dal Messaggero Veneto del 4/11/02

Il Molise s’aggrappa ai friulani

Intanto anche in regione si allarga la lista dei comuni a rischio sismico


ROTELLO

Hanno pulito le strade, l’area attorno al palazzetto dello sport e il cimitero di San Giuliano di Puglia e hanno fatto persino parte del servizio d’ordine per il presidente delle repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Hanno la fierezza di chi sa e vuole rendersi utile e hanno dato prova di essere all’altezza di ogni situazione, di ogni emergenza. Gli uomini e le donne della Protezione civile del Friuli-Venezia Giulia, che da giorni lavorano strenuamente per aiutare le popolazioni del Molise colpite dal sisma, rappresentano il gruppo più nutrito che una Regione sia riuscito a mettere in campo, 250 persone, un’infinità se si considera, per esempio, che dal Veneto sono arrivati in 40.

Il campo base dei friulani è a Rotello, un paese a una ventina di chilometri da San Giuliano di Puglia, il centro più colpito dove sono morti i 26 bambini della scuola Jovine, una maestra e altre due donne. Da Rotello ci si muove e si opera in un’area molto vasta e non è facile. Anzi non è stato facile. Quando sono arrivati qui non c’era la benché minima organizzazione, mancava tutto, raccontano sommessamente ora, perché comunque non vogliono fare polemiche.

A Rotello è stata messa su una tendopoli, assieme agli abbruzzesi, decine di tende con una decina di posti letto in ognuna e finestrelle e brandine per bambini e donne e anziani che a volte si reggono appena in piedi. Non fa freddo ancora quassù e questo vuol già dire molto, ma l’inverno fa paura. Il terremoto però ha sconquassato tutto e tutti ed è ancora troppo presto per rientrare nelle case. A Rotello le abitazioni disastrate sono poche, le persone che vediamo qui, come ci spiegano, non sono sfollati veri e propri, come gli abitanti di San Giuliano di Puglia, dove c’è un’ordinanza di sgombero. È gente che ha paura a rientrare nelle case e che è anche opportuno far dormire sotto le tende perché il terremoto continua a scuotere la terra. Tre scosse l’altra notte, una leggera, le altre due si sono sentite bene.

Per essere vicino ai suoi uomini che conosce quasi uno a uno, l’assessore Paolo Ciani è qui a Rotello, ma anche a Larino e San Giuliano. La visita al campo base comincia di buon mattino. Alle 7.30 sono già tutti in piedi e, anzi, hanno già fatto almeno un paio di ore di lavoro. Nella la prima notte, dopo 48 ore intensissime, hanno potuto riposare un po’, ma non si concedono più di cinque ore di sonno. C’è troppo da fare.

E così fanno una pausa soltanto quando l’assessore Ciani e il direttore regionale della Protezione civile del Friuli-Venezia Giulia Guglielmo Berlasso entrano nel grande tendone attrezzato per i pranzi e le cene. «Sono venuto qui per incontrarvi – esordisce il rappresentante della Regione – e per fare assieme il punto della situazione, vedere i lavori che bisogna sviluppare nei prossimi giorni». Tutti lo ascoltano silenziosi, seduti attorno alle grandi tavolate dove si raccolgono per mangiare. «Andiamo avanti, non ci fermiamo assolutamente», sprona l’assessore, che aggiunge: «Siamo qui anche per portare la nostra esperienza sulla legislazione». Quindi conclude con trasporto: «Grazie, grazie di cuore a tutti voi». E l’applauso lo sorprende all’inizio di una giornata che sarà estenuante.

I friulani hanno pensato proprio a tutto. Hanno portato anche lo psicologo Rolando Incontrera, il cui primo compito è stato quello di convincere tutti coloro che dormivano nelle auto, parcheggiate lungo le strade provinciali e comunali fra queste colline inframmezzate da uliveti e vigneti. «Queste persone presentavano i sintomi tradizionali di chi vive un’esperienza del genere – spiega Rolando Incontrera – e cioè tremori, pianti, palpitazioni. E ancora svenimenti, rabbia, collera. Bisogna quindi intervenire e la prima cosa da fare è riuscire a rovesciare la cultura di vittima a quella di sopravvivenza».

Ci sono gli alpini, una quarantina in tutto, con il generale Rolando Parisotto, ma il coordinatore regionale della Protezione civile Ana tiene a precisare sorridendo: «Però siamo molti di più. Pensi che il 78 per cento dei componenti le squadre comunali sono alpini». Ci sono i radioamatori che si tengono in contatto 24 ore su 24 con la Prefettura di Campobasso, con i colleghi sul territorio e con la base a Palmanova. E i tecnici della Protezione civile regionale, coordinati dal geometra Paolo Cojutti, direttore del servizio tecnico, che vuole ricordare uno a uno tutti i colleghi che in questi giorni sono al suo fianco: il suo vice, geometra Paolo Cechet, l’ingegner Gianni Burba, i geometri Cesare Nonino, Livio Lendaro, Paolo Zuliani. «Siamo arrivati il primo giorno – spiega Cojutti – e abbiamo preso in mano San Giuliano».

Una loro auto è stata anche colpita da calcinacci con la scossa del primo novembre ed è stata lievemente danneggiata, ma nessuno ha riportato conseguenze. «San Giuliano è da radere al suolo completamente», dice durante un giro di ricognizione con l’assessore nel paese che ha inghiottito per sempre le vite e i sogni di 26 bambini. Nonostante le immagini mostrino sempre la scuola rasa al suolo e le case tutt’attorno quasi intatte, la situazione reale è ben diversa. Sì la scuola è caduta, come molte altre case di pietra di inizio secolo, molti edifici si sono sbriciolati, ma tutti quelli che sono ancora su sono attraversati da profondissime crepe e hanno quasi la forma di una botte.

L’assessore presenzia ai funerali con una trentina di uomini della Protezione civile del Friuli-Venezia Giulia. I dieci che da ore stanno lavorando a San Giuliano e una ventina arrivata da Rotello. Alcuni di loro, che fino a poco prima pulivano il cimitero, hanno chiesto al cerimoniere del Quirinale se aveva bisogno di aiuto… «E così ci siamo ritrovati a far parte – spiega Giuseppe Iaiza di Pozzuolo – del servizio d’ordine del presidente Ciampi. Eravamo lì, schierati accanto a lui». E a pregare per quei bambini, tante piccole bare bianche, con i fiori e le fotografie mentre risuona ancora il grido disperato di una madre: «Perché, perché…».
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