(Poemetto scrupolosamente formato da endecasillabi organizzati in quartine a rime alternate)
O tu pellegrino di questa terra
che per cercar segni scruti il cielo,
sei come un bel fiore nella serra,
tra te e la realtà c’è un velo.
Cammini scalzo in mezzo al prato
e l’erba i tuoi piedi accarezza,
poi tocchi l’albero che hai piantato,
sul tuo viso fresca è la brezza.
Della tortora odi il gemito,
del gaio e nero merlo gli schiocchi,
da quel ramo di ali un fremito
che ti fanno rialzare gli occhi.
I profumi dell’odoroso maggio
ti ricordan l’incanto del passato,
la natura è un grande omaggio
ma per te quasi tutto è scontato.
Ciò che tocchi non è da te toccato
non è visto ciò che stai vedendo,
non è odor ciò che hai odorato,
non son suoni ciò che stai udendo.
È la mente che sta elaborando
ciò che tu tocchi, o vedi ed odi,
i profumi che stai annusando
è sol in te che dolcemente godi.
Tu spesso cerchi apparizioni
per poter credere nel Trascendente,
ma ignori quante illusioni
popolano la tua cieca mente.
Ma tutto attorno a te “appare”
e tu non ne sei più consapevole,
chissà poi dove vai tu a cercare
Colui che ritieni immutevole.
Egli è lì, nel fiore che profuma,
nel gemito della bianca colomba,
è nel fuoco che il legno consuma,
nel tuono che lontano da qui romba.
Ed è proprio Lui che tutto sostiene
regge ogni forma di esistenza,
è anche in te e ti vuole bene:
eppur di Lui non puoi fare senza.
Pier Angelo Piai