Fb 9 aprile – Pasqua del Signore
Non qui
Un corpo assente. Nella tomba fuori le mura, di storicamente certo c’è solo il vuoto. E da quel buio vuoto parte la corsa di Maddalena, di Pietro e di Giovanni, la paura delle donne, lo sconcerto di tutti.
Il primo segno è la pietra divelta. Silenzio e freddo. Un corpo assente non può sfamare la bramosia della morte; morte attonita, a mani vuote, dai conti in perdita.
Davanti a tanta assenza, ecco angeli vestiti di lampi: “perché cercate tra i morti colui che vive? Non è qui”. Una cascata di speranza. Il “Vivente” non è qui! Lui c’è, ma non più fra le cose morte. Non più.
Qualcosa si muove in Maria: un’ansia, un’improvvisa folata di vento scuote di colpo lei e la vita attorno.
Corse allora… cos’altro avrebbe potuto fare? Corre perché sta nascendo il giorno, deve correre perché è il parto del mondo nuovo, perché incombono le doglie della vita, del futuro, della speranza, di nuovi orizzonti.
Corre da Pietro e dal discepolo amato e anche loro «correvano tutti e due…». Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Perché il cuore è in tumulto, perché l’amore ha fretta, perché la vita non indugia e spinge, per aprirsi un varco e uscire.
Chi ama è sempre in ritardo sull’amore. E il discepolo che Gesù amava corre più in fretta, arriva per primo alla fede, perché, «i giusti camminano, i sapienti corrono, ma solo gli innamorati volano» (Camilla Battista Varano).
Non mi toccare, dice Gesù. Si tocca per capire, per stringere, come non ci fosse altro. Non mi trattenere perché la lotta non finisce qui, perché questo mattino è solo l’avvio. La festa sarà dopo, quando Dio asciugherà ogni lacrima e non ci sarà più né morte, né lutto, né lamento, perché le cose di prima sono passate.
Alle volte ho un sogno: che al Santo Sepolcro un annunciatore ripeta le parole dell’angelo: non è qui. È fuori, è davanti. Cercate meglio, cercate ancora. Vi precede in Galilea, là dove tutto può ripartire. E incalza: Lui si fida ancora, vi aspetta per vivere solo di inizi. Vi precede perché la risurrezione di Gesù è assoluta novità, ma catturerà anche voi, sarete presi dentro, contagiati di vita indistruttibile!
Molto più facile sarebbe stato fondare il cristianesimo sulle opere di Gesù, sul suo coraggio di opporsi ad ogni potere, di morire perdonando. La risurrezione, bastione su cui si regge o cade la Chiesa, non è un’invenzione o una scelta degli apostoli, è un qualcosa che si è imposto da sé. Ed è così bello pensare che Pasqua, l’inaudito, è raccontata con i verbi semplici dei nostri mattini (svegliarsi, alzarsi), quando fuori è primavera e magari non ce ne accorgiamo.
Pasqua è qui, adesso. Ogni giorno, quel giorno. La forza della Risurrezione e delle ripartenze “non riposa finché non abbia raggiunto l’ultimo ramo della creazione e rovesciato la pietra dell’ultima tomba” (M. Luzi).
Pasqua 2023 Matteo 28,1-8
All’alba, alle prime luci, quasi clandestinamente, due donne si recano alla tomba nel giardino. Vuote le mani, vengono solo per visitare la tomba: guardare, osservare, sostare, ricordare. Sono le stesse donne che venerdì hanno abitato, senza arretrare di un centimetro, il perimetro attorno alla croce.
Un angelo scese dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Non apre il sepolcro perché Gesù esca, è già uscito, ma per mostrarlo alle donne: il sepolcro è vuoto, il Nazareno è già altrove. Come, non è detto. Il mistero di Dio resta intatto.
Donne, angelo, guardie, il brivido della terra, cielo, pietra, alba: tutti sono convocati perché Gesù Cristo cattura dentro il suo risorgere tutto l’universo; è energia che si dirama per tutte le vene del mondo, una forza che ha imbevuto di sé tutta la trama del creato. “E non riposerà più, fino a che non avrà raggiunto l’ultimo ramo della creazione e rovesciata la pietra dell’ultima tomba” (M.Luzi).
Le donne hanno il cuore grande abbastanza per parlare con gli angeli: “So che cercate Gesù, non è qui!”. Voi cercatrici, mendicanti dell’amato, continuate, ma con occhi nuovi.
Che bello questo: non è qui! Cristo c’è, esiste, vive, ma non qui. Non è rinchiuso in nessun luogo. Va cercato altrove, diversamente, via dal territorio delle tombe, è in giro per le strade, un Dio da cogliere nella vita. Dappertutto, ma non qui, fra le cose morte. Bisogna cercare più a fondo: non c’è luogo che lo contenga, non chiesa, non parole o liturgie. Lui è oltre, sempre oltre è il suo infinito cammino.
Non è qui, vi precede, è davanti ad aprire la nostra immensa migrazione verso la vita. E’ davanti, a ricevere in faccia il vento, il sole, il futuro, la violenza.
Andate, vi precede. Un Dio migratore, abbiamo, che ama gli spazi aperti, che apre cammini, attraversa pietre e spalanca tombe. Pasqua vuol dire ‘passare’. Non è festa per stanziali, ma per migratori, per chi inventa sentieri che facciano scollinare verso più giustizia, più pace, più armonia con il creato, verso terra nuova e cieli nuovi.
Vi precede in Galilea. Là lo vedrete. Ucciso a Gerusalemme, risorto a Gerusalemme, ma l’incontro avverrà ai margini, lontano dal centro dei poteri omicidi, in Galilea dove tutto ha avuto inizio con tre anni di strade, lago, pani e pesci, olivi, le lezioni sulla felicità, intese amicali. Devono rileggere tutta la vita di Gesù per capire la sua risurrezione. Devono ripercorrere la sua vita dall’inizio, allora capiranno che Dio l’ha risuscitato perché una vita così non può finire. Che gesti e parole così meritano di non morire, hanno dentro la vita indistruttibile che Dio regala a chi produce amore.
La Pasqua, la risurrezione è il tema più arduo e più bello di tutta la Bibbia. Balbettiamo, come gli evangelisti, che, per tentare di raccontarla, si fecero piccoli, non inventarono parole, ma presero in prestito i verbi delle nostre mattine, delle nostre piccole risurrezioni quotidiane: svegliarsi e alzarsi: si svegliò e si alzò il Signore.
Quel giorno, raccontato con i verbi di ogni giorno.
Ogni giorno è quel giorno. Pasqua è qui, adesso.
Tornate all’umanità di Gesù, a tutti i brividi di umano…
Tornate alla sua vita: chi vive una vita come la sua lo vede,
ma non con gli occhi del corpo, ma con quelli del cuore,
cioè ne fa l’esperienza,
Là lo vedrete.
Un amico, che si dichiara ateo, mi illumina sulla mia fede: “sai qual è la differenza tra te che credi e io che non credo? Per me Gesù, un grandissimo della storia, forse il più grande, è purtroppo morto, giustiziato nel 33 sotto Ponzio Pilato; per te invece Gesù è vivo.
Il cristianesimo è quello che è, solo se Cristo è risuscitato.
La chiesa non è nata dal ricordo di Gesù, ma dalla sua presenza.