Ridere rilassa! Ridere fa bene! Ridere è terapeutico!
Ma chi lo dice?
Lo dice la saggezza popolare e lo dicono i proverbi: “il riso fa buon sangue”
Nell’Antico Testamento il lato comico invece è trascurato, così come nel Vangelo e nei Padri della Chiesa. Il motivo? Il comico nasce da un’incongruenza, da uno scarto rispetto alla consuetudine, alla normalità, al prevedibile. Perciò andava limitato e regolato.
Nel Medio Evo poi guai a riderericordate i monaci e Aristotele nel Nome della Rosa?!? La commedia era assolutamente proibita e perciò non si poteva riderema quelli erano decisamente tempi bui
Per fortuna si sono schiaritie già Thomas Sydenham, autorevole medico del XVII secolo, affermava che “l’arrivo di un buon clown esercita, sulla salute di una città, un’influenza benefica superiore a quella di venti asini carichi di medicinali”. Qualche secolo più tardi, lo stesso Freud, riteneva così rilevanti i motti di spirito da dedicarvi un intero libro. In epoca moderna è a partire dagli anni Sessanta che sono cominciati i primi studi sistematici sulle virtù terapeutiche della risata.
Veniamo a noi…
Negli anni ’80, il caso di Norman Cousins fece scalpore in tutti gli Stati Uniti.
Cousin era un noto giornalista scientifico che improvvisamente venne colpito da spondilite anchilosante, una grave alterazione delle articolazioni che porta progressivamente alla paralisi e alla morte. Il giornalista decise di curarsi seguendo un’insolita terapia: il ridere (tre-quattro ore al giorno di film comici) e la vitamina C (25 g al dì, assunti per flebo). A dispetto di ogni previsione, in capo a un anno, guarì completamente.
Da allora clown e film comici sono entrati nel novero delle medicine in grado di stimolare il sistema immunitario e potenziare il processo naturale di autoguarigione presso alcuni ospedali negli Stati Uniti e in Francia.
In questo contesto si colloca anche l’esperienza di Patch Adams il rivoluzionario medico-clown americano, fautore di un’assistenza sanitaria vista come servizio e incentrata sui reali bisogni dei pazienti, dove la comicità è utilizzata per creare familiarità con i malati e ridurre il disagio e l’alienazione dei degenti.
In Italia Jacopo Fo è promotore di un appello semiserio al ministero della Sanità per il riconoscimento della comicoterapia come filosofia e vera e propria cura da introdurre nelle strutture sanitarie.
A tal proposito Jacopo Fo si interroga e si risponde sul valore terapeutico dello sghignazzo:
“Ma il ridere è solo una delle tante emozioni positive?
Se l’ira è il peggior nemico della salute, il ridere è il miglior alleato. Infatti ridere è una ginnastica psichica, fisica, mentale ed emotiva.
Durante una crisi di riso, succede un vero e proprio miracolo fisiologico. Nel riso si impegnano più di 60 muscoli, per piangere ne usiamo meno di 20.
Si modifica la respirazione, si usa il diaframma (pochi lo fanno normalmente), si rinnovano le riserve di aria nei polmoni (come durante lo sbadiglio).
Si mobilitano le fasce muscolari più profonde (semi involontarie), soprattutto del ventre, creando un tonificante automassaggio rilassante.
Il cervello si “distrae”, i pensieri negativi perdono il loro potere paranoico, la mente si distende, la vita sembra migliore. Come il sonno, il ridere migliora la capacità del cervello di pensare lucidamente, scioglie la paura, esorcizza i cattivi pensieri.
Infine il ridere è un atto filosofico, un atteggiamento verso la vita. Crea una coscienza diversa del proprio rapporto con la vita e con la morte. Ingenera il sospetto che sotto le apparenze, il mondo sia diverso, suggerisce altri valori esistenziali.
Per questo ridere è zen. Anzi, come dicono alcuni maestri, ridere è lo ZEN.”
E se ridere fa bene (dimostrato scientificamente) oltre che essere uno spasso di per sé bè allora facciamolo il più possibile!?! Quindi perché non con i colleghi di lavoro? Insomma, trascorriamo in loro compagnia i due terzi delle nostre giornate! Rendiamoceli utili 🙂 :-):-)!!!