Pradamano, 13 – marzo – 2002.
La scelta errata della politica del lavoro.
Si parla e si scrive sui giornali di sviluppo del sistema industriale e di mercato del lavoro senza chiarire prima, a monte, gli effetti provocati dalle politiche del lavoro. E’ bene tenere sempre presente, allora, che esse si distinguono in politiche passive e politiche attive.
Le prime, si limitano a ridistribuire i redditi, a favorire l’uscita dal mercato del lavoro, a impedire la crescita e la valorizzazione del fattore umano. Gli effetti prodotti, da questa politica gestionale, sono palesi : lo sviluppo produttivo ristagna, anzi di fronte agli effetti della globalizzazione si blocca e non ha futuro, mentre il lavoro diventa, improvvisamente, idoneo per extracomunitari.
Le seconde, le politiche del lavoro attive, invece, vanno a incidere direttamente sulle strutture organizzative, favorendo la crescita, la valorizzazione del fattore umano, imponendo qualità di prodotto, di servizio al cliente e affrontano il mercato. Gli effetti delle politiche del lavoro vanno, dunque, capite per parlare e poter scrivere delle cose valide.
Nel nostro Paese non è facile attuare nelle istituzioni e in tutte le imprese le politiche del lavoro attive poiché, spesso, esistono forti interessi corporativi, informazioni tendenziose, ed è carente la volontà di capire come andranno a finire “le cose” in futuro. Tuttavia, le politiche del lavoro passivo vanno “scardinate”, non si può assecondare i fautori ed i gestori di tali scelte errate, perché si continuerebbe a provocare dolorose ricadute sociali.
Si parla e si scrive, anche, di favorire lo sviluppo, l’innovazione, la competitività per creare nuova occupazione, ma questo potrà essere attuato solamente se si cambia l’organizzazione, favorendo concrete azioni formative e incominciando dalla Scuola statale e non statale.
Molte persone che gestiscono il potere nel Paese si sono sedute, fanno fatica a capire che bisogna cambiare la politica errata del lavoro passivo. Speriamo che si rialzino e si attivino incamminandosi lungo la politica del lavoro attivo e sarà crescita e sviluppo per il Paese.
Eugenio Di Barbora
Pradamano