dal Messaggero Veneto del 06/01/03
Caro professore, mi rendo conto che le domande che sto per porle necessiterebbero di grande spazio per le sue risposte, ma ho sempre apprezzato la sua capacità di sintesi e di chiarezza, anche trattando di argomenti difficili. Per questo, e sono convinto che l’argomento interessi moltissime persone, le chiedo: perché si parla di sindrome in certi casi e di malattia in altri? Alla fine, che si tratti dell’una o dell’altra non credo faccia molta differenza, in quanto chi ne viene colpito sta male e basta, quindi in ogni caso dovrebbe essere considerato “malato” senza tante distinzioni.
Esiste davvero una differenza tra i due termini, oppure è soltanto un modo per complicare ulteriormente le cose, forse per mantenere la solita barriera tra paziente e medico, aldilà della quale il secondo si sente sempre più depositario della verità e della scienza, senza essere costretto a spartire le sue conoscenze con la persona che si rivolge a lui?
Lettera firmata, Udine
Gentile signora, ma perché questo tono, neppure velatamente polemico? Che ogni tanto, da qualche parte, si tenda per qualche motivo più o meno noto a complicare ulteriormente quadri che già di per sé possono essere complicati, è vero.
Però ciò non riguarda soltanto i medici, ma tante, tante altre categorie: provi, ma solo per fare un esempio, a pensare agli ingegneri oppure agli idraulici, per passare ai meccanici (sostituzione di un giunto omocinetico: mai sentita questa?) o ai geometri e poi continui a sfogliare le pagine gialle per categorie, anche senza passare per i chimici: vedrà che i sanitari hanno varie compagnie dai termini oscuri.
Esiste, comunque, una chiara differenza tra i termini di sindrome e di malattia, non sono parole messe lì soltanto per creare confusione.
Quando un disturbo ha una causa bene riconoscibile e in qualche modo accertata (dal diabete alla paralisi progressiva, alla polmonite e l’elenco potrebbe essere allungarsi a dismisura), si parla di malattia.
Quando invece il disturbo è caratterizzato da una costellazione di segni (cose che si notano dall’esterno) o di sintomi (problemi, malesseri, disagi avvertiti dal soggetto stesso) che si verificano insieme, ma che non si sa come ricondurre a una causa o a un meccanismo comune, si parla allora di sindrome, vocabolo usato e abusato (sempre per fare un esempio) nella classificazione degli innumerevoli disturbi che colpiscono la parte psichica dell’uomo, riflettendosi poi su quella fisica; e chiudo qui il discorso perché credo non mi fermerei davvero più, scorrazzando sulle praterie della psicosomatica…
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