dal Messaggero Veneto del 23/10/02

Aiutare i missionari in Costa d’Avorio


Nel ringraziare le centinaia e centinaia di persone che telefonano al Centro missionario diocesano domandando informazioni sulla crisi in corso in Costa d’Avorio ed esprimendo solidarietà e vicinanza in questo particolare momento di difficoltà per le missioni diocesane, è doveroso da parte del Centro missionario fornire ulteriori informazioni sulla situazione, quale si manifesta alla data di sabato 19 ottobre 2002.
Dopo la forzata evacuazione dalla missione di Nimbò- Bouakè, i sacerdoti, don Michele Stevanato e don Adriano Stoica, hanno trovato rifugio alla missione di Kossou, ove don Pierpaolo Soranzo e don Flavio Zanetti li hanno accolti, assieme ai due missionari “Fidei Donum” di Belluno, don Augusto e don Bruno, e a padre Giovanni de Franceschi del Pime.

Le suore della Provvidenza hanno trovato accoglienza presso le consorelle di Yamoussoukro e la coppia di laici, Nevio ed Erica Milloch, sono stati rimpatriati e attualmente sono in Italia, in attesa degli eventi.
Perdurando la situazione di guerra civile che ha proprio in Bouakè il suo centro, fatto base di azione dai rivoltosi, la popolazione di Bouakè, stremata dalla guerra e dalla fame, ha cominciato a lasciare la città. Mentre si scrivono queste note si calcola a 250-300.000 le persone che scappano da Bouakè e si rivolgono alle missioni cattoliche che sono nella zona di Bouakè. Così Sakassou, ove operano i missionari di Belluno, M’Baiakro, ove sono i missionari del Pime, Didievi, Tiebissou, Raviart, Toumodi, Yamoussoukro e ora anche Kossou sono invase da migliaia di profughi che cercano cibo, sostegno e protezione. È significativo che la gente si rivolga proprio alle missioni cattoliche, le uniche che, in questo momento, sembra abbiano a cuore la sorte di questa povera gente.

Sabato 12 ottobre, don Michele Stevanato, parroco a Nimbo- Bouakè, ha deciso di fare un cammino a ritroso e, non senza rischi, è arrivato fino a Djebonoua, a 20 chilometri da Bouakè, per portare quintali di riso, altri viveri e medicinali, per le centinaia di profughi che a Djebonoua sono stati accolti dalla locale comunità cristiana. Il giorno dopo, don Michele ha fatto un’altra spedizione recandosi fino al lebbrosario di Manikrò, ad appena 5 chilometri dal fronte di guerra. Qui ha trovato una situazione terribile: i medici, gli infermieri e quanti dovrebbero occuparsi dei lebbrosi erano tutti fuggiti, per paura della guerra, e i lebbrosi erano letteralmente soli e abbandonati da alcuni giorni. Ai lebbrosi don Michele ha portato riso, olio, sapone e materiale sanitario e poi ha celebrato la santa messa nella vicina Djebonoua.

Ma ha portato soprattutto la speranza, sollevando i lebbrosi dalla disperazione di essere stati abbandonati. Lunedì 14 ottobre don Michele Stevanato è ritornato assieme a due suore della Provvidenza, infermiere, suor Pia Giovanna Beraldin e suor Bruna Paravano. Le suore hanno lavorato tutto il giorno al lebbrosario per pulire, medicare e consolare. Martedì 15 sono ritornate con l’ambulanza, per qualche caso di urgenza e hanno deciso di fermarsi a Diabonoua a 20 chilometri dal fronte per poter assistere da vicino i lebbrosi. A Kossou, nel frattempo, don Pierpaolo Soranzo e don Flavio Zanetti sono alle prese con profughi che stanno arrivando. Utilizzando i pochi fondi ancora disponibili pagano il viaggio in taxi-brousse ai profughi perché raggiungano parenti e amici ad Abidjan e nel sud del paese. Hanno chiesto poi a tutti i villaggi della missione di Kossou di partecipare alla raccolta di viveri per dar da mangiare ai profughi. Mercoledì 16 e giovedì 17 sono passati per i singoli villaggi a raccogliere quanto i cristiani e, si spera, non solo loro, hanno offerto per i profughi. In totale hanno raccolto un quantitativo trasportabile da 12 bachées (camioncini). Il materiale alimentare raccolto, in segno di solidarietà e condivisione, è stato donato alla missione di Raviart, tenuta da sacerdoti africani.

Mercoledì 15 ottobre il nunzio apostolico, monsignor Mario Zennari, è arrivato ad Yamoussoukro per confortare gli sfollati. Nel frattempo i 2 container, caricati e spediti da Gorizia il 13 stetembre scorso, sono arrivati al porto di Abidjan, e si è in attesa di vedere come farli arrivare fino a Kossou. I container contengono 900 colli di materiale, in gran parte sanitario, per un valore di oltre 200.000 euro, e la vettura Toyota fuoristrada, donata da Miva Austria. Il materiale sanitario è destinato in gran parte al lebbrosario di Monikrò e all’ospedale ove si curano i bambini colpiti dal Morbo di Buyrulì a Kongouanou. Da rilevare che le suore della Provvidenza, percorrendo piste fuori mano, garantiscono la loro presenza e cura ai 50 bambini e ragazzi malati di Burulì ospitati a Kongouanou. Per far fronte a questa marea di profughi, il Centro missionario diocesano ha inviato subito 20.000 euro per l’acquisto di riso, viveri e materiale di prima necessità.

Le ultime notizie dicono che per questi giorni è fissato il “cessate fuoco” e che in località segreta dovrebbero iniziare le trattative per una pacificazione. Nel frattempo e in attesa che si arrivi veramente alla fine della guerra, permane l’emergenza dei profughi, che durerà ancora per mesi e mesi. Il Centro missionario diocesano è attualmente in grande difficoltà a far fronte a questa imprevista e gravissima emergenza, per cui si affida alla sensibilità e alla generosità di quanti potranno dare un aiuto per sostenere e consolare questa fiumana di poveri che bussano alle porte delle nostre missioni.

Direttore Centro missionario diocesano di Gorizia
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