Beati quelli che sono abbastanza intelligenti per non prendersi sul serio -diceva un saggio.
La vita è vissuta in base alla prospettiva con cui ci poniamo. Per chi tutto è tragico la sua vita è una immensa tragedia.
Tantissimi si prendono troppo sul serio e si comportano come se tutto dipendesse da loro e soffrono se non si sentono protagonisti.
Con questo tipo di questo approccio vivono sempre insoddisfatti di se stessi e degli altri. Il loro perfezionismo è un eccesso del “sé”, una ipertrofia dell’io che fa star male se stessi e chi ha a che fare con loro in qualche modo.
Chi è più felice? Certo la felicità permanente nessuno riesce a raggiungerla in questa dimensione spazio-temporale. Lo stesso desiderio della felicità può provocare altra infelicità.
Allora come vivere? Un sano distacco ci fa vedere le cose in modo più obiettivo.
«Beati quelli che sanno distinguere una montagna da un ciottolo, perché eviteranno molti fastidi», sosteneva Thomas More, l’insigne umanista inglese.
Ma per attuare questo sano distacco dagli eventi che ci cadono addosso basterebbe allenarci all’autoironia, che potrebbe cominciare dal linguaggio stesso, proprio perché il linguaggio interagisce anche con il pensiero.
Ci vuole un po’ di acume per cogliere gli aspetti bizzarri e contradditori della nostra esistenza insieme agli altri.
Guardiamoci allo specchio, innanzittutto. Osserviamoci con tenerezza ma anche con senso dello humor scrutando gli inestesismi, le piccole asimmetrie del nostro volto, il portamento e la postura, le rughe, i segni del tempo ecc.
Osserviamo attentamente il nostro disappunto per un difetto fisico che non accettiamo: non è già esso un aspetto bizzarro della nostra personalità?
Il non accettarci come siamo è uno degli atteggiamenti più ridicoli che evidenziamo: invece di essere un dramma potrebbe diventare un’ottima occasione di divertimento, basta cambiare prospettiva. Noi siamo quello che siamo e piangerci addosso non serve a nulla. Dobbiamo cogliere gli aspetti positivi della vita.
Per quanto riguarda la nostra personalità e le nostre reali capacità, cerchiamo di coscientizzarci sinceramente sull’importanza eccessiva che diamo al nostro “io”.
Osserviamo le nostre reazioni quando facciamo una brutta figura o pensiamo di non essere sufficientemente considerati. Il nostro eccessivo “amor proprio” non è vero amore se non sappiamo diluirlo con un po’ di umorismo e di sana autoironia. Il mondo, tutto sommato, esisteva prima di noi e continuerà anche dopo. Se ci prendiamo troppo sul serio diventiamo nevrotici e costituiamo un serio pericolo per noi stessi e per gli altri che devono subire le nostre esplosioni di ira perché non sappiamo accettarci così come siamo.
E’ profondamente sereno chi vive con un certo distacco da se stesso e dagli eventi. Tutto muta e passa, compresi gli eventi dolorosi o piacevoli e la nostra vita terrena stessa.
Il nevrotico che impara a ridere di sé può essere sulla via dell’autogoverno, forse della cura. (Allport)
Pier Angelo Piai