L’esistenza ha più piani ontici ed ontologici.

Quello più consistente è intimamente correlato con la coscienza di esistere.

In effetti un sasso, anche se esiste in sé, se non viene percepito da una coscienza evoluta, rimane nel suo limite ontico ed ontologico.

Se invece, noi persone, abbiamo coscienza dell’esistenza di quel determinato sasso perché lo percepiamo tale, allora esso rientra nella nostra sfera esistenziale.

Quell’oggetto incosciente in sé, comunque, è tale solo in relazione alla nostra coscienza. I miliardi di sassi che si trovano sul nostro pianeta e nell’universo, ma non sono percepiti da una coscienza umana, si celano dietro il nostro orizzonte mentale, ma è come se non esistessero, pur esistendo in sè.

Un uomo che vive rifiutando la consapevolezza di trovarsi su un piano esistenziale qualitativamente diverso dagli altri regni naturali, non vive nella sua pienezza.

Sopravvive, a meno che non cominci ad evolversi orientato verso la più profonda auto-consapevolezza.

Il vero e più completo esistente, quindi è colui che inizia il cammino verso l’auto-consapevolezza, fino a scoprire l’esistenza del principio di trascendenza che sostiene i diversi livelli del suo essere “persona”.