dal Messaggero Veneto del 10/06/2002

Oggi, nel duomo di Udine, una messa solenne in onore del primo santo friulano dopo Paolino d’Aquileia
La lezione di Scrosoppi
A un anno dalla canonizzazione: un modello di spiritualità operosa


di MARIO TURELLO

A un anno dalla canonizzazione di padre Luigi Scrosoppi, oggi, alle 19, nel duomo di Udine sarà celebrata da monsignor Duilio Corgnali una messa solenne in onore del santo friulano.
Sono un anniversario e una celebrazione che coronano, ma non concludono, la serie di iniziative che il Comitato Scrosoppi ha promosso per avvicinare i friulani alla figura del sacerdote dei poveri e soprattutto per attualizzarne l’esempio in nuove forme di carità.

Dopo le celebrazioni udinesi, dal settembre dello scorso anno l’urna contenente le spoglie del santo, di forania in forania, è stata offerta alla devozione dei friulani nelle Settimane della carità in onore di San Luigi che hanno visto un fiorire di iniziative di solidarietà sul modello di una santità operosa che è forse la più vicina alla sensibilità del nostro tempo (e la più autenticamente evangelica), modello alla cui trasmissione ha contribuito anche la bella mostra Sulle orme di san Luigi Scrosoppi, inizialmente esposta alla Provvidenza di Udine (ove, accanto alla stanza che fu di padre Luigi, è stato allestito un piccolo museo) e attualmente itinerante.

E non mancano i segnali che fanno sperare che da esso prenda avvio una nuova stagione di spiritualità e un rinvigorimento del senso ecclesiale in questo nostro Friuli che tanti altri esempi di santità ha conosciuto in passato: se Scrosoppi è il nostro secondo santo ufficiale dopo San Paolino d’Aquileia, nei milleduecento anni che li separano non sono certo mancate figure luminosissime di uomini e donne di Dio (ancora segnalo il volume recentissimo di Walter Azzaretti sui Santi e martiri nel Friuli e nella Venezia Giulia, con i profili di centosessantatre tra santi dichiarati e santi di fatto – beati, venerabili, servi di Dio, martiri e testimoni della fede – della nostra regione).
Ma in questi dodici mesi si sono susseguiti altri momenti significativi: il messaggio di San Luigi Scrosoppi è stato diffuso anche a mezzo di spettacoli, audiovisivi, concerti, veglie di preghiera e feste per ragazzi.

Quanto all’editoria, delle proposte dello scorso anno – la ristampa della biografia San Luigi prete per i più poveri, di Maria e Giorgio Papasogli, il volumetto di Ivo Valoppi A rivederci in Paradiso, destinato ai bambini delle materne e delle elementari, i sussidi di preghiera e i dépliants – ho già segnalato pregi e limiti.

Ripeto quanto scrissi allora: l’impostazione agiografica andrebbe supportata da una più aggiornata contestualizzazione storica; nel frattempo, perché non riproporre gli studi di monsignor Gugliemo Biasutti?
Resta sul piano divulgativo, e si rivolge a tutti nella sua agilità e nel suo limpido sviluppo, il libro di Roberto Meroi, Padrut, che ora appare per le Edizioni della Laguna (108 pagine, 8,00 euro): una Storie romanzade de vite di San Luigi Scrosoppi, che, raccontata in friulano, acquista un fascino particolare, conferendo immediatezza ai dialoghi, colore alle descrizioni, e dimensione poetica, quasi fiabesca, all’aneddotica che costella di miracolo la vita del nostro padre, anzi del padrut, appellativo che distilla l’affetto confidente di cui il santo fu circondato.
Senza discostarsi dai fatti già conosciuti, Meroi li rinarra (li “romanza”) astenendosi da sottolineature edificanti o parenetiche: essi parlano da sé, e più efficacemente nella marilenghe la cui sobrietà e concretezza consuonano con le virtù di san Luigi. Unica concessione all’invenzione, la bella pagina finale in cui Luigi, ormai morente, ha la visione della propria canonizzazione.

Un libro che può piacere a chiunque, ma che mi sembra particolarmente adatto come testo scolastico di lettura: non lo trascurino coloro che, accingendosi a insegnare il friulano nelle nostre scuole, stanno predisponendo strumenti didatticamente (ed educativamente!) validi.
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Le parole di Giovanni Paolo II un anno fa a Roma
La carità come traccia


«Per l’apostolo Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, la santità è dono che il Padre ci comunica mediante Gesù Cristo. La fede in Lui è, infatti, principio di santificazione. Per la fede l’uomo entra nell’ordine della Grazia; per la fede egli spera di prendere parte alla gloria di Dio. Questa speranza non è vana illusione, ma frutto sicuro di un cammino ascetico tra tante tribolazioni, affrontate con pazienza e virtù provata». Sono state queste le parole pronunciate un anno fa da Giovanni Paolo II durante l’omelia della messa di canonizzazione.

«Fu questa – ha detto ancora il Papa – l’esperienza di San Luigi Scrosoppi, durante una vita interamente spesa per amore di Cristo e dei fratelli, specialmente dei più deboli e indifesi. Carità, carità!: quest’esclamazione sgorgò dal suo cuore nel momento di lasciare il mondo per il cielo. La carità egli esercitò in modo esemplare, soprattutto nei confronti delle ragazze orfane e abbandonate, coinvolgendo un gruppo di maestre, con le quali diede inizio all’istituto delle Suore della Divina Provvidenza».

«La carità – ha detto ancora il Santo Padre – fu il segreto del suo lungo e instancabile apostolato, nutrito di costante contatto con Cristo, contemplato e imitato nell’umilità e nella povertà della sua nascita a Betlemme, nella semplicità della vita laboriosa a Nazaret, nella compelta immolazione sul calvario, nell’eloquente silenzio dell’Eucarestia. Per questo la Chiesa lo adita ai sacerdoti e ai fedeli quale modello di profonda ed efficace sintesi tra la comunione di Dio e il servizio dei fratelli. Modello, in altre parole, di un’esistenza vissuta in comune intena con la Santissima Trinità».
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