dal Messaggero Veneto del 3/08/02
Momento di festa ma soprattutto di riflessione sulla gravissima situazione nel paese sudamericano
Accanto ai friulani d’Argentina
Nell’incontro annuale di domani a Gorizia si presenta l’iniziativa “Solidaridad”
di NICOLA COSSAR
L’incontro dei friulani nel mondo è un appuntamento atteso, sentito, festoso, fecondo, nel segno della radice comune. Sarà così anche domani a Gorizia nel corso delle manifestazioni organizzate, con entusiasmo e capacità, dell’ente presieduto dal senatore Mario Toros, da sempre la sua anima.
Ma, se la gioia del ritrovarsi è sempre grande, nessuno, proprio nessuno, può nascondersi i problemi che altri friulani e i loro discendenti stanno affrontando, friulani che sicuramente non saranno a ricevere l’abbraccio di Gorizia e della sua gente: sono i nostri conterranei d’Argentina, costretti a vivere un momento drammatico per la crisi economica (e non solo, purtroppo) in cui l’ex grande Paese sudamericano è precipitato.
Quei friulani però non saranno soli. Non è retorica spicciola questa, perché Friuli nel mondo (da mezzo secolo al servizio del mondo dell’emigrazione) e i suoi interlocutori istituzionali (Province, Comuni, Pro loco, associazioni culturali e ricreative) si sono mobilitati, assieme alla straordinaria catena dei Fogolârs furlans, per aiutarli concretamente. Il nome del progetto, che sarà presentato proprio domani, è Solidaridad Argentina 2002, un’iniziativa che non è di mera solidarietà, o caritatevole se volete: è qualcosa di più. È il fratello che sente il fratello e i suoi bisogni, la sua storia e le sue lacrime.
La mobilitazione è sostenuta da impegni precisi nel settore assistenziale, poi ci sarà spazio a progetti che coinvolgeranno il mondo del lavoro. Gli obiettivi di questo grande e nobile impegno – cui tutti siamo chiamati – non sono quelli di favorire un controesodo improponibile e senza regole (per tanti comprensibili motivi), quanto, piuttosto, di indirizzare persone ed energie verso altre mete: superato il momento assistenziale, la scommessa è quella di coinvolgere le forze più attive e dinamiche della società friulana – in Friuli e nel mondo – per concretare la fase immediatamente successiva a quella della solidarietà assistenziale in progetti di cooperazione allo sviluppo, da realizzarsi come dimostrazione della traduzione in pratica di un’intuizione che potrà rivoluzionare la qualità dei rapporti del Friuli con la sua diaspora e con il villaggio globale.
Dunque, Solidaridad è soltanto il primo, significativo passo di un cammino più lungo al fianco dei friulani d’Argentina. Altri ne seguiranno, come quelli citati, e fondamentali, dei progetti collegati al mondo del lavoro. Anche da Gorizia domani partirà questo messaggio, forte e autentico: il Friuli, con la sua lingua, la sua civiltà e la sua gente, di qua e di là dell’Oceano (ma anche negli altri continenti), sa essere patria autentica, costruita su una sensibilità straordinaria, più forte delle strategie e delle crisi, generosa e solidale.
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Il 51,4% degli abitanti in condizioni di povertà
La Repubblica d’Argentina sta attraversando la più grave crisi. Anche le statistiche ufficiali parlano chiaro: oltre 18 milioni di persone, il 51,4% dell’intera popolazione, vivono in condizioni di povertà. Di questi, più di 8 milioni sono indigenti e cioè sotto il livello di sopravvivenza.
Altro dato raccapricciante: tra questi poveri, più di 8 milioni sono bambini ed adolescenti sotto i 18 anni. Questo significa che due minori su tre vivono in condizioni di estremo disagio. Per rendere più chiara la misura reale della drammaticità della situazione va precisato che, per le statistiche ufficiali argentine, sono considerate povere le famiglie (composte di quattro persone) con un reddito mensile inferiore ai 175 Euro.
Questa povertà è un fenomeno in continua ascesa dal 1994. Ha registrato un notevole peggioramento dal 1998 per precipitare negli ultimi mesi del 2001. È la risultante di una particolare combinazione di tre importanti indicatori economici: l’aumento dei prezzi, specialmente dei beni alimentari, l’aumento della disoccupazione ed il congelamento dei salari. Da gennaio a maggio 2002, in appena cinque mesi, la povertà ha coinvolto quasi quattro milioni di persone in più; circa 25 mila nuovi poveri al giorno in più! L’Argentina ha oggi indici di indigenza superiori a quelli di molti Paesi latino-americani, mentre fino alla metà degli anni ’70 la povertà era una questione marginale che interessava appena il 5% della popolazione.
Riflettendo su questa grave situazione, non si può non notare la nuova spartizione delle zone d’influenza tra i poteri forti della globalizzazione attraverso i loro strumenti privilegiati: Fondo monetario internazionale e la Banca Mondiale. Si sta spingendo verso una (preoccupante) dollarizzazione generalizzata del continente latino-americano, con il sorprendente beneplacito europeo. In cambio, l’Europa comunitaria si vedrebbe attribuire l’autonoma gestione dell’allargamento ad Est (fino all’integrazione nei suoi mercati anche della Russia di Putin) e la ridefinizione di una sua politica verso l’Africa. Il Giappone, anche per poter uscire dalla sua crisi diventerebbe il tutor di tutto il Sud-est asiatico.
Tornando alla crisi argentina è importante insistere sull’incidenza che questa nuova stagione della travagliata vita delle nostre comunità in quel Paese avrà nei rapporti delle stesse con il Friuli. Il discorso va, ovviamente, allargato all’insieme dei rapporti del Friuli con la sua diaspora. Il progetto di trasformazione dell’intero sistema relazionale internazionale del Friuli (o per chi preferisce, locale-globale) deve registrare una brusca accelerazione e richiede il rilancio di un dibattito aperto a tutte le voci interessate.
In virtù del principio di sussidarietà oramai affermatosi come uno dei pilastri fondamentali sui quali costruire il rapporto tra società civile e strutture pubbliche, anche l’organizzazione dei rapporti con la risorsa diaspora deve informarsi ad un coordinamento dei rapporti che lasci il più ampio spazio possibile all’inventiva, alla capacità progettuale ed alla snellezza operativa del volontariato di quelle associazioni che realmente rappresentato la friulanità nel mondo e non solo parziali interessi di bottega. I tempi e le procedure in auge nella società della conoscenza non tollerano più lentezze sistematiche, incertezze procedurali, interpretazioni astruse, formalismi asfissianti.
Dall’espressione della volontà politica sull’obiettivo da raggiungere, all’indicazione delle risorse disponibili, alla definizione delle priorità da perseguire, alla messa in moto dei meccanismi attuativi fino al raggiungimento dello scopo prefissato, il fattore tempo diventa una discriminante essenziale. Friuli nel mondo, attento interprete delle vicende internazionali e nello stesso tempo conscio dei limiti della sua dimensione, ha elaborato, già due anni fa, una strategia d’intervento nei confronti dell’America Latina che può, oggi, essere applicato prioritariamente all’Argentina. La strategia si compone di tre fasce d’intervento: solidarietà nell’emergenza, politica programmata di rientri selezionati, cooperazione allo sviluppo. In questo particolare momento ci preme mettere in evidenza il discorso della solidarietà ed insistere sull’azione Solidaridad Argentina 2002. Nel suo piccolo, il Friuli può fare molto.
Ferruccio Clavora
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La grande e collaudata rete dei Fogolârs individuerà i bisogni, distribuirà gli aiuti e controllerà il loro utilizzo
Dopo l’assistenza, la cooperazione
Continua senza soste il flusso dell’immigrazione in Friuli di discendenti di emigrati friulani provenienti dall’Argentina, in seguito alla grave crisi economica che ha colpito quel Paese. Molti arrivano accompagnati dalle famiglie, troppi sono coloro che decidono di trasferirsi in Europa senza i requisiti della cittadinanza. Chiedono un lavoro, un alloggio, un aiuto economico per la prima sistemazione, un sostegno per lo svolgimento delle tante pratiche burocratiche.
Tanti, quelli senza la cittadinanza, dopo alcuni mesi di disagi, tentennamenti e affannose ricerche di impossibili soluzioni, con la morte nel cuore, devono ripartire. Così, Friuli nel mondo, che già in febbraio ha aperto un ufficio per l’assistenza a queste persone, ha sensibilizzato l’opinione pubblica delle province di Udine, Gorizia e Pordenone sulla necessità di prestare la massima attenzione all’evoluzione di una situazione che potrebbe assumere risvolti preoccupanti.
Ogni famiglia friulana ha parenti residenti all’estero, molti dei quali in Argentina. A questo punto, diventa importante che in caso di contatti con parenti e/o amici residenti in Argentina venga assolutamente sconsigliato il trasferimento spontaneo, indiscriminato e non inquadrato nella politica programmata di rientri selezionati ideata ed impostata dall’ente Friuli nel mondo già due anni fa e che la Regione ha inteso sostenere con finanziamenti ad hoc.
A coloro che intendono fare questa scelta deve essere consigliato di rivolgersi, prima di ogni decisione, alla rete degli sportelli informativi attivi in 18 città della Repubblica Argentina che Friuli nel mondo ha aperto grazie al sostegno dell’amministrazione provinciale di Udine.
I primi segnali sono confortanti. L’auspicio è quello di vedere non solo affluire un consistente sostegno economico, ma anche di prendere atto dello svilupparsi di momenti di riflessione sul significato prospettico di un’azione che deve andare oltre la dimensione assistenziale. La scommessa è quella di coinvolgere le forze più attive e dinamiche della società friulana – in Friuli e nel mondo – per concretare la fase immediatamente successiva a quella della solidarietà assistenziale, in progetti di cooperazione allo sviluppo da realizzarsi come dimostrazione della praticabilità di una intuizione che potrà rivoluzionare la qualità dei rapporti del Friuli con la sua diaspora e con il villaggio globale.
In considerazione del continuo aggravarsi della situazione sociale e del perdurare dell’emergenza sanitaria, in collaborazione con un gruppo di giovani argentini di origine friulana trasferitisi negli ultimi anni dall’Argentina in Friuli e grazie al sostegno iniziale dei comuni aderenti al Progetto integrato del Medio Friuli è stata lanciata una vasta campagna denominata Solidaridad Argentina 2002 per la raccolta di fondi da destinare al sostegno dei friulani in quel Paese. Tramite il diretto coinvolgimento della grande e collaudata rete dei Fogolârs furlans, verranno individuati i bisogni, distribuiti gli aiuti e controllato il loro utilizzo.
Come sarà illustrato anche domani a Gorizia, sarà possibile aiutare le famiglie friulano-argentine, sia tramite il conto corrente 10570 della Crup Udine (filiale numero 9), sia acquistando delle originali magliette disegnate dall’artista Guido Carrara e proposte nelle feste e nelle piazze del Friuli durante le manifestazioni estive. Per divulgare questa iniziativa sono stati realizzati due spot televisivi di 30 secondi. Creatività e produzione no profit di questa campagna di sensibilizzazione nascono dall’incontro amichevole e appassionato di professionisti come Bruno Beltramini di Udine, Remigio Romano di Sedegliano, Marco Muran, Romeo Pignat e Walter Vergani di Pordenone. A questa cordata spontanea ha aderito anche Telefriuli.
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Il presidente di Friuli nel mondo analizza i mutamenti sociali e le occasioni di crescita per università e imprese
Toros: «Le nuove generazioni cercano cultura e lavoro»
Sono oltre due milioni i friulani sparsi nei cinque continenti. Il loro ricordo porta il pensiero ad un passato fatto di miserie, di valigie di cartone, di lunghi viaggi, di famiglie spezzate, di fortune fatte lontano a casa, di tanta nostalgia. Il Friuli li ha quasi dimenticati. Spesso il tema viene trattato con fastidio, con sufficienza o per ottenere prebende da spendere per giustificare l’esistenza di strutture superate dai tempi.
Da una decina d’anni, però, si è fatta strada una lettura aggiornata di una realtà che non viene più definita con i termini «emigrazione», «emigranti», «comunità degli emigrati» o altro, ma usando una terminologia aggiornata come «diaspora», «società della diaspora», «rete relazionale», quindi non più un «problema» ma una «risorsa», un «fattore di potenza internazionale», una importante occasione per le Regioni (quando ci arrivano concettualmente) di fare politica internazionale tramite le rispettive diaspore regionali.
La diaspora friulana può diventare un formidabile strumento di internazionalizzazione del Friuli e la chiave d’ingresso qualificata e produttiva nei meandri della mondialità sociale, culturale, economica e politica. È merito dell’ente Friuli nel mondo aver indicato questa nuova strada dopo la quarta Conferenza regionale dell’emigrazione, nel 1993. Ce ne parlano, a due voci, il presidente Mario Toros ed il direttore Ferruccio Klavora.
Toros: «Fino a 20 anni fa, bastava intonare Stelutis alpinis per fare scattare tutti sull’attenti, in Canada come in Australia, in Europa o in Argentina.
Si avvertiva l’esigenza di coltivare la memoria, perché c’era molta nostalgia e si dovevano trovare strumenti per ricordare ciò che si era perso. Così questi emigranti, mi si conceda la semplificazione, si sentivano più friulani degli stessi friulani rimasti in patria. Ma le cose sono cambiate e stanno cambiando molto rapidamente: dal Friuli, le nuove generazioni richiedono stimoli e suggestioni diverse, sia in termini culturali sia sotto il profilo delle opportunità di formazione e di lavoro. Non rendersi conto di queste profonde trasformazioni nella composizione sociologica della società della diaspora friulana significherebbe arroccarsi sull’inutile conservazione di un passato sempre meno aggiornato e sempre meno condiviso, sia in Friuli sia nel mondo».
Clavora: «Con questa consapevolezza ed in stretto rapporto con i segmenti più vivi e dinamici della diaspora friulana, Friuli nel mondo ha intrapreso un grande progetto di internazionalizzazione che consiste nel coordinamento di una rete planetaria di rapporti, finalizzato al mantenimento di una moderna ed attiva coscienza della propria identità, ma anche allo sviluppo di un interscambio friulanamente caratterizzato nell’ambito di valori universalmente condivisi.
Aprirsi, non chiudersi. Oggi, Friuli nel mondo sta diventando un’agenzia per la promozione delle competenze e delle opportunità. Per il Friuli si tratta di capire che su scala mondiale si è affermato un diverso modo di intendere il rapporto tra particolarismo culturale ed internazionalizzazione dell’economia. Così, nella crescente interdipendenza tra sistemi economici, i legami etnici e culturali costituiscono sempre di più un valore aggiunto sul quale le singole persone ed i gruppi che hanno coscienza i sé, possono scommettere».
Toros: «Insomma, il friulano di terza o quarta generazione potrà anche essere incuriosito dalle villotte, ma gli interessa anche sapere se può studiare, lavorare oppure farsi un giro turistico nella terra dei bisnonni. E il Friuli, con un’università giovane e dinamica, con un sistema produttivo bisognoso di manodopera e di relazioni commerciali dovrebbe rendersi conto che questa è una buona carta da giocare per il suo sviluppo futuro.
Da questi presupposti nascono le numerose proposte formative già messe in campo da Friuli nel mondo ed anche il progetto sperimentale di verifica della fattibilità di una politica programmata di rientri selezionati rivolto ai discendenti degli emigrati friulani in America Latina. Se si volesse coniare uno slogan per riassumere tale percorso si potrebbe prendere a prestito il titolo di una mostra itinerante che è stata presentata con straordinario successo nelle cinque più importanti città del Canada e nelle cinque maggiori città australiane: Friuli-Venezia Giulia: le radici del futuro».
Clavora: «Le condizioni dello sviluppo imposte dalle logiche del villaggio globale sono tali da consentire alla tribù globale friulana di elaborare piani concreti di cooperazione a tutti i livelli ed in tutti i settori della vita comunitaria: educazione e formazione, economia e finanza, scienza ed arte, politica e cosi via. Solo la miopia di alcuni segmenti retrogradi della società friulana ha rallentato l’esplosione di queste dinamiche. Ma la strada indicata da Friuli nel mondo, in realtà, è obbligata».
L.B.
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