PRIMA PARTE

Ciò che bisogna temere

  1. – Il peccato in generale
  2. Il peccato è il carnefice di Dio e l’assassino dell’anima. Esso ci strappa dal cielo per precipitarci nell’inferno. E noi l’amiamo! Che follia! Se ci si pensasse bene, si avrebbe per il peccato un orrore così vivo che non si potrebbe più commettere.
  3. O miei fratelli, come siamo ingrati! Dio ci vuole felici; non c’è dubbio! Unica-mente per questo ci ha dato la sua legge. La legge di Dio è grande, è larga. Il re Davide diceva ch’egli vi trovava le sue delizie, e che per lui essa era un tesoro più prezioso delle maggiori ricchezze, ed aggiungeva ch’egli camminava per una via larga, perchè aveva seguito i comandamenti di Dio. Dunque il Signore ci vuoi far felici e noi non io vogliamo! Noi ci allontaniamo da lui e ci diamo al demonio! Noi fuggiamo l’amico e cerchiamo il carnefice
  4. Noi siamo l’opera di Dio.. Si amano sempre le proprie opere… È facile comprendere che noi siamo l’opera di un Dio, ma che la crocifissione di un Dio sia opera nostra, non lo potremo comprendere giammai.
  5. Oh, quanto siamo ingrati! Dio ci chiama, e noi lo fuggiamo. Ci vuoi far felici, e noi non vogliamo saperne della felicità che egli appresta; ci comanda d’amarlo, e noi diamo il nostro cuore al demonio. Impieghiamo nel perderci quel tempo ch’egi ci diede per salvarci. Noi gli moviamo guerra coi, mezzi ch’Egli ci diede per servirlo..

5 . . Allorchè si pensa all’ingratitudine dell’uomo verso Dio, si è tentati di andare sull’altra sponda dell’oceano per non essere spettatori di un tale spettacolo. Esso è spaventoso! Pazienza ancora, se Dio non fosse tanto buono; ma egli è così buono !… Oh, mio Dio, Dio mio! Quale sarà la nostra vergogna, quando nel giorno del giudizio sarà scoperta la nostra ingratitudine! Allora comprenderemo ma non sarà più tempo. Il Signore ci chiederà “perchè m offendeste?” E noi non sapremo che rispondere.

  1. I poveri peccatori sono intorpiditi, come i serpenti nell’inverno.
  2. Rentrate in voi stessi. Studiate ciò che vi resta da fare per riparare la vostra povera vita… Qual pazzia! In punto di morte Dio vi dirà : “Perché mi hai offeso? Ti arnavo tanto!”. Oh, mio figlio, offendere Dio che vi colmò di benefici, e contentare il demonio, che non può farvi se non del male!.. Quale follia!
  3. I Santi intuivano la grandezza dell’oltraggio che il peccato reca a Dio. Ve n’ha, che passarono l’intera vita a piangere i propri peccati. S. Pietro pianse tutta la vita e piangeva ancora al momento di morire. S. Bernardo esclamava sempre “O Signore, son io che vi appesi alla croce !”
  4. Pazienza, se fosse possibile amarci senza far soffrire Nostro Signore… ma non si può.
  5. Col peccato disprezziamo Dio, lo mettiamo sulla croce! Quale spensieratezza il perdere anime, che costarono tanti patimenti al Signore!… Ditemi: Che vi fece il Signore, da trattarlo in tal modo?… Oh, se i poveri dannati potessero ritornar sulla terra!… Se fossero al nostro posto!… Quando offendiamo Dio, se guardassimo il crocifisso, sentiremmo il Signore dire nell’intimo dell’anima nostra : “Anche tu vuoi metterti fra i miei nemici? Vuoi dunque crocifiggermi un’altra volta?” Date un’occhiata a Gesù Crocifisso, e dite a voi stesso: Ecco quanto costò al mio Salvatore la riparazione dell’ingiuria che io feci a Dio!… Un Dio che scende sulla terra per farsi vittima dei nostri peccati, un Dio che soffre, un Dio che muore, un Dio che subisce tutti i tormenti, perchè volle portare il peso dei nostri delitti… Alla vista di questa croce comprendete la malizia del peccato e l’odio che gli dovete portare.
  6. Senza la morte di Nostro Signore, tutti gli uomini riuniti non potrebbero espiare una piccola bugia.
  7. Felici quelle anime che possono dire a Dio “Signore, fummo sempre vostre! Ma quei poveri peccatori che, per abbandonare il peccato, stanno ad aspettar che il peccato abbandoni loro… oh poveretti, quanto fanno compassione! Perchè un’a- nima ravvoltasi per anni ed anni nel vizio, imbrattatasi nei fango del peccato possa uscirne… oh ! ci vuole un miracolo.
  8. Noi commettiamo il peccato ; ci ingolfiamo nel fango ; una volta sepolti in questo pantano non ne possiamo più uscire. Se si trattasse dei nostri interessi, sapremmo ben cavarci da tanto imbarazzo, ma, perchè si tratta dell’anima, vi restiamo!…
  9. Oh, come saremmo felici, se il nostro primo padre Adamo non avesse peccato, e se noi non peccassimo tutti i giorni! Saremmo beati quanto i Santi del Paradiso. Non vi sarebbero più infelici sulla terra. Oh come sarebbe bello!
  10. Guardate Santa Caterina. Ella ha due corone, quella della purità e quella del martirio. Quanto gode questa cara Santa d’avere al peccato preferito il patire.
  11. Figli miei, è il peccato che ci attira tutte le disgrazie, tutti i flagelli, la guerra, la peste, la carestia, i terremoti, gli incendi, le brine, gli uragani, tutto ciò che semina fra noi desolazione e miseria.
  12. Quando ci diamo in balia delle passioni, intrecciamo spine intorno al nostro cuore.
  13. Osservate una persona in stato di peccato : è sempre triste. Ha un bel fare, ma resta annoiata, disgustata di tutto… Mentre l’anima, che gode pace con Dio, è sempre allegra, sempre contenta… Bella è la sua vita!… Bella la sua morte!…
  14. Oh, come il peccato degrada l’uomo! Esso trasforma un angelo creato per amor di Dio, in un demonio che lo maledirà in eterno…
  15. Il cuore dei cattivi è una sentina di vizi. Somiglia ad un pezzo di carne impu-tridita, che i vermi si disputano.
  16. Non è pazzia poter gustar fin d’ora le gioie del paradiso, unendosi a Dio con a-more e volersi rendere degni dell’inferno, facendo lega col demonio?… Non si può comprendere questa insensatezza, non si può piangerla abbastanza.
  17. Sembra che i poveri peccatori non vogliano aspettare la sentenza che li condannerà all’eterna compagnia dei demoni: vi si condannano da sé. Il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio hanno una specie di preludio in questa vita. Vi è il Paradiso nel cuore dei perfetti che sono uniti a Nostro Signore; l’inferno in quello degli empi ; il Purgatorio in quello delle anime, che non sono del tutto morte a sé stesse.
  18. Colui che vive in peccato prende le abitudini e la forma dei bruti. Il bruto, che non intende ragione, conosce solo i propri appetiti. Così, l’uomo che si rende simile alle bestie, perde la ragione e si lascia guidar dagli istinti del suo cadavere. Pone le sue delizie nel bere e nel mangiare, nelle vanità del mondo, che passano come il vento. Compiango i poveri disgraziati, che si danno in balia di questo vento. Guadagnano ben poco. Danno molto per un meschino profitto, e cedono la loro eternità per il vano fumo del mondo.
  19. Vi sono persone che offendono Dio ad ogni istante; il loro cuore è un nido di peccati, simile ad un putridume ripieno di vermi… Guardate, fratelli miei: il buon cri-stiano percorre il cammino della vita su di un bel carro trionfale, assiso sopra un trono, ed é Nostro Signore che guida il cocchio. Ma il peccatore è attaccato egli stesso al baroccio, e il demonio che ci sta sopra, lo frusta brutalmente per farlo camminare.
  20. Quanto è triste un’anima in peccato! Può morire In questo stato, e tutto ciò che fa resta fin d’ora senza merito agli occhi di Dio. È per questo che il demonio ci gode, quando un’anima è in stato di peccato e vi persevera, perchè pensa che lavora per lui e che, se morisse, quell’anima sarebbe sua
  21. Nello stato di peccato l’anima nostra é ulcerata e putrida; essa muove a ribrezzo! Il pensiero che Dio la guarda dovrebbe farla rientrare in se stessa.., inoltre, qual piacere si trova nel peccato? Nessuno. Si fanno dei sogni spaventosi… che il diavolo ci porta via, che cadiamo in precipizii… Mettetevi in pace con Do, ricorrete al Sacramento della Penitenza, e dormirete tranquillo come un angelo. Si gode nello svegliarsi di notte per pregare il Signore; sulle labbra ci viene spontaneo il ringraziamento; e, quale aquila che fende lo spazio, si sale liberi. verso il cielo.

L’orgoglio

  1. L’Orgoglio é quel maledetto peccato nel quale gli angeli furono scacciati dal Paradiso e precipitati nell’Inferno. Questo peccato cominciò col mondo.
  2. Sappiate, figliuoli miei, che vi sono parecchi modi di peccare per orgoglio. Una persona metterà dell’orgoglio nel suo modo di vestire, nel suo tratto e perfino nella sua maniera di camminare. Vi sono persone che, trovandosi per via, camminano fiere e sembrano dire ai passanti: “Guardate come sono grande, come dritta, come so ben camminare!” Altre vi sono che quando fanno qualche po’ di bene non rifiniscono dal farlo conoscere, e quando invece cadono in qualche mancanza, si disperano al pensiero della cattiva opinione che si avrà di loro… Ve ne sono altre che si infastidiscono di trovarsi con qualche povero, allorchè incontrano per via persone di conoscenza ; cercano sempre la compagnia dei ricchi… Se per caso hanno accesso presso i grandi del mondo, se ne vantano. Altre poi mostrano orgoglio nelle loro parole. Se si trovano con i ricchi, studiano ciò che debbono dire, cercano un bel modo di esprimersi, e se sbagliano una parola ne restano molto spiacenti, perché temono di essere derise. Non così la persona umile. Si derida o si stimi, si lodi o si biasimi, si onori o si disprezzi, si faccia caso di lei o si lasci da parte, tutto ciò le è indifferente.
  3. Vi sono inoltre delle persone che fanno grandi elemosine per farsi stimare.

Oibò!… Tali persone non caveranno profitto di sorta dalle loro opere buone. Per contrario le loro stesse elemosine diventeranno motivo di peccato.

  1. Figli miei, una persona orgogliosa reputa per ben fatto tutta, ciò che ella com-pie: vuol dominare sopra quanti hanno a che fare con lei: ha sempre ragione e crede sempre che il suo modo di vedere sia il migliore. Oh! non deve essere così.
  2. Coloro che fanno del bene, che hanno un po’ di virtù guastano tutto Coll’amor proprio e le loro opere vanno perdute. Noi mettiamo orgoglio in tutto, come si fa del sale. Si gusta di veder conosciute le nostre opere buone. Se si riconoscono le nostre virtù, siamo di buon umore, se si scoprono i nostri difetti, diventiamo tristi. Ho notato questo in molte persone: se si fa loro qualche osservazione prendono un’aria turbata ed infastidita. I Santi non erano così essi erano spiacenti, quando le loro virtù venivano conosciute, e contenti quando si notavano le loro imperfezioni.

Della virtù che si oppone all’orgoglio.

L’umiltà.

  1. Si chiese ad un Santo quale tra le virtù fosse la prima. È, rispose, l’umiltà — E la seconda è l’umiltà. La terza? L’umiltà.
  2. Umiltà! Umiltà!… È il nostro orgoglio che non ci lascia diventar santi. L’orgoglio è la catena della corona di tutti i vizi; l’umiltà è la catena della corona di tutte le virtù. Ahimè! Non si può comprendere come e di che cosa possa inorgoglirsi una creatura tanto meschina…
  3. Il diavolo comparve un giorno a San Macario, armato di scudiscio, come per bat- terlo e gli disse: “Io faccio tutto ciò che fai tu : tu digiuni, io non mangio mai; tu vegli, io non dormo mai. Non c’è che una cosa sola che.tu fai e ch’io non posso fare ». E che è mai? “L’umiliarmi” rispose il diavolo, e… scomparve. Vi furono dei Santi, che misero in fuga il demonio coi dire semplicemente : “Quanto sono miserabile!”.
  4. L’umiltà è come una bilancia; quanto più siamo abbassati da una parte, tanto più ci troviamo innalzati dall’altra.
  5. Non giungeremo mai a comprendere la nostra grande miseria. Ciò fa fremere al solo pensarci! Dio non ce ne dà che una sbiadita idea. Se ci conoscessimo a fondo, come Egli ci conosce, non potremmo vivere: morremmo di spavento.
  6. I Santi si conoscevano meglio degli altri, ed é per ciò che erano umili. Erano estremamente confusi nel veder come Dio si servisse di loro per operare dei prodigi. S. Martino era un gran Santo, e si credeva un gran peccatore, attribuendo ai suoi peccati le calamità che sopravvenivano ai suoi tempi.
  7. Se si domanda ad una persona umile ed istruita il suo parere, lo dice con sem-plicità, e poi, senza replicare, cede agli altri la parola, abbiano ragione oppure torto.
  8. Quando S. Luigi Gonzaga andava alla scuola, se gli veniva mosso qualche rimpro-vero, non cercava mai di scusarsi diceva ciò che pensava e non si prendeva più a cuore di conoscere ciò che pensassero gli altri; se aveva torto, aveva torto, e se aveva ragione diceva a sè stesso: “Ebbi ben torto altre volte”.
  9. San Giovanni di Dio si faceva creder pazzo. Quando si scrisse al superiore del- l’ospizio, in cui egli si trovava, di badare che colà v’era un santo che voleva passar per pazzo, il superiore gli presentò le sue scuse, ed il Santo non ebbe altro rincrescimento tranne quello di essere stato riconosciuto e di non aver più da soffrire le umiliazioni e i rimedi sgradevoli che si solevano applicare alla sua pretesa malattia, ed ai quali si era assoggettato con un’obbedienza a tutta prova.
  10. Nel villaggio ove fui vice-parroco vi era una persona che si occupava a mettere in salvo povere giovani. Succedeva spesso che le venissero fatti dei rimbrotti, ed allora si umiliava, prendeva tutto in buona parte e presentava le sue scuse. E per questo si diceva di lei che era una santa. I Santi in verità sono fatti cosi, e così vuole la vera devozione.
  11. Si dice male di voi? Si dice la verità. Vi si fanno dei complimenti? Questo è un burlarsi di voi… Che cosa è meglio per voi, l’essere avvertito, o l’essere ingannato? Che vi si parli seriamente, o che vi si canzoni?
  12. Nostri amici non sono quei che ci lodano, ma coloro che ci canzonano.
  13. Figliuoli miei, i Santi erano così morti a se stessi, che non si occupavano di conoscere se gli altri erano del loro parere. Nel mondo si suol dire “Oh, i Santi erano semplici! “. Sì, erano semplici riguardo alle cose del mondo, ma delle cose di Dio… se ne intendevano! Certo che non comprendevano nulla quando si trattava di affari mondani, e ciò perchè annettevano a questi così poca importanza da non porvi attenzione alcuna.
  14. Vi rattristate se si loda un vostro amico, senza che si aggiunga una parola per voi. Se vedete qualcuno che sia convertito, che faccia rapidi progressi nella virtù, che sia giunto in breve ad un alto grado di perfezione sentite dispiacere di non saper fare altrettanto. Se lo si loda, vi rincresce e dite: a Oh, ma non é sempre stato così! Prima era come gli altri. Commise questa e quella colpa”. Tutto ciò è frutto d’orgoglio e nulla è più opposto alla carità quanto l’orgoglio, come nulla più dell’acqua è opposto al fuoco. Un buon cristiano non è così: si paragona ad una colomba, perchè egli è senza amarezza ; vuol bene a tutti; ai buoni perchè son buoni, ed ai cattivi per compassione, perchè egli spera che, amandoli, li renderà migliori e perchè vede in essi anime riscattate dal Sangue di Gesù Cristo. Prega per i peccatori e dice a Nostro Signore: “Mio Dio, non permettete che queste povere anime si perdano!”. Facendo così si giunge in Cielo; mentre coloro che si credono qualche cosa, perchè attendono a qualche pratica di pietà, ma hanno il cuore sempre ripieno di gelosia e di odio, si troveranno male assai all’ultimo dei loro giorni.
  15. È l’amor proprio che ci porta a credere esser noi meritevoli solo di lodi; mentre non dovremmo cercare se non le ingiurie che ci seri dovute… “Ma io sono innocente, mi dite, non merito di essere trattato così”. Non lo meritate per quello che avete fatto oggi, ma lo meritate per ciò che faceste ieri. Lo meritate per gli altri vostri peccati, e perciò dovete ringraziare il Signore che ve li fa espiare.

III. – L’avarizia

  1. Vi sono due specie di avari gli avari: del cielo e gli avari delta terra. L’avaro della terra non spinge il suo pensiero oltre il tempo; non gli bastano mai le ricchezze; egli accumula, accumula sempre; quando poi sopravverrà il momento della morte, egli non avrà nulla. Ve io dissi già più volte: accade di questi avari, come di coloro che preparano provviste troppo grosse per l’inverno; sopravvenendo la nuova raccolta, non sanno più che farne, e si trovano imbarazzati. Del pari, quando arriva la morte, i beni terreni non servono che ad imbarazzarci. Non portiamo niente con noi: abbandoniamo tutto.
  2. Andate di mondo in mondo, di regno in regno, di ricchezza in ricchezza, di piacere in piacere: non troverete la felicità. L’intero universo non può appagare un’anima immortale, come una presa di farina non può saziare un affamato.
  3. Che direste di chi ammonticchiasse nella casa grandi provviste, che dovrebbe poi gettar via, perchè marcite, mentre non si curasse di pietre preziose, di oro, di diamanti, che potrebbe conservare, portar con sè dove che sia, e che formerebbero la sua fortuna?… Eppure è così che noi facciamo ci attacchiamo alla materia, a ciò che dovrà presto finire, e non pensiamo ad acquistare il Cielo, unico e vero tesoro.
  4. Per nostra sventura il nostro cuore non è nè abbastanza libero, né abbastanza depurato da ogni affetto terreno. Prendete una spugna bene asciutta e pulita, immergetela in un liquido e ne assorbirà quasi più che non possa contenere; ma se non è asciutta e pulita, non assorbirà niente. Così, quando il cuore non è libero e -staccato dai beni della terra, si ha un bel immergerlo nella preghiera: esso non assorbe nulla.
  5. Noi siamo come talpe. Non appena vediamo la luce ci inabissiamo nella terra.
  6. Un buon cristiano, un avaro dei Cielo, fa pochissimo caso dei beni terreni; egli non pensa che ad abbellire l’anima sua, e riunire ciò che deve durar sempre, e che dovrà per sempre renderlo felice. Guardate i re, gli imperatori, i grandi del secolo : sono assai ricchi, ma… son forse contenti ? Se amano il Signore, lo saranno; ma se no, essi non possono essere contenti. Io reputo non esservi persona più degna di compassione di un ricco che non ama Dio.
  7. I Santi non erano, come noi, attaccati ai beni di quaggiù: essi davano importanza solamente a ciò che li doveva render contenti. per tutta l’eternità.
  8. Quando gli Apostoli ebbero veduto Nostro Signore salire ai Cielo, trovarono che senza di lui la terra era così triste, così vile, così spregevole, che correvano in trac-cia dei supplizi atti a strapparli più presto dal mondo, per riunirli al loro divin Maestro.
  9. La Madre de’ Maccabei, che vide morire i suoi sette figliuoli, e che perciò morì sette volte, per incoraggiarli diceva loro “Guardate il Cielo”. Il buon cristiano non dà importanza ai beni della terra egli li fugge come un topo quando esce dall’acqua.
  10. Quanto più ci facciamo poveri per amor di Dio, tanto più diventiamo realmente ricchi.

 

Virtù opposta all’avarizia.

Il distacco dai beni terreni.

  1. I buoni cristiani sono come quegli uccelli che hanno le ali grandi e le zampe piccole, i quali non posano mai sulla terra, perché non potrebbero più spiccarne il volo, e verrebbero presi; perciò fanno i loro nidi sulle punte delle rupi, sui tetti delle case…, sempre in luoghi elevati. Così il cristiano deve sempre stare sulle alture. Non appena abbassiamo i nostri sguardi verso la terra, restiamo presi.
  2. Vi sono persone che fanno elemosina per essere vedute, lodate, ammirate… Ve n’hanno altre che non si credono mai abbastanza ringraziate. Non va bene così! Se fate elemosina per piacere al mondo, allora avete ragione di lamentarvi; ma se la fate per amor di Dio, che v’importa di essere ringraziato o no? Dobbiamo fare a tutti quanto più possiamo di bene, ma la ricompensa la dobbiamo aspettare unicamente da Dio.
  3. Quando facciamo elemosina, dobbiamo pensare che noi diamo a Nostro Signore e non ai poveri… E perciò che non dobbiamo mai trattar duramente i poveri. Quando non possiamo dar loro nulla, preghiamo Dio d’ispirar ad altri di farlo.
  4. Non bisogna mai disprezzare i poveri perchè un tale disprezzo ricadrebbe sopra il Signore.
  5. Vi sono persone che dicono “Ma quel povero ne fa cattivo uso…”. Ne usi come vorrà, il povero sarà giudicato sull’uso che egli avrà fatto della vostra elemosina, e voi? E voi sarete giudicato sulla stessa elemosina che avreste potuto fare e che non faceste.
  6. Il demonio è furibondo quando vede che si trae motivo di salvezza da quello stesso denaro, di cui egli si serve per corrompere e perdere le anime.
  7. – L’impurità.
  8. Per comprendere quanto sia orribile ed abominevole questo peccato, che i demoni ci fanno commettere, ma che essi non commettono, bisognerebbe sapere che cosa sia un cristiano. Un cristiano, creato ad immagine di Dio, riscattato dal Sangue di un Dio! Un cristiano, il figliuolo di un Dio, il fratello di un Dio, l’erede d’un Dio ! Un cristiano, l’oggetto delle compiacenze delle tre divine persone ! Un cristiano, il cui corpo è tempio dello Spirito Santo: ecco cò che il peccato disonora!
  9. Noi fummo creati per andare un giorno a regnare in Paradiso, e, se abbiamo la disgrazia di commettere questo peccato, noi diventiamo preda dei demoni. Nostro Signore disse che nulla d’impuro entrerà nel suo regno. E infatti, come pensare che un’anima che si rotolò in simile fango, se ne vada a comparire al cospetto di un Dio così puro e così santo?
  10. Vi sono anime così morte, così marcite, che invecchiano, senza avvedersene, nella loro infezione, nè possono più liberarsene. Tutto le porta al male; anche le cose…più sante loro ricordano il male; hanno continuamente davanti agli occhi tali oscenità: simili all’animale immondo che si avvezza a viver nel fango, vi si compiace, vi si ravvolge, vi si addormenta, russa nel loto… tali persone sono oggetto d’orrore agli occhi di Dio e degli Angeli Santi.
  11. Pensate, figliuoli miei, che Nostro Signore, come fu coronato di spine per espiare i nostri peccati d’orgoglio, così per causa di questo maledetto peccato egli fu flagellato e fatto a brani, secondo che egli stesso asserisce, dicendo che dopo la sua flagellazione gli si potevano contare tutte le ossa.
  12. 0 figli, se qua e là non si trovassero delle anime pure per risarcire il male fatto a Dio e disarmarne la giustizia, vedreste fino a qual segno saremmo puniti!…Ora questo vizio è tanto comune nel mondo che c’è di che tremare.
  13. Parlando dei balli S. Francesco di Sales diceva che essi sono come i funghi, i migliori dei quali valgono nulla. Le madri hanno un bel dire; “Oh, io vigilo le mie figliuole!”. Esse han cura del loro abbigliamento, ma non possono vigilar sul loro cuore. Coloro che danno feste da ballo nelle loro case si caricano di una responsabilità tremenda davanti a Dio; essi dovranno render conto di tutto il male che vi si fa; dei cattivi pensieri, delle maldicenze, delle gelosie, degli odi, delle vendette… Ah se comprendessero bene tutto questo, non farebbero mai ballare. Dicasi lo stesso di coloro che pubblicano scritti cattivi, che dipingono brutti quadri, che fanno brutte statue. Essi debbono rispondere di tutto il male che si produrrà da tali oggetti finchè dureranno… Oh, questo pensiero fa tremare!
  14. Si può dire che l’inferno vomita sulla terra quanto ha d’abominevole, come camini delle officine vomitano il fumo. II demonio fa tutto il possibile per bruttar l’anima nostra; e, notate bene, l’anima nostra è tutto! Il nostro corpo altro non è che un ammasso di putredine. Recatevi al camposanto vedete ciò che si ama, quando si ama il proprio corpo.
  15. Ve lo dissi ben sovente: non v’ha nulla di tanto spregevole quanto un’anima impura. Vi fu un Santo che chiese a Dio di fargliene vedere una: egli vide questa povera anima. Essa era come una bestia tutta scorticata, che si strascinò per otto giorni lungo le vie, sotto la sferza del sole.
  16. Coloro che hanno perduto la purità sono come una pezza di panno immersa nel-l’olio. Lavatela, fatela asciugare; la macchia appare sempre. Così, solo un miracolo può lavare l’anima impura.

10. Guardate Nostro Signore coronato di spine. Il sangue sgocciola da ogni parte: è un cattivo pensiero, al quale consentite. Guardatelo dopo la flagellazione: tutte le sue carni sono strappate, peste; tutto il suo corpo é sfigurato non si troverebbe un posto grande come la capocchia di uno spillo che sia rimasto intatto: egli espia i nostri peccati d’impurità.

Virtù opposta all’impurità.

La purità.

  1. Un’anima pura è vicino a Dio, come un figliuolo presso la madre sua. Egli l’ac-carezza, la bacia, e la madre gli rende baci e carezze.
  2. L’anima pura è una bella rosa, e le tre divine persone scendono dai Cielo per aspirarne il profumo.
  3. Colui che conservò l’innocenza battesimale è come un figlio che non disubbidì mai al padre suo…
  4. Un’anima pura è come una bella perla.. Finchè è nascosta in una conchiglia, nel profondo del mare, nessuno pensa ad ammirarla. Ma esposta al sole quella perla brilla e attira gli sguardi. Così l’anima pura, nascosta ora agli occhi del mondo, brillerà un giorno davanti agli Angeli, sotto il raggio del sole dell’eternità.
  5. Essere re! trista sorte! Si è re per gli uomini! Ma essere di Dio, essere total-mente di Dio! Essere di Dio, di lui solo: di Dio il corpo; di Dio l’anima! Un corpo casto, un’anima pura! Oh, non v’ha nulla di più bello!
  6. Chi si conservò innocente si sente portato in alto dall’amore, come un uccello si sente portato dalle proprie ali.
  7. Le anime pure sono come le aquile e le rondini che fendono l’aria… Un cristiano che conserva la purità è come un uccello trattenuto da un filo. Povero uccellino! Esso non aspetta che l’istante in cui, tagliato il filo, potrà spiccare il volo.
  8. Nostro Signore predilesse sempre le anime pure. S. Giovanni, l’amato discepolo, riposò sul suo petto… Santa Caterina, pur ella pura, si trovava spesso trasportata in Paradiso. Quando morì, alcuni Angeli presero il corpo di lei e lo portarono sul Monte Sinai, là ove Mosè ricevette i comandamenti della legge. Dio con questo prodigio ci mostra, quanto gli sia gradita un’anima pura: il suo corpo, partecipe di sua purità, merita di essere sepolto dagli Angeli stessi.
  9. Dio contempla con amore un’anima pura; a lei concede tutto quello che domanda. Come potrebbe resistere ad un’anima la quale non vive che per lui, in lui e con lui? Ella lo cerca e Gesù le si mostra. Lo chiama e Dio viene; ella non forma che un cuor sola con lui; perde la sua volontà nella volontà di lui. Un’anima pura è onnipotente sul Cuore di Gesù, che è tanto buono.
  10. Nulla uguaglia in bellezza un’anima pura!. Se lo si comprendesse, non si potrebbe perdere la purità. L’anima pura sciolta dalla materia, dalle cose di quaggiù, a se stessa… Per questo i Santi maltrattavano il loro corpo; non gli accordavano neppure il necessario, fino a negargli di alzarsi cinque minuti più tardi, di scaldarsi, di mangiare qualche cosa che gli facesse piacere… Ma ciò che il corpo perde lo guadagna l’anima. E ciò che il corpo guadagna lo perde l’anima.
  11. La purità viene dai Cielo; è a Dio che la dobbiamo domandare. Se la doman-deremo, l’otterremo. Bisogna badare di non perderla. Dobbiamo chiudere il cuore all’orgoglio, alla sensualità, a tutte le altre passioni…, come quando, volendo che nessuno entri in casa, chiudiamo tutte le porte e le finestre.
  12. Che gioia per l’Angelo Custode, destinato a guidare un’anima pura !… Oh. figli miei! tutto il Paradiso la contempla con amore.
  13. Le anime pure un giorno faranno corona al Signore. Quanto più sulla terra uno sarà stato puro, tanto più in Paradiso sarà vicino a Dio.
  14. Quando il cuore è puro, non può fare meno di amare, perchè ha trovato la vera sorgente dell’amore che è Dio. “Beati, dice Nostro Signore, coloro che hanno il cuore puro, perché vedranno Dio”.
  15. Non si può comprendere il potere che un’anima pura ha sul cuore di Dio. Non è ella che fa la volontà di Dio, è Dio che si compiace di fare la sua. Pensate a Mosè, a quell’anima così pura. Quando Dio voleva punire il popolo ebreo, gli diceva : “Non mi pregare, perchè è necessario che la mia collera si sfoghi su questo popolo”. Ma ciò nonostante Mosè pregava, e Dio risparrniava il suo popolo: si lasciava piegare, perché non sapeva resistere alla preghiera di quell’anima pura. Oh, figli miei, un’anima che non fu mai macchiata da questo maledetto peccato, ottiene dal Signore tutto quello che vuole!
  16. Per conservare la purità dobbiamo badare a tre cose : mantenerci alla presenza di Dio, essere fedeli alla preghiera e ai Sacramenti.. Si potrebbe aggiungere la lettura delle Sacre Scritture che sono un sostanzioso nutrimento dell’anima.

V — La profanazione della Domenica.

  1. Lavorate, lavorate e quanto guadagnate vi rovina l’anima e il corpo. Se si domandasse a coloro che lavorano di domenica : “Che cosa avete fatto?” potrebbero rispondere: “Ho venduto al demonio l’anima mia, ho crocifisso Nostro Signore, ho rinunciato al battesimo. Son meritevole dell’inferno; per guadagnare un nulla dovrò, piangere tutta l’eternità” Quando vedo persone che fan mercato di domenica, penso che fanno il contratto per mandar l’anima loro all’inferno.
  2. La domenica è cosa di Dio, è il giorno del Signore. Egli fece tutti i giorni della settimana; poteva tenerli tutti per sé: ne diede sei a noi, e si riservò il settimo. Con qual diritto toccate quanto non vi appartiene? Sapete che la roba rubata non fa mai buon pro. Anche li giorno che voi rubate al Signore non vi porterà fortuna. Conosco due mezzi sicuri per impoverire. Sono essi : il lavorare di domenica e l’ap-propriarsi i beni altrui.
  3. Che cosa ricavaste dalle domenicali fatiche? Quando partite da questo mondo, vi è d’uopo lasciar la terra com’essa è, e non potete portare nulla con voi. Ah, quando si è attaccati alla terra, non si è disposti ad abbandonarla. Il nostro primo fine è di giungere al possesso di Dio: solo per questo siamo quaggiù… Fratelli miei, bisognerebbe morire alla domenica e risuscitare il lunedì.
  4. L’uomo non è solo un animale fatto per il lavoro; è pur anche uno spirito creato ad immagine di Dio. Non ha solo bisogni materiali ; ha pur anche i bisogni dell’anima: non vive solo di pane, vive di preghiera, vive di fede, d’adorazione e d’amore.
  5. Ascoltate queste parole del Signore : “Non vi prendete pensiero della vostra vita, del come mangerete, nè del vostro corpo, del come lo vestirete. Non è la vita da più del nutrimento, e il corpo da più del vestito?”. Ora, se vita e corpo vi furono dati, come vi si rifiuterà il cibo e le vesti? “Non vi turbate dunque col dire : che berremo noi, o di che ci vestiremo? poichè ai vostro Padre celeste sono noti i vostri bisogni. Cercate, prima di tutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato per soprappiù. Non abbiate ansia per l’indomani; il domani avrà cura di sè. Basta ad ogni giorno quel tanto di pena propria”.
  6. Quanto s’inganna nei suoi calcoli colui che si dà attorno la domenica, pensando di mettere insieme più denaro, o di lavorare maggiormente! Potranno mai due o tre lire equiparare il torto che si fa a Dio stesso col violarne la legge? Voi pensate che tutto dipenda dal vostro lavoro, ma ecco una malattia, un uragano, una grandinata, un gelo… Dio tiene tutto nelle sue mani : può vendicarsi quando voglia; i mezzi non gli mancano. Non è egli sempre il più forte? Non è egli che deve in fine vincere e farla da padrone?…

 

SECONDA PARTE : Ciò che si deve vincere

Le tentazioni

 

 

  1. Il nostro divin Salvatore, che ci fu modello in tutto, volle pur esserlo nella tentazione, ed è perciò che si lasciò trasportare nel deserto.
  2. Come il soldato valoroso non teme il combattimento, così il buon cristiano non deve temere la tentazione. Tutti i soldati sono bravi, quando sono in guarnigione; è sul campo di battaglia che si distinguono i coraggiosi dai vigliacchi.
  3. La più grande fra le tentazioni è quella di non averne alcuna. Si potrebbe quasi dire che l’averne è una fortuna: è il momento della messe spirituale, nel quale facciamo provviste per il Cielo. È come al tempo della messe quando ci alziamo buon’ora e ci affatichiamo molto, senza lamentarci, giacchè si raccoglie.
  4. Felici le anime tentate! Quando il demonio prevede che un’anima tende all’u-nione con Dio, egli raddoppia la sua rabbia… Oh! felice unione!
  5. Noi non abbiamo ancor sofferto come i martiri. Domandate loro, se ora sono dolenti di aver patito… Dio non ci chiede tanto… Vi sono persone che si lasciano abbattere da una sola parola. Una piccola umiliazione fa pericolare la barca… Co – raggio, fratelli miei, coraggio! Quando giungerà per voi l’ultimo giorno, direte “Felici combattimenti, che mi hanno meritato il Paradiso!”.
  6. Quante anime vi sono, che il mondo non conosce e che noi un giorno vedremo ricche di tutte queste vittorie riportate ad ogni momento! Gli è ad esse che Dio dirà: “Venite, o benedette dal Padre mio… Entrate nel gaudio del vostro Signore… .
  7. Il demonio tenta solamente le anime che vogliono finirla col peccato e quelle che sono in stato di grazia. Le altre sono già sue, perciò non v’è bisogno ch’egli le tenti. Un Santo, passando un giorno davanti ad un convento, vide una grande quantità di demoni, che disturbavano i monaci, senza riuscire a sedurli. Passò più tardi vicino ad una città e vide un solo diavolo, seduto colle braccia conserte, che faceva camminare tutta la popolazione. Allora il Santo gli chiese come mai egli fosse tutto solo per una grande città, mentre ve ne erano tanti per tormentare pochi frati. Il diavolo gli rispose che egli bastava benissimo per la città, perché egli prendeva dal loro lato debole quelli che erano inclinati all’odio, all’impurità, all’ubriachezza, e tosto otteneva il suo intento; mentre con i monaci la cosa andava diversamente. L’armata di demoni, deputata a tentarli, vi perdeva il tempo e la fatica, e non veniva a capo di nulla: il perchè aspettavano che nel convento entrassero altri frati, che si avessero ad annoiare dell’austerità della regola.
  8. Non dobbiamo credere che vi sia sulla terra un luogo, nel quale possiamo sfuggire a questa guerra. Dappertutto troveremo il demonio, ed egli cercherà dappertutto di rubarci il Paradiso. Ma in ogni luogo e sempre possiamo riportare vittoria. Non è qui come nelle altre lotte, nelle quali fra due contrari partiti uno resta sempre vinto; in questa lotta, volendolo, possiamo sempre trionfare per la grazia di Dio, che non ci viene mai rifiutata.
  9. Il diavolo semina le tentazioni sul nostro cammino ; ma, coll’aiuto della grazia, Io possiamo vincere ; noi possiamo soffocare la zizzania… Sono zizzania specialmente l’impurità e l’orgoglio. Sant’Agostino dice che “senza l’impurità e l’orgoglio ci sarebbe poco merito a resistere alle tentazioni”.
  10. Il cuore dell’uomo è destinato ad essere, fino al termine dei mondo, un misto di bene e di male, di vizio e di virtù, di luce e di tenebre, di buon grano e di ziz-zania… Dio non volle distruggere questa mescolanza, e rifar per noi una natura, in cui non fosse che del buon grano. Egli vuole che noi combattiamo e lavoriamo per impedire alla zizzania d’acquistar terreno nel nostro cuore. Il demonio è molto furbo, ma non è forte. Un segno di croce lo pone in fuga.
  11. Noi siamo nel mondo, come un bastimento sul mare. Che cosa produce le ondate? L’uragano. Nel mondo il vento fischia sempre. Le passioni sollevano nel- l’anima nostra la tempesta ; sono questi combattimenti che ci meriteranno il Cielo.
  12. Combattiamo dunque generosamente. Quando il demonio vedrà che non può esercitare il suo potere sopra di noi, egli ci lascierà in pace. Di via ordinaria, quando un peccatore torna a Dio, egli gli lascia gustare le dolcezze dei primi momenti della sua conversione, perchè il demonio sa che in quegli istanti di fervore non guadagnerebbe nulla. Aspetta qualche mese, e quando il primo ardore sia cessato, comincia a fargli trascurare la preghiera ed i Sacramenti; lo assale con molteplici tentazioni; poi seguono i combattimenti: é questo il punto in cui, lungi da lasciarsi abbattere, bisogna chiedere la forza.
  13. Contro la tentazione sono assolutamente necessarie tre cose: la preghiera per illuminarci, i Sacramenti per fortificarci, e la vigilanza per tenerci in guardia contro le cadute.
  14. Quando crediamo che tutto sia perduto, non dobbiamo far altro che rivolgerci a Dio con queste parole “Signore, salvateci; noi siamo perduti!”. Dio è al nostro fianco che ci guarda con compiacenza, ci sorride e ci dice: “Tu mi ami davvero, io riconosco. Tu mi ami”. E infatti è in queste lotte contro l’inferno e nel resistere alle tentazioni che dimostriamo a Dio il nostro amore.
  15. Nel punto della tentazione bisogna rinnovare con fermezza le promesse del battesimo. Sentite: Quando siete tentati, offrite a Dio il merito della tentazione stessa, allo scopo di ottenere la virtù che le è opposta. Se siete tentati d’orgoglio, offrite la tentazione per ottenere l’umiltà; se di pensieri disonesti, per ottenere la purità ; se siete tentati contro il prossimo, per ottenere la carità, ecc. Offrite la tentazione anche per domandare la conversione dei peccatori; questo indispettisce il demonio e lo pone in fuga, perchè per tal modo la tentazione riesce in suo danno. E dopo che voi avrete ciò fatto, egli vi lascierà tranquilli.
  16. Il segno della santa croce è assai temuto dal demonio, poiché si fu per la croce che noi gli sfuggimmo… Bisogna fare il segno di croce con molto rispetto. Si comincia dalla testa: è il capo, la creazione, il Padre; poi si passa al cuore: l’amore, la vita, la redenzione, il Figlio; e finalmente le spalle la forza, lo Spirito Santo… Tutto ci ricorda la croce: noi stessi siamo fatti in forma di croce.
  17. Un cristiano deve essere sempre pronto al combattimento. Come in tempo di guerra, vi sono sempre sentinelle poste qua e là per spiare se il nemico si avvicina, così anche noi dobbiamo star sempre alla vedetta, per renderci conto che il nemico non ci tenda qualche laccio, e che non venga, quando men l’aspettiamo…
  18. Se noi fossimo ben penetrati della santa presenza di Dio, ci sarebbe assai fa-cile il resistere al nemico. Con questo pensiero, Dio mi vede, noi non peccheremmo mai. Vi fu una buona Santa che, dopo una tentazione, si lamentò col Signore, dicendogli “Ove eravate voi, amabilissimo Gesù, ove eravate nel tempo di quell’orribile tempesta?” E Nostro Signore le rispose: “Ero nel mezzo del cuore tuo, e mi compiacevo nei vederti combattere”.
  19. Le tentazioni più comuni sono l’orgoglio e l’impurità. Uno dei migliori mezzi per combatterle è una vita attiva per la gloria di Dio. Molte persone si abbandonano alla mollezza ed all’ozio; ed allora non reca meraviglia che il demonio pigli in esse il sopravvento. Un religioso si lamentava col suo superiore di essere tentato violentemente e il superiore comandò al giardiniere ed al cuoco di chiamarlo tutti i momenti. Poco tempo dopo lo interrogò del come si trovasse. “Ah, Padre mio, rispose, non ho più tempo di essere tentato”.
  20. Vi sono anime tanto deboli che, quando sono tentate, si lasciano abbattere come carta straccia. Se, come i valorosi soldati, si camminasse sempre avanti, al sopraggiungere della guerra o della tentazione, si alzerebbe il cuore a Dio e si ri-prenderebbe Iena, ma invece si sta indietro e si dice: “Purchè io mi salvi, mi basta. Non miro a diventar un santo”. Se non siete un santo, sarete un dannato. Non vi è via di mezzo: bisogna essere l’uno o l’altro; badateci bene. Tutti coloro che un giorno possederanno il Cielo saranno santi. Le anime dei Purgatorio lo sono, dal momento che non hanno peccati mortali, debbono far altro che purificarsi e che sono le amiche di Dio. Lavoriamo, figli miei; giorno verrà in cui comprenderemo che non abbiamo fatto troppo per acquistare il Paradiso.
  21. Il nostro Angelo Custode è sempre al nostro fianco, colla penna in mano per scrivere le vittorie che riportiamo. Tutte le mattine diciamoci: “Coraggio, anima mia, lavoriamo all’acquisto del Cielo. Questa sera le nostre lotte avranno termine”. La sera diciamoci “Domani forse tutte queste pene della vita saranno già finite per te”.

Un’arma contro le tentazioni.

La temperanza.

 

  1. La terza virtù cardinale è la temperanza; essa vuole si moderi l’immaginazione e non le si permetta di correre come vorrebbe; si mortifichino gli occhi e la bocca, ecc. Vi sono persone che hanno sempre in bocca alcunché di dolce, di saporito. Vuole si mortifichino le orecchie, non consentendo che odano discorsi e canzoni inutili; si mortifichi l’odorato… Taluni si profumano a segno da eccitare la nausea alle persone che li circondano. Si mortifichino le mani. V’ha chi se le lava continuamente nelle giornate calde, chi si compiace nel toccar cose grate al tatto… in una parola bisogna mortificare tutto il corpo, questa povera macchina, che non si deve lasciar trottare come un cavallo senza freno e senza briglia, ma che va trattenuto e domato.
  2. Vi ha chi si perde nel suo letto… godendo pur di non dormire, per gustarne meglio la morbidezza. I Santi non erano così. Non so come potremo finire per trovarci al loro fianco… Ma, ecco… Se pur ci salviamo, ce ne andremo a stare per un tempo infinito in Purgatorio, mentre essi se ne andranno subito in Cielo a vedere il buon Dio.
  3. S. Carlo Borromeo, questo gran Santo, aveva nella sua camera, alla vista di tutti, un bel letto da cardinale; là vicino poi ve n’era un altro che non si vedeva, e che era composto di fascine di legna: egli si serviva di questo. Non si scaldava mai; quando alcuno si recava a visitarlo, poteva notare che si metteva in modo da non poter godere del calore dei fuoco. Ecco come erano i Santi. Vivevano per il Cielo e non per la terra. Essi erano tutti celesti, e noi… siamo tutti terreni. Quanto mi sono care quelle piccole mortificazioni, che sfuggono a tutti gli sguardi, come alzarsi un quarto d’ora prima, od un momento durante la notte per pregare. Ma ve ne sono molti che non pensano che a dormire.
  4. Vi fu un solitario che si fabbricò un palazzo reale nei tronco di una quercia. Vi aveva messe dentro delle spine, e aveva appeso tre sassi sopra la sua testa, in modo che quando vi si distendeva o vi si voltava sentisse le spine od i sassi. E noi non pensiamo che a cercar dei buoni letti per dormirci comodamente.
  5. Possiamo privarci della soddisfazione di riscaldarci; se si è seduti in luogo mala-gevole, non procurare di metterci più comodi ; se si passeggia nel giardino, privarci delle frutta che ci farebbero piacere; nel far cucina non gustare i bocconcini che ci vengono sottomano; rifiutarci dal mirare qualche cosa che attira gli sguardi e che è bello, sopratutto nelle vie delle grandi città. Vi sono teste sempre in moto, occhi sempre in aria… Quando camminiamo per le strade, fissiamo lo sguardo dell’anima sopra Nostro Signore, che ci precede portando la croce; sulla Madonna, che sta guardandoci, sull’Angelo Custode, che abbiamo a fianco.
  6. Quanto è bella questa vita interiore che ci porta all’unione con Dio!… È per questo che quando il demonio vede che un’anima si studia di arrivarci, cerca di frastornarla, riempiendole la testa di mille chimere. Un buon cristiano non vi presta orecchio: prosegue la via della perfezione, come un pesce che si tuffa nel profondo del mare. Ma noi, ahimè ! strisciamo come sanguisughe in un vaso.
  7. Vi furono nei deserto due Sante che si erano ricoperte tutte di spine, e noi non cerchiamo che il nostro benessere! Eppure vogliamo giungere in Cielo, ma senza di-sturbarci per nulla. Non così fecero i Santi. Cercavano tutti i mezzi per mortificarsi, e nelle loro privazioni gustavano una soavità infinita. Quanto son felici coloro che amano Dio! Non trascurano occasione di fare il bene, e cercano tutti i mezzi ad accrescere le loro ricchezze per il Cielo. Nel giorno del giudizio resteremo sorpresi di trovare anime cotanto ricche!
  8. Nella via della penitenza quello che costa non è che il primo passo. La morti-ficazione stilla un balsamo ed ha sapori che, quando si sono gustati, diventano indispensabili; poste le labbra alla coppa, la si vuoi finire.
  9. Nell’esercizio dell’abnegazione e del sacrificio non c’è che un solo mezzo di darsi a Dio, è la donazione completa, che non conserva niente per sè. Quel poco che conservassimo non varrebbe nulla e ci farebbe soffrire.
  10. Noi non abbiamo di nostro che la volontà, che è l’unica cosa di cui possiamo fare omaggio a Dio. È per questo che un solo atto di rinuncia alla propria volontà, a Dio è più grato che trenta giorni di digiuno.
  11. Tutte le volte che ci è dato di poter rinunciare al nostro volere per fare l’altrui, quando non è contrario alla divina legge, acquistiamo dei grandi meriti che Dio solo conosce.
  12. Che cosa rende tanto meritoria la vita religiosa? È quel rinunciare che si fa ad ogni momento alla propria volontà. Sentite. Pensai sovente che la vita di una povera serva, la quale non ha altro volere che quello dei padroni, purchè sappia trar profitto dalla sua rinuncia, è tanto cara a Dio quanto quella di una monaca che si attiene fedelmente alla propria regola.
  13. Anche nel mondo si trova ad ogni ora il mezzo di rinunciare alla propria volontà. Possiamo privarci di una visita piacevole, compiere un’opera di carità che dà noia, coricarci due minuti più tardi, o alzarci due minuti più presto. Quando si ha la scelta fra due cose, si preferisce quella che ci dà minor gusto.
  14. Pensate al piccolo S. Mauro, così caro al suo superiore per la sua semplicità e la sua obbedienza. Ai monaci che se ne mostravano invidiosi il superiore disse “Vi voglio far vedere perché tanto stimo questo fraticello”. Egli fece il giro delle celle prima d’aprire, tutti avevano qualcosa a finire; solo S.Mauro lasciò immediatamente il lavoro per rispondere a S. Benedetto.

 

TERZA PARTE   Ciò che si deve fare

  1. – La Preghiera.
  2. Vi sono due cose che aiutano la nostra unione con Dio e il conseguimento dell’e-terna salute: la Preghiera e i Sacramenti. Tutti coloro che si sono fatti Santi hanno frequentato i Sacramenti ed hanno, con la preghiera, innalzato la loro anima al Si- gnore.
  3. L’uomo ha una bella missione quella di pregare e di amare… Voi pregate ed amate e questo forma la felicità dell’uomo quaggiù.
  4. Noi avremmo meritato di non pregare, ma Dio nella sua bontà ci permise di par-largli. La nostra preghiera è un incenso ch’Egli accoglie con infinito piacere.
  5. Dio non ha bisogno di noi; se ci comanda di pregare, è perchè vuole la nostra felicità, e questa, non si può trovare che nel fare orazione. Quando egli ci vede andare a lui, inclina il suo Cuore, giù, giù, fino alla sua miserabile creatura, come un padre s’inchina per ascoltar il suo bambino che gli parla.
  6. Persuadetevi, figli miei, che il tesoro di un cristiano non è sulla terra, ma in Cielo. Ebbene, il nostro pensiero deve correre là dove si trova il nostro tesoro.
  7. Nell’uomo vi sono due voci, la voce dell’angelo e la voce dei bruto. Quella dell’angelo è la preghiera quella del bruto è il peccato. Coloro che non pregano si curvano verso la terra, come una talpa che cerchi di praticare un buco per nascondervisi. Sono tutti per la terra, sono abbrutiti e non pensano che alle cose del tempo, come quell’avaro il quale, ricevuti gli ultimi Sacramenti, mentre gli si presentava un crocifisso d’argento perchè lo baciasse, esclamò “Ecco una croce che peserà ben dieci oncie”.
  8. La preghiera sprigiona l’anima nostra dalla materia e la solleva in alto, come fa fuoco allor che rigonfia i palloni.
  9. La preghiera non è altro che un’unione con Dio. Quando si ha il cuor puro e unito a Dio, si sente in sè un balsamo, una dolcezza che inebria, una luce che abbaglia. In questa intima unione Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme non si possono più separare. È pur una cosa bella quest’unione di Dio colla sua meschina creatura. È una felicità che non si può comprendere.
  10. La preghiera, ecco la consolazione dell’uomo sulla terra! Oh, la bella vita, la bella unione dell’anima con Nostro Signore! L’eternità non durerà abbastanza per farci comprendere tale felicità.
  11. La preghiera fa passare il tempo tanto rapidamente e tanto gradevolmente, che non si può render conto della sua durata. Ve ne do una prova. Quando io andavo qua e là nella Bresse per aiutare i poveri curati che erano quasi tutti malati, per la strada pregavo sempre, e vi assicuro che il tempo mi volava.
  12. Si vedono delle anime che trovano ogni delizia nella preghiera, come il pesce nel suo elemento, l’acqua, perchè quelle anime sono tutte di Dio. Il loro cuore non soffre divisione. Oh, quanto mi sono care queste anime generose!…
  13. S. Francesco d’Assisi e Santa Coletta vedevano Nostro Signore e gli parlavano, come ci parliamo noi; mentre noi, quante volte veniamo in chiesa senza saper ciò che veniamo a fare e ciò che veniamo a domandare! Eppure quando si va a visitar qualcuno, si sa pure perchè ci si va.
  14. Vi sono persone che sembra dicano a Dio: “Dirò due parole, tanto per sbaraz-zarmi di voi”. Penso sovente che quando veniamo ad adorare Nostro Signore, otterremmo tutto se gli domandassimo grazie con una fede viva ed un cuore puro.

Ma… noi siamo senza fede, senza speranza, senza desiderio e senza amore.

  1. Figli miei, voi avete un cuore stretto ma la preghiera lo dilata e lo rende capace d’amare Dio. La preghiera è un preludio dei Cielo, un’emanazione del Paradiso; non ci lascia mai privi di dolcezza; è come miele che scende nell’anima e addolcisce tutto. Le pene si sciolgono all’azione di una preghiera ben fatta, come la neve si dilegua sotto i raggi del sole.
  2. Se ci fosse in Paradiso un giorno senza adorazione, il Cielo non sarebbe più Cielo e se poveri dannati, nonostante il loro patire, potessero adorare, non ci sarebbe più inferno.. Ahimè ! avevano.. un cuore per amar Dio, una lingua per benedirlo questo era il loro destino…, ed ora si sono condannati a maledirlo per tutta l’eternità. Se potessero sperare che un giorno pregheranno solamente per lo spazio di un minuto, aspetterebbero questo istante con un’impazienza capace di addolcire i loro tormenti.
  3. Quanto più si prega, tanto più si vuol pregare, a guisa di un pesce che nuota dapprima alla superficie dell’acqua, e poi si tuffa e porta sempre più sotto. L’anima si tuffa, si inabissa, si perde nelle dolcezze della conversazione con Dio.
  4. Nella preghiera il tempo è senza durata. Non so se, mentre si prega, si possa desiderare il Cielo. Oh ! sì… Il pesce che nuota in un ruscelletto vi gode, perchè si trova nel proprio elemento; ma starebbe ancor meglio nel mare.
  5. Quando preghiamo, dobbiamo aprire il cuore a Dio, come il pesce, quando vede arrivar l’ondata, apre la bocca.
  6. Stilla dalla preghiera una dolcezza saporita, come il succo che stilla dall’uva matura.
  7. La preghiera è una rugiada imbalsamata; ma per sentire questa rugiada bisogna pregare col cuor puro.
  8. Quanto è bella la preghiera! Chi possiede la divina grazia non ha bisogno gli si insegni a pregare; egli sa come deve pregare, perchè gli sono noti i propri bisogni.
  9. Chi non prega è come una gallina od un tacchino, che non possono sollevarsi nell’aria. Se volano un pochino, tosto ricadono, e, raspando la terra, vi si avvoltolano, se ne insudiciano e sembra non trovino altrove diletto. Invece il buon cristiano è un’aquila intrepida che fende l’aria e mira ad avvicinarsi sempre più al sole; tale è il cristiano sollevato sulle ali della preghiera.
  10. Fin dal mattino, nello svegliarsi, bisogna offrire a Dio il cuore, la mente, i pensieri, le parole, le azioni, tutto se stesso per servirsene a gloria di lui. Rinnovare le promesse del battesimo, ringraziare l’Angelo Custode, chiedergli la sua protezione, pensando che egli non ci ha abbandonati nelle ore del nostro riposo.
  11. Vi sono dei buoni cristiani che sogliono proporsi. di fare nella giornata tanti atti d’amor di Dio, tanti sacrifici… E quest’uso mi piace.
  12. Lungo il giorno bisogna invocare sovente i lumi dello Spirito Santo. Quanto bisogno ne abbiamo per conoscere la nostra miseria! Bisogna recitare un Pater ed un’Ave per la conversione dei peccatori, per le anime purganti… Bisogna ripetere sovente “Mio Dio, abbiate pietà di me! come un fanciullo direbbe alla mamma: “Dammi un pezzetto di pane… Dammi la mano… Dammi un bacio!…”.
  13. Penso spesso alla gioia degli Apostoli, quando rividero Nostro Signore. La separazione era stata così crudele! Gesù li amava tanto! era stato così buono con loro!… Si può supporre che li abbracciasse, allor che disse loro “La pace sia con voi” Ed è così che quando preghiamo abbraccia l’anima nostra, e ci dice: “La pace sia con voi!”

 

— La parola di Dio.

  1. Figli miei, non è cosa di poco valore la parola di Dio! Le prime parole di Nostro Signore agli Apostoli furono queste “Andate e istruite…” per farci comprendere che all’istruzione è dovuto il primo posto.
  2. Che cosa fu utile a farci conoscere la nostra religione? Le istruzioni alle quali assistemmo. Quale cosa ingenera nel nostro cuore orrore al peccato…. amore alla virtù, desiderio del cielo? La predica. Che cosa fa conoscere ai padri ed alle madri i loro doveri verso i figli, ed ai figli i loro doveri verso i genitori? Le prediche.
  3. Perchè mai siamo così ciechi e cosi Ignoranti ? Perchè non abbiamo stima della parola di Dio. Vi sono persone che non recitano neppure un Pater ed un’Ave per chiedere a Dio la grazia di ascoltarla bene e di trarne profitto.
  4. Credo che non si possa salvare un’anima che non ascolti con le debite disposi- zioni la parola di Dio, perchè non può sapere ciò che deve fare. Ma v’è sempre speranza, quando trattasi di una persona istruita. Potrà, sì, sviarsi in ogni sorta di storti sentieri, ma vi è sempre speranza che presto o tardi ritorni a Dio, fosse pure al momento della sua morte; mentre chi manca d’istruzione è come una persona fiaccata, un ammalato in agonia, che in perduto i sensi non conosce né la bruttezza del peccato, nè la bellezza dell’anima sua, nè il pregio della virtù ; si trascina di peccato in peccato come un cencio che vien strascinato nel fango.
  5. Guardate quanta stima fa Nostro Signore della parola di Dio. Alla donna che esclama “Beato il seno che t’ha nutrito e le viscere che t’han portato !” egli ri-sponde: “Oh! più beati son coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
  6. Nostro Signore, che è la verità stessa, fa tanto caso della sua parola, quanto del proprio Corpo. Non so se siano più nocive le distrazioni, che ci assalgono nel tempo della Messa, o quelle che ci disturbano quando siamo a predica; per me non ci trovo differenza. Durante la Messa si lasciano perdere i meriti della passione e della morte di Nostro Signore, e durante la predica si perde la sua parola, che è Nostro Signore stesso. Sant’Agostino dice che il male che facciamo è pari a quello che fa colui che, preso il calice dopo la consacrazione, se lo versa sotto i piedi.
  7. Ci faremo scrupolo di perdere la Santa Messa, poichè, perdendola per nostra colpa, sappiamo di commettere un grave peccato; ma non ci facciamo scrupolo di perdere la predica. Ciò facendo non si suppone che si possa offendere gravemente il Signore. Figli miei, nel giorno del giudizio, quando sarete là vicini a me e Dio vi dirà “Rendetemi, conto delle prediche e dei catechismi che avete ascoltato, e di quelli che avreste potuto ascoltare…” allora giudicherete le cose in un modo ben diverso da quello che usate ora.
  8. Durante le prediche si esce dalla chiesa, si ride, reputando di essere troppo sapienti per frequentare la spiegazione dei catechismo… Credete, figli miei, di passarvela così? Mai più! Dio aggiusterà le partite ben diversamente. Quanto fa pen! Si vedono dei padri e delle madri restar fuori di chiesa nel tempo delle prediche; eppure hanno l’obbligo di istruire i loro figliuoli. Ma che cosa inse- gneranno? Non sanno niente essi stessi. Oh, questo genere di vita porta di corsa verso l’inferno… Qual tristezza!
  9. Ho notato che non si ha mai tanta voglia di dormire quanto durante le pre-diche… Mi direte: “Non posso vincere il sonno…”. Se io prendessi fra le mani un violino, nessuno penserebbe a dormire. Si salterebbe, si sarebbe tutto brio… Si presta ancora un po’ d’attenzione, quando il predicatore ci garba; ma se è un prete che non ci va a genio, lo si mette in ridicolo… Non bisogna operare così umanamente. Non dobbiamo badare all’uomo. Chiunque esso sia, il sacerdote è sempre lo strumento, di cui Dio si serve per diffondere la sua santa parola. Se voi fate passare del liquore per un imbuto, sia esso d’oro di ottone, se il liquore è buono, resta sempre buono.
  10. Figli miei, penso sempre che la maggior parte dei fedeli che si danna, si danna per mancanza d’istruzione.. Non si ha una idea esatta della religione.. vi do un esempio. Supponete una persona che lavora a giornata. Questa persona ha l’idea di fare grandi penitenze, di passar una metà delle notti in preghiere; se è istruita si dirà: “No, non devo far così, altrimenti domani non potrò compiere il mio dovere; avrò sonno, e la minima cosa mi impazienterà; tutto il giorno sarò oppressa dalla noia, non potrò far niente; non farò una metà del lavoro che compirei, se riposassi bene di notte. Non devo far così…”. Un altro esempio. Un servo avrà il desiderio di digiunare. Ma poi deve passar l’intera giornata a zappare, a lavorar la terra, o a fare qualche altra cosa, Ebbene ! se quel servo è istruito, penserà: “Eppure, se faccio così, non potrò contentar i miei padroni”. Che farà allora? Digiunerà e si mortificherà in altra maniera. Ecco come dobbiamo regolarci. Bisogna sempre comportarci nel modo più atto a render gloria a Dio,
  11. Una persona viene a sapere che un ‘altra è In miseria, e per sollevarla rubrà ai suoi genitori qualche cosa. Senza dubbio farebbe meglio a domandare, invece di prendere. Se i suoi genitori rifiutassero di darle, pregherebbe Dio d’ispirare ad una persona ricca di fare l’elemosina in sua vece.. Una persona istruita ha sempre due guide: il consiglio e l’obbedienza.

III – Sacramenti,

  1. La Chiesa non brama che la nostra salvezza; ecco perchè ci comanda di accostarci ai Sacramenti ; essa desidera che ci troviamo sempre preparati a comparire davanti a Dio.
  2. Perché figli miei, nelle altre religioni non troviamo i Sacramenti? Perché in esse non v’è salvezza,. Noi che apparteniamo alla Chiesa, nella quale ci salviamo, ab- biamo i Sacramenti a nostra disposizione. Dovremmo ringraziarne di cuore il buon Dio poichè i Sacramenti sono la sorgente della salute eterna. Nelle altre religioni le cose non vanno così.

– LA PENITENZA.

  1. Non possiamo comprendere la bontà che Dio ebbe per noi nell’istituire questo gran Sacramento. Se noi avessimo avuto campo di chiedere una grazia a Nostro Signore, non avremmo giammai pensato di domandargli questa. Ma egli previde la nostra fragilità e la nostra incostanza nel bene, e l’amor suo lo spinse a fare ciò che noi non avremmo osato domandargli.
  2. Non appena abbiamo una piccola macchia sull’anima, dobbiamo fare come una persona che ha un bel globo di cristallo, che conserva con gran cura. Non appena egli vi scorge un poco di polvere, subito vi passa sopra una spugna; ed ecco il globo tornato nitido e brillante. Così, non appena voi scorgete sull’anima vostra una piccola macchia, prendete con rispetto dell’acqua santa per fare il segno di croce; compite una di quelle opere buone, alle quali è annessa la remissione dei peccati veniali, p. e. un’elemosina, una genuflessione davanti a Gesù Sacramentato, l’assistenza alla Santa Messa,
  3. Figliuoli miei, è come se si trattasse di un tale lievemente ammalato: egli non ha bisogno di ricorrere al medico, può curarsi da sè; ha, per esempio, un mal di capo, basta che vada a letto; ha fame, basta che mangi; ma se si tratta di una malattia grave, di una piaga pericolosa, è necessario il medico. E, dopo il medico, vengono i rimedi. Quando si cade in qualche grave colpa, bisogna ricorrere al medico, che è il sacerdote, ed ai rimedi, che sono i Sacramenti.
  4. Quando andiamo a confessarci, bisogna che comprendiamo che cosa andiamo a fare. SI può dire che andiamo a deporre dalla croce Nostro Signore.
  5. Figli miei, coloro che approfittano dei momento, in cui si fa chiasso intorno al confessionale, per accusarsi in fretta dei peccati che fanno maggior vergogna, cor-rono rischio di profanare il sacramento. Tali persone si scusano col dire: Io li ho pure accusati; peggio per lui, se il confessore non li ha uditi”. Peggio piuttosto per voi che avete agito con inganno. Qualche volta taluno si approfitta dei momenti nei quali il sacerdote non presta molta attenzione, e parla in fretta per spicciarsi e far così passare i peccati più grossi.
  6. Figliuoli miei, vi hanno altri che profanano in altro modo il Sacramento. Avranno nascosto da dieci, da vent’anni dei peccati mortali. Sono perciò sempre disturbati; hanno sempre il loro peccato davanti agli occhi; sempre pensano di confessarlo e sempre ne ritardano l’accusa. È una vita d’inferno. Essi finiranno col domandar di fare una confessione generale, nella quale si accuseranno bensì di quei peccati mortali, ma come se fossero commessi di recente, tacendo d’averli nascosti per dieci, per vent’anni. Ecco una cattiva confessione!… Bisogna anche aggiungere che durante questo tempo hanno lasciati da parte gli esercizi di pietà, che non hanno più provato nel servizio di Dio quel gusto che provavano prima.
  7. I peccati che noi tacciamo, ricompariranno tutti. Per nascondere bene i propri peccati bisogna confessarli bene.
  8. Non andò mai dannata un’anima per aver fatto troppo male; ma molti sono al-l’inferno per causa di un sol peccato mortale, di cui non vollero mai pentirsi.
  9. I nostri peccati sono un granello di sabbia in confronto della grande montagna delle misericordie del buon Dio.
  10. Avrà maggior sollecitudine il Signore nel perdonare ad un peccatore pentito, che una madre nel salvar dalle fiamme il proprio figliuoletto.
  11. Vi son persone che fanno delle cattive confessioni senza rendersene ben conto. Esse dicono “Non so che cosa abbia…”. Si sentono disturbate e non sanno il perchè. Non posseggono quell’agilità, che fa camminar dritti verso Dio; sentono un non so che di pesante, di fastidioso che le opprime. Figli miei, sono dei peccati, che restano inconfessati… e spesso anche dei peccati veniali, ai quali si, sente troppo attaccato. Vi ha di quelli che si accusano di tutto ma che non hanno il pentimento, e, ciò nonostante, fanno la Santa Comunione. Ecco profanato il Sangue di Nostro Signore… Ci accostiamo alla Sacra Mensa con un fondo di noia. : “Ma pure ho confessato tutti i miei peccati. Non so capire che cosa mi abbia”. E, nonostante questo dubbio, facciamo la Comunione. Ecco una Comunione che, senza quasi accorgercene, facciamo indegnamente.
  12. Talvolta andiamo a confessarci pieni di preoccupazione per la vergogna che proveremo. Facciamo un’accusa a precipizio. Si suol dire che molti si confessano e pochi si convertono. Lo credo anch’io! Perché ve ne son pochi che si confessino colle lacrime del dolore. Se si domandasse a coloro che lavorano la domenica, ad una giovane che ha danzato per due o tre ore, ad un uomo che esce ubriaco dall’osteria: “Che cosa hai fatto? Sai tu che hai crocifisso Nostre Signore?” essi rimarrebbero stupiti. Non si pensa a ciò. Fratelli miei, se vi pensassimo, ci sentiremmo presi d’orrore ; ci diventerebbe impossibile il peccare. Poichè, che cosa ci ha fatto il buon Dio per adorarlo così, per farlo nuovamente morire, lui, che ci ha riscattato dall’inferno? Bisognerebbe che tutti i peccatori, quando vanno in cerca dei loro colpevoli diletti, incontrassero per via, come S. Pietro, Gesù che dicesse loro “Vengo anch’io nei luogo, dove tu ti rechi, per esservi di nuovo crocifisso”. Forse tale incontro li farebbe rientrare in se stessi.
  13. Figli miei, il pentimento lo dobbiamo impetrare. Dopo la confessione bisogna configgere una spina nel proprio cuore e non perder mai di vista i peccati commessi. Bisogna fare come fece l’Angelo a S. Francesco d’Assisi; gli confisse cinque dardi, che non poterono più essere estratti.
  14. Fa tremare il pensiero che tanto pochi vi sono che ricevono i Sacramenti colle debite disposizioni!

Vi sono di quelli che, mentre il sacerdote imparte loro l’assoluzione, si soffiano il naso, o stanno a pensare se non hanno dimenticato d’accusar qualche colpa, e poi domandano: “Mi ha data, padre, l’assoluzione?”. Ricordatevi che, quando il prete dà l’assoluzione, bisogna pensare ad una cosa sola: cioè che il Sangue del buon Dio gocciola sull’anima vostra per lavarla, per purificarla e renderla bella, come era quando uscì dal battesimo. Un’anima che ha ricevuta l’assolu-ìzione è come un bambino che ha ricevuto il battesimo il Cielo appartiene a lei, come appartiene a quell’angioletto.

  1. Quando avete fatto una buona confes-ìsione, avete messo il demonio in catena.
  2. Una volta passò nel paese un lupo affamato, che divorava tutto. Trovò sul suo passaggio un bambino di due anni, lo afferrò coi denti e lo portò via ; ma alcuni uomini che erano occupati a curar le viti, gli furono addosso e gli strapparono la preda. Nello stesso modo il Sacramento della Penitenza ci strappa dalle zanne del demonio.
  3. – L’EUCARISTIA.
  4. Oh, figliuoli miei, che fa Nostro Signore nel Sacramento dell’amor suo? Egli prese un tenero cuore per amarci, e da questo cuore emana un’effusione d’affetto e di misericordia, che soffoca i peccati del mondo.
  5. Gli uomini hanno, come le donne, un’anima da salvare. Essi sono i primi dap-pertutto, perchè non sarebbero i primi anche nel tributar omaggio a Gesù Cristo nel Sacramento dell’amor suo? La devozione praticata dagli uomini acquista un’influenza maggiore.
  6. Siccome Nostro Signore nel SS. Sacramento non ci si manifesta in tutta la sua maestà, noi stiamo senza rispetto alla sua presenza ; eppure egli vi sta in persona! egli è fra noi!… L’anima, al finir di sua vita, vedrà finalmente colui ch’ella possedeva nell’Eucaristia; e, alla vista delle consolazioni, delle bellezze, delle ricchezze che non riconobbe, esclamerà “O Gesù, o Dio mio ! Così tardi imparai a conoscerti ?”

 

La presenza reale.

  1. Quanto è bello! Dopo la consacrazione Dio è sull’altare, come egli sta nel Cielo!… Se l’uomo comprendesse a fondo questo mistero, morrebbe d’amore. Dio ci risparmia in vista della nostra debolezza.
  2. Per pregare non è necessario parlar molto. Si sa che Dio risiede nel santo taber-nacolo; gli si apre il cuore; ci si compiace nello stare alla sua presenza. Questa è la migliore delle preghiere. Vi sono dei buoni cristiani che passerebbero tutta la loro vita inabissati così al cospetto di Dio. Oh, quanto son essi felici!
  3. Se voi amaste il Signore, vi vedreste sempre davanti agli occhi dello spirito quel tabernacolo dorato, quella casa di Dio… Quando vi trovate per via e scorgete un campanile, questa vista vi deve far battere il cuore, come la vista del tetto, sotto cui lo sposo dimora, fa battere il cuor della sposa. Voi non dovreste poterne più staccare lo sguardo.
  4. Quando siamo davanti al Santissimo Sacramento, invece di girar attorno lo sguardo, chiudiamo gli occhi e la bocca; apriamo il cuore, il buon Dio aprirà il suo. Noi ce ne andremo a lui, ed egli verrà a noi; noi domanderemo ed egli ci accoglierà ; sarà stabilita come una corrente fra Dio e noi. Quante dolcezze gusteremmo nel dimenticar noi stessi per cercar Dio! I Santi non cercavano che Lui, non lavoravano che per lui; dimenticavano tutto il creato per non occuparsi che di lui. E così che si giunge in Paradiso…
  5. Dobbiamo anche essere grati al Signore di tutte le indulgenze, che ci purificano dai peccati… Ma non se ne fa caso. Si può quasi dire che si calpestano le indulgenze, come si cammina sui covoni di grano dopo la messe. Che vi pare? Ecco sette anni e sette quarantene, quando si ascolta la spiegazione dei Catechismo; trecento giorni, quando si recitano le litanie della Madonna, la Salve Regina, l’Angelus, In una parola, Dio ci va moltiplicando le sue grazie, e noi, al termine della vita, quanto rimpiangeremo di non averne approfittato!.
  6. Nostro Signore è qual vittima, perciò Dio gradisce che noi si domandi alla Madonna di offrire all’Eterno Padre il suo divin Figliuolo insanguinato e piagato per la conversione dei peccatori. È questa la miglior preghiera che noi possiamo fare, poichè tutte le preghiere si fanno in nome e peri meriti di Gesù Cristo.
  7. Come ci sentiamo felici di trovarci alla presenza di Dio, quando siamo soli ai suoi piedi, davanti al tabernacolo !… Coraggio, anima mia, raddoppia di fervore sei sola per adorare il tuo Dio; Io sguardo di lui si riposa su di te sola… Questo caro Salva-tore è così pieno d’attenzioni, ch’egli ci cerca dappertutto!
  8. Nostro Signore nel Sacramento dell’amor suo sospira e intercede continuamente presso il Padre suo in pro dei peccatori. E, per restar fra noi, a quali oltraggi non si è egli esposto? Egli è là per consolarci; e quindi dobbiamo andar sovente a visitarlo. Quanto gradisce quel breve quarto d’ora che rubiamo alle nostre occupazioni, a vere frivolezze per venire a pregarlo, a visitarlo, a consolarlo dei tanti oltraggi che riceve ! Quando vede anime pure accostarsi premurosamente, sorride loro. Esse vanno a lui con quella semplicità che egli ama tanto, a chiedergli perdono, in nome di tutti i peccatori, degli oltraggi di tanti ingrati.
  9. Il Signore sta nascosto nel tabernacolo, aspettando che noi andiamo a trovarlo, a presentargli le nostre suppliche. Guardate un poco quanto è buono! Si adatta alla nostra debolezza. Nei Cielo, dove saremo gloriosi e trionfanti, lo contempleremo in tutto lo splendore della sua gloria. Se ora Egli, si fosse presentato a noi in questo bagliore, non avremmo osato avvicinarlo. Ma Egli si nasconde, come una persona che fosse in prigione e ci dicesse “Voi non mi vedete, ma non importa. Chiedetemi ciò che volete, ed Io ve l’accorderò”.

 

  1. Il nostro divin Salvatore, che ci fu modello in tutto, volle pur esserlo nella tentazione, ed è perciò che si lasciò trasportare nel deserto.
  2. Come il soldato valoroso non teme il combattimento, così il buon cristiano non deve temere la tentazione. Tutti i soldati sono bravi, quando sono in guarnigione; è sul campo di battaglia che si distinguono i coraggiosi dai vigliacchi.
  3. La più grande fra le tentazioni è quella di non averne alcuna. Si potrebbe quasi dire che l’averne è una fortuna: è il momento della messe spirituale, nel quale facciamo provviste per il Cielo. È come al tempo della messe quando ci alziamo buon’ora e ci affatichiamo molto, senza lamentarci, giacchè si raccoglie.
  4. Felici le anime tentate! Quando il demonio prevede che un’anima tende all’u-nione con Dio, egli raddoppia la sua rabbia… Oh! felice unione!
  5. Noi non abbiamo ancor sofferto come i martiri. Domandate loro, se ora sono dolenti di aver patito… Dio non ci chiede tanto… Vi sono persone che si lasciano abbattere da una sola parola. Una piccola umiliazione fa pericolare la barca… Co – raggio, fratelli miei, coraggio! Quando giungerà per voi l’ultimo giorno, direte “Fe-lici combattimenti, che mi hanno meritato il Paradiso!”.
  6. Quante anime vi sono, che il mondo non conosce e che noi un giorno vedremo ricche di tutte queste vittorie riportate ad ogni momento! Gli è ad esse che Dio dirà: “Venite, o benedette dal Padre mio… Entrate nel gaudio del vostro Signore… .
  7. Il demonio tenta solamente le anime che vogliono finirla col peccato e quelle che sono in stato di grazia. Le altre sono già sue, perciò non v’è bisogno ch’egli le tenti. Un Santo, passando un giorno davanti ad un convento, vide una grande quantità di demoni, che disturbavano i monaci, senza riuscire a sedurli. Passò più tardi vicino ad una città e vide un solo diavolo, seduto colle braccia conserte, che faceva camminare tutta la popolazione. Allora il Santo gli chiese come mai egli fosse tutto solo per una grande città, mentre ve ne erano tanti per tormentare pochi frati. Il diavolo gli rispose che egli bastava benissimo per la città, perché egli prendeva dal loro lato debole quelli che erano inclinati all’odio, all’impurità, all’ubriachezza, e tosto otteneva il suo intento; mentre con i monaci la cosa andava diversamente. L’armata di demoni, deputata a tentarli, vi perdeva il tempo e la fatica, e non veniva a capo di nulla: il perchè aspettavano che nel convento entrassero altri frati, che si avessero ad annoiare dell’austerità della regola.
  8. Non dobbiamo credere che vi sia sulla terra un luogo, nel quale possiamo sfuggire a questa guerra. Dappertutto troveremo il demonio, ed egli cercherà dappertutto di rubarci il Paradiso. Ma in ogni luogo e sempre possiamo riportare vittoria. Non è qui come nelle altre lotte, nelle quali fra due contrari partiti uno resta sempre vinto; in questa lotta, volendolo, possiamo sempre trionfare per la grazia di Dio, che non ci viene mai rifiutata.
  9. Il diavolo semina le tentazioni sul nostro cammino ; ma, coll’aiuto della grazia, Io possiamo vincere ; noi possiamo soffocare la zizzania… Sono zizzania special- mente l’impurità e l’orgoglio. Sant’Agostino dice che “senza l’impurità e l’orgoglio ci sarebbe poco merito a resistere alle tentazioni”.
  10. Il cuore dell’uomo è destinato ad essere, fino al termine dei mondo, un misto di bene e di male, di vizio e di virtù, di luce e di tenebre, di buon grano e di ziz-zania… Dio non volle distruggere questa mescolanza, e rifar per noi una natura, in cui non fosse che del buon grano. Egli vuole che noi combattiamo e lavoriamo per impedire alla zizzania d’acquistar terreno nel nostro cuore. Il demonio è molto furbo, ma non è forte. Un segno di croce lo pone in fuga.
  11. Noi siamo nel mondo, come un bastimento sul mare. Che cosa produce le ondate? L’uragano. Nel mondo il vento fischia sempre. Le passioni sollevano nel- l’anima nostra la tempesta ; sono questi combattimenti che ci meriteranno il Cielo.
  12. Combattiamo dunque generosamente. Quando il demonio vedrà che non può esercitare il suo potere sopra di noi, egli ci lascierà in pace. Di via ordinaria, quando un peccatore torna a Dio, egli gli lascia gustare le dolcezze dei primi momenti della sua conversione, perchè il demonio sa che in quegli istanti di fervore non guadagnerebbe nulla. Aspetta qualche mese, e quando il primo ardore sia cessato, comincia a fargli trascurare la preghiera ed i Sacramenti; lo assale con molteplici tentazioni; poi seguono i combattimenti: é questo il punto in cui, lungi da lasciarsi abbattere, bisogna chiedere la forza.
  13. Contro la tentazione sono assolutamente necessarie tre cose: la preghiera per illuminarci, i Sacramenti per fortificarci, e la vigilanza per tenerci in guardia contro le cadute.
  14. Quando crediamo che tutto sia perduto, non dobbiamo far altro che rivolgerci a Dio con queste parole “Signore, salvateci; noi siamo perduti!”. Dio è al nostro fianco che ci guarda con compiacenza, ci sorride e ci dice: “Tu mi ami davvero, io riconosco. Tu mi ami”. E infatti è in queste lotte contro l’inferno e nel resistere alle tentazioni che dimostriamo a Dio il nostro amore.
  15. Nel punto della tentazione bisogna rinnovare con fermezza le promesse del battesimo. Sentite: Quando siete tentati, offrite a Dio il merito della tentazione stessa, allo scopo di ottenere la virtù che le è opposta. Se siete tentati d’orgoglio, offrite la tentazione per ottenere l’umiltà; se di pensieri disonesti, per ottenere la purità ; se siete tentati contro il prossimo, per ottenere la carità, ecc. Offrite la tentazione anche per domandare la conversione dei peccatori; questo indispettisce il demonio e lo pone in fuga, perchè per tal modo la tentazione riesce in suo danno. E dopo che voi avrete ciò fatto, egli vi lascierà tranquilli.
  16. Il segno della santa croce è assai temuto dal demonio, poiché si fu per la croce che noi gli sfuggimmo… Bisogna fare il segno di croce con molto rispetto. Si comincia dalla testa: è il capo, la creazione, il Padre; poi si passa al cuore: l’amore, la vita, la redenzione, il Figlio; e finalmente le spalle la forza, lo Spirito Santo… Tutto ci ricorda la croce: noi stessi siamo fatti in forma di croce.
  17. Un cristiano deve essere sempre pronto al combattimento. Come in tempo di guerra, vi sono sempre sentinelle poste qua e là per spiare se il nemico si avvicina, così anche noi dobbiamo star sempre alla vedetta, per renderci conto che il nemico non ci tenda qualche laccio, e che non venga, quando men l’aspettiamo…
  18. Se noi fossimo ben penetrati della santa presenza di Dio, ci sarebbe assai fa-cile il resistere al nemico. Con questo pensiero, Dio mi vede, noi non peccheremmo mai. Vi fu una buona Santa che, dopo una tentazione, si lamentò col Signore, dicendogli “Ove eravate voi, amabilissimo Gesù, ove eravate nel tempo di quell’orribile tempesta?” E Nostro Signore le rispose: “Ero nel mezzo del cuore tuo, e mi compiacevo nei vederti combattere”.
  19. Le tentazioni più comuni sono l’orgoglio e l’impurità. Uno dei migliori mezzi per combatterle è una vita attiva per la gloria di Dio. Molte persone si abbandonano alla mollezza ed all’ozio; ed allora non reca meraviglia che il demonio pigli in esse il sopravvento. Un religioso si lamentava col suo superiore di essere tentato violentemente e il superiore comandò al giardiniere ed al cuoco di chiamarlo tutti i momenti. Poco tempo dopo lo interrogò del come si trovasse. “Ah, Padre mio, rispose, non ho più tempo di essere tentato”.
  20. Vi sono anime tanto deboli che, quando sono tentate, si lasciano abbattere come carta straccia. Se, come i valorosi soldati, si camminasse sempre avanti, al sopraggiungere della guerra o della tentazione, si alzerebbe il cuore a Dio e si ri-prenderebbe Iena, ma invece si sta indietro e si dice: “Purchè io mi salvi, mi basta. Non miro a diventar un santo”. Se non siete un santo, sarete un dannato. Non vi è via di mezzo: bisogna essere l’uno o l’altro; badateci bene. Tutti coloro che un giorno possederanno il Cielo saranno santi. Le anime dei Purgatorio lo sono, dal momento che non hanno peccati mortali, debbono far altro che purificarsi e che sono le amiche di Dio. Lavoriamo, figli miei; giorno verrà in cui comprenderemo che non abbiamo fatto troppo per acquistare il Paradiso.
  21. Il nostro Angelo Custode è sempre al nostro fianco, colla penna in mano per scrivere le vittorie che riportiamo. Tutte le mattine diciamoci: “Coraggio, anima mia, lavoriamo all’acquisto del Cielo. Questa sera le nostre lotte avranno termine”. La sera diciamoci “Domani forse tutte queste pene della vita saranno già finite per te”.

Un’arma contro le tentazioni.

La temperanza.

 

  1. La terza virtù cardinale è la temperanza; essa vuole si moderi l’immaginazione e non le si permetta di correre come vorrebbe; si mortifichino gli occhi e la bocca, ecc. Vi sono persone che hanno sempre in bocca alcunché di dolce, di saporito. Vuole si mortifichino le orecchie, non consentendo che odano discorsi e canzoni inutili; si mortifichi l’odorato… Taluni si profumano a segno da eccitare la nausea alle persone che li circondano. Si mortifichino le mani. V’ha chi se le lava continuamente nelle giornate calde, chi si compiace nel toccar cose grate al tatto… in una parola bisogna mortificare tutto il corpo, questa povera macchina, che non si deve lasciar trottare come un cavallo senza freno e senza briglia, ma che va trattenuto e domato.
  2. Vi ha chi si perde nel suo letto… godendo pur di non dormire, per gustarne meglio la morbidezza. I Santi non erano così. Non so come potremo finire per trovarci al loro fianco… Ma, ecco… Se pur ci salviamo, ce ne andremo a stare per un tempo infinito in Purgatorio, mentre essi se ne andranno subito in Cielo a vedere il buon Dio.
  3. S. Carlo Borromeo, questo gran Santo, aveva nella sua camera, alla vista di tutti, un bel letto da cardinale; là vicino poi ve n’era un altro che non si vedeva, e che era composto di fascine di legna: egli si serviva di questo. Non si scaldava mai; quando alcuno si recava a visitarlo, poteva notare che si metteva in modo da non poter godere del calore dei fuoco. Ecco come erano i Santi. Vivevano per il Cielo e non per la terra. Essi erano tutti celesti, e noi… siamo tutti terreni. Quanto mi sono care quelle piccole mortificazioni, che sfuggono a tutti gli sguardi, come alzarsi un quarto d’ora prima, od un momento durante la notte per pregare. Ma ve ne sono molti che non pensano che a dormire.
  4. Vi fu un solitario che si fabbricò un palazzo reale nei tronco di una quercia. Vi aveva messe dentro delle spine, e aveva appeso tre sassi sopra la sua testa, in modo che quando vi si distendeva o vi si voltava sentisse le spine od i sassi. E noi non pensiamo che a cercar dei buoni letti per dormirci comodamente.
  5. Possiamo privarci della soddisfazione di riscaldarci; se si è seduti in luogo mala-gevole, non procurare di metterci più comodi ; se si passeggia nel giardino, privarci delle frutta che ci farebbero piacere; nel far cucina non gustare i bocconcini che ci vengono sottomano; rifiutarci dal mirare qualche cosa che attira gli sguardi e che è bello, sopratutto nelle vie delle grandi città. Vi sono teste sempre in moto, occhi sempre in aria… Quando camminiamo per le strade, fissiamo lo sguardo dell’anima sopra Nostro Signore, che ci precede portando la croce; sulla Madonna, che sta guardandoci, sull’Angelo Custode, che abbiamo a fianco.
  6. Quanto è bella questa vita interiore che ci porta all’unione con Dio!… È per questo che quando il demonio vede che un’anima si studia di arrivarci, cerca di frastornarla, riempiendole la testa di mille chimere. Un buon cristiano non vi presta orecchio: prosegue la via della perfezione, come un pesce che si tuffa nel profondo del mare. Ma noi, ahimè ! strisciamo come sanguisughe in un vaso.
  7. Vi furono nei deserto due Sante che si erano ricoperte tutte di spine, e noi non cerchiamo che il nostro benessere! Eppure vogliamo giungere in Cielo, ma senza di-sturbarci per nulla. Non così fecero i Santi. Cercavano tutti i mezzi per mortificarsi, e nelle loro privazioni gustavano una soavità infinita. Quanto son felici coloro che amano Dio! Non trascurano occasione di fare il bene, e cercano tutti i mezzi ad accrescere le loro ricchezze per il Cielo. Nel giorno del giudizio resteremo sorpresi di trovare anime cotanto ricche!
  8. Nella via della penitenza quello che costa non è che il primo passo. La morti-ficazione stilla un balsamo ed ha sapori che, quando si sono gustati, diventano indispensabili; poste le labbra alla coppa, la si vuoi finire.
  9. Nell’esercizio dell’abnegazione e del sacrificio non c’è che un solo mezzo di darsi a Dio, è la donazione completa, che non conserva niente per sè. Quel poco che conservassimo non varrebbe nulla e ci farebbe soffrire.
  10. Noi non abbiamo di nostro che la volontà, che è l’unica cosa di cui possiamo fare omaggio a Dio. È per questo che un solo atto di rinuncia alla propria volontà, a Dio è più grato che trenta giorni di digiuno.
  11. Tutte le volte che ci è dato di poter rinunciare al nostro volere per fare l’altrui, quando non è contrario alla divina legge, acquistiamo dei grandi meriti che Dio solo conosce.
  12. Che cosa rende tanto meritoria la vita religiosa? È quel rinunciare che si fa ad ogni momento alla propria volontà. Sentite. Pensai sovente che la vita di una povera serva, la quale non ha altro volere che quello dei padroni, purchè sappia trar profitto dalla sua rinuncia, è tanto cara a Dio quanto quella di una monaca che si attiene fedelmente alla propria regola.
  13. Anche nel mondo si trova ad ogni ora il mezzo di rinunciare alla propria volontà. Possiamo privarci di una visita piacevole, compiere un’opera di carità che dà noia, coricarci due minuti più tardi, o alzarci due minuti più presto. Quando si ha la scelta fra due cose, si preferisce quella che ci dà minor gusto.
  14. Pensate al piccolo S. Mauro, così caro al suo superiore per la sua semplicità e la sua obbedienza. Ai monaci che se ne mostravano invidiosi il superiore disse “Vi voglio far vedere perché tanto stimo questo fraticello”. Egli fece il giro delle celle prima d’aprire, tutti avevano qualcosa a finire; solo S.Mauro lasciò immediatamente il lavoro per rispondere a S. Benedetto.

 

LA SANTA MESSA

 

Tutte le opere buone insieme riunite, non hanno un valore equivalente a quello del Santo Sacrificio della Messa, perché quelle sono opere dell’uomo, e questa è opera di Dio. Il martirio paragonato alla messa non è più niente: è il sacrificio che l’uomo fa della propria vita; la Messa è il Sacrificio che Dio fa per l’uomo del suo Corpo e del suo Sangue in favore dell’uomo .Per celebrare la messa bisognerebbe essere un serafino…se si sapesse che cos’è la Messa si morirebbe! Solo in Paradiso si potrà comprendere la fortuna di celebrare la messa. Amico mio, la causa di tanti mali e del rilassamento dei sacerdoti sta nel non far caso della messa! Oh quanto é da compiangere il prete, quando celebra la Messa come se si trattasse di compiere un’azione ordinaria!…Se si conoscesse il valore del Santo Sacrificio della Messa, o meglio, se si avesse un po’ più di fede, si avrebbe anche maggiore zelo per assistervi…Bisognerebbe consacrare almeno un quarto d’ora per prepararsi ad ascoltare bene la Messa; bisognerebbe annientarsi davanti a Dio, com’Egli s’annienta nel Sacramento dell’Eucaristia, e fare l’esame della propria coscienza; poiché per assistere debitamente alla Messa, bisognerebbe essere in stato di grazia. Se venissero a dirci : “Alla tal’ora si deve far risuscitare un morto”, subito correremmo per vedere. Ma non è forse un miracolo più grande della risurrezione d’un morto la consacrazione, che cambia il pane ed il vino nel Corpo e nel Sangue di un Dio?

  1. Bisognerebbe consacrare almeno un quarto d’ora per apparecchiarsi ad ascoltare bene la Messa; bisognerebbe annientarsi davanti a Dio, com’ei s’annienta nel Sacramento dell’Eucaristia, e fare l’esame della propria coscienza; poichè, per assistere debitamente alla Messa, bisognerebbe essere in stato di grazia.
  2. Se venissero a dirci “alla talora si deve far risuscitare un morto”, subito correremmo per vedere. Ma non è forse un miracolo più grande della risurrezione d’un morto la consacrazione, che cambia il pane ed il vino nel Corpo e nei Sangue di un Dio?

 

La Comunione.

  1. Quando gli Angeli si furono ribellati a Dio, questo Dio così buono, vedendo che essi non potevano più godere della felicità, per la quale erano stati creati, fece l’uomo e questo piccolo mondo che noi vediamo, per nutrire il suo corpo. Ma bisognava pur nutrire l’anima dell’uomo; e come nei creato nulla può nutrire l’anima che é spirito, Dio stesso volle esserne il cibo. La gran disgrazia si è che l’uomo trascura di ricorrere a questo divin nutrimento, di cui ha gran bisogno per traversare il deserto della vita. Come vi son persone che muoiono di fame davanti ad una tavola ben imbandita, così ve ne sono che stanno cinquanta, sessant’anni senza dare cibo all’anima loro.
  2. Tutti gli esseri creati hanno bisogno di nutrirsi per vivere. E per questo che Dio fece crescere gli alberi e le piante. La natura è una tavola imbandita, alla quale tutti gli animali s’accostano per prendere il cibo che è loro conveniente. Ma anche l’anima si deve nutrire. E dov’è il suo cibo? Fratelli miei, il cibo dell’anima è Dio. Quale sublime pensiero! L’anima non può nutrirsi che di Dio! Non v’ha che un Dio che le possa bastare! Non v’ha che Dio che la possa saziare! Non v’ha che Dio che possa satollarne la fame! Ha assolutamente bisogno del suo Dio!
  3. Quando Dio volle dare un cibo all’anima nostra per sostentarla nel pellegrinaggio della vita, volse lo sguardo su tutto il creato e non trovò nulla che fosse degno di lei. Allora pensò a se stesso e risolvette di donarle se medesimo. O anima mia, quanto sei grande, poichè solamente Dio ti può far paga! Il cibo dell’anima è il Corpo ed il Sangue di un Dio! O bel nutrimento! Se ci si pensasse, vi sarebbe di che smar-rirsi per l’eternità in questo abisso d’amore !…
  4. Nostro Signore disse “Tutto ciò che chiederete al Padre mio nel mio nome, egli ve Io accorderà”. Non avremmo mai pensato di domandare a Dio suo Figliuolo. Ma ciò che l’uomo non avrebbe potuto immaginare, Dio lo ha fatto. Ciò che l’uomo non può dire o non può concepire e che non può mai osare di desiderare, Dio, nell’amor suo, Io disse, lo concepì, lo mise in esecuzione. Avremmo noi avuto animo di dire a Dio di far morire il Figliuol suo, di darci la sua carne a mangiare ed il suo sangue a bere? Se tutto ciò non fosse vero, l’uomo avrebbe potuto immaginare cose che Dio non può fare; l’uomo si sarebbe spinto più in là che Dio nelle invenzioni dell’amore; ma ciò non è possibile.
  5. Oh! se fosse dato ai cristiani di comprendere linguaggio di Nostro Signore che ci dice: “A dispetto delle tue miserie voglio contemplare da vicino questa bell’anima ch’io creai per me. La feci così grande, che io solo la posso colmare. La feci così pura, che solo il mio Corpo può servirle di cibo”.
  6. Dio, bramando di darsi a noi nel Sacramento dell’amor suo, ci ispirò un desiderio vasto e grande, cui egli solo può soddisfare… Vicino a questo bel Sacramento noi siamo come una persona che muore di sete sulle rive di un fiume; essa non avrebbe che da inchinarsi…; rispetto a questo gran Sacramento siamo come una persona che si rimane povera mentre ha un tesoro a sua disposizione; ella non avrebbe che da al-lungare la mano…
  7. Senza la divina Eucaristia non ci sarebbe felicità quaggiù, e la vita sarebbe insopportabile. Nella Santa Comunione riceviamo la nostra gioia e la nostra beatitudine.
  8. 0 uomo, quanto sei grande!… nutrito e dissetato dal Corpo e dai Sangue di un Dio! Oh qual dolce vita la vita d’unione con Nostro Signore! È il Cielo sulla terra! non ci sono più pene, non più croci! Quando avete la consolazione di ricevere il buon Dio, voi sentite nel cuor vostro un gaudio, un balsamo, che durano parecchi minuti… Le anime pure godono così; tale unione perciò forma la loro forza e la loro felicità.
  9. Nulla uguaglia in grandezza l’Eucaristia. Mettete tutte le buone opere del mondo in paragone con una Comunione ben fatta: sarà come un atomo di polvere in confronto di una montagna.
  10. Quando’ si è fatta la Santa Comunione, l’anima si bea nel balsamo dell’amore, come l’ape si bea fra i fiori.
  11. Figli miei, si comprende quando un’anima ha ricevuto degnamente il Sacramento dell’Eucaristia. Essa è così immersa nell’amore, penetrata, cambiata, che non si riconosce più nei suoi atti e nelle sue parole… E umile, è dolce, mortificata, caritatevole, modesta, è in buona armonia con tutti. E un’anima capace dei più eroici sacrifici; in una parola è irriconoscibile.
  12. Il nostro cuore deve essere ardente, quando in esso stringiamo il Signore. Il cuore dei discepoli d’Emmaus, solo nell’udirlo parlare ardeva.
  13. Una Comunione ben fatta basta per accendere in un’anima l’amore di Dio e per farle trascurare la terra. Un grande del secolo fece ad Ars la Santa Comunione; ei possedeva un capitale di trecento mila lire: ne diede centomila per la costruzione di una chiesa, centomila per i poveri, centomila ai parenti e poi si fece Trappista. Dopo di lui ci venne un avvocato di grido: fece una fervente Comunione, e lasciò Ars per andare a vivere sotto la direzione dei Padre Lacordaire. Oh! una Comunione santa, una sola basta per disgustare l’uomo delle cose della terra e fargli pregustare le delizie del Cielo
  14. Se si potessero comprendere tutti i beni che stanno compendiati nella Santa Comunione, non ne occorrebbero altri per soddisfare il cuor dell’uomo. L’avaro non andrebbe più in traccia di tesori, l’ambizioso non bramerebbe più la gloria; tutti abbandonerebbero la terra, ne scuoterebbero la polvere, e spiccherebbero il volo verso il Cielo.
  15. La Comunione!… Oh! quale onore non fa Dio alla sua creatura! Riposa sulla sua lingua, passa oltre il suo palato e si adagia nel suo cuore, come in un trono! Oh mio Dio! Dio mio! Vi fu chi seppe apprezzare questo onore. Vi fu un santo vescovo che volle spazzare in persona la chiesa, rivestito del proprio rocchetto: egli reputava questa funzione, apparentemente bassa, importante tanto da essere compiuta colle sue insegne dignitarie. Vi fu altresì un re che volle spremere colle proprie mani i grappoli d’uva per la consacrazione del calice, e preparar egli stesso la farina per l’ostia.
  16. Se, quando torniamo dall’esserci comunicati, qualcuno ci domandasse: “Che cosa portate in casa?” potremmo rispondere: “Vi portiamo il Paradiso”. Un Santo diceva che noi siamo come dei Porta-Dio. Gli è vero, ma non abbiamo abbastanza fede. Non comprendiamo la nostra dignità. Quando ci stacchiamo dalla Mensa Eucaristica, siamo felici come lo sarebbero stati i Re Magi, se avessero potuto portar seco il Bambino Gesù.
  17. Prendete una bottiglia di liquore e turatela bene: conserverete il liquore quanto vorrete. Così, se dopo la Comunione, conservaste nel raccoglimento Nostro Signore, sentireste per lungo tempo quel fuoco ardente, che ispirerebbe nel vostro cuore la tendenza al bene e la ripugnanza al male.
  18. Chi fa la santa Comunione si perde in Dio, come una goccia nell’oceano, la quale non si può più, distinguere. Nel giorno del giudizio vedremo risplendere la Carne di Nostro Signore attraverso il corpo glorificato di coloro che lo avranno ricevuto degnamente sulla terra, come vediamo brillar dell’oro nel rame e dell’argento nel piombo.
  19. Quando entra in Paradiso l’anima di un cristiano che ricevette Nostro Signore, essa accresce la gioia del Cielo. Le vengono incontro gli Angeli e la Regina degli Angeli, perchè in quest’anima riconoscono il Figlio di Dio. E allora che si trova il compenso delle pene e dei sacrifici di quaggiù.
  20. Quanto son felici le anime pure, che hanno la fortuna di unirsi a Nostro Signore colla Comunione! Brilleranno in Cielo come bei diamanti, perchè Dio si rifletterà in esse.
  21. Oh quanto sarà bella, miei figliuoli, nell’eternità un’anima che avrà ricevuto Nostro Signore sovente e degnamente! Il corpo di Gesù splenderà attraverso nostro corpo, il suo Sangue adorabile attraverso il nostro sangue; l’anima nostra sarà unita per tutta l’eternità all’anima di Nostro Signore, allora godrà di una felicità pura e perfetta…
  22. Accostatevi alla Comunione, ricevete Gesù con amore e confidenza ! Andate, vivete di lui, al fine di vivere per lui. Non dite che avete troppe cose da fare. Non disse forse il divin Salvatore “Venite a me voi che siete affaticati e stanchi, ed io vi solleverò?”. Potreste resistere a tale invito, tutto spirante tenera amicizia? Non dite che non ne siete degno. È vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno. Se Dio avesse guardato alla nostra dignità, non avrebbe mai istituito il suo bel Sacramento d’amore, perché al mondo nessuno ne è degno no, nè i Santi, nè gli Angeli, nè gli Arcangeli, nè la Madonna… ma Dio guardò ai nostri bisogni, e non v’ha chi ne possa far senza. Non dite che siete peccatore, che avete troppi difetti e che per ciò non osate comunicarvi. Vorrei vedere se mi direste anche di essere troppo am-malati e di non volere perciò prendere medicine o chiamare il medico.
  23. Tutte le preghiere della Messa sono una preparazione alla Comunione; e tutta la vita di un cristiano deve essere un apparecchio a sì grande azione.
  24. Quanto avete Gesù nel cuore pregate; il buon Dio non vi potrà rifiutar niente, se voi gli offrite il Figliol suo e i meriti della sua passione e morte.
  25. Vi ricordate, figliuoli miei, l’esempio che vi ho già raccontato di quel santo prete che pregava per il suo amico? Probabilmente Dio gli aveva dato conoscere che egli era in Purgatorio ed il sacerdote pensò di non poter far cosa migliore che offrire il S. Sacrificio per lui. Giunto al momento della consacrazione, prese la santa Ostia fra le dita e disse: Padre santo ed eterno, facciamo un cambio. Voi avete l’anima del mio amico che è in Purgatorio, ed io ho il Corpo di vostro Figlio, che sta fra le mie mani. Ebbene! Liberate l’amico mio, ed io vi offro il Figliuol vostro con tutti i meriti della sua passione e morte“. E difatti all’istante della elevazione vide l’anima dell’amico, tutta risplendente di gloria, che saliva in Paradiso. Or dunque, quando vogliamo ottenere qualche cosa da Dio, facciamo altrettanto. Dopo la Santa Comunione offriamogli il suo diletto Figliuolo con tutti i meriti della sua passione e morte egli non ci potrà nulla rifiutare.
  26. Se comprendessimo il pregio della santa Comunione, eviteremmo le minime colpe per aver la felicità di riceverla spesso, e conserveremmo l’anima sempre pura agli occhi di Dio. Supponiamo, figliuoli miei, che voi vi siate confessati oggi: sarete vigilanti sopra voi stessi; sarete contenti al pensiero che domani avrete la consolazione di ricevere il Signore nel vostro cuore… Anche domani non potrete offender ‘Dio, che l’anima vostra sarà imbalsamata del Sangue prezioso di Nostro Signore.. O la bella vita!!!
  27. Nella primitiva Chiesa i fedeli si comunicavano ogni giorno. Quando i cristiani si furono raffreddati, al Corpo di Nostro Signore fu sostituito il pane benedetto: il che è al tempo stesso una consolazione ed un’umiliazione; è bensì pane benedetto, ma non è più il Corpo ed il Sangue di Nostro Signore.
  28. Dobbiamo procurar di meritare di ricevere ogni giorno Nostro Signore. Quanto ci dovremmo umiliare, allorché vediamo gli altri accostarsi alla Sacra Mensa, mentre noi restiamo immobili al nostro posto! Quanto è felice l’Angelo Custode, che accompagna alla balaustra un’anima bella, perché riceva Gesù!
  29. Non possiamo fare la santa Comunione che una volta al giorno ma un’anima accesa d’amor divino vi supplisce col desiderio di farla ad ogni istante.
  30. Quando non possiamo andare in chiesa, voltiamoci verso il tabernacolo; non vi son pareti che ci possano separare da Dio; e recitiamo cinque Pater ed Ave per fare la Comunione spirituale.
  31. Vi sono persone che fanno ogni giorno la Comunione spirituale col pane benedetto. Se non possiamo fare la Comunione sacramentale, suppliamo ad essa colla spirituale, che è in nostro potere ad ogni istante poichè dobbiamo sempre ardere di desiderio dl ricevere il Signore.
  32. La Comunione fa all’anima nostra l’effetto che un soffio produce in un fuoco che sta per ispegnersi, ma nel quale resta ancora della bragia: il soffio riaccende la fiamma. Dopo aver ricevuto i santi Sacramenti, quando sentiamo che l’amor nostro per Iddio si indebolisce, ricorriamo prontamente alla Comunione spirituale.

 

3 – L’ORDINE.

  1. Il sacramento dell’Ordine sembra non abbia a riguardare nessuno di voi; eppure esso ha delle relazioni con tutti. Questo sacramento innalza l’uomo fino a Dio. Che cosa è il sacerdote? Un uomo che tiene luogo di Dio, un uomo che è rivestito di tutti i poteri divini. “Andate, dice Nostro Signore ai preti; come il Padre mio mandò me, così io mando voi. Ogni potere mi fu dato in Cielo e sulla terra. Andate dunque, istruite tutte le nazioni…”. Quando il Sacerdote rimette i peccati, egli non dice Dio ti perdona”. Egli dice “lo ti assolvo”. Alla Consacrazione non dice “Questo è il Corpo di Nostro Signore”. Egli dice: “Questo è il mio Corpo”.
  2. Il sacerdozio è l’amore dei Cuor di Gesù. Quando vedete il sacerdote, pensate a Nostro Signor Gesù Cristo.
  3. Oh quale gran cosa è il prete! Solo in Cielo potremo comprendere bene che cosa egli sia… Se lo comprendessimo quaggiù, morremmo non di spavento, ma d’amore…
  4. Se io incontrassi un prete ed un Angelo, saluterei prima il prete e poi l’Angelo. Questi è l’amico di Dio, ma quegli ne fa le veci. Santa Teresa baciava il posto pel quale era passato il sacerdote…
  5. Oh qual gran cosa è il prete! Se egli lo comprendesse, morirebbe… Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole, ed alla sua voce Nostro Signore scende dai Cielo e si rinchiude in una piccola ostia. Dio posa il suo sguardo sull’altare. “E là, dice egli, il mio Figliuolo prediletto, nel quale ho riposte le mie compiacenze”. Egli non può rifiutar nulla ai meriti dell’offerta di una tal vittima. Se si avesse la fede, si vedrebbe Dio nascosto nel sacerdote, come un lume dietro un vetro, come del vino misto e dell’acqua.
  6. Guardate la potenza del sacerdote! La sua lingua di un pezzetto di pane fa un Dio! Gli è un prodigio più grande della creazione del mondo. Qualcuno diceva: “Ma dunque Santa Filomena obbedisce al Curato d’Ars!”. Certo ch’ella gli può obbedire, se gli ubbidisce Iddio.
  7. Un prete dopo la consacrazione stava un po’ dubbioso, se le sue parole avessero fatto discendere Nostro Signore sull’altare: in quello stesso momento egli vide l’ostia diventar rossa ed il corporale tingersi di sangue.
  8. Si annette molto pregio agli oggetti che a Loreto vennero deposti nella scodella che servì a Maria Santissima ed al Bambino Gesù. Ma le dita del sacerdote, che toccarono le Carni adorabili di Gesù Cristo, che penetrarono nel calice dove è stato il Sangue di lui, nella pisside dove è stato il Corpo di lui, non sono forse più pregevoli?
  9. Dopo la Risurrezione di Nostro Signore! quale non fu la gioia degli Apostoli nel rivedere il Maestro, che avevano tanto amato. Il prete deve provar la stessa gioia nel veder Nostro Signore, ch’egli tiene fra le sue mani…
  10. Quando si vuol distruggere la religione, si comincia dal combattere il prete, perché là dove non vi è più il sacerdote, non vi sono più sacrifici, non vi è più religione. Il prete non è prete per se stesso. Egli non dà l’assoluzione a sè, non amministra i Sacramenti a sé: egli non è per sè, ma per voi. Dopo Dio il sacerdote è tutto!… Lasciate per vent’anni una parrocchia senza prete vi si adoreranno gli animali.
  11. Se non ci fosse il prete, a nulla gioverebbero la passione e la morte di Nostro Signore. Pensate ai selvaggi: a che serve loro che Gesù sia morto? Essi non potranno, purtroppo, partecipare del beneficio della redenzione, finchè non avranno sacerdoti che loro facciano l’applicazione del divin Sangue.
  12. Senza il sacerdote a nulla gioverebbero gli altri benefici di Dio. A che potrebbe servirvi una casa ricolma d’oro, quando non vi fosse alcuno che ve ne apra la porta? Il prete ha la chiave dei celesti tesori egli apre la porta, è l’economo di Dio, l’amministratore de’ beni di lui.
  13. Andate a confessarvi dalla Madonna o da un Angelo. Vi daranno l’assoluzione? No. Vi daranno il Corpo ed il Sangue di Nostro Signore? No. La Madonna non può far scendere nell’ostia il suo divin Figlio. E se aveste vicino duecento Angeli, non potrebbero darvi l’assoluzione. Un prete, per quanto meschino egli sia, lo può fare; egli vi può dire “Andate in pace: io vi perdono”.
  14. S. Bernardo dice che tutto ci venne da Maria: si può anche dire che tutto ci venne per mezzo del sacerdote. Sì, tutti gli onori, tutte le grazie, tutti i celesti favori. Se non ci fosse il sacramento dell’Ordine, non possederemmo Nostro Signore. Chi lo mise nel tabernacolo? il prete. Chi ricevette l’anima vostra, allorchè apri gli occhi alla vita? Il prete. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il prete. Chi, lavandola un’ultima volta nei Sangue di Gesù Cristo, la preparò a comparire davanti a Dio? Il prete, sempre il prete. E se questa anima venisse a morire, chi la risusciterebbe, chi le renderebbe la calma e la pace? Ancora una volta il prete. Non potete ricordare un solo beneficio di Dio, senza che vi appaia accanto a questa rimembranza la figura del sacerdote.
  15. Il sacerdote è per voi quello che è una madre, una nutrice per il bambino di pochi mesi: ella gli dà da mangiare, il bambino non ha che da aprir la bocca. La madre dice al figliuolino: “Prendi, piccino mio, mangia”. Il sacerdote dice a voi “Prendete e mangiate: ecco il Corpo di Gesù Cristo vi custodisca e vi guidi alla vita eterna”. Oh, le belle parole! Quando un bambino vede la propria madre, si slancia verso di lei si dibatte nelle braccia di chi lo vuol trattenere; apre la piccola bocca, stende le manine per abbracciarla. E l’anima vostra, alla vista del prete, si slancia spontaneamente verso di lui gli corre incontro; è invece trattenuta dai vincoli del corpo in quegli uomini che tutto concedono ai sensi, e che non vivono se non per il corpo.
  16. Quando vedete un prete dovete dire: “Ecco colui che mi rese figlio di Dio e mi aprì iI Cielo per mezzo del santo battesimo; colui che mi purificò dai miei peccati, colui che dà nutrimento all’anima mia”. Alla vista di un campanile potete dire: Chi abita là? Il Corpo di Nostro Signore. Perchè vi sta? — Perchè un sacerdote vi è passato e vi ha celebrato la Santa Messa”.
  17. Quando le campane vi invitano alla chiesa, se vi si domandasse: “Dove andate?” potreste rispondere: “Vado a nutrire l’anima mia”. Se, mostrandovi il tabernacolo, vi si chiedesse: “Che cos’è quella porticina dorata? — E la dispensa, che custodisce il cibo dell’anima mia. — Chi è colui che ne tiene la chiave, che fa le provviste, che prepara il banchetto e vi serve ? — È il prete. — E qual è il cibo? — È il prezioso Corpo ed il prezioso Sangue di Nostro Signore…”. O Dio mio, Dio Mio, quanto ci avete amato!!!
  18. Ah! qual cosa tremenda essere sacerdote! La confessione, i sacramenti, quale responsabilità! Oh, se sapessimo che cosa voglia dire esser prete, ci nasconderemmo, come i Santi, nel deserto per non essere ordinati!
  19. No, non vi è nel mondo un essere infelice quanto il sacerdote! Come passa la vita? Nel veder continuamente offeso il buon Dio! Il prete non vede altro, egli non comprende che questo. Egli è continuamente come S. Pietro nel pretorio di Pilato; ha sempre sott’occhio Nostro Signore insultato, disprezzato, deriso, coperto d’obbrobrii. Ah, se avessi saputo che cosa sia un prete, invece di entrare in Seminario, mi sarei fatto Trappista, senza por tempo in mezzo.
  20. Quello che impedisce a noi preti di diventar santi è la mancanza di riflessione. Non rientriamo in noi stessi; non sappiamo ciò che facciamo. Abbiamo bisogno di riflessione, di preghiera, d’unione con Dio. Quanto è infelice il prete che non vive una vita interiore! Ma per giungere ad ottenerla ci vuole tranquillità, silenzio, ritiratezza!… oh sì, ritiratezza!. È nella solitudine che Dio parla!… Il mezzo per essere un buon sacerdote sarebbe quello di continuar la vita di seminarista!…

 

QUARTA PARTE

Ciò che bisogna credere

  1. — La bontà di Dio.
  2. Fuori di Dio non v’ha nulla di solido; nulla, fratelli miei, assolutamente nulla! La vita… passa; le ricchezze… si dileguano; la salute… si consuma; la fama…è intaccata. Noi passiamo come il vento… Tutto precipita, tutto si distrugge. Ah!, mio Dio, quanto son degni di compassione coloro che mettono il cuore nelle cose di quaggiù! Ve lo mettono, perché amano troppo se stessi; ma non si amano d’amor ragionevole; si amano coll’amor proprio e coll’amor mondano, cercando sè e le creature, più che non cerchino Dio. Gli è per ciò che non sono mai contenti, non mai tranquilli; ma sempre inquieti, sempre agitati, sempre disgustati.
  3. Un giorno di primavera mi recavo presso un ammalato. I cespugli erano popolati da uccelletti, che cantavano senza posa; ed io me ne dilettavo dicendo fra me: “Poveri uccellini, non sapete ciò che dite! Gli è un peccato! Voi cantate le lodi di Dio”
  4. La divina misericordia è come un torrente straripato. Essa trascina i cuori che trova sul suo passaggio.
  5. Vi sono persone che attribuiscono all’Eterno Padre un cuor duro. Oh come si sbagliano! L’eterno Padre, per disarmare la sua stessa giustizia, diede al Figliuol suo un cuore eminentemente buono; ora, non si può dare ciò che non si ha. Nostro Signore disse ai Padre suo «Non li punire!… ».
  6. Gesù per riscattarci ha sofferto più che non fosse necessario. Ma quello che sarebbe bastato a soddisfare la giustizia dell’Eterno Padre, non bastava a soddisfar l’amor suo…
  7. 0 Gesù! Il conoscervi è amarvi!… Se noi sapessimo quanto ci ama il Signore, morremmo di piacere. Né credo che vi abbian cuori tanto duri da non riamare, vedendosi così tanto amati.
  8. 0 Cuor di Gesù! Cuore d’amore! fiore d’amore!.. Il cuore è la sola cosa rimasta intatta nel Corpo Santissimo di Nostro Signore, dopo che Longino lo ebbe trafitto, per farne sgorgare l’amore !… Che Cosa ameremo, se non amiamo il Cuore di Gesù? in questo Cuore non si trova che amore! Come è dunque possibile non amare ciò che è così amabile?
  9. Si ama una cosa in proporzione del prezzo che essa ci costò; da ciò giudicate quale sia l’amore che Nostro Signore ha per l’anima nostra. Egli anela di comunicarsi ad essa, brama di aver con essa intimi rap-porti. Gli tarda l’ora di vederla, di udirla…
  10. La passione di Nostro Signore è come un largo fiume, che scende dal monte e non inaridisce mai…
  11. I cattivi abbatterono la croce… Avranno un gran da fare! La croce è più forte di loro, e non potranno riuscire a tenerla sempre rovesciata. Quando Nostro Signore comparirà sulle nubi del cielo, essi non la strapperanno dalle sue mani!
  12. Qual bel pensiero, figliuoli miei ! II Padre è il nostro Creatore, il Figlio è il nostro Redentore, e lo Spirito Santo la nostra Guida…
  13. Lo Spirito Santo si sprigiona dall’infinito oceano delle divine perfezioni, e viene a battere l’ali sulle anime pure, per stillare in esse il balsamo dell’amore, come una bella colomba candida, che, uscendo di mezzo le acque, viene a scuotere le sue ali sulla terra.
  14. L’uomo non è nulla da se stesso; ma è molto per la sua unione con lo Spirito Santo. L’uomo è tutto terreno, ha istinti animali; solamente Io Spirito Santo può nobilitarne l’anima e portarla in alto. Perchè i Santi erano così distaccati dalla terra? Perchè si lasciavano dirigere dallo Spirito Santo.
  15. Coloro che sono diretti dallo Spirito Santo, hanno le idee giuste. E ciò spiega come mai vi siano tanti ignoranti che la sanno più lunga dei sapienti. Quando si è guidati da un Dio di forza e di luce, non vi può essere inganno.
  16. Sembra non esservi mondo per l’uomo che si lascia guidare dallo Spirito Santo, come sembra che per il mondo non vi sia Dio… Si tratta dunque di conoscere da chi siamo guidati. Se non siamo guidati dallo Spirito Santo possiamo ben fare grandi cose, ma non vi è in esse nè sapore, nè sostanza. Se siamo guidati dallo Spirito Santo, le nostre azioni stillano una dolcezza intima… che ci fa quasi morire di consolazione.
  17. La grazia di Dio ci aiuta a camminare e ci sostiene. Essa ci è necessaria, come le gruccie Io sono per quelli che hanno le gambe malate.
  18. Dio coll’inviarci Io Spirito Santo, fece a nostro riguardo come un gran re, che incaricasse il suo ministro di dirigere uno dei suoi sudditi, dicendogli: “Accompagnerete questo uomo e me lo ricondurrete sano e salvo ». Quanto é bello, figliuoli miei, l’essere accompagnati dallo Spirito Santo! Quale eccellente guida!.. E dire che ve n’ha che non la vogliono seguire!…
  19. Lo Spirito Santo ci conduce, come una madre conduce per mano il figliuoletto di due anni, come un veggente conduce un cieco.
  20. Coloro che si lasciano guidare dallo Spirito Santo, gustano internamente ogni sorta di consolazioni, mentre i cattivi si ravvolgono fra le spine ed urtano nei sassi. Un’anima che possiede lo Spirito Santo non si annoia mai alla presenza di Dio; il suo cuore emana amore.
  21. Senza lo Spirito Santo siamo come un ciottolo della strada… Prendete in una mano una spugna imbevuta d’acqua e nell’altra un ciottolo; spremeteli entrambi. Dal ciottolo non verrà fuori niente e la spugna vi darà acqua in abbondanza. La spugna è figura dell’anima ripiena di Spirito Santo, ed il sasso è il cuore duro e freddo, nel quale non abita il Divino Spirito.
  22. Quando un’anima che possiede io Spirito Santo prega, gusta una soavità che le fa sempre trovar troppo breve il tempo dell’orazione. Essa non perde mai di vista la santa presenza di Dio. Il suo cuore, da-vanti a Gesù Sacramentato, è come uva spremuta dal torchio.
  23. È lo Spirito Santo che forma i pensieri nel cuore del giusto, e ne genera le parole… Coloro che posseggono lo Spirito Santo non fanno mai niente di male; tutti i frutti dello Spirito Santo sono buoni.
  24. Se alcuno domandasse ai dannati: “Perché siete nell’inferno?”. Risponderebbero: “Perchè abbiamo fatto resistenza allo Spirito Santo”. E se poi domandasse ai Santi: “Perchè siete in Paradiso?” “Perchè abbiamo ascoltato lo Spirito Santo”. Quando concepiamo dei buoni pensieri, è segno che lo Spirito Santo ci visita.
  25. Lo Spirito Santo è luce per suo mezzo distinguiamo il vero dal falso, ed il bene dal male. Pari a quelle lenti che ingrandiscono gli oggetti, egli ci fa vedere in grandi dimensioni il bene ed il male. Con lo Spirito Santo vediamo ogni cosa nella sua giusta grandezza: scorgiamo la grandezza delle nostre più piccole azioni compiute per Iddio, e la gravezza delle minime nostre colpe. Come un orologiaio con le sue lenti distingue i più minuti ingranaggi di un orologio, così coi lumi dello Spirito Santo scorgiamo tutti i particolari della nostra povera vita. Allora le minime imperfezioni sembrano grandissime; i più piccoli peccati ci fanno orrore. Ecco perchè la Santissima Vergine non ha mai peccato: lo Spirito Santo le faceva comprendere la bruttezza del male. Essa fremeva di spavento al minimo errore.
  26. L’occhio del mondo non si spinge oltre la vita, come il mio non oltrepassa le pareti, quando la porta della chiesa è chiusa. L’occhio del cristiano si spinge fin nel profondo dell’eternità.
  27. Coloro che posseggono Io Spirito Santo non possono sopportare se stessi, talmente conoscono la propria miseria. Gli orgogliosi sono coloro che non hanno in sè lo Spirito Santo.
  28. Le persone del mondo non posseggono Io Spirito Santo, o, se Io posseggono, l’hanno come alla sfuggita; egli non dimora in esse; il mondano frastuono lo fa scappare. Un cristiano, che è guidato dallo Spirito Santo, non dura fatica ad abbandonare i beni terreni per andare in traccia dei beni del Cielo. Egli sa far apprezzare giustamente gli uni e gli altri.
  29. Ogni mattina dovremmo dire: “Signore, mandatemi il vostro Spirito, che mi faccia conoscere ciò che sono io e ciò che siete voi”.
  30. Lo Spirito Santo è forza. È lo Spirito Santo che sosteneva S. Simeone sulla colonna, è lui che dava forza ai martiri. Senza di lui i martiri sarebbero caduti come le foglie degli alberi. Quando si accendevano contro di essi i roghi, lo Spirito Santo estingueva il calore del fuoco col calore dell’amore divino.
  31. Senza lo Spirito Santo tutto è gelo; e perciò, quando sentiamo che il fervore sminuisce, bisogna far tosto una novena allo Spirito Santo per chiedergli la fede e d’amore… Quando abbiamo fatto un corso di esercizi od un giubileo, siamo ripieni di buoni desideri. Essi sono il soffio dello Spirito Santo, che passando sull’anima nostra vi ha rin-novato tutto, come quel vento caldo che, sciogliendo il ghiaccio, riconduce la primavera… Anche voi che pur non siete dei grandi santi, avete dei momenti nei quali gustate le dolcezze della preghiera e della presenza di Dio: sono le visite che vi fa lo Spirito Santo. Quando possediamo lo Spirito Santo, il cuore si dilata e si tuffa nell’amor divino…
  32. Lo Spirito Santo riposa nelle anime giuste, come la colomba nel suo nido; egli matura i buoni desideri di un’anima pura, come la colomba cova i suoi.
  33. I Sacramenti, che Nostro Signore istituì, non ci avrebbero potuto dare l’eterna salute senza il concorso dello Spirito Santo. La stessa morte di Gesù ci sarebbe stata inutile, senza questa cooperazione perciò Nostro Signore disse agli Apostoli: “È necessario per voi ch’io me ne vada, perché, se non me ne andassi, non verrebbe a voi il Paraclito…” Bisognava che la discesa dello Spirito Santo venisse a far fruttare questa messe di grazie. Gli è come del chicco di grano: voi lo ponete sotto terra; sta bene; ma per farlo germogliare sono necessari il sole e la pioggia.
  34. Il pesce non si lagna mai di avere troppa acqua, così il buon cristiano non si lagna mai di restar troppo a lungo con Dio. Vi sono persone che trovano noiosa la religione; ciò avviene perchè non posseggono Io Spirito Santo.
  35. – LA PRESENZA DI Dio.
  36. Quanto è consolante il pensiero della santa presenza di Dio!… Deus meus et omnia!… Non ci si stanca mai, le ore scorrono come minuti… In una parola, è un pregustare il Paradiso.
  37. Quanto è grande, quanto è nobile e consolante far tutto in compagnia e sotto lo sguardo di Dio! Pensare che vede tutto, che conta tutto! Ogni mattina diciamo dunque: “Tutto per piacere a voi, Dio mio Tutte le mie azioni siano fatte con voi!..
  38. Tutto sotto lo sguardo di Dio, tutto con Dio, tutto per piacere a Dio… Oh, quanto è bello! Su via, anima mia, tu stai per conversare con Dio, per lavorare con lui, per camminare con lui, per combattere e soffrir con lui. Lavorerai, ed egli benedirà il tuo lavoro; camminerai, ed egli benedirà i tuoi passi; soffrirai, ed egli benedirà le tue lacrime.
  39. — LA PURITÀ D’INTENZIONE.
  40. Qualche volta penso che poche delle nostre opere buone meriteranno ricompense, perché, invece di farle per Iddio, le facciamo per abitudine, senza attenzione, per amor di noi stessi… Che peccato!
  41. Essere amato da Dio, essere unito con Dio; vivere alla presenza di Dio, vivere per Dio. Oh, la bella vita e… la bella morte!..
  42. Eccovi una buona regola di condotta. Non fate che ciò che può essere offerto a Dio. Non gli si possono presentare maldicenze, calunnie, ingiustizie, odii, vendette, impurità, spettacoli e balli. Eppure nel mondo non si pensa che a far tutto questo.
  43. Bisogna agire unicamente per Iddio e mettere nelle sue mani le opere nostre. Allo svegliarsi bisogna dire: “Oggi voglio operare per voi, mio Dio! Mi sottometterò a quanto mi manderete, pensando che mi viene da voi; mi offro in sacrificio. Ma, Dio mio, nulla posso senza di voi; aiutatemi!”.
  44. La prudenza ci fa discernere ciò che riuscirà più grato a Dio e più profittevole per l’anima nostra. Dobbiamo sempre dar la preferenza alla cosa più perfetta. Se ci si presentano a fare due opere buone, l’una in vantaggio di una persona che amiamo, l’altra a favore di una persona che ci recò del danno, dobbiamo preferire quest’ultima.
  45. Non v’ha merito nel compimento del bene, fatto per impulso di un sentimento naturale. Una signora, desiderosa di prendere presso di sè una vedova per averne cura, pregò Sant’Atanasio di cercargliene una fra i suoi poveri. Essendosi in appresso incontrata col Vescovo, gli mosse rimprovero per aver egli scelto male, essendo quella persona troppo buona per darle occasione di farsi dei meriti per il Paradiso, e Io pregò perciò di dargliene un’altra. Il Santo scelse la più cattiva che gli fu dato di trovare, un carattere borbottone, impertinente, sempre malcontenta di quanto si faceva per lei. Così dobbiamo fare anche noi; poichè non c’è gran merito nel beneficare le persone che ci mostrano gratitudine, che ci ringraziano, che ci vanno a genio.
  46. Vi sono persone che trovano di non essere mai abbastanza ben trattate; sembra che tutto sia loro dovuto. Non sono riconoscenti di quanto si fa per loro; ricambiano tutto coll’ingratitudine… Ebbene a simili persone dobbiamo rendere a preferenza. dei servigi.
  47. In ogni nostra azione bisogna che ci regoliamo con prudenza, non cercando il nostro gusto, ma quanto torna più grato a Dio. Suppongo che abbiate venti soldi e che li destiniate alla celebrazione di una messa. Vedete una povera famiglia, che si trova nella miseria e che manca di pane; è meglio che diate il vostro danaro a questa famiglia disgraziata, perchè il santo sacrificio sarà pur tuttavia celebrato, il sacerdote dirà ugualmente la messa, mentre quella povera gente potrebbe morir di fame. Avete desiderio di pregare, di starvene in chiesa un’intera giornata; ma pensate che sarebbe cosa utile il lavorare per qualche povero di vostra conoscenza che versa in grande miseria: oh, questo al buon Dio torna molto più gradito della giornata trascorsa. ai piedi del tabernacolo!
  48. – La dignità del cristiano.
  49. Se comprendessimo che cosa voglia dire essere figli di Dio, non potremmo fare il male e saremmo come angeli sulla terra. Essere figli di Dio! Oh qual dignità Quanto è vergognoso per l’uomo lo scendere tanto in basso, egli che fu posto da Dio tant’alto!
  50. Per farci un’idea della nostra dignità, dobbiamo ricordar sovente il Paradiso, il Calvario e l’inferno.
  51. L’anima nostra è stretta nel corpo, come un bambino nelle fasce; non gli si vede che il viso.
  52. Quanto è bella un’anima! Nostro Signore ne fece veder una a Santa Caterina, che la trovò sì bella da esclamare: “Signore, se non sapessi che vi é un Dio solo, la crederei un altro Dio!”. In un’anima pura l’immagine di Dio si specchia come il sole nell’acqua.
  53. Un’anima pura è oggetto d’ammirazione per le tre Persone della SS. Trinità, Il Padre contempla l’opera sua. “Ecco la mia creatura!”; il Figlio il prezzo dei suo Sangue; lo Spirito Santo vi fa sua dimora, come in un tempio.
  54. Conosciamo il pregio dell’anima nostra, anche pensando agli sforzi che fa il demonio per trarla in perdizione. L’inferno fa lega contro di lei, il Cielo si collega in suo favore. Oh quanto è grande! La vita interiore è un bagno d’amore, nel quale l’anima si tuffa… È come annegata nell’amore!.. Dio abbraccia l’uomo interiore, come una madre stringe la testa del suo bambino per coprirla di baci e di carezze…
  55. Non trovo nessuno così degno di compassione, come le persone del mondo. Esse

 

e servir Dio. Ecco tutto! La bella vita! Quanto é bello e grande il conoscere ed il servir Dio! Non abbiamo che questo da fare nel mondo. Tutto quanto operiamo di estraneo a questo, è tempo perso.

  1. Vedete, figliuoli miei, noi dobbiamo pensare che abbiamo un’anima da salvare ed un’eternità che ci aspetta. Il mondo, le ricchezze, i piaceri, gli onori passeranno; ma il Paradiso e l’inferno non passeranno mai. Scuotiamoci dunque. Non tutti i santi cominciarono bene, ma tutti finirono bene. Noi cominciammo male? vediamo di finir bene, e un giorno andremo a raggiungerli in Paradiso.
  2. Le persone del mondo protestano che é troppo difficile il conseguire l’eterna salvezza; eppure non v’ha nulla di più facile: basta osservare i Comandamenti di Dio e della Chiesa ed evitar i peccati capitali, cioè fare il bene e fuggire il male.
  3. Il demonio scrive tutti i nostri peccati. l’Angelo Custode tutti i nostri meriti. E certo che tutti i pensieri e tutte le azioni della vita nostra sono scritti. Lavoriamo a far sì che il libro dell’Angelo Custode con-tenga molto scritto e quello del diavolo resti vuoto.
  4. Noi siamo molto, e… non siamo nulla. Nulla è più grande dell’uomo, e nulla più piccolo. Non vi é niente di più grande, se si considera l’anima sua, niente di più piccolo, se si guarda il suo corpo… Noi ci occupiamo del corpo come se non avessimo altro da curare, mentre non abbiamo che questo da disprezzare.
  5. Se i poveri dannati avessero il tempo che noi perdiamo, qual buon uso non ne farebbero! Se non avessero che una mezz’ora, basterebbe quella mezz’ora per spopolare I’inferno.
  6. Si chiedeva ad un moribondo: “Che cosa si dovrà incidere sulla vostra tomba?”. Scriverete: “Qui giace un insensato, che uscì da questo mondo, senza sapere come mai vi fosse entrato”. E ve ne son molti che escono da questo mondo senza sapere che cosa vi siano venuti a fare, e senza curarsi di conoscerlo. Deh non li imitiamo.
  7. Se comprendessimo bene la nostra felicità, potremmo quasi dire che siamo più beati dei santi del Paradiso. Essi vivono di rendita, non possono più guadagnare; mentre a noi è dato d’accrescere ad ogni istante il nostro tesoro.
  8. In questo mondo bisogna lavorare, bisogna soffrire e combattere. Nell’eternità avremo il tempo di riposarci.
  9. Guardate i santi come erano staccati dal mondo e dalla materia! Con quanto disprezzo la consideravano. Un religioso avendo perduto i genitori, si trovò padrone di molte sostanze. Quando gliene fu data notizia: “Quanto tempo è, diss’egli, che i miei genitori sono morti? Tre settimane, gli fu risposto. Ditemi se una persona che è morta può ereditare. No, certamente. Ebbene non posso ereditare da chi morì tre settimane or sono, io che morii vent’anni fa”. Ah, i santi comprendevano il nulla, la vanità di questo mondo e la gioia di abbandonar tutto colla bella speranza di possedere un giorno la felicità del Paradiso.
  10. La terra è un ponte, gettato sulle acque.
  11. Dio ci pose sulla terra per vedere come vi ci saremmo condotti e se noi lo avremmo amato; ma nessuno vi resta… Se ci riflettessimo, innalzeremmo i nostri sguardi verso il Cielo, verso questa nostra vera patria. Ma noi ci lasciamo trascinar qua e là dal mondo, dalle ricchezze, dai diletti materiali, e non pensiamo all’unica cosa che ci dovrebbe preoccupare.
  12. Un buon cristiano fa come coloro che si recano in paesi stranieri per accumulare ricchezze. Non pensano di starci sempre, nulla cotanto loro preme, quanto di rivedere la patria, non appena avranno fatto fortuna. Si deve anche fare come i re. Quando stanno per essere detronizzati, mandano le loro ricchezze avanti a sè, ed esse aspettano di essere raggiunte dai re stessi. E così un cristiano manda fino alla porta del Paradiso tutte le sue opere buone.
  13. Osservate un po’ i Santi; essi erano staccati dalle cose della terra, e non pensavano che ai beni celesti. Ed invece le persone del mondo pensano unicamente al tempo presente.
  14. Il mondo passa e noi passiamo con esso. I re, gli imperatori, tutti se ne vanno. Ci inabissiamo nell’eternità, dalla quale non ritorneremo più. Tutto si riduce a questa unica cosa la salvezza della povera anima nostra.
  15. I buoni cristiani che lavorano alla salute dell’anima son sempre felici e contenti, godono l’anticipata beatitudine dei Paradiso, e saranno felici per tutta l’eternità; mentre I cattivi cristiani che si dannano son sempre degni di compassione, mormorano, sono tristi, disgraziati… e lo saranno per tutta l’eternità. Vedete che differenza!
  16. Quanto fa pena il pensare che i tre quarti dei cristiani non lavorano che per soddisfare questo cadavere, che ben presto marcirà sotto terra, mentre trascurano la loro anima, destinata ad essere eternamente felice od infelice. Mancano di buon senso e di retto giudizio. È questo un pensiero che fa tremare.
  17. —– LA. MORTE,
  18. Noi non siamo quaggiù che di passaggio, per un breve istante… Si direbbe che stiamo ferml, eppure camminiamo a grandi passi verso l’eternità le andiamo Incontro a vapore.
  19. Noi rimandiamo la conversione al punto di morte; ma chi ci assicura il tempo e la forza in quel tremendo momento, che tutti i Santi hanno paventato, e nel quale l’inferno si collega per assalirci nell’ora decisiva?
  20. Il demonio ci alletta fino all’ultimo momento, come si tiene distratto un povero uomo, mentre si aspetta che i carabinieri lo vengano a prendere. Quando questi arrivano, egli grida, si dibatte, ma non per questo gli viene lasciata la libertà.
  21. Il nostro corpo è un vaso di corruzione, nato per la morte e per i vermi. Non per altro!… Eppure noi cerchiamo di soddisfarlo, invece di arricchire l’anima nostra, che è così grande, che non è possibile concepire grandezza ad essa superiore. Tanto è vero che Dio, mosso dall’ardore di sua carità, non volle crearci simili agli animali; egli ci fece a sua immagine e somiglianza. Oh vedete quanto è grande l’uomo!
  22. Per il nostro corpo la morte è come un bucato.
  23. La Chiesa ci dice una cosa atta ad umiliarci: “Ricordati, o uomo, che tu sei polvere”. Ecco dunque quell’uomo che si inquieta, si dà attorno, vuol essere conosciuto, vuol dominare su tutto, quell’uomo che si reputa qualche cosa e che sembra dire al sole: “Ritirati, lascia che io illumini in tua vece il mondo…”. Verrà un giorno, e quest’uomo orgoglioso sarà ridotto in un pugno di polvere, travolta, di torrente in torrente, fino nel mare.
  24. Spesso penso, figliuoli miei, che noi siamo simili a quei mucchietti di sabbia, che il vento forma colla polvere della strada. Si agitano un istante, e… son tosto disfatti. Abbiamo fratelli, sorelle che morirono; ebbene, son ridotti anch’essi in un pugno dl cenere.
  25. Noi temiamo la morte… e con ragione!… È per il peccato che abbiamo paura della morte, perchè è per cagion sua che il morire diventò tremendo, spaventoso. È il peccato che fa fremere il malvagio, all’ora del terribile transito. Oh certo che abbiamo motivo di spaventarci !…
  26. Venendo la morte, troppo spesso trova gli uomini come una lama di ferro irrugginita, che bisogna gettar nel fuoco.
  27. IL GIUDIZIO.
  28. Ad un santo, che stando per morire teneva gli occhi fissi, si chiese che cosa guardasse: “Oh, rispose, quanto son tremendi i giudizi di Dio!”
  29. Sant’llarione diceva : “Perchè temi, anima mia? Sono ottant’anni che tu servi il Signore ». E noi? Forse noi non serviamo bene il Signore neppure per due giorni.
  30. Abbiamo sempre due segretari. Il demonio che scrive le nostre cattive azioni per accusarci, e l’angelo che scrive quelle buone per renderci giustizia nel giorno del giudizio. Quando ci verranno presentate le nostre azioni, anche fra le migliori ce ne saranno pochi di gradite al Signore! Vi si trovano mescolate tante imperfezioni, tanti moti d’amor proprio, soddisfazioni umane, piaceri sensuali, riflessioni d’egoismo!… Le opere nostre sembrano buone, ma buona non ne è che l’apparenza, come è di quei frutti, che sembrano più gialli e più maturi, perchè il verme li ha colpiti.
  31. Quanto sì rimpiangerà in punto di morte il tempo dato ai piaceri, alle inutili conversazioni, al riposo, mentre si doveva spendere nella pratica della mortificazione, nella preghiera, nelle opere buone, nei pensare alla propria miseria, nel piangere i peccati. In quel momento ci accorgeremo di non aver fatto niente per meritare il Paradiso.
  32. Quale inno di gioia sarà intonato, allorchè l’anima si unirà al suo corpo glorioso, a quel corpo, che non sarà più nè strumento di peccato, nè causa di patimenti ! Essa si inebbrierà nel balsamo dell’amore, come l’ape esulta fra i fiori… E sarà imbalsamata per tutta l’eternità!…
  33. Qual felicità per i giusti, quando, alla fine del mondo, la loro anima profumata delle celestiali fragranze verrà a riunirsi al proprio corpo, per goder di Dio per tutta l’eternità! Allora i nostri corpi sorgeranno dalla terra, come i pannolini allor che escono di bucato… I corpi dei giusti in Cielo brilleranno come bei diamanti, come globi d’amore!
  34. Gli eletti saranno come le spighe di grano che sfuggono ai mietitori, o come grappoli d’uva che restano dopo la vendemmia. I dannati sono come le spighe di grano, che si ammonticchiano sull’aia, come l’uva che si pigia nelle bigoncie. Cadono nell’inferno come la neve, che nella stagione invernale scende a larghe falde.
  35. Immaginatevi una povera madre costretta a lasciar cadere la lama della ghigliottina sul capo del proprio figliuolo; in questa condizione trovasi Dio, quando condanna l’anima di un peccatore.
  36. — L’ETERNITÀ.
  37. Sei peccatori pensassero all’eternità, al terribile sempre!… si convertirebbero immediatamente. Son quasi sei mila anni che Caino precipitò nell’inferno, e possiamo dire che vi cadde testè
  38. Nel mondo si tace dell’inferno e del Paradiso. Non si parla di Paradiso, perché, ove se ne conoscesse la bellezza, si vorrebbe arrivarci a tutti i costi, e si, lascierebbe da parte il mondo! Non si parla dell’inferno, perchè, se si conoscessero i tormenti che vi si soffrono, si farebbe tutto il possibile per non andarci.
  39. Non è necessario provar l’esistenza dell’inferno. Nostro Signore stesso ne parla, narrando la storia del ricco malvagio che chiamava “Lazzaro! Lazzaro”. Si sa benissimo che l’inferno c’è, ma si vive come se non ci fosse, e per poche monete si vende l’anima.
  40. Vi sono, purtroppo, persone che perdono la fede, e non si persuadono dell’esistenza dell’inferno, se non quando vi entrano. Ricevono anche i Sacramenti, ma se si chiede loro, se hanno commesso il tal peccato: “Oh, rispondono, aggiustate questa faccenda come meglio vi piace L.. ».
  41. L’inferno scaturisce dalla bontà divina. I dannati diranno: “Oh se almeno Dio non ci avesse tanto amati!… soffriremmo meno, l’inferno sarebbe sopportabile!… Ma qual dolore! essere stati cotanto amati !
  42. Se un dannato potesse dire una volta sola “Mio Dio, vi amo!” per lui non ci sarebbe più inferno; ma ahimè! quella povera anima ha perduta la facoltà che le era stata data, la facoltà d’amare, perchè non ne fece uso. Il suo cuore è disseccato, come il grasso che viene tratto dal torchio; per

 

  1. Non è Dio che ci condanna, siamo noi con i nostri peccati. I dannati non accusano Dio; accusano se stessi e dicono: “Ho perduto Dio, l’anima ed il Cielo per colpa mia”.
  2. I dannati saranno avvolti dall’ira divina, come i pesci nell’acqua.
  3. Pensare che si è dannati! Condannati da Dio ! Questo fa tremare!… Maledetti da Dio! E perchè? Perchè gli uomini s’espongono alla divina maledizione? Per una bestemmia, per un cattivo pensiero, per due minuti di piacere… Due minuti di piacere! Perdere Dio, l’anima, il Paradiso, per sempre!…
  4. Si vedrà salire al Cielo in anima e corpo quel padre, quella madre, quella sorella, quel vicino, che condividevano la nostra vita, ma che noi non abbiamo imitati; e noi precipiteremo a bruciare nell’inferno, in anima e corpo. I demoni si scaglieranno contro dì noi. Tutti i demoni, di cui avremo seguiti i consigli, ci tormenteranno…
  5. Figli miei, se voi vedeste un uomo innalzare un gran rogo, ammucchiare fascine le une sulle altre, e domandandogli voi: che fate? vi rispondesse: “Preparo il fuoco destinato a bruciarmi”, che cosa pensereste? E se voi lo vedeste avvicinar la fiamma al rogo, e slanciarsi in esso, che cosa pensereste? Quando disgraziatamente commettiamo il maledetto peccato, noi facciamo cosi. Non è Dio che ci precipita nell’inferno; vi andiamo noi per i nostri peccati.
  6. Il dannato dirà a se stesso Ho perduto Dio, l’anima, il Paradiso per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa!…. E sollevandosi dalla vampa tosto vi ricadrà… ma sempre sentirà il bisogno di sollevarsi, perchè creato per Iddio, il più grande, il più sublime degli esseri, l’Altissimo… come un uccello in una stanza vola fino al soffitto e tosto ricade… La giustizia di Dio è il soffitto che rigetta i dannati.

 

 

QUINTA PARTE Ciò che bisogna sperare.

1— La Speranza del Paradiso.

  1. L’uomo fu creato per il Paradiso; il demonio ha spezzato la scala che vi conduceva. Nostro Signore ce ne preparò un’altra mediante la sua passione. Egli ci aprì la porta del Cielo. La Santissima Vergine, alla sommità della scala, la tiene salda con le sue mani e ci invita. “Venite! venite!”. Oh il bell’invito! Quanto è bello il nostro fine! Veder Dio, amarlo, benedirlo e contemplarlo per tutta l’eternità!
  2. Un re, giunto agli ultimi istanti della sua vita, diceva con rimpianto “Debbo dunque abbandonare il mio regno per passare in un paese dove non conosco nessuno”. Gli è che mai non aveva pensato alla celeste beatitudine. Bisogna farsi fin d’ora degli amici in Cielo; così dopo morte ci troveremo con loro, e non temeremo, come quei re, di non conoscere nessuno.

 

107

  1. Oh quanto sarà bello il giorno della risurrezione! Si vedranno le anime giuste uscir dal Cielo quasi soli di gloria e venir a riunirsi ai corpi, che animarono sulla terra. Quanto più quei corpi saranno stati mortificati, tanto più brilleranno come diamanti.
  2. Nel cielo saremo nutriti dall’alito di Dio… egli, quale abile architetto, ci collocherà, come si fa delle pietre di una fabbrica, al posto che ci conviene.
  3. Riflettete, figli miei, a questo consolante pensiero. Con chi saremo in Cielo? Con Dio, che è nostro padre, con Gesù Cristo, che è nostro fratello, colla Madonna. che é nostra madre, cogli Angeli e coi Santi, nostri veri amici.
  4. Quanto è bella l’unione della Chiesa militante colla trionfante! Santa Teresa diceva: “Voi trionfando e noi combattendo formiamo un sol corpo per glorificare il Signore!”.
  5. Allorchè si domandava a Santa Teresa che cosa avesse veduto in Cielo, esclamava “Vidi !… Vidi !… Vidi!…”, e non le si poteva cavar di più; la parola ed il respiro le mancavano.
  6. Un cieco nato essendo stato condotto sulla tomba di S. Martino ricuperò istantaneamente la vista, e fu talmente colpito dalle bellezze della natura, che svenne di godimento. Noi siamo come questo cieco riguardo alle cose del Cielo.
  7. Si dice che in Paradiso avremo dei troni, per significare che saremo grandi. Questi troni son formati dall’amor di Dio, in Cielo non v’ha che questo amore… L’amor divino riempirà e circonderà ogni cosa…

1O. Si può considerar la terra, quando si guarda il Cielo? Santa Teresa, dopo aver contemplato il Paradiso, non poteva più guardare le cose di quaggiù. Quando le si mostrava un bell’oggetto, era solita dire: “Oh questo non è nulla; non è che fango”.

  1. Nostro Signore ricompensava la fede dei santi, facendo loro vedere sensibilmente il Paradiso. S. Stefano, mentre Io lapidavano vedeva il Cielo aperto sul suo capo. S. Paolo vi fu rapito e dichiarò di non poter dare un’idea di quanto aveva veduto. Santa Teresa vide il Cielo, e, come ella asserisce, la terra più non le sembrò che bruttura. Ma noi pur troppo non siam che materia strisciamo sulla terra e non sappiamo sollevarci in alto; siamo troppo gravi, troppo pesanti.
  2. Il cuore si porta verso quello che ama; l’orgoglioso Io lascia correre dietro gli onori, l’avaro dietro le ricchezze; il vendicativo pensa alla propria vendetta l’impudico ai suoi piaceri illeciti. Ma a che pensa il buon cristiano? Da qual lato volge il suo cuore? Verso il Cielo, ove abita Dio, ch’è il suo tesoro.
  3. Un buon cristiano deve non potersi più soffrir sulla terra… egli vi languisce… Sant’Agostino afferma che non ama Dio chi teme la morte. Gli è vero! Se voi foste da molto tempo disgiunto dal padre, non sareste felice di rivederlo?
  4. Santa Coletta, pensando al Cielo, non sapeva frenar la sua gioia, e uscendo dalla propria cella, percorreva i corridoi esclamando: “In Paradiso! In Paradiso!”. In Cielo il nostro cuore sarà così perduto, immerso nel gaudio d’amar Dio, che non ci occuperemo nè di noi nè degli altri, ma di Dio solo.
  5. Per un cattivo cristiano resta incomprensibile la bella speranza del Cielo, che forma la consolazione ed il conforto del buon cristiano, e gli sembra duro e disagevole tutto quanto concorre alla felicità dei santi.
  6. Qual grande acquisto non è il Paradiso!… Ma che ci vuole per giungervi? La purità del cuore, il disprezzo del mondo e l’amor di Dio.
  7. I Comandamenti di Dio sono le lezioni che egli ci dà per battere la via del Cielo, e sono come le indicazioni che si mettono a capo delle vie.

 

II – Fondamenti della Speranza del Paradiso.

  1. – LE VIRTÙ.

La Fede.

  1. Quando diciamo “Mio Dio, io credo, credo fermamente”, cioè senza il minimo dubbio, senza la più piccola titubanza, oh se penetrassimo allora queste parole “Credo fermamente, che siete ovunque presente, che mi vedete, che sono sotto i vostri sguardi, che un giorno anch’io vi vedrò chiaramente, che godrò di tutti i beni che mi avete promessi!… Mio Dio, spero che mi ricompenserete di tutto quello che avrò fatto per piacervi… Mio Dio, vi amo; ho un cuore per amarvi!…”. Questo atto di fede, che è anche un atto d’amore, basterebbe per tutto!..
  2. Coloro che non hanno la fede, hanno l’anima più cieca di quelli che hanno perduta la vista… Siamo nel mondo come fra le nebbie; ma la fede è il vento che le dissipa e che fa risplendere sull’anima nostra un bel sole… Guardate come fra i protestanti tutto è triste e freddo. È un lungo inverno. Invece fra noi tutto è allegro, gaio, consolante.
  3. L’uomo, creato per amore, non vive che d’amore; egli o ama Dio, o se stesso, o il mondo. Credete, figli miei, è la fede che ci manca, Senza la fede si è ciechi. Chi non vede non conosce, chi non conosce non ama; chi non ama Dio, ama se stesso ed i propri gusti; dà il cuore a cose che si dileguano come il fumo; non può conoscere nè la verità, nè alcun altro bene; non conosce che la menzogna, poichè non gode della luce e vive fra le nebbie; se avesse il beneficio della luce, conoscerebbe che tutto quanto egli ama, altro non gli può dare che la morte eterna; soffre in tal modo un inferno anticipato.
  4. Credo che, se avessimo la fede, saremmo padroni della divina volontà; la terremmo quasi incatenata, e Dio nulla ci rifiuterebbe.
  5. Un cristiano che possedesse la fede morrebbe d’amore…
  6. È della fede come della grazia. Quando una persona ha l’ispirazione di convertirsi e non si converte, Dio le toglie la grazia per darla ad un’altra che ne approfitti meglio. Così va la cosa… Iddio è come un padre, desideroso di dar qualcosa ad uno dei suoi figliuoli. Se questo non vuol accettare e disprezza il dono paterno, il padre gli dirà “Non lo vuoi? Ebbene lo darò a tuo fratello”. Fa lo stesso il Signore. Dio ci dice d’abbandonare il peccato, di darci a lui; resistiamo noi a suo invito? Egli largisce ad altri le sue grazie,
  7. Quando la fede illumminava contrade, che ora sono idolatre, noi eravamo sepolti nel paganesimo. Quei paesi andarono gradatamente perdendo la fede, ed essa fu trasportata fra noi; ora noi la disprezziamo, ed essa farà ritorno colà, donde ci venne. Un missionario mi assicurava che da non molto tempo, nelle isole in cui si trovava, tutta la popolazione era cattolica; mi diceva che in un anno si erano fabbricate trenta chiese.
  8. La fede è così languida al giorno d’oggi, che un prete mi narrò, or fa poco tempo, che essendo andato a visitare un ammalato della sua parrocchia per parlargli di confessione, questi lo interruppe così: “Signor curato, parliamo della guerra”. Poi, chiamata la serva, le ordinò di sturare una bottiglia di vino, perché desiderava bere col signor Parroco. E all’atto di bere disse al sacerdote: “Voi avete due bicchieri, dunque mi avete preso il mio”. Ahimè! il poveretto non aveva voluto confessarsi, e già la sua vista cominciava ad oscurarsi. Prima di morire si fece accompagnare nel granaio, e diceva, quasi parlasse alla morte: “Oh, non ancora, non ancora per questo anno. Ho troppo da fare! L’anno venturo, pazienza”. Si fece trasportare in cantina, vide tutta la provvista del vino, e anche colà ripetè: “Non ancora per quest’anno!”. Ma dovette pur partire dal mondo.
  9. Mi si disse di un altro, al quale nessuno mai riuscì a far accettare l’acqua benedetta; di un altro che non aveva mai voluto fare il segno della croce. Oh, figli miei, ciò ci dimostra in quali condizioni ci tro-viamo, e come sia triste l’anima, dalla quale la fede è partita.
  10. Un altro prete, sul punto di amministrare un ammalato, gli disse: “Fate l’atto di contrizione. Padre, non so che cosa sia. Vuol dire domandar perdono a Dio, a Dio, sì buono, di tutti i vostri peccati. Oh, non comprendo niente!”. E morì così! Quanto fa pena! Preghiamo dunque molto il Signore, perchè non ci colpisca la disgrazia di perdere la fede.
  11. Vi son persone che ripetono su tutti i toni: “I preti dicono ciò che vogliono”. No, figli miei, essi non dicono ciò che vogliono, dicono ciò che sta scritto nel Vangelo… I preti che ci hanno preceduti dissero quello che diciamo noi, e quelli che ci succederanno diranno lo stesso. Se dicessimo cose che non sono vere, Monsignor Vescovo ci proibirebbe subito di predicare. Quanto diciamo noi, è quanto insegnò nostro Signore.
  12. Vi citerò un esempio il quale mostra che cosa voglia dire non credere a quanto ci dicono i preti. Due soldati passavano per un villaggio, nel quale si dava la missione; l’uno propose all’altro di andare alla predica. Vi si recarono. Il missionario parlava dell’inferno. “Credi tu a quanto dice quel parroco?” chiese il migliore dei due al compagno. “Oh no! io le credo sciocchezze per intimorire la gente. – Ebbene, io in-vece ci credo, e per provarti che ci credo abbandono la carriera militare ed entro in un convento. — Va dove meglio ti piace, io tiro avanti per la mia strada”. E continuando la sua strada, cade ammalato e muore. L’altro che era realmente entrato nel convento, alla notizia di questa morte prega Dio di fargli conoscere in quale stato si trovasse il suo compagno defunto. Un giorno, mentre pregava, questi gli apparve; il frate lo riconobbe e gli chiese: “Dove ti trovi ? — Nell’inferno! Sono dannato! — Disgraziato! Credi ora a quanto disse quel missionario? — Sì, io credo. I missionari hanno un solo torto, quello di non dire la centesima parte di quanto si soffre qui”.

 

La Speranza.

  1. Figliuoli miei, parleremo della speranza. È la speranza che forma tutta la felicità dell’uomo quaggiù.
  2. Vi sono in questo mondo persone che sperano troppo, ed altre che non sperano abbastanza.
  3. V’ha chi dice: “Commetterò anche questo peccato. Tanto, accusarne tre, od accusarne quattro fa lo stesso”. Ma gli è come se un figlio dicesse a suo padre: “Ti darò quattro schiaffi; non mi costerà maggior fatica che dartene un solo; me la caverò col chiederti scusa”. Ecco come si tratta con il Signore. Si dice: “Quest’anno mi darò ancora al buon tempo, frequenterò i balli, l’osteria; l’anno venturo poi mi convertirò. Quando vorrò tornare a lui, Dio mi prenderà bene. Non è cattivo, come lo dipingono i preti…” No! Dio non é cattivo, ma è giusto. Credete forse che egli vi abbia ad abbracciare, dopo che voi lo avrete disprezzato durante tutta la vita? Oh, giammai!… V’ha un limite di grazia e di peccato, al di là del quale Dio si ritira. Che direste di un padre che usasse ugualmente con un figliuolo buono e con un altro che fosse meno buono? Direste: “Quel padre è ingiusto”. E Dio pure non sarebbe giusto, se non facesse differenza fra chi lo serve e chi l’offende.
  4. Nei mondo ora vi è così poca fede che o si spera troppo o si dispera. Vi son persone che dicono: “Ho fatto troppi peccati, Dio non mi può perdonare!”. È questa una grave bestemmia; è stabilire un limite alla divina misericordia, che, essendo infinita, non conosce limiti. Se aveste fatto tanto male, quanto ne occorre per trarre in perdizione una parrocchia intera, se vi confessate e vi pentite del male commesso e proponete di non ricadervi, Dio vi perdona.
  5. Un giorno un sacerdote predicava sulla speranza e sulla misericordia di Dio. E mentre rassicurava gli altri, disperava per sè. Dopo la predica gli si presentò un giovane, che gli disse: “Padre, vengo a confessarmi”, E il prete gli rispose: “Sono disposto ad ascoltarti”. Il giovane gli fece la confessione delle sue colpe, dopo di che soggiunse: “Padre, commisi molti peccati, sono perduto!.. — Ma che dici, figliuolo mio? non bisogna mai disperare” Il giovane si alza di botto e: “Padre, voi mi dite di non disperarmi e… voi ?” Fu uno sprazzo di luce. Il prete, stupito, scacciò il pensiero della disperazione, si fece religioso e fu un gran santo. Dio gli aveva mandato un angelo in sembianze umane, per persuaderlo che non bisogna mai darsi alla disperazione. Figliuoli miei, Dio è tanto sollecito nell’accordarci il perdono che gli chiediamo quanto una madre è premurosa di strappare dal fuoco il proprio bambino.
  6. Notai che coloro i quali vivono di qualche rendita si lamentano continuamente; sempre manca loro qualche cosa. Ma a chi nulla possiede, nulla manca mai. È meglio abbandonarsi unicamente, total-mente e sempre alla divina Provvidenza… Quello che teniamo in serbo inaridisce la corrente delle divine misericordie, e le nostre diffidenze arrestano il corso dei suoi benefici.
  7. Viviamo dunque in pace, sul seno di questa buona Provvidenza, che si prende tanta cura dei nostri bisogni. Dio ci ama più che il migliore dei padri, più che la più tenera fra le madri. Non ci resta che a sottometterci con cuore figliale ed abbandonarci alla sua volontà.

La Carità.

  1. I tre atti di fede, di speranza e di carità compendiano in sè tutta la felicità dell’uomo sulla terra. Per mezzo della fede crediamo tutto ciò che Dio ci promise; crediamo che un giorno lo vedremo, che lo possederemo, che staremo con lui in eterno nel Cielo. La speranza ci fa stare in attesa degli effetti di tali promesse; speriamo la ricompensa di tutte le nostre buone azioni, di tutti i nostri buoni pensieri, di tutti nostri buoni desideri, poichè Dio tien conto anche dei buoni desideri. Che ci vuol di più per essere felici? In Paradiso la fede e la speranza non sopravvivranno, perchè si dissiperà la nebbia che offusca il nostro intelletto. Il nostro spirito comprenderà le cose che quaggiù gli sono nascoste. Non spereremo più niente, perchè avremo tutto. Non si spera il conseguimento di ciò, che già si possiede… Ma l’amore! Ne saremo Inebbriati! saremo perduti, immersi nell’oceano del divino amore, confusi nell’immensa carità del Cuor di Gesù! … E quindi la carità ci fa pregustare il Paradiso. Se sapessimo comprenderla, sentirla, gustarla, quanto saremmo felici! Ciò che ci rende infelici è il non amar Dio.
  2. La carità è così bella! È un’emanazione del Cuor di Gesù, che è tutto amore. La sola consolazione che possediamo sulla terra sta nell’amar Dio e nel sapere che Dio ci ama.
  3. Nell’anima unta a Dio vi è un’eterna primavera.
  4. Se comprendessimo la beatitudine che abbiamo di poter amar Dio, resteremmo immobili in un’estasi… Se un principe, un imperatore chiamasse al suo cospetto uno dei suoi sudditi e gli dicesse “Voglio farvi felice, restate con me; godete di tutti i miei beni, ma badate di non recarmi dispiacere in tutto ciò che è giusto”; quanta cura, quanto ardore questo suddito metterebbe nel soddisfare il suo sovrano! Eb-bene! Dio ci fece queste promesse… e non si tien conto della sua amicizia e delle sue promesse!
  5. Amar Dio; oh quanto è bello!… Ci vuole il Paradiso per comprender l’amore. La preghiera aiuta alquanto, perché essa é l’elevazione dell’anima verso il Cielo.
  6. Quanto più conosciamo gli uomini, tanto meno li amiamo. In riguardo a Dio succede il contrario: quanto più lo conosciamo tanto più Io amiamo. Questa conoscenza accende nell’anima un sì grande amore, ch’essa non può più amare e desiderare nulla, fuorchè Dio…
  7. L’uomo fu creato per amore; è per ciò che egli si sente tanto spinto ad amare. D’altra parte, è così grande che sulla terra non c’è nulla che Io possa soddisfare. Solo quando mira a Dio, si sente contento… Cavate un pesce dall’acqua, esso non vivrà. Cosi è dell’uomo senza Dio!
  8. È bello il possedere un cuore, ed il potersene servire, per quanto sia piccino, per amare il Signore
  9. Quando non possedete l’amor di Dio, siete ben poveri. Siete come un albero senza fiori e senza frutti.
  10. La vita è un lungo inverno, e noi dovremmo fare come i pastori, che sono al pascolo in quella stagione. Accendono un gran fuoco e di quando in quando corrono a cercar legna per mantenerlo. Se, come i pastori, noi sapessimo sempre conservare il fuoco dell’amor di Dio nel nostro cuore, mediante le preghiere e le opere buone, esso non si estinguerebbe mai.
  11. Poveri peccatori! Quanto li vediamo degni di commiserazione, se pensiamo che morranno senza aver gustato mai, neppur per un’ora, la gioia d’amar Dio!… Quando ci tedieremo delle nostre pratiche di pietà e la conversazione con Dio ci verrà a noia, trasportiamoci con la mente sulla soglia dell’inferno e guardiamo i poveri dannati, che non possono più amar Dio.
  12. Vi sono persone che non amano il Signore, che non lo pregano e che vedono prosperare i loro affari: cattivo segno! Essi fecero un po’ di bene misto a molto male. Dio dà loro la ricompensa in questa vita…
  13. La terra è un ponte gettato sull’acqua: non serve che di sostegno ai nostri piedi… Siamo in questo mondo, ma non siamo di questo mondo, dal momento che tutti i giorni diciamo: Padre nostro, che siete nei cieli!.. Dobbiamo dunque aspettare la ricompensa quando saremo in casa nostra, sotto il tetto paterno. Per questo i buoni cristiani sono provati dalle croci, dalle contraddizioni, dalle disgrazie, dai disprezzi, dalle calunnie; tanto meglio!… Ma gli uomini si meravigliano di ciò. Sembra che, perchè hanno un po’ d’amor di Dio, non debbano aver prove, contrarietà e sofferenze… Diciamo: “Eccone uno che non si regola bene, eppure tutto gli riesce. Io! ho un bel fare quanto posso, tutto mi va a traverso!” . Gli è che non comprendiamo il pregio di tali croci.
  14. Qualche volta si dice: “Dio castiga coloro che ama”. Non è vero. Le prove, per coloro che sono amati da Dio, non sono castighi, sono grazie… Non bisogna badare al lavoro, ma alla ricompensa. Un negoziante non si cura dei fastidi che incontra nel suo commercio, egli mira al guadagno che ne ritrae… Che cosa sono vent’anni, trent’anni in confronto dell’eternità?… Che cosa abbiamo dunque da soffrire? Qualche umiliazione, qualche disprezzo, qualche parola pungente. Ma questo non ammazza..,
  15. È bello poter piacere a Dio, per piccini che siamo! La nostra lingua non dovrebbe occuparsi che di pregare, il nostro cuore che di amare, i nostri occhi che di piangere.
  16. Se dovessimo andar dannati, sarebbe già per noi una consolazione quella di poter dire: “Almeno amai Dio sulla terra”. Vi ha chi piange, perchè non ama Dio. Ebbene egli lo ama. Quanto conforta il pensare che su questa povera terra è ancor per il buon Dio che si riscontra la più grande fedeltà ed il più grande amore!
  17. Il motivo per cui noi amiamo Dio, è che non abbiamo ancora raggiunto quel grado, nei quale si gusta diletto in tutto quanto costa alla natura.
  18. Guardate quanto è felice un buon cristiano che ama Dio ed il prossimo; e quando si ama Dio, si ama il prossimo. Quale pace nell’anima sua! È un Paradiso sulla terra
  19. Il segno distintivo degli eletti é l’amore, come l’odio è il distintivo dei dannati. Un reprobo non ama un altro reprobo, il fratello detesta il fratello, il figlio il padre, la madre il figlio, e quest’odio universale si concentra verso Dio. Ecco l’inferno! I santi amano tutti; e specialmente amano i nemici loro. Il loro cuore, divampante d’amor divino, si dilata a proporzione del numero delle anime che Dio fa loro incontrare lungo il sentiero della vita, come le ali della gallina si allargano in proporzione del numero dei suoi pulcini.
  20. Le persone devote che spesso si confessano e si comunicano, e che non praticano le opere della fede e della carità, sono simili ad alberi in fiore… Si crede di ritirare tanti frutti quanti sono i fiori; ma ci corre gran differenza !…
  21. Il demonio lascia in pace i cattivi cristiani; nessuno si occupa di loro; ma riguardo a quelli che operano bene, suscita mille calunnie e mille oltraggi. È questo un mezzo per i buoni di farsi grandi meriti.
  22. li calunniatore è simile alla larva che, passeggiando sui fiori, li contamina colla propria bava.
  23. Che pensereste di un uomo che, lavorando nel campo del vicino, lasciasse incolto il proprio? Eppure è ciò che fate voi. Frugate continuamente nell’altrui coscienza, e lasciate la vostra piena di spine e di rovi. Quanto ci pentiremo in punto di morte di aver tanto pensato agli altri e così poco a noi stessi! Poiché è di noi e non degli altri che dovremo render conto… Pensiamo a noi, alla nostra coscienza, sulla quale dovremmo sempre fissar lo sguardo, come guarderemmo le nostre mani per saper se sono pulite.
  24. Bisogna avere la carità di Sant’Agostino, che godeva quando trovava qualche persona molto buona. “Eccone almeno una, pensava, che compensa Dio del poco amor ch’io gli porto”.
  25. Una donna, il cui figlio era stato preso dai barbari, era andata a trovare un sacerdote, per metterlo a parte del suo dolore. Non avendo mezzi per riscattare il prigioniero, il buon missionario non sapeva che fare. Dopo un momento di riflessione disse alla povera madre: “Prenderò io il posto dei vostro figliuolo. Vendete me, per riscattare lui”. Ella si rifiutava, ma vinta dalle istanze del missionario accettò. Il figlio fu reso alla madre ed il sacerdote diventò schiavo dei Turchi, che non gli risparmiarono maltrattamenti di sorta. Costui possedeva la perfetta carità; preferiva il prossimo a se stesso. E noi invece proviamo dispetto dell’altrui felicità.
  26. Santa Coletta domandava la conversione di mille peccatori; poi, riflettendo, le parve temerità il chiederla per un numero così grande. La Madonna le apparve e le mostrò Io stuolo d’anime già convertite dalle sue novene…
  27. Ci possiamo offrire vittime per otto o quindici giorni, affine d’ottenere la conversione dei peccatori. Soffriamo il freddo, il caldo; facciamo a meno di guardar qualche cosa, di recarci a visitare una persona cara; facciamo una novena; ascoltiamo tutte le settimane una Messa secondo questa intenzione, specialmente se ci troviamo in città, dove le chiese sono più vicine. Ma vi son di quelli che non farebbero neppure cento passi per andare a Messa. E quelli, che hanno la fortuna di far sovente la santa Comunione, possono farne una novena. Con tale pratica non solo possiamo contribuire a render gloria a Dio, ma attirare su di noi l’abbondanza delle grazie.
  28. Pregaste, piangeste, gemeste, sospiraste. Ma avete digiunato, avete vegliato, vi siete coricati sul tavolaccio, vi siete disciplinati? Finchè non siate giunti a ciò, non crediate di aver fatto tutto!
  29. Un giorno S. Francesco d’Assisi pregava nei boschi. “Signore, diceva, abbiate pietà dei poveri peccatori!” . Nostro Signore gli apparve e gli disse: “Francesco, la tua volontà è d’accordo con la mia. Sono pronto ad accordarti tutto quello che mi chiederai”.
  30. Nulla più affligge Cuore di Gesù, quanto il vedere i suoi patimenti tornare inutili per un così grande numero d’anime, Dunque preghiamo per la conversione dei peccatori; è la più bella ed utile preghiera. Poichè i giusti battono la via del Cielo; le anime purganti sono sicure di entrarvi. Ma i poveri peccatori!.. I poveri peccatori!. Per qualcuno la sentenza è sospesa. Un Pater ed un’Ave basterebbero per far pendere la bilancia… Quante anime possiamo convertire con le nostre preghiere!
  31. Che peccato che vadan perdute per l’eternità anime, che costarono a Dio tanti patimenti!
  32. Possibile, mio Dio, che voi abbiate sopportati tanti patimenti per la salvezza delle anime, e che esse siano preda del demonio!
  33. Non so se sia realmente una voce quella ch’io intesi, o se si tratti di un sogno. Ma comunque sia la cosa, essa m’ha svegliato. Questa voce mi disse tornare più gradito a Dio che noi strappiamo un’anima dal peccato, che se compissimo qualunque sacrificio.
  34. Chi salva un’anima dall’inferno salva anche l’anima sua. Tutte le devozionl san buone, ma questa è la migliore.

 

Il perdono delle ingiurie.

 

  1. Mio Dio, perdonateci, siccome noi perdoniamo! Dio non perdonerà che a coloro i quali avranno perdonato. Tale è la legge! Vi sono persone sciocche al punto di lasciar da parte queste parole del Pater noster, quasi che Dio non veda l’intimo dei cuori e non presti attenzione che al movimento della lingua.
  2. I santi sono senza odio, senza amarezze. Perdonano tutto e trovano sempre che meritano ancor di più, per le offese da loro fatte al Signore. Ma i cattivi cristiani sono vendicativi.
  3. Dal momento che noi odiamo il prossimo Dio ci rende quest’odio; é un dardo che si rivolge contro di noi. Un giorno dicevo a qualcuno: “Dunque voi non volete andare in Paradiso, visto che non volete vedere quell’uomo? — Oh, sì ! Ma noi avremo cura di metterci l’uno lontano dall’altro; così non ci vedremo”. Non avranno a prendersi tanto fastidio, perché la porta del Paradiso non viene aperta per chi odia.
  4. Nel Cielo non v’ha amarezza. I cuori buoni ed umili, che ricevono le ingiurie e le calunnie con gioia e con indifferenza, cominciano il Paradiso fino da questa terra, e quelli che conservano astio sono infelici: essi hanno la fronte pensierosa e sembra che vogliano divorar tutto cogli occhi.
  5. Non dobbiamo odiare che il demonio, il peccato e noi stessi.
  6. Vi sono persone che, malgrado una veste di pietà, si risentono per la minima ingiuria, per la più leggera calunnia. Fossimo anche santi da compiere miracoli, non andremo in Paradiso, se non avremo la carità.
  7. Un monaco, che era in punto di morte, e che aveva condotta una vita affatto comune, senza aver mai praticate grandi austerità, si trovava tuttavia tranquillissimo. Il superiore ne mostrò meraviglia, ma il monaco rispose: “Dimenticai sempre le ingiurie che mi furono fatte, perdonai di gran cuore e spero che Dio mi perdonerà”.
  8. Il mezzo d’abbattere il demonio, allora che suscita in noi pensieri di odio contro coloro che ci fanno del male è di pregare subito per la loro conversione.
  9. Ecco come si giunge a poter vincere il male col bene, ed ecco come sono i santi. Ma i cristiani di parata non vogliono sopportar niente; tutto li urta; rispondono con parole pungenti alle parole pungenti. Quando ribolliamo internamente, vomitiamo il nostro odio. Il nostro cuore é come un serbatoio di fiele, che siamo sempre disposti a versare su di coloro che ci stanno più vicini.
  10. Un tale — persona di qualche importanza — si incontrò, attraversando un bosco, nell’uccisore di uno dei suoi parenti; pa-recchie volte si era proposto di vendicarsi. Vedendolo, sfodera la spada. Tosto l’altro si butta ginocchioni e gli dice: “Per amor di Dio perdonami” Al nome di Dio l’assassino non può colpire; rimette la spada nel fodero e dice: “Ti perdono!”. All’indomani si recò in una chiesa e prostrato dinanzi all’immagine del Crocifisso, disse: “Dacché io perdonai, voi mi perdonate, non è vero, o Signore?”. II Crocifisso chinò il capo in segno affermativo.

 

  1. — IL PATIRE
  2. La croce abbraccia l’universo, essa é piantata nei quattro punti del globo ve n’ha un pezzetto per tutti.
  3. Volere o no, bisogna soffrire. Vi sono persone che soffrono come il buon ladrone e altre che soffrono come il cattivo. Entrambi soffrivano lo stesso supplizio. Ma l’uno seppe rendere meritori i suoi patimenti, li accettò in ispirito di riparazione e, volgendosi a Gesù Crocifisso, raccolse dalle sue labbra queste belle parole . “Oggi sarai con me in Paradiso”. L’altro invece urlava, imprecava, bestemmiava, e spirò nella più tremenda disperazione.
  4. Nella via delle tribolazioni, non costa che il primo passo. La nostra maggior croce è il timore delle croci… Non si ha il coraggio di portar la croce: oh quanto abbiamo torto! Per quanto facciamo, non possiamo sfuggirla. Perché invece non amarla e non servircene per acquistare il Paradiso?
  5. Il timore delle croci appunto accresce le croci stesse. Una croce portata semplicemente, e senza quelle riflessioni dell’amor proprio che esagerano le pene, non é più croce. Un patimento tollerato in pace, non è più patimento.
  6. La maggior parte degli uomini volta le spalle alla croce e fugge alla sua presenza. Quanto più corrono, tanto più la croce insegue quelle persone, le colpisce, le opprime di pesi… Se volete essere saggi andate incontro alla croce, come Sant’Andrea, che, vedendola rizzarsi in alto davanti a sè, esclamava: “Ti saluto, o croce benedetta! croce ammi-rabile ! croce desiderabile! Accoglimi fra le tue braccia, strappami d’infra gli uomini e rendimi al mio Signore, che mi riscattò per tuo mezzo”.
  7. Credete a questo, figliuoli miei, colui che va incontro alla croce, la sfugge, forse ne incontrerà qualcuna, ma ne è contento; le ama, le porta con coraggio. Esse lo uniscono a Nostro Signore, lo purificano, lo distaccano dal mondo, liberano il cuore di lui da ogni ostacolo, l’aiutano a traversare il cammino della vita, come un ponte aiuta a passare sull’acqua.
  8. Guardate i santi. Quando non erano perseguitati, si tormentavano da se stessi. Quando Dio non li faceva soffrire, cercavano essi un mezzo per patire. Le persone del mondo si desolano quando sono colpite da qualche croce, ed i buoni cristiani piangono quando non ne hanno. Il cristiano vive fra le croci, come il pesce vive nell’acqua. Noi dovremmo correre in traccia di croci, come l’avaro corre in traccia di danaro… Solo le croci ci rinfrancheranno al momento del giudizio.
  9. Il cuore dei santi è costante, come uno scoglio in mezzo ai flutti del mare.
  10. Vi sono due modi di soffrire: soffrire amando, e soffrire senza amare. I santi soffrivano con pazienza e con perseveranza perchè amavano. Noi… noi soffriamo con dispetto, con noia, con disgusto, perchè non amiamo. Se amassimo Dio, ameremmo le croci, le desidereremmo, ci compiaceremmo in esse… E saremmo beati di poter soffrire per amor di colui che volle pure soffrir per amor nostro.
  11. La croce è il dono che Dio fece agli amici suoi. La croce toglie la pace! È anzi la croce che diede pace al mondo, e che deve portar pace nei nostri cuori. Tutte le nostre rivolte dipendono dalla nostra man-canza di amore per i patimenti… In questo mondo non sono felici che coloro, i quali conservano la calma dell’anima fra le pene della vita; essi gustano la gioia dei figli di Dio.
  12. Non dobbiamo mai cercare da qual parte ci vengano le croci. Esse vengono da Dio. È sempre Dio che ci offre questo mezzo di provargli l’amor nostro.
  13. Di che ci lamentiamo? Ah ! vedete i poveri infedeli, che non hanno la fortuna di conoscere Dio e le sue amabilità infinite, sono colpiti dalle stesse croci, ma invece non hanno le stesse consolazioni. Dite che è cosa dura? No, è dolce, consolante, soave; è la felicità! Il segreto è che bisogna amare soffrendo, e soffrire amando.
  14. Ci lamentiamo di soffrire! Ma a miglior ragione ci lamenteremmo di non aver di che patire, perchè nulla più ci fa simili a Nostro Signore, quanto il portar la croce. Quanto è bella l’unione dell’anima con Nostro Signor Gesù Cristo, per mezzo dell’amore e della virtù della sua croce! Non so comprendere come un cristiano possa non amare, anzi fuggir la croce! Non è un fuggire ed un non amar colui, che volle esservi crocifisso e morir per noi? Tutte le pene diventano dolci, quando sono sopportate in unione con Nostro Signore.
  15. Gesù é il nostro modello; prendiamo la nostra croce e seguiamolo. Imitiamo di soldati di Napoleone. Un giorno si trattava di attraversare un ponte, sul quale cadeva la mitraglia nemica; nessuno osava avanzare; Napoleone, presa la bandiera, passò pel primo e tutti Io seguirono.. Faccimo lo stesso, seguitiamo Nostro Signore, che portò la croce per il primo.
  16. Un buon monaco un giorno si lamentava con Nostro Signore delle persecuzioni cui era fatto segno, dicendo: “Signore, che feci dunque per essere trattato così?”. E Nostro Signore gli rispose: “Ed io, che avevo fatto per essere condotto ai Calvario?”. Allora il monaco comprese, pianse, domandò perdono e non osò più lamentarsi.
  17. Unione con Nostro Signore, unione con la croce; qui sta la salute dell’anima.
  18. Dio vuole che da noi non si perda mai di vista la croce; e perciò la vediamo dovunque lungo le strade, sulle montagne, sulle pubbliche piazze, affinchè a tal vista possiamo dire: “Ecco, quanto Dio ci ha amato!”.
  19. Ci dia il Signore la gioia del sacrificio! Egli prova sempre il suo amore con i patimenti; sembra che all’infuori di questa via non possiamo raggiungere la meta. È l’unica via che conduce al Cielo. Tutto va bene, se noi portiamo bene la nostra croce.
  20. Le croci, lungo la via che mena al Paradiso, fan l’ufficio dei ponti che si incontrano tratto tratto sui fiumi; aiutano la traversata. I cristiani che non soffrono passano il fiume su di un fragile ponte fatto coi fil di ferro e sempre in procinto di rompersi sotto ai loro piedi.

 

  1. La croce è la scala del Cielo!… Quanto consola il patire sotto Io sguardo di Dio e il poter dire, giunto il momento dell’esame della sera: “Su via, anima mia, oggi hai avuto due o tre ore di somiglianza con Gesù Cristo. Tu sei stata flagellata, coronata di spine, crocifissa con lui!” Oh, qual tesoro per l’istante della morte! Quanto è facile il morire, allorché la nostra vita passò sulla croce!
  2. Se Dio ci manda delle croci noi ci rivoltiamo, ci lamentiamo, mormoriamo. Siamo così nemici di ciò che ci contraria, che vorremmo sempre stare adagiati sul morbido; oh, è piuttosto un letto di spine che farebbe bene per noi! È per mezzo della croce che possiamo arrivare in Paradiso.
  3. Le malattie, le tentazioni, le pene, sono altrettante croci, che ci guidano ai Cielo. Tutto sarà presto passato… Guardate ai santi, che vi son giunti prima di noi… Dio non ci domanda il martirio del corpo, ma solo il martirio del cuore e della volontà.
  4. Un uomo, che era stato condotto in prigione, accusato ingiustamente di aver rubato delle pecore, si disperava. Gli apparve un angelo che gli disse: “È vero che non sei colpevole di quanto ti si ac-cusa; ma non ti ricordi che avresti potuto salvare quell’uomo che annegava e che non io ha, fatto? Gli è per questo che oggi Re! in pena ». 24. Oh, quanto saremo beati nei giorno del giudizio di aver sofferto I Come saremo Contenti delle nostre umiliazioni e ricchi pei nostri sacrifici!
  5. Colui che non ama la croce, forse potrà salvarsi, ma sarà difficile. Egli sarà come una piccola stella nei firmamento. Colui che avrà sofferto e combattuto per il suo Dio brillerà come un bell’astro.
  6. Un militare mi narrava un giorno che durante una battaglia aveva camminato una mezz’ora fra i cadaveri; non vi era quasi il posto per mettere i piedi; la terra era coperta di sangue. E così che nel cammino della vita bisogna camminare sulle croci e sulle pene per arrivare alla patria.
  7. Se qualcuno vi dicesse “Vorrei diventare ricco, ma che s’ha da fare? Gli rispondereste: “Bisogna lavorare”. Ebbene, per andare in Cielo bisogna soffrire. Nostro Signore ce ne addita la via, mostrandoci Simone il Cireneo; egli chiama gli amici suoi a portar la croce dietro di sè.
  8. Un monaco amantissimo del patire, si era messa intorno al corpo una corda da pozzo, che lo aveva scorticato e poco per volta era penetrata nelle carni, dalle quali uscivano dei vermi. Gli altri monaci fecero istanza, perché Io si rimandasse dalla Comunità, ed egli andò felice e contento a nascondersi nel fondo di un’altra caverna. Nella stessa notte il superiore intese la voce del Signore che gli disse: “Hai perduto il tesoro della tua casa”. Tosto si corse in cerca del monaco: si volle vedere donde venissero i vermi; perciò il superiore fece togliere la corda, il che non potè farsi senza grave dolore. Il monaco poi guarì.
  9. Le croci, trasformate nelle fiamme dell’amore, sono come un fascetto di spine che si getta sul fuoco e che vien ridotto in cenere. Le spine sono dure, ma la cenere è soffice.
  10. Le spine stillano balsamo, e la croce dolcezza; ma bisogna premere le spine nelle proprie mani e serrar la croce sul proprio cuore, affinchè stillino il succo di cui sono ripiene.
  11. Bisogna domandar l’amore delle croci; allora esse diventano soavi. Ne feci l’esperienza per quattro o cinque anni. Fui molto calunniato, contraddetto, trattato male. Oh ne avevo delle croci!… Ne avevo quasi più che non ne potessi portare. Presi a domandar l’amor delle croci… allora mi sentii felice e dissi a me stesso: “Davvero che quivi solamente si trova la felicità”.
  12. Quando non abbiamo croci, noi ci sentiamo aridi, se le portiamo con rassegnazione, godiamo una dolcezza, una gioia, una soavità! È quasi un Paradiso anticipato. Dio, la Madonna, gli Angeli, i Santi ci cir-condano, ci vedono, ci stanno vicini. Il passar che fa il buon cristiano, provato dall’ l’afflizione, da questa all’altra vita è come quello di una persona che viene adagiata sopra un letto di rose.
  13. Mettete della bell’uva sotto il torchio, ne avrete un succo delizioso. L’anima nostra, sotto lo strettoio della croce, produce un sugo che la rinforza e la nutre.
  14. Oh quanta dolcezza gustano nei dolore le anime che sono tutte di Dio. È come un’acqua con la quale si mescola poco aceto e molto olio. L’aceto resta senza dubbio sempre aceto, ma l’olio ne mitiga l’a-sprezza, tanto che non lo si sente quasi più.
  15. In una parrocchia, di qui poco lontana, vidi un ragazzetto molto malato, molto povero, tutto scorticato e sempre obbligato a letto. Gli dissi: “Povero bambino ! tu soffri molto!”. Egli mi rispose : “No, signor Curato; oggi non sento più il male d’ieri, e domani non sentirò più il dolore d’oggi”. Vorresti guarire? “No, prima d’essere malato ero cattivo; e potrei ridiventar tale. Sto bene così come sono…”. V’era sì un po’ d’aceto, ma non vi pare che l’olio ne togliesse ogni acrimonia?.. Noi non comprendiamo questo, perchè siamo troppo terreni. Poveri fanciulli, nei quali risiede lo Spirito Santo, ci svergognano.
  16. Non vi sono persone tanto disgraziate quanto i cattivi cristiani, che abbandonano la preghiera ed i Sacramenti, e che s’ostinano nel peccato: ma i buoni cristiani non hanno veri dolori…
  17. Posseder Dio è la felicità delle felicità. Questa gioia fa dimenticare tutto il resto… Questa gioia fa dimenticare le stesse pene. Una volta il vento aveva portata via la pelle d’orso, di cui era ricoperto S. Si-meone. Non vedendolo più muoversi sull’alto della sua colonna, si salì per vederlo e lo si trovò gelato. Lo si tuffò nell’acqua calda per farlo rinvenire. “E perché non mi avete lasciato così ? — domandò egli. — Ero così felice!”.
  18. Quanto son belle l’offerte che noi facciamo di noi stessi a Dio, e l’accettazione di tutto ciò che piacerà al Signore d’inviarci, fatte in ispirito d’espiazione dei nostri peccati!
  19. Le contraddizioni ci portano ai piedi della croce e la croce ci porta in Paradiso. Per arrivarci noi dobbiamo camminar sulle croci; dobbiamo essere vilipesi, disprezzati, avviliti. Soffrire! Che importa? È affar d’un momento. Se potessimo andar a passare una settimana in Paradiso, comprenderemmo il valore di questo momento di sofferenza. Non troveremmo croce abbastanza pesante, prova abbastanza amara…

 

  1. LA DEVOZIONE ALLA SANTISSIMA VERGINE.
  2. Dio poteva creare un mondo più bello di quello che esiste, ma non poteva dar l’esistenza ad una creatura più perfetta di Maria.
  3. Vi faccio un modesto paragone: conoscete quelle uova che si trovano nel mare, dalle quali escono dei piccoli pesciolini, che fendono l’acqua con mirabile velocità… Come essi la Madonna, non appena creata, già possiede la pienezza della vita e passeggia nel grande oceano della grazia.
  4. I Profeti inneggiarono alla gloria di Maria prima ch’ella nascesse; essi la paragonarono al sole. E infatti l’apparire della Santa Vergine si può rassomigliare allo splender che fa il sole in mezzo ad una giornata tutta tenebrosa.
  5. Prima che venisse Maria, la collera divina stava sospesa sulle nostre teste, come una spada pronta a colpirci. Non appena la Madonna apparve sulla terra, la collera di Dio fu vinta.
  6. L’eterno Padre si compiace nel guardare il cuore di Maria, qual capolavoro delle sue mani (si ama sempre il proprio lavoro e specialmente quando esso è ben riuscito): il Figlio nel guardarlo come il cuor di sua Madre, la sorgente da cui attinse il sangue ci ha riscattati ; lo Spirito Santo nei guardarlo come suo tempio.
  7. Maria non sapeva di dover diventare la Madre di Dio, e quando era bambina chiedeva a se stessa: “Quando vedrò la bella creatura che è destinata ad essere la Madre di Dio?
  8. Solo la Madonna osservò perfettamente il primo comandamento Amerai perfettamente un Dio solo. Ella lo osserva per intero. 8. li Figlio ha la sua giustizia ma la Madre non ha che il suo amore.
  9. La Madonna sta fra il suo Figliuolo e noi. Quanto più, siamo peccatori, tanto più radoppia a nostro riguardo di tenerezza e di compassione. Il figlio che costò più lacrime alla mamma sua è il prediletto da lei. Forse che una madre non è sempre disposta ad accorrere presso il figlio più debole o più esposto a pericoli? Un medico nell’ospedale non si cura forse maggiormente degli ammalati che sono più gravi?
  10. Dio ci amò fino a morir per noi, ma nel Cuore di Nostro Signore vi è la giustizia, che è un attributo di Dio; in quello della Madonna non c’è che la misericordia… Il Figliuol suo stava per punire un peccatore; Maria si slancia, trattiene la spada, domanda grazia per il povero colpevole. “Madre mia, le dice il Signore, a voi nulla posso rifiutare. Se i dannati potessero pentirsi, voi otterreste loro la grazia”.

 

  1. Il cuore di questa buona Madre é tutto amore e misericordia; ella altro non desidera che di vederci felici. Basta indirizzarci a lei per essere esauditi.
  2. E paragonata spesso la Madonna ad una madre, ma ella è migliore della migliore fra le madri; perché la migliore delle madri qualche volta castiga il figliuolo che le ha recato dispiacere; tale lo percuote credendo che ciò sia necessario. Ma la Santa Vergine non fa così: è tanto buona, che ci tratta sempre con amore e non ci punisce mai.
  3. Il cuore di Maria è così tenero a nostro riguardo, che i cuori di tutte le madri riuniti non sono, in confronto a quello di lei, che un pezzetto di ghiaccio.
  4. La Madonna ci ha generati due volte; nell’incarnazione e ai piedi della croce. È dunque nostra Madre due volte.
  5. Penso qualche volta che, quando il mondo sarà finito, la Madonna potrà star tranquilla ; ma finchè il mondo dura, la si tira da tutte le parti… La Santa Vergine è come una madre che ha molti figliuoli: ella é continuamente occupata a correre dall’uno all’altro.
  6. La devozione alla Madonna è tenera dolce, sostanziosa.
  7. Tutti i santi hanno molta devozione per la Madonna; nessuna grazia ci viene senza passare per le mani di lei. Un santo un giorno le chiese in che cosa preferisse di essere onorata. “Nella mia purità senza macchia. È questo il mezzo d’ottenere tutto”.
  8. Quando si parla di cose di quaggiù, si è presto annoiati, ma quando si parla della Madonna, la conversazione pare sempre nuova.
  9. Al mattino dobbiamo fare come il bambino: non appena si sveglia, dalla sua culla guarda attorno per la camera, affine di vedere la mamma sua. Quando la vede sorride, e se non la vede piange.
  10. L’ Ave Maria è una preghiera che non annoia mai!
  11. Vedete quanto è buona la Madonna Il suo gran servo S.Bernardo le diceva spesso : “Vi saluto, o Maria!…” Un giorno questa buona Madre gli rispose : “Ti saluto, o flgliuol mio Bernardo!”
  12. Quando si vuoi offrire qualche cosa ad un personaggio d’importanza, gli si fa presentare da uno dei suoi favoriti, affinchè l’omaggio gli torni più gradito. E così le nostre preghiere offerte dalla Santa Vergine hanno un merito speciale, perchè la Madonna è la sola creatura che non abbia mai offeso Dio. Quando abbiamo toccato degli aromi, le nostre mani imbalsamano tutto quello che toccano. Facciamo sì che le nostre preghiere passino per le mani della Madonna, ed ella le imbalsamerà.

 

  1. Nessuno ha accesso in una casa, se non parla al portinaio. Ebbene la Madonna è come la portinaia del Paradiso.

NELLA FESTA DEL B. GIOVANNI MARIA VIANNEY CURATO D’ARS

ORATIO.

Omnipotens et misericors Deus, qui Beatum Joannern Mariam pastorali studio et jugi orationis ac poenitentiae ardore mirabilem effecisti; da, quaesurnus, ut ejus exemplo et intercessione, animas fràtrum lucraci Christo et cum eis aeternam gloriam consegui valeamus. Per eumdem Christum Dorninurn nostrutn. Amen.

ORAZIONE.

Onnipotente e misericordioso Iddio, che per zelo pastorale e per ardente spirito di preghiera e di penitenza, rendeste ammirabile il Beato Giovanni Maria, concedeteci, ve ne preghiamo, che a suo esempio e per sua intercessione possiamo guadagnare le anime dei fratelli a Cristo e con esse conseguire l’eterna gloria. Così sia.