All’auditorium dell’Ipsaa sarà presente anche Bozidar Stanisic con i suoi tre nuovi racconti
Minà a Pozzuolo per Di Piazza
Giovedì sarà presentato il libro del sacerdote che anima il Centro Balducci


Sarà presentato giovedì sera, alle 20.30, nell’auditorium dell’Ipsaa di Pozzuolo, il libro In cammino con le tribù della terra, scritto da don Pierluigi Di Piazza del Centro di accoglienza Ernesto Balducci di Zugliano. A presentare il libro, oltre all’autore stesso, saranno i giornalisti Gianni Minà, Gianpaolo Carbonetto e Mauro Tosoni. Nella stessa serata sarà presentato e diffuso anche il libro di Bozidar Stanisic Tre racconti – Con-testi.
Il libro di Di Piazza raccoglie una serie di commenti al Vangelo della domenica ospitati su un quotidiano «nella convinzione profonda – come dice lo stesso autore – che il Vangelo, liberato da interpretazioni ideologiche, confessionali, strumentali può essere un messaggio interlocutorio e significativo per le donne e gli uomini di oggi».

La seconda parte mette insieme articoli scritti per altri giornali: «Il loro frequente emergere – dice Di Piazza – da fatti e avvenimenti datati spero mantenga alcuni aspetti di quella sensibilità culturale che può favorire una nostra lettura profonda, umana, che sa andare oltre la cronaca e cogliere gli aspetti più profondi. Infine il libro raccoglie ancora una sorta di “diario di viaggio” delle mie visite in alcuni paesi dell’America Latina: esperienze che mi hanno segnato in profondità e hanno indubbiamente contribuito nel mio itinerario spirituale, culturale, operativo all’essenzialità e alla relazione più diretta fra identità personale, comunità locale, comunità planetaria. L’ultima parte dei libro pone in successione commentata alcune foto: vi invito a guardarle con benevolenza, perché non è stata l’abilità del fotografo a coglierle, ma l’attenzione interiore».

«In queste pagine – dice ancora Di Piazza – ci sono soprattutto tanti nomi, anche se non pronunciati e scritti; tanti volti anche se non fotografati; tante storie di vita di persone e di comunità… L’incontro fra tanti è sulla strada, è nel coinvolgimento di un cammino di liberazione dall’ingiustizia, dalla violenza, dalla guerra, dalla discriminazione, dall’esclusione, dal razzismo; di un cammino di speranze, di progetti, di coinvolgimenti, di impegni a seminare, a segnare di bene la storia, a contribuire alla sua umanizzazione. Questo libro intende dire che questo cammino continua e che noi vi facciamo parte».
Particolarmente significatoiva è la partecipazione alla serata di Gianni Minà: giornalista, scrittore, conduttore televisivo, collabora con quotidiani e settimanali italiani e stranieri, ha realizzato per la Rai centinaia di servizi e interviste. È autore di film documentari su Mohamed Ali, Fidel Castro, Che Guevara, Rigoberta Menchu e il subcomandante Marcos. Conoscitore profondo dell’America Latina è direttore della rivista Latino America e tutti i sud dei mondo che sarà poi distribuita.
L.B.
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Preghiera atea Preghiera credente


Pubblichiamo qui sotto una riflessione fatta da don Pierluigi Di Piazza sul brano tratto dal Vangelo di Luca 18, 9-14.

Un Vangelo quello dei fariseo e del pubblicano in cui, come sempre, specchiarci… e riflettere sulla nostra vita, sulle relazioni, sulla storia dell’umanità…
Non si deve essere frettolosi nel commento separando in modo manicheo il fariseo e il pubblicano… In realtà i farisei costituivano un fenomeno di grande spessore so e molti dei suoi aderenti ne hanno vissuto gli ideali con sincerità e fedeltà fino al martirio… San Paolo stesso afferma con convinzione il suo essere cresciuto nella scuola del fariseismo più autentico. La degenerazione del fariseismo consiste nel porre attenzione e nell’attribuire importanza assoluta e salvifica all’osservanza esteriore della legge, sminuendo le motivazioni, svuotando l’adesione del cuore.

I pubblicani sono coloro che riscuotono le tasse, personalmente o in gruppo, anche per la potenza di occupazione, per l’impero di Roma: sono considerati peccatori e impuri…
Due uomini rappresentanti di questi due mondi sono nel tempio a pregare; la preghiera esprime il modo di intendere Dio e di rapportarsi con lui. Il fariseo non incontra Dio, perché la sua preghiera non è altro che una proiezione di se stesso e della sua presunzione; non è quella relazione che illumina, orienta, verifica, consola. Quell’uomo incontra se stesso, la sua autosufficienza, il suo appagamento. Si potrebbe dire che la sua preghiera è “a-tea” cioè senza Dio.

È come se noi oggi pregassimo Dio esprimendo la nostra presunzione più o meno così: “Dio noi ti ringraziamo perché non siamo come gli altri: terroristi, integralisti, incivili, poveri perché non hanno inventiva e intraprendenza, non lavorano come noi; noi non umiliamo le donne, non puniamo i colpevoli mutilandoli; non siamo sporchi e portatori di malattie come loro. Noi siamo bianchi, occidentali, cristiani, civili, progrediti; siamo anche buoni e disponibili ad aiutare; frequentiamo la chiesa e diamo la nostra offerta; quando la forza, anche armata, è necessaria per affermare la giustizia e il diritto, non ci pone problemi morali…”
Una simile preghiera è appunto una proiezione di sé e del proprio mondo; è un impedimento a guardarci dentro, a guardarci attorno, a verificare le nostre complicità e i nostri compromessi riguardo alla violenza e all’ingiustizia; a scoprire come tante situazioni offensive della dignità umana siano nel nostro mondo coperte dal velo dell’apparenza e dall’ipocrisia.

La preghiera del pubblicano, probabilmente un uomo dubbioso, in ricerca, esprime la sua condizione esistenziale di povertà, di precarietà, di errore e, quindi, l’esigenza della conversione, del cambiamento; è una preghiera di relazione, in cui Dio entra come interlocutore, come Colui che può accogliere, ascoltare, incoraggiare, accompagnare, sostenere…
Il primo, il fariseo, è uscito dal tempio con un peccato in più, l’altro con la percezione di un cammino possibile: la relazione con Dio, sperimentata anche in quella preghiera nel tempio, sollecita a relazioni nuove con le persone, ad abbandonare probabilmente quel lavoro “sporco”, a ,vivere con un senso nuovo la sua esistenza…
La nostra preghiera ci rivela la nostra immagine di Dio.
Pierluigi Di Piazza
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