dal Messaggero Veneto del 13/05/2002

Caro professore, credo che per la maggior parte della gente sia ancora oscura, o perlomeno poco definita, la differenza che c’è tra chi ha comportamenti strani, soffre di certe paure e via dicendo e chi, invece, è proprio andato “fuori di testa”. Si vedono infatti atteggiamenti che possono sembrare simili (esempio: il terrore della seggiovia o di un ambiente chiuso, immotivati e ugualmente irriducibili) in persone che per altri versi sono del tutto normali e in altre che all’opposto normali non sono e non sembrano. Però, i comportamenti sono più o meno gli stessi, e non è sempre facile distinguere tra chi è veramente colpito da una grave malattia mentale e chi invece è in preda a una delle tante nevrosi d’oggi. Mi rendo conto che la domanda presupporrebbe ampi spazi di risposta, ma potrebbe chiarire in sintesi quali siano le differenze sostanziali?
Antonio Colautti – Udine

Per certi versi ha proprio ragione: ci sono persone colpite da gravi malattie mentali (gli psicotici) e altre che soffrono di varie patologie a livello psichico (i nevrotici); alla fine i loro comportamenti, che ci paiono assurdi in entrambi i casi, sono analoghi. Vi è però una differenza sostanziale, non tanto per quel che ci viene manifestato, quanto per ciò che sta alla base di tutto: in estrema sintesi, nel nevrotico esiste pur sempre la consapevolezza di una condotta che alla fine sarà anche patologica, ma della quale si riesce a rendersi conto e a farne critica (anche se la capacità di annullarla spesso non esiste); nello psicotico tale capacità è assente. In altre parole, da nevrotico non riesco a fare a meno di comportarmi così, anche se lo giudico assurdo, da psicotico non ho tale consapevolezza. Ed è proprio su tali fondamenti che si basano le diagnosi iniziali che stabiliscono l’esistenza di nevrosi o di psicosi, la cui differenza, come si vede, non è certo da poco.
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