Pradamano, 01 settembre 2002.
PIA DEI TOLOMEI
Dante Alighieri nella “La Divina Commedia” ha voluto immortalare tre donne : Francesca da Rimini, Pia dei Tolomei e Piccarda Donati. Francesca rappresenta la passione che va al di sopra di ogni legge, Pia l’amore sfortunato e Piccarda l’amore divino.
Per quanto concerne Pia, il poeta la presenta nel V° canto del Purgatorio, Francesca, nell’Inferno e Piccarda, nel Paradiso.
Riportiamo i versi danteschi che riguardano Pia per cogliere i sentimenti poetici :
“Deh, quanto tu sarai tornato al mondo
e riposato de la lunga via”
seguitò il terzo spirito al secondo,
“ricorditi di me che son la Pia :
Siena mi fe’; disfacemmi Maremma;
salsi colui che ‘innanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”.
Con questi sei versi si chiude l’episodio, la vita e l’invocazione, una preghiera : “ricordati di me che son Pia”. Traspare un fremito amaro, un ricordo affettuoso ampio ed indefinito che viene preceduto da una timida delicatezza tutta femminile per la stanchezza di Dante : “ de la lunga via”.
Il nome è soave : Pia, poetico e simbolico. Con questo Dante vuole richiamare un suono come preghiera e poi, l’accenno velato, senza rancore, alla morte misteriosa.
Ricerche storiche hanno stabilito che Pia, donna buona e sensibile, appartenesse alla illustre famiglia senese dei banchieri Tolomei e che andasse sposa a Nello Della Pietra, signore di Maremma.
Probabilmente fu fatta uccidere dal marito, in un suo castello nella Maremma, da un suo fedele ribaltando e il corpo gettato in un dirupo dopo averla afferrata per le gambe. Venne uccisa o per sospetto di infedeltà o più probabilmente per desiderio di Nello di convolare a nuove nozze con la contessa Margherita figlia D’Ildebrando degli Aldobrandeschi già vedova di Guido di Montfort e di Orsello Orsini.
La contessa Margherita venne data in sposa da Bonifazio VIII° nel 1295 al nipote Loffredo Coetani con un matrimonio che fu sciolto due anni dopo. Da ciò si potrebbe dedurre che la morte violenta di Pia fosse accaduta nel 1297. Nello, così, riuscì a sposare Margherita.
Traspare, dai versi danteschi, un rimpianto velato dei giorni sereni e giulivi delle nozze di Pia e nessuna parola di odio o di ribrezzo per l’omicida, mentre si alza alta e solenne la richiesta come preghiera : “ricorditi di me che son la Pia”.
E’ così che il dolore diventa una lieve malinconia, quasi una soave bellezza, come se Pia piangesse per incontrarsi con l’Eterno con Dio. Si conclude rapido un dramma, una storia, che resta immortale ricolma di delicatezza tipicamente femminile, l’ immagine sublime della fragile Pia.
Eugenio Di Barbora.