Fb 7 maggio – V di Pasqua
La strada di casa (p.Ermes Ronchi)
Gv 14,1-12
Via. Verità. Vita. Parole immense, che scappano da tutte le parti, ma che sempre fanno centro nel nostro cuore.
Io sono la via, la strada, che è molto più di una stella polare che indica, pallida e lontana, la direzione. È qualcosa di vicino, solido e affidabile dove posare i piedi; il terreno, battuto dalle orme di chi è già andato oltre, e che ti assicura che non sei solo. La strada è libertà nata dal coraggio di uscire e partire, come Abramo.
La Bibbia è piena di strade, di vie, di sentieri e di futuro che chiama. Davanti all’uomo non c’è una non-strada, ma un ventaglio di strade. Ma Gesù specifica: la strada sono io. Non c’è allora un sentiero, ma una persona da percorrere: sulle sue orme, i suoi gesti, i suoi ideali controcorrente; sulle sue scomode scelte.
Alla base della civiltà occidentale la storia e il mito hanno posto due viaggi ispiratori: quello di Ulisse e del suo avventuroso ritorno a Itaca, il cui simbolo è un cerchio; il viaggio di Abramo, che parte per non più ritornare, il cui simbolo è una freccia. Gesù è via che si pone dalla parte della freccia, a significare non il semplice ritorno a casa, ma un viaggio mai finito, verso cieli nuovi e terra nuova, verso un futuro tutto da creare.
Io sono la verità: non in una dottrina, in un libro, in una legge migliori delle altre, ma in quel ”io” sta la verità; nella vita di Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell’uomo e di Dio. Verità è un termine che ha la stessa radice latina di primavera (ver-veris), verità che risorge coraggiosa e amabile. Se invece è arrogante, senza tenerezza, aggressiva e dispotica; se è gridata con le parole di pietra dei fondamentalisti, allora non è voce di Dio. E la verità sei tu quando ti prendi cura e custodisci, asciughi una lacrima, ti fermi accanto all’uomo bastonato dai briganti, quando sai mettere sentori di primavera dentro un’esistenza.
La verità è la sorella della tenerezza, insieme cercano la comunione. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero, ma una storia e una vita (F. Mauriac).
Io sono la vita. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazareth?
La risposta è una pretesa perfino eccessiva: io faccio vivere. E’ questa la richiesta più diffusa dei Salmi (Dio, fammi vivere!), è la supplica più gridata da Israele, che è andato a cercare lontano il grido di tutti i disperati della terra, e l’ha raccolto e lo custodisce nei salmi. Vita è tutto ciò che mettiamo sotto questo nome: futuro, amore, casa, festa, riposo, desiderio, pasqua, generazione, abbracci.
E ciò vuol dire che il mistero di Dio non è lontano, è strada sottesa ai tuoi passi. “Io sono vita” significa che non cercheremo altrove, perché siamo finalmente a casa.
Guardi Gesù, osservi come vive, come ama, come accoglie e come muore, e capisci quel Dio che aggiunge vita alla vita.
Avvenire
V di Pasqua Gv 14,1-12
Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?
Gesù non risponde: “io ‘conosco bene’ la strada e adesso ve la descrivo e poi vi passo le coordinate”; dice invece: “guardami Tommaso, sono io la via”.
La strada verso Dio, verso il cuore caldo della vita, è la vita di Cristo. Guardi Gesù, come vive, come si commuove e tocca, come va incontro, come muore, e capisci Dio e la vita. E se voglio entrare in quel mistero metterò i miei passi sui suoi passi, preferirò coloro che lui preferiva, rinnoverò con le mie le sue scelte, mi muoverò solo dietro alla sua stella polare. J, Maritain mette in bocca a Gesù questo invito: “Non cercatemi in un luogo, ma là dove amo e sono amato”.
‘Io sono la verità’. Come io vivo è il vivere vero, come mi comporto con i piccoli e con le donne, con i poveri cristi e con i Pilato di turno, con gli uccelli e con i fiori del campo, con il Padre e l’ultima pecora… La verità è fatta di carne, ieri baciata, tra poco straziata.
Verità disarmante è il suo muoversi libero, regale e amorevole tra le creature. Mai arrogante e sempre senza compromessi. Diritto e sicuro. La verità è coraggiosa e amabile. Quando invece è arrogante e senza tenerezza, è una malattia che ci fa tutti malati di violenza. La verità dura, dispotica, gridata da parole di pietra “è così e basta”, non è la voce di Dio. Dio è verità amabile, di occhi e mani accesi!
Io sono la vita. Parole che nessuna spiegazione può esaurire. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazareth? La risposta è una pretesa eccessiva e sconcertante: io faccio vivere.
Io sono la vita. Allora più Vangelo entra in me, più vita si aggiunge alla vita. Quella vita che si oppone alla pulsione di morte, all’auto distruttività che coltiviamo in noi, alle paure, alla sterilità di una vita inutile. Vita è tutto ciò che possiamo mettere sotto questa nome: futuro, amore, casa, festa, riposo, desiderio, pasqua, felicità. Per questo fede e vita, sacro e realtà, hanno l’identica sorgente, e coincidono.
I gesti e le parole di Gesù sono energia che sa scheggiare le corazze dure, fa fiorire la corteccia malata della storia, fa sognare terra nuova e cieli nuovi, se e quando la sua tenerezza attraversa le nostre mani.
Il mistero di Dio non è lontano da te, è nella tua vita: vive nel tuo nascere, amare, dubitare, credere, perdere, illuderti, osare, generare… In ogni tuo amore è Lui che ama. Il mistero di Dio non è lontano, ma è la strada sottesa ai nostri passi. Se Dio è la vita, allora “c’è della santità nella vita, viviamo la santità del vivere” (Abraham Hescel). Per questo fede e vita, spiritualità e realtà non si oppongono, ma si incontrano e si baciano, come nei Salmi.