dal Messaggero Veneto del 30/03/2002
L’incredibile sofferenza di Cristo
Sulla croce ti avvolgevano fitte tenebre. Non sei morto su un letto attorniato da gente premurosa.
Le tue mani inchiodate avrebbero voluto un attimo di risposo e invece erano tormentate da spasmi atroci che non ti davano tregua. Ogni piccolo movimento acuiva quel dolore che si ripercuoteva su tutte le braccioa e lungo la schiena flagellata, le cui ferite venivano continuamente riaperte a contatto con il legno della croce.
I tuoi piedi inchiodati ti procuravano dolorosissimi spasmi su tutti i muscoli delle gambe che dovevano sorreggere gran parte del peso del tuo corpo sfinito.
La tua testa era tormentata dalla corona di spine, i cui aculei non ti permettevano di mantenere il capo rilassato. E il tormento si aggravava ogni volta che davi un respiro più profondo.
Il tuo corpo nudo era esposto al ludibrio della massa senza pietà, pronta ad insultarti dopo ogni lamento. Avevi anche tua madre e il tuo discepolo preferito sotto la croce ai quali avresti volentieri risparmiato questo lacerante spettacolo della tua vita calpestata e data in pasto ad un branco di cani.
Cosa non hai dovuto sopportare per noi? Si può arrivare fino a tanto? Ci hai amati così appassionatamente da permettere che venisse calpestata la tua dignità, torturato il tuo santissimo corpo, tormentata la tua psiche, angosciata la tua anima?
Eppure tu lo hai permesso. Ed ognuno di noi è redento da questo tuo immane sacrificio…
Ed è per questo che hai detto a S. Faustina : “Parla al mondo intero della mia misericordia. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia Misericordia il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte io lo difenderò come la mia stessa gloria. Quando un’anima esalta la mia bontà, satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell’infemo.”
Pier Angelo Piai
La Pasqua mi suggerisce una riflessione. Si tratta della festa più grande, perché rappresenta l’evento da cui deriva l’unica speranza che l’uomo ha di andare oltre la morte: Cristo risorto e presente ora.
Tutto ciò che ogni persona cerca per essere felice, cioè l’amore di un uomo o di una donna, l’amicizia, le bellezze della natura, dell’arte, l’amore per un figlio, il successo nello sport, nella carriera lavorativa, il benessere fisico e psicologico, il divertimento (i viaggi, tanto di moda proprio ora), la ricchezza materiale, sono realtà di per sé buone, ma non danno la felicità completa, quella vera che l’uomo cerca, e soprattutto sono beni passeggeri, destinati a morire, mentre l’uomo ha vocazione di eterno.
Arriva il tempo in cui viene ricordata la Resurrezione di Cristo, che ha segnato l’inizio del destino di vittoria sulla morte anche per l’uomo, e per troppa gente passa del tutto inosservato, e questo è il colmo, perché proprio Cristo crocifisso e risorto rende eterni tutti i desideri e gli obiettivi che inseguiamo ogni giorno, e soprattutto rende eterna e quindi dà valore incommensurabile alla nostra esistenza. Alcune persone addirittura rifiutano Colui che, come evidenzia la realtà alla ragione umana, ci ha donato ciò che siamo e abbiamo, non vogliono porsi neppure le domande esistenziali più semplici, quelle che si ponevano persino gli uomini primitivi quando cercavano Dio, alla cieca, negli elementi della natura.
Altre persone sono alla ricerca intimistica del Tu che ha fatto tutto, una ricerca lodevole e guardata con amore da Dio stesso, ma pur sempre terribilmente difficile perché fatta a tentoni, fatica immane dell’uomo che cerca di innalzarsi verso la perfezione di Dio, ricadendo spesso pesantemente. La realtà invece è molto più semplice e positiva, perché è Dio che si è chinato verso l’uomo per farsi raggiungere in Cristo, la cui presenza è sperimentabile nella chiesa, con i sacramenti e la parola, presenza che si rivela tramite la pur grande debolezza delle persone che vi aderiscono.
Nella concretezza di Gesù Cristo, Dio è entrato nella storia dell’uomo, e che colui che, unico, si è proclamato Dio, abbia vissuto in modo prodigioso e soprattutto sia risorto dalla morte, lo hanno testimoniato gli apostoli, poveri uomini impauriti dopo la crocifissione e prima della Resurrezione di Cristo, che hanno veramente vissuto un evento soprannaturale se in seguito per annunciarlo hanno avuto la forza di abbandonare tutto ciò che avevano, affetti compresi, per andare in tutto il mondo conosciuto, incontro a sofferenze, privazioni di ogni genere, torture e morte.
Nessuna persona sana di mente, come erano loro, sarebbe stata disposta a morire per raccontare una bugia: quindi effettivamente hanno visto Cristo risorto! E la sua presenza, in tutti i secoli e anche ora, è dimostrata dalla letizia e dalle opere di bene di tanta gente, spesso sconosciuta, sparsa in tutto il mondo. L’augurio è che tutti possiamo sperimentare la presenza di Cristo e che quindi questo tempo particolare e quello futuro siano propizi per comprendere che Cristo è decisivo per la nostra vita felice, a cominciare da adesso e per sempre.
Gateano Mulè Udine
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Vecchi sentimenti
Cos’è la Pasqua? Per me un giorno in cui sentirsi più soli e più poveri moralmente e spiritualmente.
Dovrebbe essere un giorno d’amore, un attimo di vita da condividere con gli altri, che non sia per lavoro, per forma, per un incidente o un imprevisto per dovere o altro, ma uniti solo per semplice e umana perduta voglia di amarci.
Vorrei andare in chiesa, o altro luogo di riunione che sia, e trovare sorrisi di volti nuovi, cantare la voglia di vivere e i vecchi sentimenti fuori moda.
Quel giorno vorrei che al mio grande tavolo pranzassero con me la povertà, il pentimento, il rimorso, la falsità, la codardia, tutti con un volto che Dio anche a loro ha donato e che m’ha insegnato a riconoscere come miei fratelli.
Mia figlia vorrebbe ricevere l’uovo di Pasqua perché è Pasqua. È difficile spiegare a un bambino, e allora la porto in un prato e la faccio sdraiare sull’erba rinata… lei si fa scaldare dal sole, sente cantare di nuovo gli uccellini, annusa il profumo dei fiori. Mi accorgo che ama la primavera e per lei è questa la Pasqua.
Michela Blanchini Udine
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