Dio ha bisogno del nostro ingegno?
È Lui che ha creato tutto dal nulla ed ha architettato ogni cosa che esiste.
Dio ha bisogno della nostra sapienza?
È Lui la fonte di ogni sapienza…
Dio ha bisogno della nostra perfezione morale?
Ègli è la giustizia eterna ed è Lui che giudica perfettamente,,,
Dio ha bisogno della nostra forza fisica e psichica?
Egli è Onnipotente…
Dio ha bisogno di amare e di donare, ecco perché chi si sente bisognoso di Lui è beato, come Egli ha affermato tramite le Beatitudini…
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(Gesù a suor Maria della Trinità. Colloquio interiore n.352)
Vivo nelle anime come ho vissuto sulla terra.
Se vuoi sapere che cosa favorisce la mia vita in te, guarda come ho vissuto, sulla scorta dei racconti evangelici.
Silenzio e semplicità. Povertà penitente, mortificazione.
Unione con Dio; gioia; pienezza.
Passo nelle anime facendo sempre il bene; uso gli stessi mezzi, gli stessi modi di fare e giammai mi sono disdetto.
“Lasciate crescere la zizzania col buon grano…”
“Superate il male col bene”
“Amate i vostri nemici e quelli che vi vogliono male”
“Non spegnete il lucignolo che fumiga ancora..”
Che la vostra luce risplenda dinanzi agli uomini”
E le mie Beatitudini come le ho vissute, le rivivo in ciascuna anima, e così pure il mio comandamento…
Parlavo in parabole e pregavo il Padre mio.
Nelle anime parlo ancora…”
(Gesù a suor Maria della Trinità. Colloquio interiore n.352)
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(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n. 248)
Per ricevere il dono della Fede è necessario ricordiate che siete creature dipendenti le une dalle altre.
Come la vostra vita fisica è dipendente dall’aiuto dei vostri fratelli, così la vita spirituale.È necessario che il vostro spirito si apra ad altri spiriti per comunicarsi, poi per accogliere le parole di quelli che sono i miei servitori, soprattutto dei miei Sacerdoti che trasmettono la mia dottrina che parlano come altri “me stesso”.
Il libero arbitrio indipendente s’oppone inconsciamente alla mia grazia, mentre la sottomissione volontaria della propria mente e della propria anima attira irresistibilmente la mia grazia.
Lo Spirito Santo spira dove vuole. Quando credete di ritenerlo e limitarlo alla vostra comprensione, Egli sfugge. Però non si rifiuta giammai a chi l’implora.Io non lotto contro il vostro libero arbitrio, mi offro silenziosamente con la mia croce sanguinante e luminosa e con le mie Beatitudini.
Se vengo respinto, aspetto fino a quando mi si voglia ben accogliere, e invio i miei servitori a difendere la mia causa. Ah, come ho bisogno della vostra umana collaborazione!
La Comunione dei Santi, la solidarietà, l’aiuto fraterno sono doni di Dio. I mezzi umani che vi sono dati, usateli.
Piuttosto che sviluppare i vostri talenti, cercate maggiormente di accogliere i doni di Dio, tutti i suoi doni: le anime vostre saranno ricolme di doni imperituri.
(Gesù a suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore n. 248)
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“Resto qui con voi ancora un poco…” Un canto di p. Bruno Facciotti, stimmatino, tratto dal Recital “Cristo Uomo Nuovo” – Le Beatitudini. Canta il gruppo “CUN” di Pavia.
Resto qui con voi ancora poco,
cercherete me, ma sarà invano.
Vado da mio Padre e poi ritorno.
Regni solo amore in mezzo a voi:
questo è il segno che voi siete miei.
Non vi lascio soli in questo mondo
pregherò che il Padre mandi a voi
il mio Spirito Consolatore.
Lascio a voi la pace che ho nel cuore,
questa pace non può darvi il mondo.
Sono io la vite e voi i miei tralci
ogni tralcio in me che porta frutto
vien potato e poi frutta di più.
E vi uccideranno a causa mia,
state sempre uniti nel mio nome.
Quelli che mi hai dato custodisci
Padre Santo, fa che siano uno
affinché il mondo riconosca
che mi hai mandato sulla terra:
li hai amati come ami me.
PER GLI ALTRI CANTI:
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Il Vangelo – Ermes Ronchi
Solennità di Ognissanti
I santi sono gli uomini e le donne delle Beatitudini
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
I santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo, il racconto di come passava nel mondo l’uomo Gesù, e per questo sono il volto alto e puro di ogni uomo, le nuove ipotesi di umanità. Sono il desiderio prepotente di un tutt’altro modo di essere uomini, il sogno di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi.
Al cuore del Vangelo c’è per nove volte la parola beati, c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli i sentieri. Come al solito, inattesi, controcorrente. E restiamo senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole.
Le Beatitudini riassumono la bella notizia, l’annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
Quando vengono proclamate sanno ancora affascinarci, poi usciamo di chiesa e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, incredibile, stravolgente e contromano che l’uomo possa pensare.
La prima dice: beati voi poveri. E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi.
No. Il progetto di Dio è più profondo e vasto. Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell’altra vita! Beati, perché c’è più Dio in voi, più libertà, più futuro.
Beati perché custodite la speranza di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano lo spreco e la miseria, un esercito silenzioso di uomini e donne preparano un futuro buono: costruiscono pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; sono ostinati nel proporsi la giustizia, onesti anche nelle piccole cose, non conoscono doppiezza. Gli uomini delle Beatitudini, ignoti al mondo, quelli che non andranno sui giornali, sono invece i segreti legislatori della storia.
La seconda è la Beatitudine più paradossale: beati quelli che sono nel pianto. In piedi, in cammino, rialzatevi voi che mangiate un pane di lacrime, dice il salmo. Dio è dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore! Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te. Dio non ama il dolore, è con te nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza.
La parola chiave delle Beatitudini è felicità. Sant’Agostino, che redige un’opera intera sulla vita beata, scrive: abbiamo parlato della felicità, e non conosco valore che maggiormente si possa ritenere dono di Dio. Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità. Felicità è uno dei nomi di Dio.
(Letture: Apocalisse 7,2-4.9-14; Salmo 23; 1 Giovanni 3,1-3; Matteo 5, 1-12).
VI Domenica – T. O. – Anno C – febbraio 2019
«Beati voi». Ma il nostro pensiero dubita
Vangelo – (Luca 6,17.20-26)
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. […]».
L’essere umano è un mendicante di felicità, ad essa soltanto vorrebbe obbedire. Gesù lo sa, incontra il nostro desiderio più profondo e risponde. Per quattro volte annuncia: beati voi, e significa: in piedi voi che piangete, avanti, in cammino, non lasciatevi cadere le braccia, siete la carovana di Dio. Nella Bibbia Dio conosce solo uomini in cammino: verso terra nuova e cieli nuovi, verso un altro modo di essere liberi, cittadini di un regno che viene. Gli uomini e le donne delle beatitudini sono le feritoie per cui passa il mondo nuovo.
Beati voi, poveri! Certo, il pensiero dubita. Beati voi che avete fame, ma nessuna garanzia ci è data. Beati voi che ora piangete, e non sono lacrime di gioia, ma gocce di dolore. Beati quelli che sentono come ferita il disamore del mondo. Beati, perché? Perché povero è bello, perché è buona cosa soffrire? No, ma per un altro motivo, per la risposta di Dio. La bella notizia è che Dio ha un debole per i deboli, li raccoglie dal fossato della vita, si prende cura di loro, fa avanzare la storia non con la forza, la ricchezza, la sazietà, ma per seminagioni di giustizia e condivisione, per raccolti di pace e lacrime asciugate.
E ci saremmo aspettati: beati perché ci sarà un capovolgimento, una alternanza, perché i poveri diventeranno ricchi. No. Il progetto di Dio è più profondo e più delicato. Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno, qui e adesso, perché avete più spazio per Dio, perché avete il cuore libero, al di là delle cose, affamato di un oltre, perché c’è più futuro in voi. I poveri sono il grembo dove è in gestazione il Regno di Dio, non una categoria assistenziale, ma il laboratorio dove si plasma una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani, una categoria generativa e rivelativa. Beati i poveri, che di nulla sono proprietari se non del cuore, che non avendo cose da donare hanno se stessi da dare, che sono al tempo stesso mano protesa che chiede, e mano tesa che dona, che tutto ricevono e tutto donano.
Ci sorprende forse il guai. Ma Dio non maledice, Dio è incapace di augurare il male o di desiderarlo. Si tratta non di una minaccia, ma di un avvertimento: se ti riempi di cose, se sazi tutti gli appetiti, se cerchi applausi e il consenso, non sarai mai felice. I guai sono un lamento, anzi il compianto di Gesù su quelli che confondono superfluo ed essenziale, che sono pieni di sé, che si aggrappano alle cose, e non c’è spazio per l’eterno e per l’infinito, non hanno strade nel cuore, come fossero già morti.
Le beatitudini sono la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
(Letture: Geremia 17,5-8; Salmo 1; 1 Corinzi 15,12.16-20; Luca 6,17.20-26)
Commento al Vangelo domenica 17 febbraio – p.Ermes – “Beati voi”. Ma il nostro pensiero dubita.
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/beati-voi-ma-il-nostro-pensiero-dubita
p. Ermes Ronchi
IV domenica A Matteo 5,1-12
Davanti al vangelo delle beatitudini provo ogni volta il desiderio del silenzio, sento la paura di rovinarlo con i miei tentativi di commento.
Perché so di non averlo ancora capito. Perché dopo anni di ascolto e di lotta, questa parola continua a stupirmi e a sfuggirmi.
Non c’è prova o garanzia per queste affermazioni, eppure Gandhi diceva che queste sono “le parole più alte del pensiero umano”.
Pagina del vangelo affascinante e devastante, un contromano, un controcorrente totale alla logica del mondo.
In chiesa ci crediamo anche, ma appena usciamo ci accorgiamo che come programma per vivere nel mondo ci siamo scelti il manifesto più stravolgente e rovesciante che si possa immaginare.
Eppure le 8 beatitudini hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia, le sentiamo difficili eppure suonano amiche. Amiche perché non stabiliscono nuovi comandamenti, ma propongono la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
Si può pensare che si tratti di una bella pagina verticale, un sesto grado, che io però io non riuscirò mai a scollinare.
Si può pensare che si tratti di una pia pagina illusoria, che Gesù ha pronunciato sul monte di Dio, ma figuriamoci se si realizzerà mai… Qualcuno (Niestche) ha anche pensato, leggendole, che il cristianesimo sia una religione da schiavi, da perdenti, da sottomessi, poveri, piangenti, deboli, miti, insomma si direbbe oggi da “sfigati”, da bastonati della vita.
Invece io sento, dentro le beatitudini, sapore di vita, il segreto per stare bene.
La prima cosa che mi colpisce è la parola: Beati.
Dio si allea con la gioia degli uomini, e se ne prende cura.
Il Vangelo mi assicura che il senso della vita è, nel suo intimo, nel suo nucleo profondo, ricerca di felicità.
Che questa ricerca è nel sogno di Dio, e che Gesù è venuto a portare una risposta. Attraverso una proposta che, come al solito, è inattesa, controcorrente, che srotola otto sentieri che lasciano senza fiato: felici i poveri, gli ostinati a proporsi giustizia, i costruttori di pace, quelli che hanno il cuore dolce e occhi bambini, i disarmati, quelli che sono coraggiosi perché inermi. Sono loro la sola forza invincibile (Turoldo).
Ma il punto di svolta, lo snodo sintattico delle frasi è nel perché; perché di essi è il regno, perché possiederanno la terra, perché vedranno Dio…
I poveri non sono beati perché poveri, ma perché se stai dalla loro parte trovi la strada per un futuro buono per tutti.
Dio non ama la sofferenza, ma il consolare lo stare con chi è solo, con chi piange.
È quello che intende fare la Chiesa delle periferie, anzi la chiesa con le periferie nel cuore, come dice Francesco, quella degli ultimi della fila, la chiesa in uscita.
Beati i poveri in spirito dice Matteo; in o per lo spirito, credo significhi: beato chi ha scelto per un motivo grande, di condividere e spezzare il suo pane con gli altri; chi ha scelto, in nome dell’umano, la vita sobria e solidale: avere meno, perché tutti abbiano il necessario.
Sobrietà e solidarietà. Perché solo il pane nostro è pane di Dio. Questo è il modo per essere poveri in o per lo spirito.
Per capire qualcosa in più del significato della parola ‘beati’ osservo anche come essa ricorra già nel primo dei 150 salmi, quello delle due vie, anzi sia la parola che apre l’intero salterio: “Beato l’uomo che non resta nella via dei peccatori, che cammina sulla via giusta”. E ancora nel salmo dei pellegrinaggi: “beato l’uomo che ha la strada nel cuore” (Sl 84,6).
Dire beati è come dire: In piedi voi che piangete; avanti, in cammino, Dio cammina con voi, è sulla vostra strada, asciuga lacrime, fascia il cuore, apre sentieri”. Dio conosce solo uomini in cammino.
Beati: non arrendetevi, voi i poveri, i vostri diritti non sono diritti poveri, i diritti dei deboli non sono deboli diritti.
Le beatitudini sono il più grande atto di speranza del cristiano. Indicano la via: il mondo non è e non sarà, né oggi né domani, sotto la legge del più ricco e del più forte. Il mondo appartiene a chi lo rende migliore, non a chi lo compra.
La terra non sarà resa migliore da chi accumula più denaro. I potenti si difendono, hanno paura, vogliono mantenere e conservare ciò che possiedono. Non sono beati perché non hanno sentieri nel cuore.
Mi azzardo a immaginare gli occhi di Gesù oggi, le sue mani oggi, la sua voce oggi. Lui, che era il vento della storia, verso dove ci spingerebbe? Verso dove farebbe segno agli amici? Siamo come una barca in rada, con le vele afflosciate, annusiamo il vento. E in queste pagine lo senti alzarsi, il vento dello spirito, senti un richiamo, un grido, un urlo, che giunge a noi, compagni a riva, perché diventiamo soci di sconfinamenti, viviamo il sogno dell’azzardo.
Oggi che ascoltiamo alzarsi contro-beatitudini, che ascoltiamo rabbrividendo urla di populismi deliranti, vediamo con un disagio fisico l’innalzamento di muri minacciosi, che assistiamo indignati al respingimento disumano degli ultimi. Oggi immagino che avrebbe occhi tristi, per avvento di disumanità, per tradimento del vangelo, per devastanti false beatitudini. Ci stiamo abituando all’orrore. Dove tutti fregano tutti. Ci salvano queste poche parole, pagine che danno vento alle vele, che ci mettono ali.
E se ti chiedessimo Signore che cosa fare, da dove cominciare? Forse oggi non ci manderesti sulle piazze, ci diresti di creare cenacoli di resistenza. E che siano grumo di lievito nella pasta, fermento non nel gelo dei palazzi, ma là dove si vive, si soffre, si muore, nelle “periferie”, come invita il vescovo di Roma che tu dall’alto benedici.
Non è ora di tirare i remi in barca. E’ ora che si ricominci. Con piccole cose, e molta convinzione.
La logica delle beatitudini ti cambia il cuore sulla misura di quello di Dio. Che non è imparziale,
ha un debole per i deboli,
incomincia dalle periferie della storia,
ha scelto ciò che nel mondo è povero e malato
per cambiare radicalmente il mondo,
per fare una storia che avanzi
non per le vittorie della forza,
ma per seminagioni di giustizia
e raccolti di pace.
Preghiera
Beati voi poveri, che avete il cuore al di là delle cose;
Beati voi che sapete piangere,
Dio ricomporrà ogni lacerazione, asciugherà ogni lacrima;
Beati voi che non usate armi,
solo voi darete sicurezza alla terra;
Beati voi che avete fame di giusti rapporti con tutte le cose,
a voi Dio darà in risposta una grande armonia con tutto ciò che vive;
Beati voi che guardate tutti con amore e che scusate tutti,
sarete amati e scusati sempre;
Beati gli operai silenziosi della pace,
i tessitori del meglio segreto;
Beati gli ostinati a proporsi la giustizia;
Beate le mani nude dei miti;
Beati quanti hanno compreso la logica di Dio,
che si impossessa di te
ma poi ti fa libero come nessuno saprà mai,
che ti fa spoglio eppure ricco,
apparentemente battuto e invece protagonista,
con occhi così chiari da affascinare.
E allora Dio trasparirà dal fondo della tua anima. Amen
p. Ermes Ronchi
Il Vangelo – a cura di P. Ermes Ronchi
IV Domenica Tempo Ordinario – Anno A
Le Beatitudini, il più grande atto di speranza cristiano
Vangelo – Matteo 5,1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Davanti al Vangelo delle Beatitudini provo ogni volta la paura di rovinarlo con i miei tentativi di commento, perché so di non averlo ancora capito. Perché dopo anni di ascolto e di lotta, questa parola continua a stupirmi e a sfuggirmi.
Gandhi diceva che queste sono «le parole più alte del pensiero umano». Ti fanno pensoso e disarmato, ma riaccendono la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia, senza violenza e senza menzogna, un tutt’altro modo di essere uomini. Le Beatitudini hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia, le sentiamo difficili eppure suonano amiche. Amiche perché non stabiliscono nuovi comandamenti, ma propongono la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
La prima cosa che mi colpisce è la parola: Beati voi. Dio si allea con la gioia degli uomini, se ne prende cura. Il Vangelo mi assicura che il senso della vita è, nel suo intimo, nel suo nucleo profondo, ricerca di felicità. Che questa ricerca è nel sogno di Dio, e che Gesù è venuto a portare una risposta. Una proposta che, come al solito, è inattesa, controcorrente, che srotola nove sentieri che lasciano senza fiato: felici i poveri, gli ostinati a proporsi giustizia, i costruttori di pace, quelli che hanno il cuore dolce e occhi bambini, i non violenti, quelli che sono coraggiosi perché inermi. Sono loro la sola forza invincibile.
Le beatitudini sono il più grande atto di speranza del cristiano. Il mondo non è e non sarà, né oggi né domani, sotto la legge del più ricco e del più forte. Il mondo appartiene a chi lo rende migliore.
Per capire qualcosa in più del significato della parola beati osservo anche come essa ricorra già nel primo dei 150 salmi, quello delle due vie, anzi sia la parola che apre l’intero salterio: «Beato l’uomo che non resta nella via dei peccatori, che cammina sulla via giusta». E ancora nel salmo dei pellegrinaggi: «Beato l’uomo che ha la strada nel cuore» (Sl 84,6).
Dire beati è come dire: «In piedi voi che piangete; avanti, in cammino, Dio cammina con voi, asciuga lacrime, fascia il cuore, apre sentieri». Dio conosce solo uomini in cammino.
Beati: non arrendetevi, voi i poveri, i vostri diritti non sono diritti poveri. Il mondo non sarà reso migliore da coloro che accumulano più denaro. I potenti sono come vasi pieni, non hanno spazio per altro. A loro basta prolungare il presente, non hanno sentieri nel cuore. Se accogli le Beatitudini la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio; te lo guariscono perché tu possa così prenderti cura bene del mondo.
(Letture: Sofonía 2,3; 3,12-13; Salmo 145; 1 Corinzi 1,26-31; Matteo 5,1-12)
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Beati voi.
Dio si allea con la gioia degli uomini, se ne prende cura.
Il Vangelo mi assicura che il senso della vita è,
nel suo intimo, nel suo nucleo profondo, ricerca di felicità.
Beati voi.
Una proposta che, come al solito,
è inattesa, controcorrente,
che srotola nove sentieri che lasciano senza fiato:
felici i poveri,
gli ostinati a proporsi giustizia,
i costruttori di pace,
quelli che hanno il cuore dolce e occhi bambini,
i non violenti,
quelli che sono coraggiosi perché inermi.
Sono loro la sola forza invincibile.
(Ermes Ronchi)
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron