A tu per tu con il Signore

Imparare a pregare con semplicità aiuta a stabilire un rapporto realmente confidenziale con Dio. Ne parliamo con Padre Gasparino, che da molti anni lavora nel campo dell’evangelizzazione dei giovani ed è responsabile di una frequentatissima “scuola di preghiera”

Padre Andrea Gasparino è fondatore del Movimento Missionario Contemplativo “P. De Foucauld”. Nel dopoguerra prese a cuore la miseria sociale ed economica dei ragazzi di strada e riuscì a raccogliere decine di giovani abbandonati a se stessi in un piccolo spazio in provincia di Cuneo, che porta oggi il nome di “Città dei ragazzi”.
Il sogno di padre Gasparino si è poi allargato all’attività missionaria nei Paesi più poveri del mondo, divenendo negli anni Sessanta una realtà diffusa in tutti i continenti.
Dalla sua esperienza spirituale e missionaria sono nati numerosi libri (ultimo in ordine di uscita La preghiera di semplicità, edito da Elledici) ormai largamente conosciuti e apprezzati in tutta Italia, che offrono un metodo per imparare a pregare e ad esercitare la cosiddetta “preghiera del cuore”, cioè la preghiera profonda nella quale l’uomo e Dio si incontrano e nel silenzio si amano.

Padre Gasparino, nel suo ultimo libro approfondisce un concetto che è una costante dei suoi scritti, e cioè l’idea che la semplicità con la quale ci si accosta a Dio nella preghiera possa essere la strada più facile e spontanea per gustarne le profonde gioie. Vuole spiegare meglio che cosa intende per “preghiera di semplicità”?
Ritengo che la partenza di ogni preghiera debba avvenire con la certezza di trovarsi dinanzi a Dio come se fosse per noi una persona cara con la quale confidarsi senza alcuna riserva, come si farebbe con una mamma, un padre o una persona con sui si è in intima confidenza. Spesso le persone, anche quando si rapportano col prossimo, si nascondono dietro maschere, dietro convenzioni che non le fanno essere pienamente sincere. Si portano dunque dietro timori nel rivelare totalmente se stessi, a volte per inconsapevole autodifesa. Sempre di più queste maschere vengono oggi indossate dalle persone, portandole a voler apparire o sembrare diverse da quello che realmente sono nel loro intimo. Almeno con Dio, nel rapporto di preghiera, ogni filtro deve cadere: bisogna aprire il cuore ed essere veri. Quando è così, questo rapporto produce effetti straordinari in noi e nella nostra vita di cristiani.

Vi è un metodo da seguire perché questa “semplicità” raggiunga gli effetti desiderati senza correre il rischio di sembrare sinonimo di “povertà”?
Essere veri nel rapporto con Dio significa sempre essere semplici. Il metodo, se lo si intende come sovrabbondanza di parole e costrutti mentali, non porta ad esiti positivi e finisce per non essere limpido. Dio sa leggere nei nostri cuori. È inutile nascondersi dinanzi a Lui. Ogni nostro tentativo di cercare una metodologia significherebbe rendere la preghiera artefatta. Per far questo occorre anche impegnarsi, ma non per trovare chissà quale metodo che altro non sia se non la semplicità. Anche nella nostra Comunità sovente offriamo un consiglio: perché la preghiera sia giusta e, soprattutto, sia di aiuto a chi la intraprende, è necessario parlare a Dio iniziando dal problema che più scotta e sta a cuore, affrontandosi direttamente senza alcuna ritrosia. Solo così si sarà quel che realmente si è davanti al Signore.

In quale predisposizione d’animo il fedele deve porsi perché la sua preghiera sia costruttiva e non superficialmente dettata dall’emozione del momento?
Molto spesso nella preghiera si inizia con il passo sbagliato. Si vuole posare, credendo di instaurare un rapporto confidenziale partendo da grandi giri di parole e da inutili chiacchiere. La giusta predisposizione d’animo deve essere quella dell’immediatezza dinanzi al problema che ci sta a cuore e che con l’aiuto di Dio desideriamo risolvere.

Qual’è l’utilità più importante del suo ultimo libro?
Penso che leggendo con attenzione le sue pagine ci si tolga dalla mente l’idea che la preghiera sia una cosa complicata, e si capisca invece che è una cosa naturale e spontanea, come può essere per una persona respirare. Alcune persone che hanno già letto il libro mi hanno reso contento dicendomi che insegna a pregare proprio come il Signore vuole da ciascuno di noi.

Come è nata l’idea delle testimonianze raccolte nell’ultimo capitolo del libro?
Per due anni abbiamo condotto un’inchiesta con tutte le persone amiche che abbiamo incontrato nei gruppi di preghiera e negli incontri organizzati dalla nostra Comunità. Persone di diverse classi sociali e professioni, alcune delle quali anche non cattoliche. I risultati raccolti sono stati superiori alle nostre aspettative, come dimostrano le lettere e le testimonianze riportate nel volume: vere esperienze di vita di preghiera “vissuta”.

Pensa che i suoi libri possano essere rivolti a tutti, anche a chi non crede nella preghiera, o meglio si adattano a persone che già la praticano intendendo migliorarne gli effetti?
Io procederei con una certa cautela prima di regalare uno dei miei libri. Lo suggerirei, tanto per cominciare, a persone che hanno problemi da risolvere nella loro vita di orazione. Lo darei innanzitutto al principiante che desidera imparare a pregare e vuole ricevere qualche buon consiglio per dialogare meglio e volentieri con Dio.

Oggi la preghiera viene spesso trascurata. Come far capire, in un mondo sempre più secolarizzato, che la preghiera è un’importante medicina per l’anima?
Io non sono così pessimista. Oggi si avverte una grande sete di spiritualità nelle persone schiette, anche in quelle lontane dalla fede. Nei giovani, poi, prima ancora che desiderio, c’è curiosità per la spiritualità. Per questo bisogna essere il più possibile aggiornati nel modo di spiegare come meglio porgere la preghiera. Essa, infatti, insegna a riflettere aiutando la persona a superare i propri problemi. Nessuno può negare l’importanza di questo strumento interiore per migliorare se stessi e risollevarsi da disagi difficilmente risolvibili. Se poi tale riflessione si trasforma in dialogo stretto e costante con Dio, allora si sarà compreso il vero significato della preghiera.

Per saperne di più:

Andrea Gasparino, La preghiera di semplicità, Elledici 2002

marzo 2002