Lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. (1Cor.2,10)

Si sa che tra l’uomo e il suo Creatore c’è un abisso. Questo lo sa l’uomo che riflette e lo sa infinitamente di più Dio Onnisciente e ed “Onnipotente”. Però lo Spirito che geme in noi ci fa continuamente desiderare le virtù divine : l’immortalità, la sapienza, la conoscenza, la beatitudine…Un motivo di fondo c’è.
Cosa trova di tanto interessante Dio in ogni uomo? Perché se ne prende tanto cura fino ad incarnarsi nel suo Figlio unigenito? San Paolo stesso afferma: Anch’io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. (1 Cor.2, 1)

Indubbiamente Egli ci ama di un amore infinito, inimmaginabile, al punto di farsi “debole” e “fragile” come noi.
L’amore autentico richiede reciprocità.
Gli innamorati veri fanno a gara per compiacersi. Anche la più umile popolana innamorata del più potente principe della terra farebbe di tutto per attirarsi le sue grazie.
Ma sente di non esserne all’altezza. E questo costituisce per lei una frustrazione straziante.

Qualora il il potente principe se ne dovesse innamorare, farebbe di tutto per toglierla da quell’imbarazzo e la innalzerebbe dal suo umile rango sposandola. Ella, da parte sua, proverebbe sempre un forte senso di gratitudine per averla tolta da quello stato di nullità. Se fosse, poi, eccessivamente sensibile si farebbe mille scrupoli per compiacerlo ogni giorno di più, ma sentirebbe in sè dell’insoddisfazione : in fondo è stato lui a toglierla dagli strati sociali più umili mentre lui le ha dato tutto, anche il titolo di “principessa”. Come sdebitarsi? Attraverso la fedeltà, l’armonia coniugale, il servizio attivo nella reggia, il dono dei figli… Il principe, che è buono, e ama i profondi valori della vita coniugale, l’apprezzerebbe sempre, così come è, e non le rinfaccerebbe mai la sua provenienza.

Lei, però, sensibile e culturalmente limitata, non saprebbe ancora come sdebitarsi: sa che non lo potrà fare in maniera equa, ma cercherebbe di fare del suo meglio.
Ecco una pallida metafora per indicare lontanamente la nostra condizione di uomini. Noi tratti dalla polvere, Lui il sommo Creatore che non avrebbe bisogno delle sue creature. Egli conosce ogni cosa, anche i più segreti meccanismi inconsci della mente umana, perché è stato Lui a plasmarla. E conosce anche il meccanismo della reciprocità. Ed ecco profilarsi il mistero della Redenzione.

Non gli è bastato crearci a sua immagine e somiglianza; ha scelto l’annullamento per mettersi alla pari con l’uomo: l’Incarnazione e la Redenzione, un piano salvifico perfetto che solo l’infinita sensibilità e amorevolezza di Dio poteva escogitare. Dio ha tanto amato gli uomini da dare a loro il suo unico Figlio primogenito, il quale ha assunto anche la natura umana per condurre tutti verso il Padre. Ed è diventato vittima di espiazione per i nostri peccati. Sicché davanti a Dio, se crediamo, abbiamo un avvocato: Gesù Cristo stesso.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i tuoi piedi..(Sal.8,4)

C’è veramente una domanda fondamentale da porsi: cosa trova Dio di tanto interessante in ogni uomo, Lui Onnisciente, Onnipotente, ecc…?
Siamo stati tratti dalla polvere,durante la vita ci agitiamo per sopravvivere, per diventare qualcuno, per recitare sul palcoscenico degli altri mortali. La stessa terra è un granellino invisibile di pulviscolo cosmico se paragonata alle innumerevoli galassie dell’Universo. Eppure Dio ci ama, ci trova interessanti…Già conosce ogni mio minimo pensiero prima ancora che affluisca alla mente, sa quando mi alzerò o mi sederò, conosce perfettamente le azioni che compirò durante tutta la vita terrena. Come fa a trovare interessante una creatura così monotona, ripetitiva, spenta, opaca, fallace, fragile?
Eppure Egli mi ama.

Dovrò fare in modo che ai suoi occhi appaia “interessante”? Lo sforzo sarebbe inutile se non prendessi come punto di riferimento Colui che ai suoi occhi è veramente “interessante” : Gesù Cristo, il suo figlio prediletto, generato e non creato. Egli, durante la breve vita terrena, ha offerto al Padre la sua vita, la sua volontà, le sue forze. Il Padre lo ha provato fino a permettere in lui le sofferenze più inaudite e la ignominiosa morte in croce, come un malfattore.

Ed Egli, agnello immacolato, non ha ceduto e ha dimostrato di saper compiere in pieno la volontà del Padre. Pur essendo di natura divina, non ha rifiutato di sottoporsi alle umiliazioni più inaudite, per obbedire al Padre. Qui si scorge la mediazione che il Figlio ha attuato tra il Padre e noi, per opera dello Spirito Santo. Dio lo trova estremamente interessante, degno della sua attenzione e del suo infinito amore perché emerge la” reciprocità”. Il Padre ama il Figlio ed il Figlio ama il Padre. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo desiderano ardentemente che tutti gli uomini partecipino di questa intima comunione. Chi imita il Figlio nel pensiero e nelle opere entra già in questa comunione.

Chi viene assimilato in Cristo morto e risorto, viene amato dal Padre che lo trova “interessante”. Gesù Cristo non si è offerto solo durante la vita terrena: egli si offre continuamente ad ogni uomo nell’Eucaristia, nel proporsi come modello. Chi mangia la sua carne e beve il suo sangue si divinizza, perché entra nella comunione trinitaria.

E qui affiorano altre considerazioni sulla reciprocità.
Noi ci proponiamo di meditare e di contemplare le sue meraviglie. Egli ci scruta in ogni momento e si compiace delle nostre piccole vittorie sull’orgoglio e l’egoismo. Anche questo è un suo modo per “contemplare” le sue creature.
Lo preghiamo affinché si compia la sua divina volontà. Anch’Egli, in un certo senso, ci supplica di conformarci alla Verità. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”(Ap.3,20)

Questo suo bussare alla porta rappresenta la continua supplica che Egli rivolge ad ognuno di noi affinché possiamo ascoltare con umiltà la sua voce e realizzare il progetto di salvezza che ha per ognuno di noi. E’ profondamente rispettoso della nostra libertà e per questo “mendica” la nostra obbedienza.

Noi vogliamo credere nella sua provvidenza e nella sua misericordia. Anch’Egli opera un continuo ” atto di fede” in noi, nella nostra capacità di risposta e abbandono alla sua volontà. Spera ardentemente nella nostra salvezza perché ci ama.
Egli si incarna per condividere in pieno la nostra fragile situazione di uomini. Noi, per reciprocità, ci “divinizziamo”. “Divinizzarci” vuol dire cercare la sua perfezione per diventare simili a Lui attraverso l’imitazione.

L’incarnazione è un infinito atto di amore. E così la “divinizzazione” è una dinamica che ci costringe ad abbandonare il nostro stupido orgoglio per seguire i gusti di Dio: solo l’ aiuto del lo Spirito ce lo consente.
Devo gioire anche della mia piccolezza. Ma spesso il nostro orgoglio ostinato ci porta ad invidiare chi ha un posto di rilievo nella società : successo, potere, ascendente, considerazione. Quante volte agiamo per raggiungere questi segreti obiettivi! Ed è proprio lo sforzo che facciamo per ottenerli a richiedere gran parte delle nostre energie. Quanto siamo meschini a non capire che per tutta l’eternità non è il successo terreno fine a se stesso che conta! Ciò che conta è il grado di amore verso Dio e verso il prossimo che abbiamo raggiunto attraverso il rinnegamento di se stessi.

Lavelle affermava : Non comincio ad interessare gli altri che quando sento in me un perfetto disinteresse e persino, se così si può dire, un’indifferenza a convincerli. E’ colui che più profondamente si rifugia nel cuore stesso della propria essenza, perdendo ogni preoccupazione di attirare lo sguardo o di essere inteso, che ha più possibilità di giungervi. Il ciarlatano infatti, che non cerca che l’apparenza, non raduna attorno a sé che dei corpi. Bisogna sempre che io mi mostri agli altri tale quale sono, nella mia propria forza e nel mio equilibrio, senza aspirare ad essere un modello per nessuno, con l coscienza del mio proprio destino, il pensiero che anche tutti gli altri hanno il loro, e che i destini sono sul punto di comunicare dal momento in cui cessano di servire (p. 106)

Come agisce Dio nella nostra vita? Egli ci è veramente Padre, perché è presente nella nostra vita ma non è invadente o possessivo. Non impone la sua presenza perché è perfettamente rispettoso del nostro essere. Egli lascia che agiamo anche senza il suo consenso. Difatti possiamo anche rifiutare i suoi comandi ed i suoi consigli. Lascia che gli eventi scorrano secondo le leggi iniziali che Egli stesso ha posto (anche se conosce tutto e può intervenire direttamente in tutti i fenomeni). Ci chiede di pregarlo perché desidera agire più conformemente alla nostra volontà (la quale è autentica quando è conforme alla sua).

Lui sa già di che cosa abbiamo bisogno, ma ci chiede lo stesso di pregarlo ed esporgli le nostre necessità, proprio perché dobbiamo renderci conto della sua infinita discrezione. Egli ci ha insegnato il “Padre nostro”, ma anch’Egli potrebbe avere una preghiera da formularci:
“Figli miei, che siete in terra, sia divinizzato il vostro nome. Possiate avere in voi il mio Regno. Eseguite con gioia la mia volontà come in terra così in cielo. Datemi oggi il vostro amore quotidiano e perdonate al vostro prossimo come Io perdono a voi. Possiate superare le tentazioni per scegliere il Bene.”
Come ricambiare l’amore continuo che il Padre ci sta elargendo?

Pier Angelo Piai