Ogni fibra del corpo di Gesù è permeata di dolore e tensione sofferente.

Un corpo così martirizzato dalle precedenti frustate, percosse, lividi, graffi

ora è sottoposto alle sofferenze più crudeli della croce:

i chiodi che provocano continue contrazioni, il respiro affannoso,

gli spasmi del tetano, le urla e le imprecazioni della folla inferocita.

Ma una delle sofferenze più acute di Gesù è l’impotenza nel consolare sua madre,

le altre donne fedeli e il suo amico Giovanni che assistono affranti alla sua agonia.
Anch’ io partecipo, anche se in piccolissima parte, all’angoscia di Maria.
Con la differenza che Lei era innocente, io invece sono meritevole dei
castighi che Cristo ha attirato su di sè per risparmiarmi la dannazione
eterna. Il mio maestro si è preso su di sè i peccati di tutta l’umanità. Ma
anch’ io ho contribuito alla sua passione e morte. Non è questione di spazio e di tempo:

la croce indica i quattro punti cardinali che non rappresentano solo

il cosmo spaziale e temporale, ma tutte le dimensioni creaturali che vengono

ricapitolate nel “Logos”, il Verbo fatto carne.
In me avvengono tutte le fasi descritte nei Vangeli.

La folla.

In me c’è la folla così incostante e volubile. Sono folla quando il mio
incontro con Cristo è superficiale e vengo condizionato da qualsiasi

elemento estraneo all’intimità con il Maestro.

Allora spesso lo acclamo e lo esalto, ma subito dopo contribuisco a condannarlo a morte.
La folla è la mia ottusità, la tendenza all’aggregazione impersonale

per giustificare le mie più recondite passioni.

Scribi e farisei.

Anche gli scribi e i farisei del tempo hanno contribuito ad ucciderlo. C’è
anche in me lo scriba e il fariseo: tutte le volte che penso di essere a posto
quando osservo rigorosamente le regole morali. In questo caso uccido

lo Spirito con gli stessi miei condizionamenti e strumentalizzando la legge positiva.

Non può esserci posto per la libertà dello Spirito nel mio angusto “abitacolo interiore” .

È troppo scomodo perchè Egli richiede sincerità, umiltà, coraggio.

Ci vuole molto coraggio per guardarci dentro. lo molto spesso non ce l’ho.

Ho paura a capire la mia intimità più profonda, le ragioni più recondite

di una mia azione, di un mio pensiero.

Allora mi appello alla regola morale, quella valida universalmente.

Faccio un superficiale confronto tra il mio atto specifico o la mia omissione e la regola generale:

quando non voglio capire, allora, mi servo di quest’ultima per tacitare la coscienza,

cosi almeno dormo sonni tranquilli.
Me meschino! Non sai che proprio scribi e farisei, gli “osservanti alla
lettera della legge” hanno tramato a lungo per smascherare Gesù

che secondo loro trasgrediva ogni norma: non osservava il sabato,

frequentava pubblicani e prostitute, si avvicinava ai derelitti e ai lebbrosi,

non osservava le abluzioni rituali prima dei pasti, perdonava i peccatori,

si dichiarava Figlio di Dio…! E l’hanno fatto uccidere…

Ponzio Pilato

Rappresenta il potere costituito. “Non sai che ho il potere di liberarti o
di crocifiggerti ?”
“Tu non avresti alcun potere se non ti fosse stato dato dall’Alto!”
Quante volte rivendico in me questo potere! E come Ponzio Pilato so ciò
che è più giusto fare nelle varie circostanze della vita, ma la folla interiore
mi urla che devo crocifiggerlo altrimenti non sono “amico di Cesare”.
E nell’ora delle scelte o delle decisioni la coscienza (che è in me il potere
costituito da Dio) si lascia condizionare spesso dalle minacce dell’ego che
la cristallizza con la sua forza di gravità.
In me c’è anche lo scetticismo di Pilato: “Cos’è la verità’ “.
Come Lui sono cieco e non mi accorgo che la verità è davanti a me così
dimessa in quel Gesù prigioniero. La verità è evidente quando il mio

io diventa trasparente e fiducioso.
Ho bisogno di conversione interiore per vedere la verità.

“Sabato Santo”

Tutto tace. Gesù è nel sepolcro. È disceso negli inferi, nelle viscere della
È seppellito dentro la mia più tenebrosa intimità, senza pero esserne
contaminato: ilsu o corpo non conosce corruzione.
Attendo la purificazione del mio ego.
Vorrei lamentarmi con il mio Dio, ma quando penso al suo Figlio crocifisso
non posso: qualcosa mi blocca. E penso: cos’è la mia sofferenza paragonata alla sua?

Sono un povero mortale pieno di me stesso che vorrebbe amare Dio

realmente, ma non ho altro da offrirgli che il mio nulla.
Non è il nulla dei santi, è il mio nulla, quello dei vili, degli abbietti, degli
stomachevoli mediocri. Sono attaccato a questo “me stesso” che amo e che
odio.
Ma Dio, onnisciente, lo sapeva dall’eternità e farà di tutto per aiutarmi
ad entrare nel regno della libertà.
È entrato Lui stesso nel sepolcro della mia iniquità per rigenerarmi a nuova vita.