Una delle domande fondamentali che inconsciamente ci poniamo, prima o poi è questa: chi dobbiamo diventare nell’arco dell’intera vita?
L’intelligenza integrale non si accontenta di risposte scontate.

E’ un luogo comune dire che dobbiamo essere liberi dai condizionamenti.

Si sa che l’educazione consiste nell’aiutare il fanciullo a diventare realmente libero conoscendo se stesso attraverso una forte dose di autocritica e autocontrollo che gradualmente  acquisisce.
Ma cosa significa potenziare l’autostima? Credere nelle proprie potenzialità? Questo è doveroso perché chi si appresta a conoscere se stesso deve comprendere le sue potenzialità, tenendo conto, però, anche dei suoi limiti e delle proprie fragilità.

Ma l’intelligenza integrale richiede l’impegno di andare in profondità sui grandi interrogativi dell’esistenza.

Cosa succede se una persona educata a conoscere se stessa e ad auto-stimarsi, comincia a comprendere che tutto quello che è o fa finirà nel nulla perché nessuno l’ha mai fatta riflettere sull’Essere Assoluto su cui si fonda ogni esistenza?

Ci sono moltissime persone che sono cadute in forti crisi depressive (e di panico) perché sono state depauperate dal punto di vista educativo: la loro formazione non è stata equilibrata e completa, o perché ha generato degli eccessivi sensi di colpa attraverso  la trasmissione di una educazione religiosa ipocrita, fondamentalista e ossessiva, dimenticando che Dio è Amore, oppure perché non hanno ricevuto risposte adeguate sul senso della loro  esistenza e di quella dell’Assoluto.

Come finirà per agire  un individuo che ha raggiunto un’ottima autostima qualora, cominciando ad applicare l’intelligenza integrale, si rende conto di essere un atomo pensante su un minuscolo granello di terra vagante negli abissi dello spazio?
Siamo sicuri che dando un nome alle cose, alle emozioni seguirà una completa padronanza di se stessi, oppure c’è una realtà che fonda tutto e a cui dobbiamo fare riferimento se vogliamo dare un senso all’esistenza?

Davvero continuerebbe a pensare di essere “forte” quando, aprendo gli occhi sulla vita, prende coscienza della sua enorme fragilità di uomo    mortale ed essere in divenire in mezzo a tante fragilità ed imprevisti, soggetto a malattie, catastrofi naturali, violenze di tutti i tipi e sopraffazioni? Quando prende coscienza che la malattia e la morte potrebbero coglierlo all’improvviso, penserà davvero di essere così libero, autonomo e forte in modo da poter fare a meno del suo Creatore?

E’ questa l’educazione che vogliamo dare ai fanciulli? Far credere loro che si può essere liberi e senza condizionamenti sentendosi forti e dando un nome alle emozioni?  

Abbiamo constatato dallo studio della  storia i disastri causati da questo tipo di credenza, allorché alcuni manipolatori di masse hanno cercato di diffondere tra interi popoli questo eccesso di autostima.  

Ma al giorno d’oggi la situazione è ancora peggiore. Certo, l’ottimismo deve prevalere, si dice, ma non bisogna chiudere gli occhi: molta gioventù viene deviata e corrotta mentre il disorientamento è globale.

Ci sono cose ben più profonde per cui valga la pena di vivere che ci aiutano davvero a conoscere meglio noi stessi.
Chi educa deve essere anch’egli educato.

La formazione dei giovani deve avere un senso che fa riferimento alla Trascendenza, se non vogliamo che l’umanità intera si disgreghi nel menefreghismo e nella eccessiva autostima.

C’è purtroppo il pregiudizio che la credenza nello Spirito inibisca lo slancio vitale perché viene associato alle norme morali che si devono osservare  ipocritamente.

Senza lo Spirito, non può sussistere un vero discernimento della vita nella sua interezza e l’intelligenza rimane frammentaria.
Lo Spirito è l’Essere Assoluto dal quale tutti proveniamo e che sorregge la Creazione ed ognuno di noi. Egli è la vera Intelligenza Integrale. Non possiamo far finta che non esista.  

Agisce in modo misterioso, pur lasciandoci la libertà di sbagliare. E’ talmente discreto e rispettoso nel nostro libero arbitrio che permette persino la nostra presunzione di saper educare in modo errato gli altri.

Ci lascia agire ma ci dona anche un orientamento, se vogliamo raggiungere la pienezza. Difatti Egli non è invadente, ma rispetta con molta discrezione ognuno di noi. Eppure sappiamo che dove c’è amore,  è Lui che agisce. L’amore si esprime anche nel cercare di conoscere se stessi e gli altri.

Ma non basta: se alla base dell’educazione non ci sono degli autentici valori, essa è frammentaria e sviluppa un’intelligenza frammentaria.

Pier Angelo Piai