dal Messaggero Veneto del 17/05/2002
Leggo sul Messaggero del 10 maggio la lettera della signora Sabina Marzotta dal titolo Anziani e solitudine.
È vero: i problemi degli anziani è di grande attualità e lo sarà ancora di più con il passare degli anni. Ma è anche vero che molto spesso questo argomento lascia spazio a facili sentimentalismi, distraendo gli interlocutori da un corretto inquadramento del problema. Secondo il mio modesto punto di vista, suffragato da parecchi anni di esperienza lavorativa nel settore, la popolazione anziani si può dividere in tre grandi gruppi.
Ci sono gli ultrasessantacinquenni autosufficienti. Grazie al cielo sono i più numerosi e sono variamente impegnati nel proprio contesto sociale: quando non si occupano di qualche interesse personale (per esempio opere di volontariato), possono scegliere tra le più svariate possibilità messe loro a disposizione (basti pensare al fiorire delle università dedicate alla terza età).
Ci sono poi gli anziani meno fortunati: i non autosufficienti.
In questi ultimi 5 anni si è assistito al proliferare di case di riposo, soprattutto a carattere privato, tanto che, per la prima volta, in Provincia si assiste al quasi totale azzeramento delle liste d’attesa.
Certo rimane il non facile problema del controllo sulla gestione.
C’è infine un’ulteriore categoria: quella degli anziani parzialmente autosufficienti. E qui, a mio avviso, nasce il problema. Queste persone stanno progressivamente perdendo la propria autonomia e il proprio posto nella società e per loro si avvicina sempre più il momento che tutti più temono: quello dell’istituzionalizzazione.
Si può fare qualche cosa? Sì. Ha ragione la signora a parlare di mancanza «nella società di una consapevolezza adeguata dei problemi in questione». Esiste una mancanza di consapevolezza, di conoscenza, ma anche di cultura. E le colpe, se di colpe si può parlare, sono sia del settore pubblico locale sia del cittadino privato. Il settore pubblico, il più delle volte, dimostra le proprie lacune nel non saper promuovere e nel non prestare attenzione alle numerose iniziative che già esistono e che coprono molti bisogni.
Esso si limita a proporre i servizi messi a disposizione dai propri uffici o a promuoverne altri già efficacemente attivati da organizzazioni private. Il privato cittadino, invece – e qui ravvisiamo la totale mancanza di cultura del rispetto – preferisce istituzionalizzare il proprio anziano delegando le cure, specie psicologiche, a strutture di cui non si cura di verificare nemmeno la professionalità.
Esistono però molte, moltissime persone che si dedicano con serietà, professionalità e amore al prossimo, e non solo nell’ambito degli anziani.
Ed è un peccato che di questi sforzi si parli poco. Le strutture ci sono, forse ne servono altre, è vero, ma basterebbe prendersi la briga di andare a cercare per trovarle. Non sono un tesoro poi così nascosto! Il problema non è già tanto quello di «… monitorare, … stimolare e sensibilizzare…» quanto semmai quello di integrare e coordinare i servizi esistenti e scambiare le informazioni tra le associazioni e le organizzazioni che operano nel settore, cercando di superare, ove esistono, quegli inutili campanilismi che ostacolano un’efficace azione.
Una parola infine sul Tam – Telefono anziani maltrattati, cui la signora fa velatamente riferimento. Questo servizio non si limita «all’ascolto delle denunce», anzi, la sua struttura è molto complessa.
Per ovvie ragioni di spazio, mi limiterò a precisare che l’organizzazione si dispone su tre diversi livelli di azione: ai volontari del centro di ascolto, tutti formati da personale specializzato e tutti già con esperienza nel settore degli anziani, si affianca un comitato di referenti (formato da professionisti di diversi settori lavorativi), il cui compito è quello di verificare l’esistenza del maltrattamento e di cercare la soluzione meno traumatica per l’anziano, e un comitato tecnico-organizzativo per la risoluzione dei casi più difficili e complicati, compresi quelli per cui si potrebbe ipotizzare una soluzione giudiziaria. Tutto questo per la cronaca.
Daniela Barone
Cooperativa Solimai
Udine
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RISPOSTA DI LINA DE CERVO
In risposta all’articolo su “COME� AIUTARE GLI ANZIANI”, scritto dalla Signora Daniela Barone della Cooperativa Solimai di Udine. Io sono la figlia di una persona di 75 anni, diventata improvvisamente da un giorno all’altro (in seguito ad una caduta) non più autosufficiente. Esattamente dal 2 Giugno al 27 luglio, mia mamma è rimasta immobilizzata a letto.
E per me è iniziato un cammino irto e faticoso, ho bussato a tutti gli indirizzi che conoscevo: Ortopedici, Neurologi, Asl, Fisioterapisti…..ma nessuno è riuscito ad essermi d’aiuto, non per la loro cattiva volontà, ma per la loro ignoranza su cosa realmente fare con una persona così!!!!!!!!!!
Io avrei dovuto farla camminare, senza nemmeno richiedere e accertarsi con una risonanza magnetica (che ho dovuto richiedere a forza) di cosa realmente fosse successo in quella sua caduta!
Non volevo assolutamente sbolognare mia mamma, in un ospedale nè� tantomeno delegare agli altri la sua SALUTE!!!!!
Chiedevo semplicemente più informazioni veritiere!
Soltanto per la richiesta di semplici pannoloni, ho dovuto fare avanti e indietro dall’asl tre giorni, con dispendio di benzina, di ore di lavoro, per poi appurare che i medici sono malamente informati!
Ed io?????? Una pallina da tennis!!!! Un rimbalzo continuo da uno sportello all’altro! Io vivo a Piossasco, in provincia di torino, zona malservita dal punto di vista sanitario, abbiamo un’ASL….ma non riesce a svolgere tutte le pratiche, per cui bisogna correre ad Orbassano!
La mia dottoressa, (il primo angelo) mi ha indicato vari centri di riabilitazione, ma ovviamente non è così facile! Dopo aver fatto,una trentina di richieste, alla fine un solo centro mi risponde VILLA PAPA GIOVANNEI di PIANEZZA, dove mi si dice che hanno un posto libero (intanto era già il mese di luglio) ma a pagamento , la misera somma di 50 o 60 euro giornaliere. Però ad Agosto, sarebbe stato convenzionato con L’ASL!!!!!
Vergognoso non trova?????
Ho cercato e scartabellato tra i vari Siti Internet e finalmente un giorno, “il Miracolo” il CENTRO DI RIABILITAZIONE G. FERRERO, DI ALBA!!!!
Lo contatto tramite telefono e finalmente una voce gentile e armoniosa, mi dà tutte le spiegazione VALIDE E VERITIERE,su come svolgere le pratiche per il ricovero di mamma mia!
Così in capo a pochi giorni, trasferisco con l’autoambulanza e incontro il SECONDO ANGELO, e tutta una serie di PERSONALE ANGELICO, dove trattano gli anziani e i famigliari in modo splendido!
Sono riusciti a far rialzare mia mamma, a farla camminare, piccoli passi (perchè ha avuto un grave cedimento della colonna vertebrale). Gli angeli cattivi, sostenevano che fosse un BLOCCO PSCOLOGICO, gli ortopedici, i neurologi, i fisioterapisti contattati prima a pagamento!
La conclusione di questa mia lettera è soltanto questa, che nessuno di chi di dovere, conosceva l’esistenza di questo centro (oltretutto convenzionato). Ho impiegato due mesi, ma alla fine l’ho trovato, io non demordo mai, grazie al mio carattere! Ma quante persone, anziani e famigliari vivono in condizioni assurde! Basta poco, a volte per rendere la vita più facile!
Perchè non organizzarsi ogni piccolo comune o quartiere con un pullmino che trasporti le persone inabili? Magari a uno spettacolino in piazza, specialmente in estate…..tante persone restano a casa, perchè non hanno nemmeno un familiare!
Divento triste se penso a tutto questo. Ho portato soltanto la mia testimonianza, e spero tanto che ci sia più ascolto, in questo mondo pieno di rumore, sottofondi musicali in quasi tutti gli uffici, tutto forse per coprire le nostre voci, si ha bisogno di rispetto, educazione e di impiegati meno stressati!
Perchè comprendo anche loro, non riescono a stare dietro a tutte le leggi, leggine e cavilli, che nascono tutti i santi giorni come funghi!
Grazie per avermi letto fin qui!
Auguro una Bella Giornata e che ci possa sempre essere un sorriso!
Lina De Cervo