Questo video (rilasciatomi da amici da parte di Brosio) realizzato con un cellulare evidenzia in modo eclatante una presenza particolare….
Ogni mercoledì alle ore 20.00, presso la chiesa parrocchiale di Rizzolo di Reana c’é un incontro di preghiera per tutti.
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– MESSA
– ROSARIO
– ADORAZIONE
– TESTIMONIANZE VARIE
Il tutto sarà accompagnato da voci giovanili con chitarra e armonium
per ulteriori informazioni:
Sergio Sbuelz
Via Battiferro 63
Rizzolo (Reana del Rojale – UD)
tel 0432/857205
SERGIO SBUELZ E SUA MOGLIE GIULIANA
(testimonianza su Medjugorje)
Quella di Sergio e Giuliana Sbuelz, che vivono a Rizzolo, piccola frazione del comune di Reana del Rojale, posto pochi chilometri a nord-est di Udine, in Friuli, è una storia per molti versi unica : storia di una vita d’amore, dell’incontro con Medjugorje, del prima e del dopo.
Una storia vera, reale, per molti esemplare, per tutti certamente da conoscere. Ce la raccontano loro stessi, in un bellissimo concerto a due voci.
– Tutto è cominciato nel 1985 – esordisce Giuliana -. Abbiamo assistito a una trasmissione televisiva su Canale 5, condotta da Mike Buongiorno, nel corso della quale si è presentata la signora Basile, dicendo che aveva avuto dei problemi e che a Medjugorje, dove appare la Madonna, era guarita. Questo mi ha incuriosito e ho chiesto a Sergio:
Che cosa ne dici? Andiamo anche noi a vedere? E lui ha detto : – Sicuro!
Prima delle vacanze estive ci andiamo anche noi (era il mese di gennaio).
Ma invece di aspettare agosto – interviene Sergio – un paio di settimane dopo mi ricordo che andammo a trovare mio zio in ospedale e gli dicemmo :
– Tu vai a Lourdes (è un devoto) e noi andiamo a Medjugorje, dove appare la Madonna.
–
Lui ci disse: – se spettate, vengo, anch’io.
–
La partenza era stata fissata per il giovedì della settimana successiva.
Ma il martedì a Giuliana capitò una colica renale con febbre a 39. Ormai avevamo deciso di partire e dicemmo a Giuliana (che aveva già avuto dei precedenti di questo tipo, anzi qualche medico aveva prospettato l’utilità di un intervento chirurgico) :
– tu non puoi venir via in queste condizioni.
–
Lei mi fece: – sposta al venerdì la partenza. Vanno pure a Lourdes in barella: se giovedì non ho più febbre, vengo.
Il giovedì la febbre sparì (Giuliana non ha più avuto problemi di questo tipo) e partimmo il pulmino dello zio: impiegammo 18 ore, perché avevavmo sbagliato strada.
Da Rizzolo eravamo partiti in nove , perché c’erano anche mio fratello , mia cognata,mia zia e
altri parenti, e per tutta la strada, proprio fino a Medjugorje abbiamo sempre giocato a carte: non abbiamo trovato neanche il tempo per mangiare , si giocava con il panino in mano.
Giuliana:
– siamo arrivati alle dieci e mezzo della sera nel paese di Citluk. Siccome avevamo con noi anche una bambina di tre anni (la figlia di mio cognato), siamo andati in un ristorante a mangiare qualcosa e abbiamo domandato se c’era anche un posto per dormire, ma la risposta fu negativa. Allora Sergio, con fratello e zio, sono partiti per cercare questo posto e sono andati a Biakovic di Medjugorje.
Lì in tre minuti si sono accese le luci di tutte le case e si è trovato subito il posto per dormire, presso le famiglie.
Siamo arrivati là e sono stati di una ospitalità eccezionale nonostante eravamo già intorno alle 23! Siamo stati contentissimi di questa esperienza e ci siamo capiti anche se non con il linguaggio ma con i gesti: ci hanno dato quella che avevano.
Il giorno dopo ci siamo alzati e siamo saliti alla collina delle apparizioni a pregare; abbiamo fatto anche una foro ricordo.
Nel pomeriggio siamo andati a sentire i messaggi per aggiornarci un pochino, ma non abbiamo visto né i veggenti né altri protagonisti della vicenda.
Entrati in chiesa abbiamo partecipato alla recita del rosario. Sergio, prima che cominciasse la preghiera, è andato nella cappella accanto all’altare, dove allora avvenivano le apparizioni. Noi eravamo nella navata sinistra della chiesa: da lì si vedeva bene la porta della cappella.
Io, che ero assieme ai parenti, vedendo diversa gente uscire da quella porta, ma fra la quale non c’era Sergio, dissi:
– ma Sergio non esce!
– Lo zio mi tranquillizzò: – tanto non può rimanere là: ci vanno solo i veggenti per l’apparizione.
Arrivata l’ora di questa apparizione io insistetti, ma lo zio, testualmente, disse:
-Vedrai che lo buttano fuori- .
Invece, nel frattempo,la porta si era chiusa.
Sergio era rimasto dentro insieme a due medici e a una dottoressa italiani che erano venuti per dei test. Dopo le preghiere lui uscì e io gli andai incontro: era pallidissimo e tutto sudato.
Gli chiesi:
– Come mai sei rimasto là?
– Non lo so: non mi hanno mandato fuori- Fu la sua risposta.
Sergio: é strano che non mi abbiano preso per un braccio e portato fuori. Devo dire che ero entrato per ultimo, per pregare davanti alla statua della Madonna che una volta era in chiesa.
Mandati fuori tutti era rimasta una signora in una sedia a rotelle, un giovane inglese con la mano paralizzata, i tre medici e il sottoscritto. Fu chiusa la porta e io nemmeno mi accorsi di questo,
e aggiungiamo che soffro di claustrofobia: già il sentirmi chiudere quella porta era per me un motivo di disagio.
Stavo per andarmene quando arrivarono i veggenti, che non avevo mai visto, nemmeno in fotografia. Quella sera c’erano Vicka ,Marija, Ivanka, Jakov e Ivan.
L’esperienza è stata indescrivibile. Al momento in cui i ragazzi soàno caduti in ginocchio mi sono trovato in ginocchio anch’io; é stato qualcosa di indescrivibile: su 22 apparizioni su cui ho assistito, questa e l’ultima
sono state indimendicabili per me.
Poi sono uscito e ho incontrato loro.
Giuliana: Gli ho chiesto: – Com’è andata? – Lui mi ha risposto:- Ti racconterò -Ma non mi ha detto niente. Siamo andati a cena nella famiglia che ci ospitava: lui non ha aperto bocca , restava nel suo silenzio. Viveva ciò che aveva provato dentro di se, senza però esprimere niente.
Nella camera in cui siamo andati a dormire c’era una statua della Madonna alta circa 1 metro.
Praticamente abbiamo quasi vegliato con lei in camera tutta la notte: Sergio era emozionatissimo perchè aveva provato qualche cosa di straordinario, io non avevo provato niente di simile ma sentivo che qualche cosa era cambiato; poi quella presenza tutta la notte lì, davanti a noi, ci faceva quasi sentire a disagio.
Certo era soltanto una statua, ma sentivi qualcosa di particolare.
Discorso preghiera: è cambiato qualcosa in voi dopo questa esperienza?
Sergio:
Io prima non sapevo nemmeno che cosa volesse dire la parola rosario. Andavo a messa, ma arrivavo sempre cinque-dieci minuti dopo. Una volta uscito dalla cappella delle apparizioni mi son detto: – non sono mai andato a messa e non ho mai pregato – .
Infatti, della messa non capivo mai niente e poi arrivavo costantemente in ritardo. Penso che fosse soltanto abitudine, perchè da piccolo mi avevano insegnato che bisognava andarci.
Adesso ho capito finalmente il significato della messa e partecipo alla liturgia. Il mio pregare prima (e lo facevo con una certa frequenza) era spesso un ripetere formule; io pensavo di pregar bene dentro di me. Però, se mi andava tutto bene in agosto (periodo classico per le ferie), niente messa e niente pregare.
Come si è conclusa la prima esperienza di Medjugorje?
Sergio:
Siamo tornati a casa e abbiamo cominciato a pregare e a digiunare.
Ma facciamo un passo indietro. Un pomeriggio Padre Slavko stava spiegando, in chiesa, che cosa succedeva a Medjugorje. Aveva appena terminato la sua relazione, la cui parte finale parlava del digiuno: avevo sentito soltanto questo dato che ero entrato da poco.
Allora dopo gli chiesi: -Scusi, mi può spiegare come si fa il digiuno?-
E lui, dopo aver parlato un’ora, mi rispose: -Se lo faccia spiegare dai suoi compaesani: ne ho parlato per un’ora!-
Io gli dissi: -Scusi non volevo offenderla.- E me ne andai.
Quando ero ancora sulla porta della chiesa, arrivò Slavko di corsa per scusarsi lui e, soprattutto, mi spiegò il digiuno. Questo fu il nostro primo incontro.
Torniamo al rientro a Rizzolo.
Sergio:
Sì. Rientrammo la domenica: eravamo partiti il venerdì, in tutto un’esperienza di tre giorni dunque.
Ricordo che sulla via del ritorno i compagni di viaggio mi chiesero di giocare ancora a carte, ma non ci riuscivo, mi ero chiuso: pregavo e basta.
Avete visto dei segni?
Sergio:
La prima volta no, salvo quello grande, che avevo ricevuto interiormente. Ma, tornati a casa, abbiamo cominciato a pregare il rosario (minimo tre al giorno da quella volta), e ad andare a messa anche durante la settimana.
Io mi sentivo responsabile di questa grazia e ho cominciato ad andare in giro per le parrocchie. Poi nel mio lavoro (vendevo libri, ed ero bravo: avevo vinto, con la casa editrice Fabbri una gara nazionale e altre due volte ero arrivato secondo e terzo: inoltre, avevo aperto un’agenzia a Siena ed ero il più giovane agente della Fabbri in Italia) a un certo punto non riuscivo nemmeno a parlare di libri, perchè mi sembrava di fare un torto a quello che mi era successo. Mi sentivo in colpa, perchè la gente poteva pensare che parlavo loro della Madonna per poi riuscire a vendere i libri.
Così, dopo un mese e mezzo, alla gente non parlavo più di libri, ma soltanto della Madonna.
Nel pomeriggio, quando rientravo dal mio giro, mangiavo un boccone, mi riposavo un po’ sul divano e poi partivo e andavo nelle parrocchie, a parlare, a presentare filmati su Medjugorje.
Perchè tutto questo?
Sergio:
Io avevo ricevuto qualcosa e mi sentivo tanto responsabile da dover portare questo messaggio agli altri.
Voglio dire un’altra cosa: da quando tornai a casa cominciai a leggere il Vangelo. E dire che avevo venduto bibbie per 20 anni! E leggendo l’Apocalisse mi ha colpito molto il passo della lettera alla chiesa di Filadelfia (Ap 10, 7-13): mi ha dato un grande aiuto. Sì, ho avuto una spinta notevole per superare le tante difficoltà che ho incontrato sul mio cammino. Le calunnie sono state tante.
-Torniamo al lavoro.
Se andavi in giro a parlare soltanto di Medjugorje, non lavoravi: e allora?
Sergio:
Quì è cominciato il conflitto nella famiglia. E qui passo la parola a Giuliana.
Giuliana:
Io da Medjugorje ho portato a casa un altro uomo: Non era più Sergio. Dopo 18 anni di matrimonio, non mi andava più bene come viveva lui, pur essendo tornata a casa combiata anch’io. Lui si sentiva addosso una responsabilità tale da non poterla tacere. Io avevo recepito il messaggio, però se incontravo una barriera, mi fermavo, invece Sergio era una quercia: nessuno lo ha mai fermato.
Io non lo ho accettato questo e sono cominciati i conflitti. Ho preso a contestare tutto, e non accettare il suo modo di vivere e di pensare: lui trascurava tutto, la famiglia e la casa.
Ed era la realtà: partiva alle 8, tornava alle 16, gli preparavo il pranzo ed il caffè poi alle 17 ripartiva, per rientrare tardi, anche a mezzanotte.
Insomma Sergio non c’era proprio!
Poi abbiamo conosciuto anche padre Bruno (francescano di Gorizia), che aveva molto materiale per divulgare questo messagio: per Sergio questa fu una vera manna!
Sergio preparava la strada (parlava con i sacerdoti e organizzava gli incontri), poi arrivava anche padre Bruno e si facevano i filmati e le riunioni.
Il frate era praticamente ogni giorno da noi, i primi tempi tacevo, poi ad un certo punto, non ce la facevo più: un giorno anzi una sera, padre Bruno mi disse: -vieni via anche tu- , ma io gli risposi – No, io non lascio la mia famiglia per nessuno-. E lo mandai via malamente: lui capì che ero seccata di tutto questo.
Comunque, quindici giorni, dopo Sergio, una sera di punto in bianco mi disse: -Domani andiamo tutti a Medjugorje- e partimmo tutti e quattro: io lui e le nostre due figlie.
Anche io desideravo tornare per capire che cosa aveva percepito mio marito per cambiare cosi tanto.
Io ero cambiata sì, pregavo, digiunavo. Ma lui era totalmente diverso da me, all’opposto.
A Medjugorje, in questo secondo viaggio ho fatto miei i messaggi, ho pregato e ho partecipato anche alla Via crucis, ma sono tornata come ero partita.
Ero disperta. Arrivò la Pasqua e andammo in Toscana dai miei (sono di Marina di Massa).
Lì trovai il coraggio di dirgli: io sono stanca di te: voglio divorziare . Non era qualche cosa di emozionale, ma una conclusione cui ero giunta dopo parecchio tempo di riflessione. Dissi:- basta, non ne posso più! Come uomo non ti conosco più, non sei quello di prima e io non voglio vivere con una persona estranea.
–
Questo accadde proprio la mattina di Pasqua (siamo sempre nel 1985): Sergio non disse nulla e uscì di casa. Io intanto andai a messa; poi, rientrando, non vedendolo, mi sentii in colpa: litigare proprio il giorno di Pasqua! Anche i miei erano meravigliati e mi chiesero che cosa mi stesse succedendo. dissero che erano d’accordo che Sergio era cambiato, anche io però non scherzavo!
Nel frattempo, lui tornò con un gran mazzo di rose (erano 32) per farmi capire che non era arrabbiato e che mi perdonava: mi commossi e facemmo la pace. Questo a Pasqua.
L’antivigilia delle Pentecoste ritornammo a Medjugorje.
Stavolta, però, ero decisa a sfidare la Madonna, nel senso che ella mi stava portando via il marito.
Mi dissi: -Vado per la terza volta e voglio una risposta, perché questa non é vita.-
Arrivata là andai in chiesa e non c’era nessuno: ero inginocchiata davanti alla statua fatta, dicevano, in base alle descrizioni dei veggenti. Guardai la statua e rimproverai la Madonna: -Non è vero che tu sei la regina della pace, perché, se fosse vero, non distruggeresti il mio matrimonio. Io questo non l’accetto e pertanto io non ti credo.-
Ero andata proprio per sfidarla! Non per capire quello che succedeva a Medjugorje, quanto per capire me stessa e avere una risposta da Lei.
Il giorno dopo mi alzai triste e amareggiata, perché ero convinta che ancora una volta me ne sarei tornata in Friuli senza una risposta. Ci eravamo portati dietro un binocolo professionale, per vedere il paesaggio, specie sulla costa. Quella mattina stavo guardando il Krizevac e la gente che, facendo la Via crucis, vi saliva.
Arrivata, con il binocolo, all’altezza della croce, mi si presentò un’immagine bianca e candida, grande come la croce: era la Madonna! Io, a quel punto, urlai fortissimo: era stato uno choc per me. Sergio e altre persone vennero fuori a vedere che cosa accadeva. Io risposi: C’è la Madonna nella croce! Mi chiesero il binocolo per vedere e io in un primo tempo non glielo volevo dare: volevo vederla solo io. Poi qualcosa mi spinse a darglielo: Sergio mi confermò quello che avevo visto io, cioè un’immagine tutta candida, con un mantello bianco. Era un’immagine nitidissima e aveva le braccia leggermente abbassate, con le palme delle mani aperte.
Come fai a dire con sicurezza che era la Madonna?
Io ho sentito che era Lei, che mi aveva chiamata. Non era, tuttavia, l’immagine di una persona in carne e ossa, bensì di una statua.
Altri hanno visto questo, anche se qualcuno ha visto come uno sdoppiamento della croce.
Dopo due o tre minuti mi ridiedero il binocolo sotto una dolce spinta: questa la mia impressione.
Era questa la risposta a quella sfida che avevi lanciato?
Giuliana:
Sì. Siamo tornati a casa e abbiamo ricominciato tutto da capo, anche a vivere diversamente questo messaggio. Ho imparato a essere più aperta con gli altri e, man mano che il tempo passava, cominciava a maturare qualcosa: disponibilità, più amore, più entusiasmo a portare il messaggio. Poi, se qualcuno veniva a trovarmi, ero sempre pronta ad accoglierlo e a mettermi a sua disposizione, a dare spiegazioni su Medjugorje.
Quanto ti senti cambiata?
Giuliana:
Molto. Il mio cambiamento è stato immediato appena sono arrivata a casa: ho capito che il mondo da vivere era quello e non il nostro, fatto soltanto di materialismo. Appena sono arrivata sulla porta di casa, mi sono vergognata e ho detto: Mio Dio, in che mondo viviamo noi! A vedere il nostro benessere e dove vivevano loro, a Medjugorje, mi sono vergognata di quello che avevo. Di lì ho ridimensionato la mia vita, sintonizzandomi sulle frequenze di Sergio. Così, c’è stata più armonia, più unione: io sono cambiata e siamo diventati come prima, capendoci e amandoci come prima, pur con questo grande e fondamentale cambiamento.
Sergio:
La quarta volta che son tornato giù è stato circa un mese prima dell’anniversario dell’apparizione. Eravamo partiti con alcune macchine (lo facevo spesso) e mi ricordo che ci si era fermati a Makarska; stavo leggendo un libro su Medjugorje, che diceva: Non devi fermarti a guardare segni.
Arrivato a Medjugorje, un momento prima dell’apparizione, tutta la gente fuori dalla chiesa era in ginocchio a guardare il sole. Io pensando a quello che avevo letto prima, guardai sì il sole, ma mi dissi: Non c’è niente di straordinario. E’ inutile che mi fermi qui ad aspettare che giri o che faccia altre cose strane: vado a vedere di trovare un posto per dormire.
E così ho fatto.
Tornato indietro, quelle persone che erano partite con me (15 o 20) mi dissero che avevano visto il sole che girava. Io non l’avevo visto, ma in cuor mio ero contento, perchè avevo seguito il consiglio del libro.
Entrai in chiesa e dieci minuti prima della messa una signora si sentì male, perchè le mancava il respiro. Io le dissi: – Usciamo a bere un bicchier d’acqua, vedrai che starai subito meglio.-
Poi rientriamo per la messa. Come esco fuori della chiesa, si avvicinano di corsa due miei cugini per raccontarmi che era stato portato nella stanza della canonica dove allora avvenivano le apparizioni un bambino malato: sembrava del Biafra, tanto era magro e sofferente: era paralizzato e avrà avuto 5 o 6 anni. Lo portarono in quella stanza e dopo un po’ uscì tenendo il padre per mano: fece due o tre scalini,
lasciò la mano e si mise camminare da solo!
Mentre mi raccontavano questo episodio, io rivolsi lo sguardo verso la croce del Krizevac e vidi che quella non c’era più: c’era, invece, una colonna bianca e luminosa, come se alla croce fosse stato tolto il tau. Io dissi: – Guardate la croce e diventata bianca! –
Un mio cugino disse: – Non è possibile. Hai mangiato poco o sei rimasto choccato dall’episodio del bambino.- Io risposi: – Non preoccuparti: vedrai che fra poco torna normale.-
Infatti, dopo due o tre minuti, tutta la gente (credo duemila persone) si era messa a guardare da quella parte: la croce non c’era, poi dopo un po’ tutto tornò normale. Ricordo che mi venne questo pensiero: Se adesso torno a casa e racconto quello che ho visto, mi prendono tutti per matto! E dopo due anni penso che ci sia ancora più di qualcuno che la pensa in questa maniera.
Secondo te, che significato ha questo desiderio di tornare laggiù?
Sergio:
Prima di tutto per ricaricarsi. Poi io racconto, per spiegarmi meglio, questo aneddoto. Uno che ha avuto la fidanzata lontano e che l’ha amata veramente le scriveva e le telefonava, ma spesso non aveva i soldi per raggiungerla e stare insieme con lei. E questo è capitato a me: ci andavo due, tre volte all’anno; magari mi fermavo un giorno solo, ma mi pareva una vita intera. Questo è il discorso di Medjugorje.
Vorrei che mi confermaste un’impressione: quando sono stato a Medjugorje (primi di ottobre dell’86) ho avuto la sensazione, o forse qualche cosa di più, che il tempo scorresse in maniera diversa. Che ne pensate?
Sergio:
– Lì si vive il tempo.
Giuliana:
– Infatti a Medjugorje non facciamo la lotta contro il tempo, perchè sentiamo una presenza. C’è una presenza soprannaturale che ci porta a cercare la pace dentro di noi.
Sergio:
– Ieri ho letto su un libretto: La lumaca dice: Io ho una cosa che tutti vorrebbero, e ne ho a sufficienza per tutti, ma nessuno trova il tempo per prenderla.
Giuliana:
A Medjugorje c’è questo tipo di tempo.
Ma quella é una dimensione temporale reale o irreale?
Giuliana:
– La loro é reale, la nostra no. Io vedo che quando sono la provo tanta pace, non ci si riesce.
Giuliana:
E’ difficile, ma io (dopo Medjugorje) ci sono riuscita: non sono più angosciata dal tempo, l’ho cercato e l’ho trovato, non lo devo combattere.-
Sergio:
-Voglio portare l’esempio che mi ha fatto un sacerdote.
Noi siamo come un’ oceano in burrasca: viviamo nelle onde, con tutto il carico di pensieri e preoccupazioni della nostra esistenza. Per questo viviamo sempre con l’ angoscia. Ma sappiamo che sempre nello stesso oceano, a duemila metri di profondità, l’ acqua é ferma e chiara? A quella profondità si arriva solamente con la preghiera e da laggiù si ha una visione molto più ampia delle cose: si prendono con più serenità.
D’ accordo. Però, secondo voi, a questo si arriva perchè è un dono che si riceve o perchè si segue una detterminata strada?
Sergio:
– Tutte e due. Vanno in comunione, non parallele.
Va bene. Ma il dono va inteso come qualche cosa di personale ed esclusivo o è qualche cosa che tutti possono avere basta che lo meritino facendo certe cose?
Sergio:
Innanzi tutto c’é la grazia della preghiera: sentire il desiderio di pregare è gia un dono, ma, sia chiaro, é li per tutti.
Sergio, parliamo un momento del tuo lavoro. Prima hai detto che negli ultimi tempi alla gente nemmeno parlavi dei libri, ma soltanto della Madonna. Vogliamo approfondire?
Sergio:
– Certo. Parecchia gente cominciò a dirmi che voleva andare a Medjugorje; io avevo cominciato a entrare in confidenza con gli abitanti di Biakovic e con i veggenti e i frati.-
Giuliana:
– Ma facciamo un passo indietro. Abbiamo fatto una carovana di sette auto e siamo andati giù per l’anniversario delle apparizioni (sempre nell’85) e non c’era neanche un posto: abbiamo dormito in una serra per il tabacco! Ed eravamo 25 persone!-
Sergio:
– Fra le persone che ho portato a Medjugorje c’é stato il parroco del mio paese, don Pietro Bertoni. Lui mi
diceva sempre di andare cauto con queste cose, perchè poteva essere accaduto qualcosa che mi aveva entusiasmato e appassionato. Insomma, di lasciar decantare tutto ciò.
Poi è venuto anche lui e si è accorto subito che il mio non era un atteggiamento emotivo; è tornato altre volte a Medjugorje e adesso mi sta aiutando (il rosario lo recitiamo in chiesa).
E qui vorrei dire qualcosa dei gruppi di preghiera. La Madonna aveva raccomandato di formare questi gruppi e così, dopo il quarto viaggio, abbiamo incominciato a trovarci a casa mia: sei, sette persone. Dicevamo il rosario ogni Martedì. Lo facevamo da me perchè don Pietro non era ancora stato a Medjugorje, ma anche dopo i suoi viaggi continuammo per un certo periodo a pregare da me, perchè il parroco diceva di procedere con prudenza: un passo alla volta cominciando dalla preghiera nelle famiglie appunto.
Ma nel giro di tre, quattro mesi al rosario venivano sessanta, settanta persone: c’era anche gente che non conoscevo. Ad agosto abbiamo interrotto, perché sono andato in Toscana a parlare di Medjugorje, e sono arrivato anche in Sardegna, raccontando la mia esperienza e proponendo diapositive e filmati: ho avuto anche 500 persone ad alcuni incontri.
E parlavamo anche un’ora e mezza (io e Giuliana): ad ascoltarci abbiamo avuto tanti sacerdoti.
Poi a settembre non tutti sono tornati a pregare da noi: forse avranno interpretato la pausa come una chiusura del discorso. Non ci siamo capiti evidentemente. In quel mese ho cominciato, tramite la Fogolar viaggi di Udine, a organizzare dei pulman per Medjugorje, dato che erano tante le persone che mi chiedevano di farlo.
E il lavoro?
Sergio:
Ci stavo arrivando adesso. Andavo a Medjugorje circa una volta al mese con i pulman e mi è venuta spontanea la domanda: sta arrivando l’86 e ho un magazzino di libri, se la Finanza mi controlla le fatture e vede che non vendo niente, che cosa si mette in testa? Allora sono andato giù (era novembre) e ho parlato con padre Slavko, con padre Tomislav e con Marija, chiedendo come mi dovevo comportare e volli sapere se era possibile chiedere alla Madonna che cosa dovevo fare.
Padre Slavko mi disse: Non posso domandare a Marija che chieda, perchè, se non mi dà la risposta, tu rimani male. Fai una cosa: sali la scala della canonica e quando Marija entra per l’ apparizione ricordaglielo.
E io così feci: Marija -le dissi- chiedi alla Madonna se devo continuare il lavoro o se devo lasciarlo per accompagnare qui la gente. Lei mi disse che l’ avrebbe fatto: Intanto andai al rosario e alla messa; quando finirono tutti i riti, uscii di chiesa e vidi Maria. Mi disse: – La Madonna ha dato un messaggio per te!- Io risposi: Non è possibile! Credimi- replicò Marija.- – Che cosa ha detto? domandai allora. La Madonna ha detto che tu continui a pregare, lei ti accompagnerà passo per passo.
E’ stata una doccia fredda per me: non aveva detto sì o no.
Il giorno dopo tornammo a casa e decisi di continuare a vendere libri e, allo stesso tempo, a parlare della Madonna.
Ma andiamo avanti: il 3 gennaio 1986 ero a casa e mi telefonò l’ impiegata del mio commercialista e mi disse: Venga in ufficio, perchè deve firmare una carta. Andai e mentre stavo per firmare arrivò il commercialista, mi domandò: – Va ancora in quel paesino dove appare la Madonna?- Io risposi : – Qualche volta- . E lui replicò: -Perchè non sospende il lavoro per un anno. Sarebbe più comodo andare su e giù.-
– Ma cosa mi sta dicendo?- – Si, perchè non sospende?-
– Ha ragione dottore: mi cancelli.-
Poi rettificai e dissi che era meglio sospendere. Questo significa non comperare e non vendere merce per un anno (il 1986). E io mi ero ripromesso di accompagnare la gente per un anno: dal settembre 1985 al settembre 1986.
Giuliana:
-Accompagnava la gente facendole spendere il minimo indispensabile e portando giù parecchie persone gratis.
Sergio:
– E’ vero. Dato che avanzava sempre qualche cosa, portavo giù 8 -10 persone gratis: chi mi aiutava o chi non poteva pagarsi il viaggio (i sacerdoti sempre gratis). Ma voglio dire invece un caso molto importante: la risposta che attendevo da Medjugorje me l’ ha data, pur inconsciamente, il commercialista!
Per quel che riguarda ai pulman, davo una mano alla Fogolar viaggi, curando alcuni aspetti relativi a Medjugorje. Con il mese di settembre dell’86, prese in mano tutto il Fogolar viaggi, perchè? Perchè, dopo tanti inviti, sono riuscito a portare a Medjugorje la direttrice e proprietaria dell’ azienda e dei pulman, Patrizia Bortolotti. Lei ha vissuto un’esperienza bellissima e quindi questa decisione di prendere in mano l’organizzazione dei viaggi è legata alla sua trasformazione.
A un certo punto Patrizia mi domandò: Vuoi continuare con noi? Avrei dovuto animare i pellegrinaggi a Medjugorje e sarei stato pagato come collaboratore dell’agenzia per Medjugorje.
Parlai con mia moglie, che si disse
d’accordo, e poi, dato che non mi interessava accumulare soldi con la vendita dei libri, accettai. Adesso sono un libero professionista legato all’ agenzia. Rinunciando ai libri, ho detto no a un lavoro molto più remunerativo, ma, come ho già detto, dei soldi non mi importa più niente. Coi libri, dopo l’anno di sospensione, ho chiesto la cancellazione e ho chiuso definitivamente il discorso.
Vorrei precisare, per quel che riguarda il mio rapporto con l’agenzia, che io non seguo affatto l’organizzazione ma mi preoccupo , invece, di trovare i posti a Medjugorje, di far trovare a loro agio i pellegrini, di organizzare i momenti di preghiera. Nient’altro!
–
C’è qualche ricordo particolare legato a questo nuovo capitolo della tua vita?
Sergio:
– Tanti. Comunque ricordo con piacere un fatto straordinario. Al confine, c’era una signora che si era dimenticata a casa i documenti e la polizia di frontiera ci tenne fermi al valico per quattro ore. Quando arrivammo a Medjugorje, invitati tutti, nostante la stanchezza e l’ora tarda (erano circa le 23), a salire sul Podbrdo per ringraziare la Madonna di averci fatto arrivare sani e salvi. Ci voleva una torcia eletrica per salire, perché, nonostante la luna, non si vedeva niente.
Arrivati alle croci, ci mettemo a pregare e ad un tratto la luna, per circa 30 secondi, si avvicinò illuminando tutto a giorno.
Il giorno dopo uno del nostro gruppo, incontrando Marija, le disse che avevamo avuto problemi e voleva arrivare al racconto della luna, ma la veggente l’interruppe dicendo: – So che avete avuto problemi per strada, che siete arrivati in ritardo e che siete saliti sula collina per pregare: La Madonna è venuta a salutarvi con la luna-.
Segno dunque. Quale importanza ha per te?
Sergio:
– Il segno non mi aggiunge né mi toglie nulla. Certo fa piacere riceverlo, ma non li cerco né lo cerco, non lo chiedo. Il segno può essere un premio o uno stimolo: abbiamo bisogno anche di queste cose.
–
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Sergio Sbuelz e sua moglie Giuliana (2° Parte)