Per essere un buon medico
Mi capita, o Dio, in occasione di successi dovuti alla mia professione, di sentirmi l’unico artefice della guarigione dei miei pazienti.
Ma so molto bene che essa dipende anzitutto da te, poi dalla volontà di guarire del malato, in seguito dalla medicina e infine dal mio intervento.
Perdonami se talvolta mi sono ridotto a prescrivere medicine e a scrivere ricette senza tentare di stabilire un contatto umano con il paziente.
L’effetto placebo non è legato, infatti, soltanto alla medicina ma anche alla credibilità del medico.
Aiutami a ritrovare il rapporto giusto con i pazienti, a saperli ascoltare, a ricercare la loro guarigione con tutti i mezzi possibili, e a non essere portatore di morte.
Molta gente, per la crisi della classe medica, emigra verso i cosiddetti “guaritori”, i quali, oltre a spillare quattrini, sanno perlomeno stabilire un contatto umano con i malati.
Aiuta noi medici a ritrovare il gusto della nostra professione; la volontà di aggiornarci; la capacità di saper discernere i sintomi e le cause delle malattie e di saper infine approntare opportune terapie. Infine, facci capire che sei Tu a guarire i malati; noi siamo soltanto strumenti.
Non permettere che alcun paziente venga sconvolto per un mio modo poco accorto di rivelargli la gravità della sua malattia. Grazie per avermi ascoltato. E così sia.
dal libro “Filo rosso con Dio” di Giampaolo Thorel, edito dalle Paoline.