Al Signore non piace che ci si preoccupi troppo. Dobbiamo fare quello che possiamo fare, ma se ci fidiamo di Lui Egli ci guiderà e farà in modo che le cose vadano per il verso giusto, secondo la sua volontà. Non è Egli Onnipotente?

Onnipotente significa che nulla è a Lui impossibile: può anche cambiare il nostro cuore o darci delle ispirazioni utilissime per la vita dell’anima e del corpo.
Egli è Amore. Ama la vita. E’ il Dio dei viventi: il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di nostra moglie, dei nostri figli, del vicino.

Il nostro Dio. Il mio Dio.

Dio è nella nostra storia fin dal concepimento. Anzi dalla Creazione.
Eravamo da sempre nella sua mente e Lui è nella nostra mente.
Si tratta solo di soffermarci con un atto di abbandono fiducioso e sentiremo il nostro essere permeato dal suo.

Al termine della nostra vita terrena dovremo essere totalmente assorbiti ed assimilati in Lui, per questo già ora siamo orientati e stimolati a prenderne coscienza.
Ogni moleca del nostro corpo proviene da Lui.
Ogni atomo di tutte le molecole proviene da Lui.

Ogni infinitesimale “quid” di tutti gli atomi proviene da Lui.
Nulla succede se Lui non lo permette. Ogni nostro respiro e ogni battito di cuore è da lui conosciuto perfettamente.

Credere che Egli ci ama non dovrebbe costituire neanche uno sforzo. Basta solo riflettere sul nostro essere in evoluzione per intuirlo.

Accogliere in noi il mistero della vita significa riconoscere lo stato creaturale e la grandezza del Creatore.
E’ necessario che in noi si formi una specie di habitus: lo stupore nell’ascolto. Siamo sempre discenti rispetto alla vita ed all’esistenza. Il nostro vivere è un continuo stato di apprendimento, così la nostra eternità consisterà in una infinita scoperta delle novità divine.

Si riparte sempre daccapo: scoperta una cosa ne subentra un’altra, un abisso chiama l’abisso, ogni profondità ne richiama altre. Non si tratterà di rispondere ai vari perché, in quanto colui che è abituato a vedere con occhi puri gusterà il tutto come un gioco.

“Una porta si apre nel centro del nostro essere, e ci sembra di cadere attraverso ad essa in profondità immense che, sebbene infinite, ci sono tutte accessibili; tutta l’eternità sembra essere diventata nostra in questo unico contatto tranquillo e immoto” (T. Merton p.139)
Gustate e vedete quanto è buono il Signore…

Chiedersi affannosamente il perché di ogni cosa è una forma di egoismo, la ricerca di un possesso, il possesso della realtà intrinseca delle cose. Ma nel momento in cui vogliamo possedere incriniamo la nostra felicità.

Colui che contempla senza chiedere nulla ha raggiunto la pace interiore.
Non si tratta di inibire la nostra intelligenza, ma di riportarla ad una dimensione qualitativamente superiore per� attivarla unita all’amore.
L’amore richiede fiducia in Colui che ha creato tutto e tutti per un fine armonico.

Riflettere su se stessi e sul concatenamento degli eventi relativi alla nostra vita è giusto. Ma il tutto deve essere riposto sul piano dell’ottica divina, dove anche le fragilità più dolorose hanno un ruolo importante sulla nostra capacità di amare.
Amare fragilmente porta all’umiltà. Dio è Umiltà.

Amore e Umiltà sono due facce della stessa medaglia. Chi ama diventa umile e Dio lo assimila in Lui per fargli gustare la gioia eterna.

Pier Angelo Piai