dal Messaggero Veneto del 24/03/2002
Si assiste, da qualche tempo, alla “caccia” di intellettuali per supportare i vari comparti politici, di sinistra e di destra, nell’illusione di individuare finalità e contenuti, oltre che per compattare e unire forze disgregate. La sensazione è che agli intellettuali non si possa chiedere altro che analisi di fatti e di eventi passati, sul piano storico, sociale, politico. In tempi come è il nostro, di passaggio epocale, gli intellettuali risultano incapaci di spingersi verso il futuro.
Gli unici che potrebbero allungare lo sguardo sarebbero i profeti, religiosi e anche laici.
Purtroppo, però, come dicono le sacre scritture, «non ci sono tra noi profeti, e nessuno sa fino a quando…». Eppure se ne avrebbe urgente necessità, sia in ambito politico che religioso. Di figure, intendo, come Gandhi, Luther King, Giovanni XXIII, Giorgio La Pira, Carlo Carretto, padre Balducci.
Mentre gli intellettuali possono essere catalogati, con linguaggio rosminiano, «uomini di memoria», i profeti sono «uomini di fuoco». E per «fuoco» non si deve intendere quello delle polemiche a cui assistiamo da tempo, sia scritte sia parlate, ma un moto dello spirito, innamorato dell’umanità, che sa intuire, anzitempo, quello che è bene per molti.
I profeti di cui abbiamo bisogno non sono, certamente, i maghi che vendono speranze a caro prezzo. Sono uomini e donne che non cercano il proprio interesse, che non hanno protezione alcuna, e che sanno “gridare” al mondo perché si indirizzi sulla strada della giustizia e della pace. E tra costoro, penso di poter iscrivere anche Marco Biagi che, essendo senza scorta, può essere inserito tra i profeti “disarmati”, ma aperti al futuro in modo autentico e lungimirante.
Professor
Giampaolo Thorel
Udine