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Video realizzato su un brano della prima lettera di san Paolo ai Corinzi1Cor. 15,35-53

 

Ma qualcuno dirà: « Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno? ». Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.

Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terresti, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terresti.

Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.

Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.

Quale è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste. Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l’incorruttibilità.

Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.

È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.

 

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Tutta la Sacra Scrittura è ispirata da Dio e contiene delle verità di fondo che sono ancora da scoprire, nonostante il testo sia stato scritto alcune migliaia di anni fa.

Adamo è il “CULMINE” della Creazione ed era destinato alla beatitudine eterna.
Ma Dio, essendo fonte di ogni libertà, non gli ha tolto il libero arbitrio perché Adamo è stato creato “a sua immagine e somiglianza”.

Adamo ed Eva, anche se tentati dal serpente maligno, hanno liberamente trasgredito il comando divino di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché, per orgoglio, volevano essere come Dio.
In questo modo si sono macchiati del peccato originale trasmettendolo a tutte le generazioni, fuorché a Gesù Cristo, nuovo Adamo, e a Maria nuova Eva (quindi Nuova Umanità).

Nel piano amoroso di Dio, però, la disobbedienza di Adamo ed Eva ha consentito l’Incarnazione, per cui Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo per riscattarci e restituire la dignità umana a tutti coloro che credono nella sua Risurrezione

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Per quanto riguarda la questione evolutiva, in quasi tutti gli ambiti culturali ed accademici piú o meno esplicitamente si vuole inculcare nella credenza comune che noi deriviamo dalla scimmia.

Adamo ed Eva vengono relegati nell’Immaginario mitico, talmente mitico, che si dissolvono insieme agli eventi legati al peccato originale.

Ma San Paolo ha spesso fatto riferimento a Cristo come il nuovo Adamo.

Se si scredita la realtà esistenziale di origine monogenista, non hanno piú senso il battesimo ed il cruento sacrificio di Cristo per salvarci. Non so se ce ne rendiamo conto.

Non é vero che la scienza ha dimostrato in assoluto la nostra origine dalla scimmia: ci sono ancora degli anelli mancanti di questa complessa catena evolutiva, lo affermano anche antropologi illustri (come René Girard ecc.)….

 

 

Adamo ed Eva hanno subìto una grande tentazione, ma hanno scelto liberamente il loro destino.

Abramo avrebbe anche potuto rifiutarsi di offrire a Dio la vita di suo figlio Isacco, per cui è stato messo alla prova in modo drammatico.

Giobbe è stato alla mercé di Satana, il quale ha avuto il permesso da Dio stesso di tentarlo. Ma Giobbe non ha abbandonato Dio in cui riponeva la sua totale fiducia.

Gesù è stato condotto dallo Spirito per essere tentato dal diavolo. Nell’orto degli ulivi ha avuto la tentazione di evitare la volontà del Padre. Gesù, però, si è liberamente offerto come vittima di espiazione ed è stato un vero dramma.

Molti episodi biblici, oltre a questo, ci aiutano a riflettere sul fatto che Dio ci ama perché ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Ciò significa che non siamo suoi burattini, ma suoi figli liberi di scegliere tra il bene ed il male.

Quando nel Padre nostro che Gesù stesso ci ha insegnato, si dice “non ci indurre in tentazione” vuol farci comprendere che corrispondere al suo amore significa scegliere liberamente e spesso drammaticamente da che parte stare.

In questo modo Dio ci dona la possibilità di glorificare il Padre nelle nostre scelte quotidiane, spesso drammatiche.

 

Breve riflessione sul Padre nostro  di Silvio Brachetta

Non è chiaro perché un Dio che porta dentro la tentazione dovrebbe essere peggiore di un Dio che abbandona alla tentazione. È un mistero della moderna esegesi, ma anche della presunzione umana, stando almeno al padre del deserto Sant’Antonio, che casca a fagiolo:
«Un giorno alcuni anziani fecero visita al padre Antonio; c’era con loro il padre Giuseppe. Ora l’anziano, per metterli alla prova, propose loro una parola della Scrittura e cominciò dai più giovani a chiederne il significato. Ciascuno si espresse secondo la sua capacità. Ma a ciascuno l’anziano diceva: “Non hai ancora trovato”. Da ultimo, chiede al padre Giuseppe: “E tu che dici di questa parola?”. Risponde: “Non so”. Il padre Antonio allora dice: Il padre Giuseppe sì, che ha trovato la strada, perché ha detto: “Non so”» (Apophthegmata Patrum, 80d; PJ XV, 4).
Nelle Scritture ci sono cose facili da capire, cose difficili e cose che non si possono capire: se ne ricorda qualcuno? No, tutto dimenticato. Il senso letterale regge e guida gli altri sensi delle Scritture: se ne ricorda qualcuno? No, tutto dimenticato. L’esegesi dei testi non può tradire l’esegesi dei padri e dei dottori della Chiesa: se ne ricorda qualcuno? No, tutto dimenticato.
Quanto a ciò che Dio opera, dovrebbe essere chiaro come il Dio che induce alla tentazione del Padre nostro sia il medesimo Dio che fa dire a Gesù Cristo: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15, 34). Non vi è dubbio – e nel magistero della Chiesa non vi è mai stato il dubbio – che l’«eisenènkes» greco del Padre nostro esprima un moto a luogo e che il «sabactàni» aramaico di Mc 15, 34 è l’«abbandono».
È anche vero che l’interpretazione di questi passi evangelici da parte di San Tommaso o di Sant’Agostino lasci il lettore insoddisfatto, poiché i dottori sanno bene che fides et ratio sono concordi, ma per nulla coincidenti. San Tommaso e Sant’Agostino scrutano il mistero, però lo fanno nell’umiltà: alle volte riescono a soddisfare pienamente e sapientemente un qualche quesito ma, altrove, possono anche rispondere o soddisfare parzialmente chi cerca una spiegazione.
L’operazione teologica contemporanea è spesso indecente, perché vuole forzare quelle porte inviolabili del mistero, che Ildegarda di Bingen sconsiglia fortemente di violare (cf. Il libro delle opere divine). Da dove tanta superbia? Come mai il teologo moderno – o modernista che sia – è divenuto incapace di dire «non so», davanti a questioni sulle quali Dio ha decretato rimanesse il mistero? Persino i pagani erano di frequente più umili di molti dei nostri contemporanei. «Io sono tutto ciò che fu, che è e che sarà; e nessun mortale o dio solleverà mai il mio peplo» – dice la Sibilla di Plutarco (Sul Fato).
È antica come il mondo l’arte di forzare o falsificare il testo, quando la parola è incomprensibile o non corrisponde alle aspettative del nostro capriccio. Ma è pure antica come il mondo l’arte dell’umiltà, l’arte dello scriba fedele, che tramanda la voce di Dio ricopiando le Scritture e cercando di essere preciso, sillaba dopo sillaba, su quanto ricevuto dai padri.
La verità è stata più volte confessata dai santi: il Dio che porta dentro la tentazione è buono, tanto quanto il Dio che abbandona alla tentazione. Ed è buono perché ascolta la preghiera del penitente, che chiede con insistenza: “non c’indurre, non ci abbandonare”. Dio, quindi, non induce e non abbandona quei figli che si convertono e lo pregano, ma abbandona l’empio, che lo bestemmia.
Il mistero permane e la realtà della «perdizione» – l’«abaddon» ebraico dell’Apocalisse (9, 11) – non può essere cancellata dalla penna di un falsario. Esiste dunque l’«angelo dell’abisso» (ibidem), poiché Dio permette che esista, così come esiste l’inferno e la possibilità di dannarsi. Dietro la negazione del «ne nos inducas» evangelico c’è dunque il rifiuto, da parte della presunzione umana, di uno scandalo: lo scandalo della perdizione eterna dell’empio e il fatto stesso che il Cristo possa essere «pietra d’inciampo» Egli stesso («scandalo», appunto).

 

 

ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI

 

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VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

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GESÙ CHIEDE TOTALE FIDUCIA IN LUI (nel “Colloquio interiore” di suor Maria della Trinità) https://www.edizionisegno.it/libro.as…

 

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Immacolata 2018  (di p. Ermes Rochi)

 

Una festa oggi piena di ali e di fessure aperte sull’infinito.

 

Stai sulla soglia prima di entrare

Scuci tutte le paure, sciogli le vele, scendi nel cuore,

ora fatti mancare le parole,

come un fiore che si spoglia fino al frutto.

 

Il silenzio ti fa nudo e semplice, carezza di Dio su di te:

che ti fa vivere, che apre il tempo,

che colma il vuoto, che svela il senso,

che ci fa restare umani.

 

Omelia

Adamo, dove sei? Mi sono nascosto perché ho avuto paura. Ed entra nel mondo la paura, la grande nemica. Adamo ha paura di Dio: è la madre di tutte le paure.

Poi verrà un angelo, un angelo migratore, che vola via dal cuore del tempio e si posa nel cuore di una casa, a Nazaret, a portare la fine della paura di Dio: “non temere Maria”.

Dio viene come gioia, come bacio caduto sulla terra, un seme di vita nella voce di un angelo. Verrà come un bambino fra le tue braccia: non puoi avere paura di un bambino.

Ciò che vince la paura non è il coraggio, è la fame, fame di vita. Che con la paura della morte combatte una guerra infinita. Raccontata così dalle parole della Genesi: Porrò inimicizia tra il serpente e la donna, ed essa ti schiaccerà il capo.

Inimicizia tra la Donna, che porta la fame di vita, e il serpente che porta la morte. È il nome profetico dell’umanità, nome dato da Dio: la nostra stirpe è nemica del male. Adamo ed Eva lo hanno appena tradito, hanno appena ceduto al male, e Dio, in modo irragionevole, per una fiducia insensata, contro ogni evidenza, li chiama nemici e avversari del male.

Senza ingenuità, ma con totale sicurezza, la Bibbia annuncia: nonostante tutto, vincerà la stirpe dei nati da donna.

Io sarò colpito, avrò molte volte paura, qualche volta cadrò, ma non sarò mai amico del male, mai amico della violenza e della menzogna, mai amico dell’odio e della cattiveria.

Tu le insidierai il calcagno, lei ti schiaccerà la testa. Il male può ferire l’umanità, ma può solo ferirla, e non sopraffarla.

È in basso, è inferiore, non sale fino al centro dell’uomo. Il cuore delle creature è buono.

Il serpente è dietro, è un passato che talvolta ritorna e fa tanto male, ma non è davanti a te, non è il futuro che ti attende.

La donna e l’uomo hanno un anticipo, un vantaggio sul male. Questo ritardo del male, per grazia, sarà un ritardo eterno.

Essa ti schiaccerà la testa: il male non vincerà. La rabbia, la corruzione, il veleno possono aggredire la speranza, ma il disumano non vincerà sull’umano.

Adamo ed Eva escono dal paradiso terrestre portando con sé una benedizione, un annuncio di vittoria: il bene è più forte del male, più antico, più profondo, più originale del peccato originale.

In ogni persona c’è un posto dove solo Dio abita, dove il male non può arrivare, dove Dio si è riservato un posto e solo lui vi ha preso casa. In noi c’è una parte che è rimasta pura, bella, sana, divina, dove nessun male può arrivare: in cielo c’è una stella per ciascuno di noi, sufficientemente lontana perché i nostri errori non possano mai offuscarla (Bobin).

In noi c’è un pezzetto di Dio sufficientemente luminoso perché il peccato non possa mai oscurarlo.

Quello è il luogo della Immacolata Concezione. Un punto preservato dal male, in ognuno. Ciò che è accaduto in Maria non è esclusivo, accade in ciascuno. Come lei tu hai radice santa, sei una persona cui arrivano angeli, sei gravido di Dio, incinto di luce, stai accanto alle infinite croci, sei sollevato continuamente verso l’alto…

La prima parola dell’angelo a Maria, la prima della nuova storia, è ‘rallegrati’. Non un qualsiasi saluto, ave o salve, un ciao, è invece un imperativo: kaire, gioisci, sii felice.

L’angelo non dice: prega, inginocchiati, fai questo o quello.

Ma semplicemente: apriti alla gioia, come una porta si spalanca al sole.

Sussurra l’angelo alla ragazza: vedrai, credere è una festa.

“Sii felice Maria, Dio si è chinato su di te, ti stringe in un abbraccio; si è innamorato di te, si è dato a te e ti ha riempita di luce. Ora hai un nome nuovo: amata per sempre”. Teneramente, liberamente, senza rimpianti amata. Si capisce che Maria sia senza parole.

Quel suo nome è anche il nostro nome: buoni e meno buoni, tutti amati per sempre. Piccoli o grandi, tutti riempiti di cielo.

Maria non è piena di grazia perché ha risposto ‘sì’ a Dio, ma perché Dio per primo le ha detto ‘sì’.

E dice ‘sì’ a ciascuno di noi, prima di qualsiasi risposta.

Che io sia amato dipende da Dio, non dipende da me.

Ognuno pieno di grazia, tutti amati come siamo, per quello che siamo. Perché la grazia sia grazia e non merito o calcolo.

Santa Maria è colmata di grazia non perché senza peccato, ma perché Dio è venuto, ha bussato e lei ha aperto. Così noi: ridiventiamo santi ogni volta che apriamo la porta a quel Dio che sta alla porta e bussa, se gli apriamo entrerà portando amore. È solo l’amore di Dio che rende santi.

L’angelo continua: il Signore è con te. Il nome bello di Dio: Io-sono-con-te: ‘dovunque tu andrai, in tutti i passi che farai, quando cadrai e ti farai male, quando ti rialzerai e sorriderai di nuovo, io sarò con te”.

È con te Colui che non manda via nessuno, Colui che mai abbandona, Colui che prova gioia a starti vicino. È con te, vicino come il cuore, vicino come il respiro. E non ti mollerà, mai. Con te, tutti i giorni fino al consumarsi del mondo.

E tu concepirai e darai alla luce. Dio cerca madri, ancora. Ha sempre da nascere, ha sempre da venire al mondo. Tocca a noi aiutare Dio a essere vivo nel nostro mondo, a incarnarsi nella nostra storia. Dio vivrà in questi paesi distratti, in queste case inospitali, solo se noi gli daremo tempo e cuore.

Rispondendo come ha fatto santa Maria: ‘eccomi, sono la serva del Signore’. La parola che cambia il mondo

‘Serva del Signore’ non significa la badante, la servetta, la sguattera, la cenerentola. Nella Bibbia, il ‘servo del re’ è il secondo dopo il re; e la regina è detta la ‘serva del re’, la più vicina al sovrano, la prima della casa.

Tu sei il Dio dell’alleanza e io sarò la tua alleata il tuo progetto sarà il mio, la tua storia la mia storia, il tuo sogno sarà il mio sogno.

Anche il nostro “eccomi!” può cambiare la storia, il mio “sì”,

vivrò secondo il mio nome vero: amato per sempre e nemico del male.

Eccomi, sarò, come tu hai detto, amico della vita e amato per sempre!

Sono la Serva del Signore, l’alleata del Dio dell’alleanza

Oggi sei tu l’alleata, Maria; ieri Mosè, oggi tu.

Ieri Abramo e Giacobbe, oggi tu

Tu lo concepirai nel grembo, e sarai più grande di Mosè,

Tu lo darai alla luce, e sarai più grande di Eva.

Come te, anch’io dico “sì”; come te, alleato del Dio dell’alleanza.

Preghiera di p. Giovanni Vannucci

A tutti i frammenti di Maria,

a tutti gli atomi di Maria

sparsi nel mondo e che hanno nome donna,

rivolgiamo oggi il saluto dell’angelo:

Ave o donna, rallegrati, sii felice

che tu sia piena di grazia,

che con te sia lo Spirito Santo,

che benedetto e benefico sia agli umani

il frutto del tuo grembo e dell’intera tua vita.

Che tu possa pacificare la terra,

conciliare i fratelli nemici,

cancellare Caino, far risorgere Abele,

ricondurre tutta la terra al Padre,

nell’amore del Figlio,

nella grazia dello Spirito. Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da molti secoli si prega il Padre nostro, preghiera che lo stesso Gesù ci ha insegnato, e che noi recitiamo in tutte le lingue secondo la traduzione di San Girolamo.

In questi ultimi tempi da qualche parte si sente l’esigenza di cambiare qualcosa nel testo perché ritenuto teologicamente sbagliato come ad es. “Non ci indurre in tentazione”.

Dio non “induce in tentazione – si sostiene.

Rifacendoci alla Sacra Scrittura, a questo proposito, dobbiamo rilevare che Adamo ed Eva furono messi alla prova, così anche Giobbe e lo stesso Gesù il quale fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato da satana.

Sappiamo che il termine “indurre” potrebbe avere anche una leggera sfumatura di significato in base al periodo ed al luogo in cui viene usato, senza però stravolgere il significato originale.

Personalmente, però, rifletto su una cosa: nelle apparizioni Mariane più importanti Maria esorta alla recita del Santo Rosario (Fatima, Lourdes e Medjugorje). Se la frase “Non ci indurre in tentazione” del Padre nostro fosse così teologicamente errata perché Maria Santissima, la quale è “Sede della Sapienza” non lo ha mai fatto osservare?

Ribadiamo che si tratta di una preghiera insegnata da suo Figlio!

 

Consiglio di leggere questo articolo:

https://www.riscossacristiana.it/il-padre-nostro-in-versione-sacrilega-di-luciano-pranzetti/

 

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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

Il «respiro di Dio» viene in modo diverso per ciascuno

Domenica di Pentecoste – Anno A –  4 giugno 2017

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». (Giovanni 20, 19-23)

La Parola di Dio racconta in quattro modi diversi il venire dello Spirito Santo, per dirci che Lui, il respiro di Dio, non sopporta schemi.
Nel Vangelo lo Spirito viene come presenza che consola, leggero e quieto come un respiro, come il battito del cuore.
Negli Atti viene come energia, coraggio, rombo di tuono che spalanca le porte e le parole. Mentre tu sei impegnato a tracciare i confini di casa, lui spalanca finestre, ti apre davanti il mondo, chiama oltre.
Secondo Paolo, viene come dono diverso per ciascuno, bellezza e genialità di ogni cristiano.
E un quarto racconto è nel versetto del salmo: del tuo Spirito Signore è piena la terra. Tutta la terra, niente e nessuno esclusi. Ed è piena, non solo sfiorata dal vento di Dio, ma colmata: tracima, trabocca, non c’è niente e nessuno senza la pressione mite e possente dello Spirito di Dio, che porta pollini di primavera nel seno della storia e di tutte le cose. “Che fa vivere e santifica l’universo”, come preghiamo nella Eucaristia.

Mentre erano chiuse le porte del luogo per paura dei Giudei, ecco accadere qualcosa che ribalta la vita degli apostoli, che rovescia come un guanto quel gruppetto bloccato dietro porte sbarrate. Qualcosa ha trasformato uomini barcollanti d’angoscia, in persone danzanti di gioia, “ubriache” (Atti 2,13) di coraggio: è lo Spirito, fiamma che riaccende le vite, vento che dilaga dalla camera alta, terremoto che fa cadere le costruzioni pericolanti, sbagliate, e lascia in piedi solo ciò che è davvero solido. È accaduta la Pentecoste e si è sbloccata la vita.

La sera di Pasqua, mentre erano chiuse le porte, venne Gesù, stette in mezzo ai suoi e disse: pace! L’abbandonato ritorna da coloro che lo avevano abbandonato. Non accusa nessuno, avvia processi di vita; gestisce la fragilità dei suoi con un metodo umanissimo e creativo: li rassicura che il suo amore per loro è intatto (mostrò loro le mani piagate e il costato aperto, ferite d’amore); ribadisce la sua fiducia testarda, illogica e totale in loro (come il Padre ha mandato me, io mando voi). Voi come me. Voi e non altri. Anche se mi avete lasciato solo, io credo ancora in voi, e non vi mollo.

E infine gioca al rialzo, offre un di più: alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo. Lo Spirito è il respiro di Dio. In quella stanza chiusa, in quella situazione asfittica, entra il respiro ampio e profondo di Dio, l’ossigeno del cielo. E come in principio il Creatore soffiò il suo alito di vita su Adamo, così ora Gesù soffia vita, trasmette ai suoi ciò che lo fa vivere, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva diverso, che faceva unico il suo modo di amare, e spalancava orizzonti.

(Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; 1 Corinzi 12,3-7.12-13; Giovanni 20, 19-23 )

Fonte –  http://buff.ly/2qIqisF

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/il-respiro-di-dio-viene-in-modo-diverso-per-ciascuno?utm_content=bufferfb3c5&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron