetuare quella crudele condanna?

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

VI stazione: Gesù flagellato dai carnefici (cfr. pp. 238-240 e 411-413)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Prima di eseguire la sentenza, Pilato fece flagellare Gesù, pensando di placare in questo modo il popolo delirante. Condussero Gesù in un luogo dove c’era una colonna e lo spogliarono delle sue vesti. Quando Gesù si vide nudo alla presenza di cosiffatta gente, annegò nella confusione e nel rossore. Lo pigliarono per le braccia e, appoggiandolo alla colonna, gli legarono le mani stringendolo di traverso. E cominciarono a colpirlo con quanta rabbia e furia avevano in corpo. I flagelli penetrarono nella carne, raggiungendo perfino le ossa. Il sangue gli usciva da tutto il corpo e scorreva per terra. Quando lo slegarono dalla colonna, cadde come morto, nuotando nel suo sangue.

Non bastava a Gesù una goccia di sangue per redimere mille mondi? Sì, ma egli non si contentò e si mise nelle mani dei suoi nemici, per spargerne quanto ne aveva.

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

VII stazione: Gesù caricato della croce (cfr. pp. 243-244 e 414-415)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Gli sbirri caricarono sopra le spalle lacere di Gesù l’enorme peso della croce. Avevano con sé chiodi e martello, corde e catene, per crocifiggere Gesù sul Calvario. Egli andava come agnello mansueto in mezzo a lupi rapaci, bramosi di divorarlo. Camminava come meglio poteva. Era tanta la debolezza, che non poteva più stare in piedi. Cadendo più volte, veniva calpestato dalla moltitudine di gente e tirato su a forza con corde e botte. Le vesti gli si attaccavano alle piaghe e, nel camminare, gli si aprivano di nuovo. Scorreva il sangue sul suo corpo e persino per terra. A dolori si aggiungevano dolori: lo bestemmiavano, lo maledivano, dicendo parole ingiuriose anche contro sua Madre.

Vedi, o anima mia, con quale furia diabolica quei manigoldi stanno attorno a Gesù! E tu, che fai? Ti unisci a loro, bestemmiandolo e insultando perfino sua Madre?

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

VIII stazione: Gesù aiutato dal Cireneo e asciugato dalla Veronica (cfr. pp. 244-246 e 415-416)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Stava arrivando da quelle parti, per tornarsene a casa, un povero contadino, di nome Simone, originario di Cirene, cittadina ricca di terre coltivate. Appena lo videro, i centurioni subito decisero di prenderlo a forza e di costringerlo a portare la croce al posto di Gesù, in modo da arrivare prima là dove dovevano arrivare. Gliela sistemarono sulle spalle robuste e ripresero il doloroso cammino: il Cireneo davanti e, a seguire, Gesù. Mentre così andavano, una discepola del Signore, chiamata Veronica, vedendo Gesù in tanti dolori e sudori, gli si presentò, furtiva, davanti e con un sudario di bisso, gli asciugò delicatamente il viso, e il suo Volto Santo vi rimase prodigiosamente impresso.

Anima mia, il Volto Santo, dalle forme tumefatte e deformate, impresso nel raro e prezioso tessuto di bisso, continua a ricordarti quanto sei costato a Gesù.   

    

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

  

IX stazione: Gesù spogliato delle vesti (cfr. pp. 248 e 417-418)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Spogliarono Gesù, quel Dio che aveva vestito i cieli con le stelle, con il sole e con la luna, gli uccelli con variopinte piume, gli animali con la pelle, i pesci con le squame, gli uomini con vaghi vestiti, i prati con odorosi fiori, gli alberi con verdeggianti foglie. Questo creatore venne spogliato delle sue vesti dalle mani degli sbirri. Lo spogliarono con rabbia. Quelle vesti s’erano attaccate non alla pelle, ma alla carne. Levandogliele, levarono anche la sua carne e in molte parti del corpo restarono soltanto le ossa. Si rinnovarono crudelmente altre dolorosissime ferite. Da tutte le parti gli scorreva il sangue. Quei manigoldi si tingevano le mani con quel sangue prezioso e lo calpestavano.

O dolcissimo Gesù, ti vedo quasi morto; eppure non vi stancate, neppure per un istante,  di patire per me, uomo ingrato e troppo spesso irriconoscente.

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

X stazione: Gesù crocifisso (cfr. pp. 249-251; 418-419)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Gesù è nudo, avvolto nel suo sangue. Gli sbirri lo prendono, chi per le mani e chi per i piedi, e lo gettano sulla croce. Gli afferrano una mano, piantandogli sopra un chiodo spuntato e arrugginito. Gli afferrano l’altra mano e gli fanno altrettanto dall’altra parte. Gli strattonano i piedi, ritratti per il dolore, fino a raggiungere il terzo foro predisposto. Posti i piedi uno sull’altro, gli conficcano il terzo chiodo, anch’esso spuntato e arrugginito. Con grande violenza li trapassano entrambi. Sollevano la croce e la lasciano cadere dentro una buca profonda. Tutto ciò alla presenza del popolo, di Maria sua madre e di Giovanni, che lo vedono trafitto, insanguinato e deforme.

Dove sono i cuori di bronzo? Venite e poneteli nel sangue caldo di Cristo, perché vengano sciolti. O cuori induriti e occhi chiusi, versate torrenti di lacrime.

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

XI stazione: Gesù e il buon ladrone (cfr. pp. 253-254 e 421)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

A Gesù non fu risparmiato nemmeno l’ulteriore ed estremo dolore, quello di venire crocifisso tra due sciagurati ladroni. Uno di essi, quello a sinistra, offendeva Gesù re della gloria, bestemmiandolo con il dire che, se egli era Dio, scendesse dalla croce e liberasse se stesso e loro. Ma quello di destra ammoniva il compagno col dire che Cristo era giusto e innocente e che essi meritavano una morte crudele a causa dei loro numerosi e gravissimi misfatti. Costui, voltandosi verso Gesù, lo confessò come Dio e, raccomandandosi a lui, si meritò di sentirsi dire tali consolanti e imprevedibili parole: «Oggi stesso sarai con me in paradiso» (Lc 23,43).   

Contempla, o peccatore, il Dio degli angeli, il tuo redentore, la tua vita e pace, la tua gloria. Vedi come l’umanità di Cristo era sformata, insanguinata per te.

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

XII stazione: Gesù con sua madre e con Giovanni (cfr. pp. 253 e 421)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Stavano le Marie con Giovanni. La Madre di Dio era in agonia. Si avvicinava l’ora di rendere al Padre l’anima di Cristo, avendo egli adempiuto le figure dei patriarchi e quelle dei profeti. Aveva pagato la giustizia di Dio, redento il genere umano, vinta la morte, chiuso Lucifero nell’inferno e aperto il cielo. Prima di spirare, Gesù disse alla sua diletta Madre: «Ecco, donna, il tuo figlio Giovanni». Che amaro scambio, o Maria, fu quello: il discepolo in luogo del Maestro, la creatura al posto del Creatore! Ma ciò che maggiormente recava grandissimo dolore a Maria era che suo Figlio fosse crocifisso tra due ladroni, che rappresentavano alla perfezione il genere umano.

O Gesù, a te fu negato un po’ d’acqua perfino sulla croce. È vero che la sete corporale ti ardeva molto, ma ancor di più ti ardeva dentro la sete della mia anima.      

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

XIII stazione: Gesù muore in croce (cfr. pp. 253-254 e 421-422)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Era giunta l’ora che Cristo in croce non potesse più durare in vita. Erano circa tre ore da quando si stava consumando, secco e arso per l’uscita del sangue. Non gli restava altro umore che un po’ di sangue e acqua, ritiratisi nel cuore. Levando al cielo gli occhi tutti insanguinati, a voce alta esclamò: «Eterno Padre, ti consegno lo spirito». Inclinando il capo sopra il petto, mandò fuori lo spirito. Mentre Gesù moriva, si spezzò il velo del tempio, si sentirono terremoti, si divisero i monti, si oscurarono il sole, la luna e le stelle. Per tutto il mondo si stupirono gli uomini, sentendo in se stessi gran dolori senza saperne il perché. Gli stessi animali provarono grande mestizia.

E tu, anima mia, piangi giorno e notte la morte del tuo redentore. E tu, uomo o donna che sia, emenda la tua vita e non peccare più, per non farlo morire ancora.

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

XIV stazione: Gesù ferito da una lancia (cfr. pp. 254-255 e 422)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Era consuetudine che venissero rotte le gambe a quelli che erano stati crocifissi, per farli morire più in fretta. Così fecero con i due ladroni; ma, arrivati a Gesù, vedendo che era già morto, non gli ruppero le gambe. Però, un soldato, chiamato Longino e che in seguito diventerà un grande amico di Dio, con una lancia gli trapassò insieme il petto e il cuore. La punta di quella lancia fu così larga che l’apostolo Tommaso poté comodamente mettere la sua mano in quell’apertura. Tale lanciata fu data a Gesù in presenza di sua madre, la vergine Maria, e dell’apostolo Giovanni, che nel suo vangelo, a testimonianza del fatto, aggiunse che ne uscì «sangue e acqua» (19,34).

O peccatore, vedi e contempla il cuore aperto di Gesù. Non scopri in esso l’“eccessivo” amore che ha per te e la fornace, da cui divampano le fiamme d’amore?      

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

XV stazione: Gesù deposto nel sepolcro (cfr. pp. 255-257 e 423-422)

S.  Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

T.   Perché per la tua santa croce hai redento il mondo.

Nicodemo e Giuseppe di Arimatea, discepoli del Signore, andarono da Pilato a domandargli il corpo di Gesù. Glielo concesse. Ritornarono sul monte Calvario con un lenzuolo, con aloe e altri aromi. Presero con sé anche scale e tenaglie, per togliere dalla croce il corpo del Signore. Il sacro corpo discese dalla croce e, subito dopo, fu deposto nel grembo di sua madre, la vergine Maria. Stava la santa Vergine sopra l’umanità del Figlio di Dio, giungendo faccia a faccia, petto a petto. Il Gesù morto era lacerato, impiagato e insanguinato. Non aveva né forma né aspetto d’uomo. Maria baciava quella divina faccia, quegli occhi incavati, quelle labbra secche.

Ricordati: al Serafico Padre Francesco, devoto della Passione e trasformato nel suo Gesù, le vive piaghe di  Cristo gli rimasero impresse nelle mani, nei piedi e nel costato.

Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.

 

 

Preghiamo insieme davanti al Crocifisso 

Io poverino, prostrato ai tuoi piedi e indegno di levare gli occhi al cielo, ti prego, per la tua morte crudele, di guardarmi con occhi di misericordia. Prima di guardare i miei peccati, guarda le tue mani. Guardami attraverso i fori delle tue piaghe. Passino i tuoi occhi per quei fori e non sia la tua giustizia a cadere su di me, perché quelle ferite furono fatte dalla tua misericordia. Donami un cuore nuovo affinché, nascosto nella ferita del tuo costato, io possa, d‘ora poi, amarti con un amore forte e disinteressato. Concedimi un raggio di Spirito Santo, perché la sua luce rischiari la mia cecità, e le tenebre non m’impediscano di vedere te, unico sposo e riposo dell’anima

 

 

 

 

Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi – pubblicato su Avvenire

XXII Dom. T. O. – Anno C – 2019

Mettersi all’«ultimo posto»: quello di Dio

Vangelo (Luca 14,1.7-14)

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”». (….) Disse poi a colui che l’aveva invitato: (….) «Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Il banchetto è un vero protagonista del Vangelo di Luca. Gesù era un rabbi che amava i banchetti, che li prendeva a immagine felice e collaudo del Regno: a tavola, con farisei o peccatori, amici o pubblicani, ha vissuto e trasmesso alcuni tra i suoi insegnamenti più belli. Gesù, uomo armonioso e realizzato, non separava mai vita reale e vita spirituale, le leggi fondamentali sono sempre le stesse. A noi invece, quello che facciamo in chiesa alla domenica o in una cena con gli amici sembrano mondi che non comunicano, parallele che non si incontrano.
Torniamo allora alla sorgente: per i profeti il culto autentico non è al tempio ma nella vita; per Gesù tutto è sillaba della Parola di Dio: il pane e il fiore del campo, il passero e il bambino, un banchetto festoso e una preghiera nella notte. Sedendo a tavola, con Levi, Zaccheo, Simone il fariseo, i cinquemila sulla riva del lago, i dodici nell’ultima sera, faceva del pane condiviso lo specchio e la frontiera avanzata del suo programma messianico.
Per questo invitare Gesù a pranzo era correre un bel rischio, come hanno imparato a loro spese i farisei. Ogni volta che l’hanno fatto, Gesù gli ha messo sottosopra la cena, mandandoli in crisi, insieme con i loro ospiti. Lo fa anche in questo Vangelo, creando un paradosso e una vertigine. Il paradosso: vai a metterti all’ultimo posto, ma non per umiltà o modestia, non per spirito di sacrificio, ma perché è il posto di Dio, che «comincia sempre dagli ultimi della fila» (don Orione) e non dai cacciatori di poltrone. Il paradosso dell’ultimo posto, quello del Dio “capovolto”, venuto non per essere servito, ma per servire. Il linguaggio dei gesti lo capiscono tutti, bambini e adulti, teologi e illetterati, perché parlano al cuore. E gesti così generano un capovolgimento della nostra scala di valori, del modo di abitare la terra. Creano una vertigine: Quando offri una cena invita poveri, storpi, zoppi, ciechi. Riempiti la casa di quelli che nessuno accoglie, dona generosamente a quelli che non ti possono restituire niente. La vertigine di una tavolata piena di ospiti male in arnese mi parla di un Dio che ama in perdita, ama senza condizioni, senza nulla calcolare, se non una offerta di sole in quelle vite al buio, una fessura che si apre su di un modo più umano di abitare la terra insieme.
E sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Che strano: poveri storpi ciechi zoppi sembrano quattro categorie di persone infelici, che possono solo contagiare tristezza; invece sarai beato, troverai la gioia, la trovi nel volto degli altri, la trovi ogni volta che fai le cose non per interesse, ma per generosità. Sarai beato: perché Dio regala gioia a chi produce amore.

(Letture: Siracide 3,19-21.30.31; Salmo 67; Lettera agli Ebrei 12,18-19.22-24a; Luca 14,1.7-14)

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/mettersiall-ultimoposto-quello-di-dio

carlo-acutis

 

Carlo Acutis (nato nel 1991 e morto nel 2006 a soli 15 anni per una leucemia fulminante) è stato un laico adolescente davvero esemplare ed ora la Chiesa sta  riconoscendo le sue virtù eroiche perché è in corso una causa di beatificazione presso al Diocesi di Milano.
Sin dalla Prima Comunione, quando aveva solo 7 anni, ha sempre frequentato giornalmente la Santa Eucaristia considerandola il suo vero nutrimento insieme alla preghiera ed al Santo Rosario quotidiano.
Era convinto che i Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia (che denominava l’Autostrada per il Cielo), insieme al continuo stato di orazione lo avrebbero condotto alla progressiva divinizzazione, perché sosteneva che la meta di ogni uomo è il Cielo il quale può essere già pregustato su questa terra nella gioia della serenità interiore.
Una delle sue principali passioni era il mondo digitale (web e multimedialità) che usava in modo geniale e creativo per il bene di tutti. Probabilmente diverrà il Santo Patrono dell’informatica e del web, e sinora sono state segnalate molte grazie per la sua intercessione.

 

Un’artista coreana, Perla Paik, ha voluto dedicargli un significativo disegno ispirandosi alla sua biografia:

carlo-acutis-perla-2

 

 

 

UN MIO NUOVO LIBRO SU CARLO ACUTIS – IL MODERNO APOSTOLO DELL’EUCARISTIA:

https://www.mondocrea.it/carlo-acutis-il-moderno-apostolo-dell-eucaristia/

 

 

Personalmente ho elaborato un video con una preghiera che ho formulato per i giovani:

PREGHIERA DI UN GIOVANE A CARLO ACUTIS PER CHIEDERE LA SUA INTERCESSIONE:

O Carlo, tu che sei stato un adolescente profondamente spirituale, chiedo la tua intercessione per aiutarmi a vincere la mia tiepidezza e l’incredulità.

Aiutami a frequentare l’Eucaristia con fede e fervore, credendo nella reale presenza di Dio nella particola consacrata che tu ricevevi quotidianamente con molta devozione.

Aiutami a confidare nell’aiuto della Vergine Maria, nostra Madre, che tu hai tanto onorato nella vita terrena. Insegnami a compiere il bene anche attraverso i mezzi informatici che tu sapevi utilizzare con grande acume, genialità e purezza d’animo.

Fa’ che con il tuo esempio anch’io possa diffondere gli insegnamenti di Cristo con questi meravigliosi mezzi e non mi perda nella superficialità e nella volgarità di massa.

Ti chiedo che anche la mia vita sia improntata sul tuo esempio, affinché non sia sprecata nella ricerca dei piaceri mondani che non arrecano la vera gioia interiore.

Grazie per il tuo esempio Carlo. Confido nella tua intercessione.

CARLO ACUTIS : ALCUNI PUNTI DEL SUO PROGRAMMA DI VITA

1) Frequenza quotidiana dell’Eucaristia (L’autostrada del Cielo)
2) Adorazione frequente di Gesù Eucaristico
3) Fiducia gioiosa nella Divina Provvidenza
4) Devozione filiale verso Maria Vergine
5) Aiuto morale e materiale concreto ai bisognosi
6) Considerare tutti, giovani ed anziani, creature di Dio e “Tempio dello Spirito Santo”
7) Amore per la Chiesa, per il papa, per i sacerdoti ed i laici
8) Vivere puramente e sempre alla presenza di Dio
9) Desiderare intensamente la Patria Celeste
10) Imitare l’esempio dei santi

PLAYLIST SU CARLO ACUTIS:

https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOZXA9AutSXDekFnYJSg60Ok

 carlo-acutis-causa-di-beatificazione

 

7 febbraio 2017:

INTERVISTA ALLA MADRE DI CARLO ACUTIS

COME ERA CARLO DA PICCOLO?

Carlo sin da piccolino (3-4 anni) ha sempre dimostrato una grande propensione verso tutto ciò che è sacro. Quando uscivamo mi chiedeva spontaneamente di essere accompagnato in qualsiasi chiesa vedesse. Durante la passeggiata raccoglieva i fiorellini e li portava alla statua della Madonnina. Dava spesso dei piccoli baci a Gesù Crocifisso. Carlo è sempre stato molto buono ed ubbidiente. Personalmente non l’ho mai menato o sgridato: era davvero docile e personalmente non ho mai dovuto faticare per fargli fare qualcosa. E quando aveva qualche dubbio, col suo ditino mi chiedeva se doveva o non doveva fare una certa cosa. Era davvero particolare. Questa sua devozione si è espressa sempre di più, per cui a 7 anni gli avevano concesso di fare la Prima Comunione. Pregava sempre al mattino ed alla sera, recitava il rosario tutti i giorni sin da quando aveva 5 anni. Era molto affascinato dalla vita dei pastorelli di Fatima che aveva conosciuto attraverso dei cartoni animati e per essi si era molto infervorato. Poi più grandicello aveva visto i films inerenti a Fatima. L’abbiamo spesso accompagnato nei vari Santuari. È sempre stato un ragazzino molto particolare.

PERCHÈ GLI CONCESSERO LA PRIMA COMUNIONE A SETTE ANNI?

Per un mio particolare interesse culturale io avevo seguito dei corsi di teologia a tempo perso. Uno dei sacerdoti era disperato perché le suore catechiste che lo coaudiuvavano dovevano partire per la Missione. Constatando questo mio particolare interesse per le materie teologiche mi chiese di poterlo aiutare sostituendo queste suore. Io non avevo mai insegnato catechismo, ma evidentemente vedeva in me una persona predisposta e disponibile. Io gli spiegai che il mio bambino era molto sensibile alla fede e allora mi chiese di portarglielo perché voleva prepararlo personalmente. Così lo conobbe, ebbe modo di valutarlo. Si rivolse al vescovo mons. Pasquale Marchi (l’allora segretario di Paolo VI) e, dopo un anno di preparazione lo ritennero idoneo perché conosceva bene la Sacra Scrittura, i Vangeli, leggeva molto: aveva una base culturale molto forte per essere un bambino di sette anni, quasi come un bambino di 11 anni. Nel giugno del 1998 gli fecero fare la 1° Comunione dalle monache Romite Ambrosiane (ordine di clausura) a Perego dove risiedeva anche sua ecc. mons. Pasquale Marchi. Mentre salivamo sulla collina passò un agnellino col pastore. Ci dovemmo fermare perché attraversò la strada. Questo evento per me è stato un segno per Carlo. Durante la 1° Comunione era molto emozionato. Da allora non ha mai voluto mancare all’appuntamento quotidiano con l’eucaristia partecipando tutti i giorni alla Santa Messa. Faceva adorazione eucaristica sia prima che dopo e recitava anche il rosario: questa devozione mariana lo ha sempre accompagnato. Carlo diceva che la recita del Santo Rosario era l’appuntamento più galante della sua giornata.

COME È STATA L’EVOLUZIONE SPIRITUALE DI CARLO SUCCESSIVAMENTE?

Carlo aveva un grande senso dell’umorismo positivo e gli piaceva scherzare spesso. Possedeva sempre la gioia interiore, si dimostrava allegro e felice, non teneva mai il muso a nessuno, tutti gli volevano bene. Era davvero un bambino particolare. Questo percorso l’ha portato avanti sino alla morte. Carlo sosteneva, a proposito dell’incontro con Gesù, che noi siamo molto più fortunati perché per trovare Gesù basta scendere sotto casa e recarsi nella chiesa più vicina. Coloro che vissero 2000 anni fa accanto a Gesù erano meno fortunati di noi perché per vederlo dovevano spostarsi per molti chilometri, per cui Gerusalemme l’abbiamo sotto casa e non abbiamo bisogno di andare chissà dove e fare pellegrinaggi. Un po’ si rammaricava nel vedere una certa generale indifferenza. Carlo si offrì a collaborare come catechista già a 11 anni.

È VERO CHE CARLO ERA MOLTO INTELLIGENTE?

Sì, era una ragazzo davvero molto intelligente, aveva il dono di comprendere bene l’informatica, anche più degli stessi ingegneri informatici. Leggeva i testi universitari, era esperto in logaritmi. Anche nelle cose teologiche possedeva una finezza ed un’introspezione profonda. Meditava sul fatto che in Gesù Dio si offre a Dio per poter intercedere per noi. Aveva veramente capito che la Santa Messa ha un valore infinito proprio perché “Dio si offre a Dio” per la nostra salvezza, che si rinnova quello stesso sacrificio di 2000 anni fa, grazie al quale siamo stati redenti. Carlo si rendeva conto che la gente non aveva questo fervore. Constatava che per una partita di pallone o per un cantante rock si facevano file chilometriche e i fans urlavano e si strappavano le vesti, mentre davanti al tabernacolo c’era solo qualche pia vecchietta. Logisticamente noi eravamo fortunati perché nella nostra parrocchia, situata nel centro di Milano, c’erano due messe, una alle 18, una alle 19 e 50 metri più avanti un’altra alle 18,30 (Santa Maria delle Grazie). Spesso Carlo si recava alla Santa Messa delle ore 19,00 per poter fare i compiti agevolmente, in quanto non avendo lezioni di sabato negli altri giorni rimaneva a scuola anche il pomeriggio.

AVEVA UN DIRETTORE SPIRITUALE CHE LO SEGUIVA?

Il suo padre spirituale, che lo ha seguito per molti anni, si trovava a Bologna ed è morto a 94 anni nel 2010 dopo la scomparsa di Carlo. Si vedevano una volta al mese. Questo sacerdote, di grande spiritualità (lo chiamavano il Padre Pio di Bologna) ha potuto anche testimoniare la bontà di Carlo. Anche il nostro parroco lo seguiva: è stato formatore dei seminaristi ed è molto stimato perché ha formato generazioni di sacerdoti. Ricordo che una volta mio figlio ed io eravamo ad attendere per la confessione dal parroco, da poco nominato. Dissi a Carlo di precedermi, poi mi recai anch’io e lui mi disse che quel ragazzo era davvero speciale. Anche noi in famiglia ci eravamo resi conto che era speciale per bontà, educazione, generosità e purezza, la quale al giorno d’oggi è molto rara tra i giovani. Anche i nonni di Torino non facevano altro che dire che era meraviglioso. Chiunque lo conosceva rimaneva affascinato.

CHE SENTIMENTI PROVÓ ALLA SUA MORTE PRECOCE?

Io pensavo che Carlo avesse una missione nella Chiesa, come il sacerdozio. Non pensavo che la sua missione fosse in Cielo. Quando morì così precocemente, pur avendo fede, noi rimanemmo sorpresi. Tre mesi prima si era auto-filmato dicendo che quando avrebbe raggiunto i 70 chili era destinato a morire.

COME ERANO I RAPPORTI CON I SUOI AMICI E COMPAGNI

Casa, chiesa, studio: questa era la vita di Carlo. Non usciva per niente e l’unica cosa che faceva era il catechismo ed andava da solo al Liceo. Venivano a casa alcuni suoi compagni di scuola ed aiutava coloro che si trovavano più in difficoltà a scuola. Però non aveva interlocutori della sua età, essendo spiritualmente molto avanti. Grazie alla sua personalità sorprendente ed eccezionale nessuno si sognava di criticarlo e lo rispettavano, anche perché avevano soggezione di lui. Io prego che anche i suoi amici facciano un percorso di fede simile al suo. Un amico, dopo morto, aveva realizzato un sito su di lui e su Facebook ci sono più gruppi con tanti iscritti (che segue il sig. Flavio Bergamo)

ED I RAPPORTI CON VOI GENITORI?

Aveva rapporti molto buoni col papà, ma lo vedeva molto poco perché mio marito, essendo imprenditore, lavora 16 ore al giorno, quindi si vedevano solo al week-end. Il compito educativo principale era mio ed io cercavo di gestire il mio lavoro da casa, perché sono abbastanza autonoma. Carlo ci voleva molto bene ed aveva un dialogo aperto e fiducioso. Suo padre, comunque, era sempre presente nelle cose più importanti di Carlo. Mio marito è un uomo di fede e va a messa tutti i giorni. Carlo vedeva spesso la nonna ed aveva buoni rapporti col domestico.

PERCHÉ CARLO AVEVA IDEATO LA MOSTRA SUI MIRACOLI EUCARISTICI?

Carlo ha realizzato una mostra sui miracoli eucaristici, perché aveva il cruccio che Gesù non fosse sufficientemente amato. Si rendeva conto che l’Eucaristia era un dono enorme di Gesù che si rende realmente presente nel pane e nel vino consacrati per la nostra santificazione, per darci il nutrimento per la nostra crescita spirituale. Carlo vedeva le chiese vuote, si rendeva conto dialogando con i suoi compagni che c’era molta distanza. Il sito da lui realizzato è  http://www.miracolieucaristici.org  contiene le notizie sulla mostra da lui fatta e che ha girato in tutti i continenti : enorme patrimonio che lui ha lasciato all’umanità, tenendo presente l’età. Carlo diceva che siamo tutti chiamati ad essere come il discepolo prediletto San Giovanni, il quale durante l’ultima cena posa il capo sul petto di Cristo. Tutti siamo chiamati ad essere intimi amici di Gesù. Carlo diceva che nel miracolo eucaristico di Lanciano dove l’Ostia si trasforma in carne ed il vino in sangue, questa carne risulta una porzione del miocardio. Il cuore significa la totalità della persona perché Gesù è Amore. Quando Gesù fu crocifisso, sotto la Croce c’erano le Pie Donne e poi Giovanni, mentre gli altri apostoli erano scappati. In tutte le celebrazioni eucaristiche del mondo si riattualizza in modo cruento la crocifissione di Gesù: quando noi partecipiamo alla Santa Messa, dimostriamo come Giovanni l’amore per Dio. Però Gesù vuole che scegliamo liberamente se amarlo e la chiamata a diventare il “discepolo prediletto” è una chiamata universale, nel senso che “Dio ama tutti gli uomini e tutti sono stati creati potenzialmente santi, ad immagine di Dio”, sosteneva Carlo. “Siate Santi perché Dio è Santo”, dice il Levitico. Purtroppo molte persone non si sentono amate e non capiscono che Dio ha per ognuno di noi un progetto unico ed irripetibile. Ogni giovane è chiamato ad essere santo come Carlo ed anche di più. Dio si è privato della libertà per darla a noi nel libero arbitrio: noi possiamo scegliere il bene ed il male e quindi possiamo dargli una prova d’amore. Se ci avesse creati come dei robot non avremmo nessun merito e non avremmo potuto godere di questa beatitudine eterna che Dio ha previsto per tutti noi dall’Eternità. Carlo voleva che la gente capisse questo amore infinito che Dio ha per noi. Il Signore ci invita da due mila anni a questa prossimità eucaristica. Il fatto che la Chiesa chiede di frequentare l’Eucaristia “almeno una volta all’anno” è sminuente perché l’Eucaristia è un dono talmente grande che la gente dovrebbe veramente essere assidua nel frequentarla. Ma non c’è consapevolezza di questo, altrimenti la gente parteciperebbe di più e con più rispetto alla vita eucaristica della Chiesa.

Una volta dissi a Carlo: “Ma perché Gesù non potrebbe fare anche oggi miracoli eucaristici come a Lanciano?” Rimasi sorpresa che dopo la sua morte il Signore aveva operato uteriori miracoli eucaristici: nel 2006 a Tixtla (Messico), nel 2008 a Sokolka e nel 2013 a Legnika (Polonia). Ricordiamo anche i miracoli eucaristici di Buenos Aires del 1992-94-96 (allora c’era il cardinale Bergoglio che chiese lui stesso le analisi per questi miracoli). Sono miracoli strepitosi perché sono simili a quelli di Lanciano: l’Ostia si è trasformata in carne la quale, dopo esami scientifici accurati, è risultata essere una sezione del miocardio. Questi miracoli eucaristici sono tutti riconosciuti dalla Chiesa. Siamo nel 3° millennio ed Signore si scomoda ancora per amore e ci invita caldamente ad onorare l’Eucaristia. Tutti questi sono segni che ci esortano ad avvicinarci al cuore di Cristo, quindi all’Eucaristia. “È questa la fonte della santità – diceva Carlo – se noi corrispondiamo a questo amore del Signore Egli, che legge nei cuori ci darà sempre nuove grazie ed opererà in noi nel più profondo. A Fatima l’angelo appare ai pastorelli prima delle apparizioni mariane per prepararli, dona loro la Comunione e chiede riparazione per gli oltraggi e i sacrilegi al Santissimo Sacramento. In questa importantissima apparizione si ribadisce l’importanza dell’Eucaristia e suor Lucia ha avuto successivamente altre apparizioni che esortavano ai cinque sabati riparatori.” Carlo denominava l’Eucaristia “La mia autostrada per il Cielo”. Egli paragonava l’anima ad una mongolfiera per insegnare ai bambini il significato della confessione. Spiegava loro anche la differenza tra peccati veniali e quelli mortali, il senso delle virtù e delle indulgenze, l’importanza di vivere una vita virtuosa: al giorno d’oggi molti cristiani non sanno cosa significa essere santi.

LEI È CONVINTA CHE CARLO SARÀ DICHIARATO SANTO?

La Chiesa del 2000 ha pensato bene di porre Carlo come un esempio per i giovani d’oggi. Io sento che Carlo è santo e la sua canonizzazione potrebbe aiutare molte anime, perché siamo in una situazione di emergenza e molti ragazzi vengono influenzati dalle cattive compagnie e dai mass-media. Abbiamo preparato anche cartoni animati riguardanti queste tematiche. Ora, insieme a mio marito, stiamo preparando un cartone animato per il centenario di Fatima (nel cui messaggio è contenuta tutta la dottrina cattolica). Carlo è un esempio anche per la sua purezza eccezionale…davanti a certa pubblicità si passava una mano davanti agli occhi: gli dava fastidio la volgarità. Si distingueva per la sua grande personalità, gentilezza d’animo, sensibilità verso gli altri, educazione, rispetto per il prossimo, magnanimità. La sua paghetta la dava ai poveri e non voleva avere troppi vestiti o più scarpe…

 

Nota: Dopo 4 anni dalla morte di Carlo sua madre nel 2010 ha avuto due gemelli. Sostiene che è stata una grande grazia ricevuta per intercessione di Carlo: questi bambini recitano il Rosario tutti i giorni, hanno già fatto la Prima Comunione e vengono spesso a Messa…

 

PLAYLIST DI VIDEO SU CARLO ACUTIS (personale)

 

 

Canzone dedicata a Carlo Acutis:

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron