La depressione oggi è anche una “spia”

Viviamo in un’epoca particolare e contraddittoria. Siamo immersi in un oceano di occasioni culturali, ma il rischio è quello di rimanere alla superficie di se stessi. Tutto sembra a portata di mano (Internet è un po’ la metafora del delirio di onnipotenza virtuale), abbondano le esche commerciali, i mass-media scaricano sugli utenti un’infinità di informazioni a buon mercato.

Manca il tempo, però, per approfondire, ci si irrigidisce sui luoghi comuni e si viene continuamente condizionati dalle varie mode.
La cultura così massificata è ancora più pericolosa della stessa ignoranza. Può subentrare la presunzione e l’arroganza di chi crede di conoscere già tutto e non si preoccupa di arricchire continuamente il proprio sapere rifiutando ogni novità con un atteggiamento da perfetto arrivato.

Certe forme comuni di depressione funzionano proprio come la spia rossa del carburante: attenzione, ti stai disperdendo, non hai ancora colto l’essenziale perché stai vivendo alla superficie del tuo” io”.
Subentra allora il pensiero superficiale che si fissa su una prospettiva limitata. L’ieri, l’oggi e il domani appaiono quasi uguali per chi ha la prospettiva limitata. Una simile visione rischia di condurre a subdole forme di DEPRESSIONE, come viene comunemente denominato oggi quel disagio psicologico comune particolarmente incline verso il “non senso” di ciò che si fa. Il depresso agisce senza trovare il senso delle sue azioni e ogni suo atto rimane spesso privo di un vero significato. Vive in una specie di automatismo inerziale dimenticando che siamo noi a dare senso al mondo esteriore ed interiore

L’abitudine, molto importante per consolidare in noi apprendimenti e situazioni diverse, rischia di fossilizzare il depresso in una visione monolitica della realtà. Ma la realtà presenta sempre diverse sfaccettature: si tratta solo di alzare il velo dell’abitudine e penetrare in profondità tutte le situazioni.
Spesso immaginiamo un domani uguale all’oggi perché desideriamo convincerci che la ripetizione di determinati atti costituisca una continuità del presente. Se dovesse, però, subentrare una contrarietà o un evento particolarmente eccezionale, subito rimarremmo sconcertati. Eppure nulla ci assicura che il domani sarà uguale all’oggi : nessuna certezza è tale ed il futuro pende più dalla parte dell’imprevisto.

Chi è intossicato dall’abitudine tenta di fuggire dal presente che considera ripetitivo e monotono e a volte pensa di stordirsi con dei palliativi che lo distolgono dalla ricerca interiore.
Diceva Kierkegaard : “Io trovo la mia gioia nel dedicarmi al mio passatempo prediletto, che consiste nel riflettere su quello che appare assolutamente semplice”.
Ribadisce Budda :”Tutto quello che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato: è fondato sui nostri pensieri, è formato dei nostri pensieri.” Suggerisce Lavelle:”senza la coscienza non sarei nulla, nemmeno una cosa. E’ essa che mi dà l’essere scoprendo che questo é il mio essere”.

Non c’é nulla di scontato nella nostra vita. La nostra vita, se lo vogliamo, può cambiare, ma dobbiamo cambiare interiormente. E’ necessario modificare il nostro modo di interpretare i fatti, il contesto, gli altri, noi stessi. Andare a fondo di noi stessi significa semplificare ciò che prima ci sembrava complesso e penetrare ciò che ci appariva semplice.

Pier Angelo Piai