dal Messaggero Veneto del 16/12/12

L’invincibile paura di contaminarsi


Egregio professore, ricordo che lei ha già scritto sull’argomento che vorrei proporle, ma mi permetta di chiedere lo stesso il suo parere su una vicenda che mi tocca da vicino: da po’ di tempo mia moglie alterna a momenti in cui si comporta normalmente altri in cui il suo atteggiamento è almeno strano.
Per esempio, cerca di non toccare oggetti (a meno che non abbia già calzato gli inevitabili guanti, ma questo può capitarle d’estate?

E, se proprio è costretta a farlo, è in preda a una forte agitazione fino a che non riesce a lavarsi le mani. Ma non una volta sola, di solito più volte, e con particolari accorgimenti. Ammette di essere fissata, che il suo è un atteggiamento sciocco, inutile e che le sta portando via energie psichiche e fisiche, ma non è in grado di resistere né al pensiero né alla conseguente azione.

A parte ciò, comunque, conduce una vita normale, benché mi sembri che il fenomeno non stia certo regredendo, anzi. Il suo medico di base le ha consigliato un blando sedativo, un altro specialista le ha indicato un antidepressivo, ma il quadro non è cambiato. Mi piacerebbe saperne di più sull’argomento e capire se tale situazione possa essere curata con risultati apprezzabili.

Lettera firmata, Udine

Incomincio con il proporle la diagnosi corretta: si tratta certamente di un disturbo ossessivo-compulsivo, ma vediamo di chiarire che cosa voglia dire. Le ossessioni sono idee, parole, impulsi che, almeno inizialmente, sono vissuti come privi di senso, riconoscendoli come assurdi prodotti della propria mente, nella quale comunque s’inseriscono d’autorità, rischiando sempre di creare preoccupazioni marcate, perdite di tempo, difficoltà nelle abituali attività lavorative e di relazione.

Qualche esempio tipico: pensieri ricorrenti di violenza che si teme di poter mettere in atto (uccidere un proprio caro), paura di “contaminazione” (dopo avere stretto la mano a qualcuno, avere toccato qualche oggetto, appunto…), illogica e martellante domanda riguardo alla possibilità di aver commesso un’azione negativa (avere travolto un pedone con la propria auto e non essersene accorti).

La compulsione altro non è che un comportamento ripetitivo, intenzionale e finalizzato in risposta a un’ossessione; cioè un modo ritualmente esperito per cercare di scaricare la tensione da questa provocata, con risultati che non fanno che aggrovigliare la matassa nevrotica.

Quanto al sedativo e all’antidepressivo consigliati, tenga presente che ciò si rivolge al sintomo, non alla causa, anche se inizialmente questi farmaci possono fornire qualche giovamento (che nel suo caso non mi pare abbia ancora riscontrato). Un’adeguata psicoterapia è in grado di risolvere il problema, anche senza escludere immediatamente il supporto chimico, e non è affatto detto siano necessari tempi biblici…