dal Messaggero Veneto del 23/12/2001

Appello attraverso Caritas e Centro missionario. «Si può anche inviare denaro per aiutare i piccoli argentini»

di PAOLA LENARDUZZI

UDINE – La richiesta di aiuto non è nuova. Ora viene rilanciata con più forza perchè le “tradizionali” sacche di miseria esistenti in Argentina sono aggravate nella loro drammaticità dall’enorme crisi che sconvolge il Paese. La Diocesi di Udine, che vede tre dei suoi parroci reggere altrettante parrocchie nel quartiere San Martin di Buenos Aires, attraverso la Caritas e il Centro missionario rinnova l’appello ai friulani a compiere piccoli ma significativi gesti di generosità. Come può esserlo un’adozione a distanza, ovvero l’invio periodico di un quantitativo di denaro che, tramite strutture di accoglienza gestite da religiosi da anni impegnati sul posto, garantisce a un bambino cibo, assistenza medica e istruzione.

«In questo momento il nostro pensiero più preoccupato va all’Argentina – dice don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas – il caos che regna nel grande Paese della Pampa rischia di mettere a repentaglio i piccoli spiragli di luce accesi dal grande lavoro e dalla generosità dei friulani, religiosi e laici». Una realtà in evoluzione che don Gloazzo conosce molto bene essendo stato impegnato in due parrocchie di Buenos Aires per sei anni e mezzo: dal ’92 al ’99.

Tre, dicevamo, sono attualmente i parroci udinesi che, assieme ai fedeli per larga parte figli di emigranti friulani, vivono in diretta il dramma di un popolo alla bancarotta. Titolare della parrocchia di nostra Signora di Castelmonte («Madone di mont», fondata da una colonia di friulani assieme al relativo Fogolâr) è don Claudio Snidero di Sant Andrat del Iudrio; quella di Maria Immacolata è invece retta dall’udinese don Onorato Lorenzon. Sempre nella diocesi di San Martin, quartiere di 850.000 abitanti nella periferia più povera e degradata di Buenos Aires, pure la parrocchia del Buon Viaggio è in mano a un parroco friulano, don Rolando Rojatti di Attimis.

«Da loro abbiamo notizie allarmanti sull’attuale situazione di rivolta – racconta don Gloazzo –. L’Argentina, paese molto ricco ma molto corrotto, sta pagando a carissimo prezzo la scelta di parificare peso e dollaro: è stato come legare una barchetta a un transatlantico, senza contare la penalizzazione per le scelte protezionistiche nelle esportazioni. Il Paese è al collasso e per i più deboli si profilano giornate ancora più nere, ecco perchè mi sento di invitare chi avesse mezza idea di fare un’adozione a distanza a pensare all’Argentina».

E’ proprio a tre strutture sorte nel quartiere di San Martin che fanno riferimento gli aiuti a distanza che coinvolgono friulani, tramite Caritas e Centro missionario. Una è l’asilo nido di Angel La Guarda – il referente è don Rojatti –, che aiuta ragazze madri, mamme abbandonate o con il marito disoccupato costrette a lavorare nonostante i figli in tenera età. L’altro progetto riguarda il Collegio Maria Immacolata, frequentato da 500 alunni, di cui quasi la metà necessita di un’assistenza economica completa. Per “adottare” tramite la Caritas un bambino di questi due progetti viene richiesto un versamento annuo di 600 mila lire con l’impegno a continuare il sostegno per almeno 4 anni.

La terza iniziativa riguardante l’Argentina è quella che coinvolge il Centro missionario: ai “padrini” si chiedono 420 mila lire annue per cinque anni per regalare un futuro a un bimbo dell’asilo di Burzacco, gestito da suor Teresina Perin di Togliano di Torreano. Proprio oggi questa suora incontrerà, nella Casa dei Saveriani di via Monte San Michele, le 42 coppie che hanno finora adottato a distanza questi bambini.
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