dal Messaggero Veneto del 10/04/2002
In ogni angolo di strada soggiorna un questuante
Cinquant’anni fa, quando venni assunto nella Pretura di Udine, mi fu affidato un “servizio”, chiamato revisione della tavola alfabetica, dove erano archiviati i fascicoli relativi alle spese di giustizia non potute pagare dal condannato perché insolvibile.
Le partite in questione riguardavano piccoli furti e in specie reati per questua commessi decine di anni prima. In quei tempi l’accattonaggio era molto diffuso in relazione al contesto socio-economico in cui si viveva.
Ma è dovuto trascorrere quasi un secolo perché, finalmente, il reato di cui è cenno previsto dal codice Rocco, venisse depenalizzato: la società ha reso giustizia ai mendicanti che, se colti in flagranza, dovevano essere arrestati e condannati a pagare le spese del processo: assistiamo comunque ancora oggi a scene pietose nel centro storico della nostra città dove in ogni angolo di strada soggiorna un questuante che ti tende la mano, che insiste, ti corre dietro per avere l’obolo.
Altri poveracci, che non si sa da dove arrivino, strimpellano offendendo i timpani e stanno lì delle ore sotto i portici accanto a un cane affamato. Altri ancora stazionano sui sagrati delle chiese e sono in agguato ai fedeli che entrano per le loro devozioni. Infine, svolti l’angolo di un’altra via e ti imbatti in una giovane zingara che fuma la sua sigaretta e contemporaneamente ti chiede l’elemosina.
Stiamo assistendo quindi a uno spettacolo desolante, al radicamento di una piaga sociale che sembra appartenere ad altri tempi. Se le organizzazioni caritatevoli e assistenziali non sono in grado almeno di limitare questo triste fenomeno, che in ogni caso merita tanta pietà, provvedano le istituzioni poiché in una società civile non è pensabile che qualcuno debba vivere abitualmente mendicando lungo le strade.
Arnaldo Duccio Gori
Udine