Fb 23 maggio 21
Pentecoste
Gv 15,26-27; 16,12-15
L’UNIVERSO OBBEDISCE ALL’AMORE di p. Ermes Ronchi
La Bibbia è un libro di strade e di vento. E così i racconti della Pentecoste, pieni di strade e vento su Gerusalemme, respiro leggero e uragano impetuoso. Vento che scuote la casa, la riempie e passa oltre, e mentre tu sei impegnato a tracciarne i confini, lui spalanca finestre e dilata lo sguardo. E tu stesso confini con Dio.
“Riempì la casa dove erano insieme”. Spirito che non si lascia sequestrare, nei luoghi che noi diciamo sacri. Ora sacra diventa la casa. La mia, la tua, e tutte le case saranno cielo di Dio.
Venne d’improvviso, e furono colti di sorpresa. Non erano preparati, non era programmato; lo Spirito non sopporta schemi, è vento di libertà e di libere vite.
Apparvero lingue di fuoco, a posarsi su ciascuno. Il fuoco è la cosa più semplice, è voglia di amare la vita, è lo stupore di vivere accesi. Noi nasciamo già accesi, i bambini sono accesi, poi i colpi della vita possono spegnerci.
Lingue di fuoco a posarsi su tutti, nessuno escluso, nessuna distinzione da fare. Lo Spirito tocca ogni vita, la diversifica, fa nascere creatori e sposa una libertà, afferma una vocazione, rinnova un’esistenza unica.
Abbiamo bisogno dei doni dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro piccolo mondo, per dare a ognuno una genialità che gli è propria. E la Chiesa ha bisogno di discepoli geniali, ha il bisogno estremo che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità a servizio della vita. Al proprio coraggio.
Lo Spirito ti rende unico nel modo di amare. Come Dio, che dopo aver creato l’uomo, ne spezza la forma e la butta via. Unico, nel tuo modo di consolare e di incontrare; unico, nel tuo modo di gustare la bellezza di cose e persone. Nessuno sa voler bene come lo sai fare tu; nessuno ha la gioia di vivere che hai tu; e nessuno ha il dono di capire i fatti come li comprendi tu.
Questa è l’opera dello Spirito: è la meraviglia del primo giorno!
“Com’è che li sentiamo parlare la nostra lingua nativa?” Lo Spirito parla ad ogni uomo da sempre, si rivolge a quella parte profonda e nativa che è in ciascuno, che scavalca razze, nazioni, culture, età. E la Parola diventa mia lingua, mia passione, mio fuoco. Diventa la parte migliore di me.
“Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”. Guardati attorno, cerca, ascolta il vento sugli abissi e il respiro del tuo cuore: la terra trabocca del fuoco divino. Cerca la bellezza, l’amore in ogni amore. Piena ne è la terra, instancabile il respiro di Dio sui suoi cieli, sui suoi deserti e le sue foreste, sui suoi bambini e i suoi anziani; e le donne, che sono la cosa più vicina a Dio (C. Bobin).
Ricevetelo! Come all’origine lo ha ricevuto Adamo, reso uomo per il respiro di Dio in lui; alito di vita nelle sue narici, per essere nascituro sempre e incamminato.
Lo Spirito presiede alle nascite. Il suo lavoro è dare la vita.
Avvenire Pentecoste Gv 15,26-27; 16,12-15
Quando verrà lo Spirito, vi guiderà a tutta la verità. È l’umiltà di Gesù, che non pretende di aver detto tutto, di avere l’ultima parola su tutto, ma parla della nostra storia con Dio con solo verbi al futuro: lo Spirito verrà, annuncerà, guiderà, parlerà. Un senso di vitalità, di energia, di spazi aperti! Lo Spirito come una corrente che trascina la storia verso il futuro, apre sentieri, fa avanzare. Pregarlo è come affacciarsi al balcone del futuro. Che è la terra fertile e incolta della speranza.
Lo Spirito provoca come un cortocircuito nella storia e nel tempo: ci riporta al cuore, accende in noi, come una pietra focaia che alleva scintille, la bellezza di allora, di gesti e parole di quei tre anni di Galilea. E innamorati della bellezza spirituale diventiamo “cercatori veraci di Dio, che inciampano in una stella e, tentando strade nuove, si smarriscono nel pulviscolo magico del deserto” (D.M. Montagna).
Siamo come pellegrini senza strada, ma tenacemente in cammino (Giovanni della Croce), o anche in mezzo a un mare piatto, su un guscio di noce, dove tutto è più grande di noi. In quel momento: bisogna sapere a ogni costo/ far sorgere una vela / sul vuoto del mare (Julian Gracq). Una vela, e il mare cambia, non è più un vuoto in cui perdersi o affondare; basta che sorga una vela e che si lasci investire dal soffio vigoroso dello Spirito (io la vela, Dio il vento) per iniziare una avventura appassionante, dimenticando il vuoto, seguendo una rotta.
Che cos’è lo Spirito santo? È Dio in libertà. Che inventa, apre, scuote, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta, e che in noi compie instancabilmente la medesima opera di allora: ci rende grembi del Verbo, che danno carne e sangue e storia alla Parola.
Dio in libertà, un vento nomade, che porta pollini là dove vuole, porta primavere e disperde le nebbie, e ci fa tutti vento nel suo Vento.
Dio in libertà, che non sopporta statistiche. Gli studiosi cercano ricorrenze e schemi costanti; dicono: nella Bibbia Dio agisce così. Non credeteci. Nella vita e nella Bibbia, Dio non segue mai degli schemi.
Abbiamo bisogno dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro mondo stagnante, senza slanci. Per questa chiesa che fatica a sognare.
Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. E l’umanità ha bisogno estremo di discepoli geniali. Abbiamo bisogno cioè che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità, e così possa tenere alta la vita con l’inventiva, il coraggio, la creatività, che sono doni della Spirito.
Allora non mancherà mai il vento al mio veliero, o a quella piccola vela che freme alta sul vuoto del mare.
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