da RIZA PSICOSOMATICA del 22/04/2002
Tutta la nostra vita ègrave; irrazionalità e mistero. Ma la Scienza pretende di ridurre ogni cosa a “esperimento”. E così si apre davanti a maghi e ciarlatani un mercato infinito…
Continua a imperversare la polemica su Vanna Marchi e sui maghi. Nel suo editoriale sul “Corriere della Sera”, Paolo Mieli parla di 10 milioni di italiani che ogni anno si rivolgono ai signori delle fatture, del malocchio, delle carte.
Il nota editorialista, come del resto Corrado Augias su Repubblica, è contrario alle crociate contro santoni e guaritori anche se scrive «li fuggo come la peste». Condivido la tesi di Mieli: che raggiro, che truffa vi potrà mai essere se delle persone liberamente si rivolgono a qualcuno e pagano per farsi scacciare il malocchio?
Certo se vi sono minacce, se vi è evasione fiscale, se hanno violato delle leggi andranno puniti. Ma solo per questo. Che raggiro può esserci se, credendo nel malocchio, vado da qualcuno e lo pago per farmelo scacciare via?
UN RICHIAMO IRRESISTIBILE
Ma la domanda fondamentale che voglio fare a voi cari lettori è questa: che cosa porta 10 milioni di italiani ad andare dai maghi? Francamente, che cosa ci può attrarre in una Vanna Marchi o nelle cartomanti della TV? Sono così patetici, finti, cialtroni che nemmeno il più ingenuo dei bambini ci crederebbe. Si capisce che sono caricature di se stessi, che recitano ruoli falsi e artificiali…
E allora cosa ci porta lì? Schwaller, il grande alchimista, insegnava che quando un fenomeno si produce a livello di massa bisogna fare molta attenzione, perché l’inconscio collettivo sta veicolando forze, pensieri, emozioni del mondo che non si stanno esprimendo altrimenti.
Così Anna Maria (35 anni) che seguo in psicoterapia mi racconta che quando va dalla cartomante, si sente all’improvviso catapultata in una «dimensione intima, segreta, come se, sapendo che c’è un destino, che posso sapere della mia astralità, mi sento di valere qualcosa, di essere qualcuno, di contare anch’io nel mondo».
Per Francesca, che dedica molto tempo ai consulti divinatori, passando dai I Ching ai tarocchi, c’è come una “voce interiore” che la chiama verso il mondo dell’ occulto. «È corne se – mi dice – suonasse un campanello e qualcuno mi chiamasse, chiamasse proprio me a cercare le forze misteriose della vita, per farmi capire che non sono solo la segretaria del mio capo, o la mamma o la moglie».
Sia Anna Maria che Francesca, come i 10 milioni di italiani che vanno dai maghi, non sono folli. Sanno che verranno spesso imbrogliati, che non riceveranno informazioni attendibili, a volte si esaltano per niente… eppure… vanno alla ricerca dell’ignoto. Sono ancora più propenso a credere che sia l’ignoto a chiamarci, a cercarci… Come ricordava Jung «non siamo noi ad avere segreti: sono essi, i segreti veri, che ci possiedono».
IL MONDO SEGRETO
Non rassicura questi 10 milioni di noi la visione della Scienza, con la sua unilateralità, per la quale conta soltanto la “prova di laboratorio”, come se potessimo misurare l’intuizione, la percezione sottile che ci permette di condurre gran parte della nostra vita in porto, come se si potessero pesare le emozioni o gli affetti o i segreti che abitano dentro il corpo umano.
Come se volessimo ignorare che quasi tutta la nostra vita è irrazionale, che siamo governati da forze oscure che sono dentro di noi… che siamo NOI. Forze che se non vengono riconosciute si ribellano e, anziché andare in alto verso la luce, verso la consapevolezza… ci oscurano, ci travolgono, ci trascinano in basso. Più diventiamo razionali, più ci sentiamo moderni, più rimuoviamo i segreti che ci abitano, più rinforziamo le Vanna Marchi e i santoni.
Gli antichi ci avevano insegnato, parlandoci degli Dei (che altro non sono che le forze che ci abitano) quanto sanno essere gelosi, infantili, attaccati alle cose.
E quanto invece Minerva, la dea della sapienza, abbia saputo guidare Ulisse fino a Itaca, fino alla terra promessa, portandolo via dai pericoli più grandi, dal ciclope, da Circe, dall’ oblio.
Non siamo noi a cercare i maghi: è la magia che ci chiama perché senza il pensiero magico la nostra vita sarebbe (come in già parte è) vuota, banale, superficiale.
Le forze (gli dei) vogliono essere ascoltati e preferiscono Vanna Marchi, piuttosto che sparire dalla vita, dalla coscienza, o essere in mano ai tecnici che ci dicono come dobbiamo vivere, curarci, innamorarci.
Come sempre, se non saliamo le vette più alte, l’inferno prende il sopravvento. Se reprimiamo il desiderio di mistero, questo si presenterà con le facce più mostruose e diaboliche, ma se lo riconosceremo ci innalzerà. Si allargherà il nostro desiderio di fiaba, di telepatia, di chiaroveggenza, di intuizione e l’uomo assomiglierà di più ai Saggi, ai Santi, ai Messia delle Tradizioni.
Altrimenti c’è da aspettarsi di essere solo all’inizio della fortuna dei cialtroni, o di qualcuno di peggio e noi saremo sempre più fragili e insicuri. Quando l’uomo non cerca di diventare eroe, gli orchi finiscono per sopraffarlo.