dal Messaggero Veneto del 29/09/02

Per cominciare citiamo la circolare ministeriale 17 luglio 2002 n° 81: «La direttiva nº 53 del 15/05/2002… ha individuato all’art.1 punto b), tra gli interventi prioritari… le iniziative volte al potenziamento e alla qualificazione dell’offerta di integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap…». Siamo arrivati a scuola il primo giorno con le apprensioni che sempre accompagnano i genitori di alunni disabili: quale sarà l’insegnante di sostegno quest’anno e speriamo che almeno le sia stato concesso un numero di ore adeguato a svolgere un buon lavoro per l’integrazione di nostro figlio.
Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, più volte intervistato, ha assicurato un regolare inizio dell’anno scolastico con tutti gli insegnanti al loro posto. Niente di più rassicurante se non fosse per la nostra grande delusione del nostro primo giorno di scuola.

Scopriamo subito che le ore di sostegno richieste per nostro figlio, di cui già usufruiva l’anno scorso, sono state ridotte di un terzo.
Nel punto b) Posti di sostegno, nella C.M. 8 luglio 2002 nº 77, si invita a gestire la delicata operazione con la massima cautela verificando che siano state attentamente valutate, oltre all’incremento del numero degli alunni e alla gravità dell’handicap, anche le situazioni organizzative e le risorse disponibili nella scuola.

Da una parte si ammette che c’è stato un incremento del numero degli alunni in situazione di handicap e dall’altra si toglie le risorse professionali. Chi ha valutato così attentamente? Sono state valutate le particolarità dell’individuo e si è tenuto conto dei progetti presentati con la richiesta delle ore di sostegno? Ora qualcuno ci deve spiegare quali sono «le iniziative volte al potenziamento dell’offerta di integrazione scolastica», dato che l’insegnante di classe rimane sola per metà dell’orario scolastico settimanale.

Vista l’esperienza che ci siamo fatti in diversi anni di scuola, ci è difficile pensare a una «qualificazione dell’offerta di integrazione scolastica», in una classe con portatore di handicap, senza avere a disposizione le risorse adeguate. Sarebbe gratificante per tutta la classe vedere che il loro compagno in difficoltà può fare dei progressi, se debitamente seguito. I nostri figli devono avere la possibilità di migliorare adesso, con un’effettiva integrazione nella scuola, le loro abilità e capacità di apprendimento e prevenire così una più pesante spesa sociale nel tempo.

Ci chiediamo perché hanno risparmiato cominciando a tagliare i fondi proprio nell’assegnazione dei posti di sostegno? Ci chiediamo perché si trovino subito i fondi per l’insegnamento della lingua friulana e non per gli insegnanti di sostegno, si parli tanto del crocifisso sulle pareti delle aule scolastiche e poi… la solidarietà come principio educativo.
Per educare i giovani alla solidarietà è importante che gli adulti abbiano le idee chiare in merito.
Negli ultimi tempi le facce sempre sorridenti che appaiono in tv ci dicono che tutto va bene. Sarà proprio vero?

Lettera firmata

Pradamano