Osservate il vestito che indossava S. Francesco d’Assisi il giorno in cui ricevette le stigmate. Cosa vedete? Un saio di tessuto grezzissimo con buchi e toppe. Lui figlio di un commerciante di stoffe vestiva così….
Perché? Aveva capito che l’unico vestito che conta è quello dell’anima… questo ce lo spiega non la vita ma la morte…che la tua cassa sia di mogano o druciolato la sostanza non cambia, che il carro funebre sia una jaguart o un carretto dov’è la differenza? Che tu muoia miliardario o povero dove sta la vera ricchezza?
Tutta la differenza sta nell’amore che hai seminato, l’unica valuta spendibile davanti al Signore. Francesco con la sua estrema povertà ha arricchito il mondo e continua a farlo, quel capitale che è stata la sua vita, ormai terminata nel 1226, continua a produrre “reddito” a cui noi continuiamo ad attingere.
Da qui la domanda: Tu con i tuoi pochi o tanti soldi, pochi o tanti talenti chi stai arricchendo? C’è chi attinge da te amore donato?
Perché in paradiso si va con ciò che si è perso, non con ciò che si è trattenuto, ce lo spiegano Francesco e il Vangelo che poi sono la stessa cosa…
(da un’omelia di NICOLA ZIGNIN inviata da Bruno Temil)
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Chi si rende conto di apparire insignificante agli occhi degli altri, non se ne faccia un problema: é la cecitá interiore di chi si crede superiore a privare di significato gran parte dell’umanità che lo circonda e che disprezza.
In ognuno di noi c’é il precipitato dell’intero universo, perché siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio.
Possono toglierci quello che abbiamo, la reputazione, la salute, gli averi e persino la vita.
Però nessuno può toglierci la dignità di persone: l’essenziale é ben custodito nell’intimo della nostra anima, Tempio dello Spirito Santo.
E non é poco…
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Commento al Vangelo – pubblicato su Avvenire – A cura di Padre Ermes Ronchi
XXIII Dom. T.O. anno C – 2019
Rinunciare a ciò che ci impedisce di volare
Vangelo – Luca 14,25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. […]»
Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, sua madre… e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Gesù non instaura una competizione di sentimenti per le sue creature, perché sa che da questa ipotetica gara di emozioni non uscirebbe vincitore, se non presso pochi eroi o santi, dalla fede di fiamma. Ci ricorda invece che per creare un mondo nuovo, quello che è il sogno del Padre, ci vuole una passione forte almeno quanto quella degli amori familiari. È in gioco un nuovo modo di vivere le relazioni umane: mentre noi puntiamo a cambiare l’economia, Gesù vuole cambiare l’uomo. Lo fa puntando tutto sull’amore, e con parole che sembrano eccessive, sembrano cozzare contro la bellezza e la forza degli affetti, perché la felicità di questa vita non sappiamo dove pesarla se non sul dare e sul ricevere amore.
Ma il verbo centrale su cui poggia la frase è: se uno non «ama di più». Allora non di una sottrazione si tratta, ma di una addizione. Gesù non sottrae amori, aggiunge un «di più». Il discepolo è colui che sulla bellezza dei suoi amori stende una più grande bellezza. E il risultato non è una sottrazione ma un potenziamento, non una esclusione ma una aggiunta: Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello e vitale. Gesù è la garanzia che i tuoi amori saranno più vivi e più luminosi, perché Lui possiede la chiave dell’arte di amare.
Seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me… La croce: e noi la pensiamo metafora delle inevitabili difficoltà di ogni giorno, dei problemi della famiglia, di una malattia da sopportare, o addirittura del perdere la vita. In realtà la vita si perde come si spende un tesoro: donandola goccia a goccia. Per cui il vero dramma non è morire, ma non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena spendere la vita.
Nel Vangelo la croce è la sintesi dell’intera storia di Gesù: amore senza misura, disarmato amore, coraggioso amore, che non si arrende, non inganna e non tradisce. Prendi su di te una porzione grande di amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di dolore che ogni amore comporta, altrimenti non ami.
Terza condizione: chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. Perché la tua vita non dipende dai tuoi beni, «un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti. Un uomo vale quanto vale il suo cuore» (Gandhi). Gesù chiede sì una rinuncia, ma a ciò che impedisce il volo. Chi lo fa, scopre che «rinunciare per Te è uguale a fiorire» (M. Marcolini).
(Letture: Sapienza 9,13-18; Salmo 89; Filemone 1,9-10.12-17; Luca 14,25-33)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/rinunciarea-cio-checi-impediscedi-volare
di p. Ermes Ronchi
XXVIII DOMENICA (Mc 10,17-30)
Gesù è sulla strada, il luogo che più amava: la strada, che è di tutti, che collega i lontani, aperta a tutti gli incontri, e non sai chi o che cosa troverai alla svolta del sentiero.
Gesù, libero maestro delle strade.
Ed ecco un tale, uno senza nome ma ricco, gli corse incontro. Corre, come uno che ha fretta, fretta di vivere, di vivere davvero.
Il suo nome è stato rubato dal denaro.
L’uomo senza nome sta per correre un grande rischio: interroga Gesù per sapere la verità su se stesso.
«Maestro buono, è vita o morte la mia? Cosa devo fare per vivere?». Domanda eterna. Di tutti. Da amare, da vivere bene!
Gesù risponde elencando cinque comandamenti e un precetto (non frodare) che non riguardano Dio, ma le persone; non come hai creduto, ma come hai amato. Questi fanno vivere, della vita di Dio che è amore.
Maestro, tutto questo io l’ho già fatto, da sempre. E non mi basta.
“Beati gli insoddisfatti, perché possono diventare cercatori di tesori”.
Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò. Ora fa anche una esperienza da brivido, sente su di sé lo sguardo di Gesù, incrocia i suoi occhi amanti, può naufragarvi dentro. E se io dovessi continuare il racconto direi: adesso gli va dietro, adesso subisce l’incantamento del Signore, non resiste a quegli occhi… Invece la conclusione del racconto va nella direzione che non ti aspetti: “Una cosa ti manca, va’, vendi, dona ai poveri…”
Sarai felice se farai felice qualcuno; fai felici altri se vuoi essere felice.
Quando ci fa male l’anima, quando ci fa male la vita, che cosa sentiamo? Due cose.
La prima una insoddisfazione che viene dal rimorso per scelte sbagliate, errori, sciocchezze, cattiverie
La seconda viene da ciò che non abbiamo fatto, dal coraggio che è mancato, creatività rimasta sepolta. Omissione di vita.
Noi tutti viviamo due vite: una fatta di quotidiano e un’altra di richiami: come appello, come vocazione, come sogno.
Ed è ciò che dice il libro della Sapienza (7, 7 -11): da un lato, troni e denaro, gemme, oro, argento, salute e bellezza; la logica del mondo, la vita come accumulo di cose, vita esteriore.
Dall’ altro lato, una cosa semplicissima: la sapienza del cuore, cioè la vita spirituale, la sapienza sul vivere e sul morire, sull’amore e sul dolore.
La felicità è di casa solo nella vita interiore.
L’uomo ricco non lo capisce, e se ne va triste.
Triste perché non seguirà più la vita come appello, ma solo la vita come esistenza quotidiana, ostaggio delle cose.
«E se ne andò triste». Che strano: si possono osservare tutti i precetti e non avere la gioia.
Certo se Dio è un dovere e non uno stupore.
Se ami non da innamorato, ma da sottomesso.
Il credente, invece, è l’uomo sedotto dallo sguardo di Gesù.
Per tre volte oggi si dice che Gesù ” guardò”: con amore, con preoccupazione, con incoraggiamento.
Credere è un’ avventura che nasce da un incontro. Quando tu entri in Dio e Dio entra in te.
Per questo i beni e le ricchezze non danno vita. Dio non ne ha cura, non capitalizza, l’oro è per lui come sabbia (Sap 7, 9) .
Dio non è cosa fra le cose. L’oro non ha senso davanti a lui.
«Una cosa sola ti manca: vendi quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi.»
Spaventato 1’uomo ricco, spaventati sono i discepoli, noi. Il verbo determinante: dare. Dallo ai poveri.
Verbo benedetto e pauroso.
Tre verbi maledetti, avere, salire, comandare. Verbi che fanno male!
Tre verbi benedetti: dare, scendere, servire.
Noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo dato via; accumuliamo solo ciò che abbiamo perduto per qualcuno. Gesù non vuole impoverire quell’uomo, ma riempire la sua vita di volti e di nomi.
Nel vangelo molti altri ricchi si sono incontrati con Gesù: Zaccheo, Levi, Lazzaro, Susanna, Giovanna. Che cosa hanno di diverso questi ricchi che Gesù amava, sui quali con il suo gruppo si appoggiava? Hanno saputo creare comunione: Zaccheo e Levi riempiono le loro case di commensali; Susanna e Giovanna assistono i dodici con i loro beni (Luca 8,3). Le regole del vangelo sul denaro si possono ridurre a due soltanto: a) non accumulare, b) quello che hai, ce l’hai per condividerlo.
Non porre mai la tua sicurezza nel conto in banca, ma nella condivisione.
Quanto è difficile per i ricchi… Due volte lo ripete. I discepoli restano sbigottiti: «Allora è finita, perché anche noi abbiamo desideri di terra».
Ecco allora una delle parole più belle di Gesù: tutto è possibile presso Dio. Egli è capace di far passare un cammello per la cruna di un ago.
Dio ha la passione dell’impossibile. Dieci cammelli passeranno.
Lo disse anche don Milani sul letto di morte: adesso finalmente vedo il cammello passare per la cruna dell’ago. Era lui, lui di famiglia ricca, che passava per la cruna.
Nel suo testamento si rivolge ai suoi ragazzi di Barbiana e scrive: “Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia ascritto tutto al suo conto. Un altro abbraccio”.
E chissà quante madri, quanti padri diranno a Dio: sai, Signore, ho amato i miei figli di più. Ho voluto più bene a loro che a te. Ma Dio ha ascritto tutto a suo conto: ciò che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me!
Se si percorre questa strada, si aprono delle potenzialità enormi…
Infatti Pietro allora prese a dirgli: Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio cento volte tanto, avrai cento fratelli e un cuore moltiplicato.
Non rinuncia, allora, ma liberazione dalla zavorra che impedisce il volo. Il vangelo non è una morale ma una sconvolgente liberazione (Vannucci).
Giovanna (Il paese della libertà) di Marina Marcolini
Come nomadi del deserto
ogni giorno leviamo le tende.
Bagaglio leggero impone il viaggio
e cuore fiducioso.
Porto con me volti e profumi e colori
e sempre più storie di uomini e donne:
ho lasciato la ricchezza del palazzo
per un arcobaleno.
Ora è libero il cuore,
ha smesso di cercare sicurezza
e giorno dopo giorno vado
di inizio in inizio, nomade d’amore.
Tu hai spalancato la mia vita
sei vento che soffia e gonfia le vele,
seguirti è cosa da gente coraggiosa
che si fida solo del vento.
La mia ricchezza è diventata feconda
e ho imparato da te a dare
come un povero che riceve.
I miei beni e il mio nome che apre le porte
non sono più peso che intralcia il viaggio
laccio che ostacola il passo:
sulla strada fatta insieme da tempo
con te e con i tuoi
si è cambiato l’oro in pura luce
e in fuoco che spinge la carovana.
Con gli occhi nel sole a ogni alba io so
che rinunciare per te
è uguale a fiorire.
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE
PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron