La dimensione più gratificante su questa terra è quella contemplativa Essere consapevoli che siamo stati creati da un Dio Onnipotente ed amorevole, padre di tutti e infinitamente misericordioso, dovrebbe farci star bene interiormente. L’azione è importante, ma non deve fermarsi a se stessa. La persona completa sa gustare il bello ed il buono, per poi dirigere spesso lo sguardo a Dio, consapevole che Egli sorregge tutto e che nulla sfugge al suo sguardo perché Egli conosce perfettamente le nostre intenzioni ed i nostri pensieri più intimi. Quando la persona diventa consapevole di essere “Tempio dello Spirito Santo”, ha già in sé i semi del Regno Divino. Essi si evolvono quando la persona non si lascia ingabbiare dalla paura o dalle preoccupazioni della vita. Si fida completamente del Signore abbandonandosi a Lui in ogni momento, anche il più critico. Se ha in sé questa consapevolezza nulla la turba e cerca continuamente il contatto divino nella preghiera assidua, nell’adorazione interiore, nella contemplazione delle cose più semplici, specie quelle della natura. Se ha una mansione terrena, la svolge nel Signore. Qualsiasi contatto con le persone è in qualche modo considerato da lei dono del Signore, come sono doni gli animali e le piante. Beato davvero che vive questa dimensione contemplativa, la quale trasforma ogni evento alla luce della Santissima Trinità e così può godere della serenità interiore e della gioia di sentirsi amato da Dio.

Scriveva il monaco p.Albino Candido nel suo Diario: 6 Gennaio 1982 Epifania. Ogni giorno ha sapore di epifania, di rivelazione. Ogni giorno scopro un aspetto, un particolare della vita che viene a me in maniera silenziosa e segreta, da cielo aperto. Il cielo è sempre aperto dopo l’Incarnazione. Posso intraprendere ogni momento un viaggio verso il cielo con la sicurezza di entrarvi, di non venire respinto, qualunque sia la mia condizione, anzi, più povera e disperata è la mia situazione e più festosamente sarò accol-to. I cieli aperti. La terra piatta s’incurva e diventa cima e vetta per forare il cielo, per trasformarsi in cielo. Venne a noi. Rimane con noi. Ma per trasformarci, per elevarci. Ma bisogna conoscerlo, bisogna accoglierlo, bisogna fare amicizia con Lui, il silenzioso, bisogna entrare in Lui che è il silenzio, con il lasciarlo entrare nella nostra casa, col fargli dono di noi, di quanto abbiamo, di quel poco che possediamo. Rimaniamo chiusi sotto i cieli aperti. Siamo tanto incarnati in noi stessi e in quello che possediamo da durar fatica a staccarcene. E così rimaniamo chiusi sotto i cieli aperti. (p.248)

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