Pradamano, 13 giugno 2003.

CERCHIAMO DI SUPERARE L’INVIDIA.

Osservo, nel giardino, un boccio di rosa che, dopo qualche giorno, si dischiude. Ammiro i suoi aggraziati petali rossi, l’armoniosa bellezza e sento il suo profumo inebriante. Pochi giorni e poi i petali diventeranno smorti, scuri e il vento li farà cadere. La vita delle rose dura ben poco.

La vita dell’uomo, invece, è più lunga e se, poi, si è capaci di andare e di camminare nel mondo dello spirito, diventa eterna. La natura c’insegna la caducità delle cose e della nostra vita. Nella globalità del tempo la fugacità della nostra esistenza appare effimera, simile a quella delle rose, e allora, perché il nostro essere non cerca di vivere meglio diventando rispettoso degli altri?

Perché si continua da secoli, anche nel “nostro” Friuli, a tormentarsi lasciandosi sempre più attanagliare dal morso dell’invidia? Impariamo a liberarci. Impariamo a cercare di superare questo veleno usando la nostra intelligenza. Non è cosa facile, ma il percorso è possibile osservando, riflettendo, su noi stessi e utilizzando gli strumenti intellettuali che, oggi, possiamo benissimo acquisire.

Innanzi tutto ci vuole coraggio. Bisogna capire che l’invidioso piagnucola sempre come un bambino. Serve fermezza e onestà. Nella vita bisogna lottare andando avanti anche di fronte alle sconfitte, allontanando e isolando, però, i birboni, i disonesti e i perversi. Ci vuole sincerità.

L’invidioso mente è un baro. Mente a se stesso, mente davanti agli altri. L’invidioso è pieno di menzogna e di malafede. Ci vuole apertura di pensiero orientata al positivo e alla gioia. Qualità che ci portano verso gli altri, ci portano a donare e ci allontanano dalla malattia dell’invidia che impedisce il processo del rinnovamento vitale. Ci vuole l’imparzialità. L’invidia, di fatto, è una parodia della giustizia.

Essa si riveste dei suoi panni per diffamare e non valorizza ogni persona umana che merita rispetto. L’invidioso è sempre pronto a giudicare e a infierire sulle persone con un metro diverso da quello che adopera per sé. Infine ci vuole l’impegno e la concentrazione. Ricordiamoci bene che non possiamo trovare felicità duratura se non la cerchiamo nelle piccole cose della vita, nel nostro lavoro svolto in modo equilibrato senza preoccuparsi del successo che spesso rende schiavi.

Allora, dopo aver capito certe cose, è osservando la meravigliosa flessuosità di un filo d’erba che si curva al vento, è osservando i riflessi del cielo azzurrino in una pozzanghera o la straordinaria bellezza di una rosa rossa, noi possiamo imparare a superare l’invidia.

Eugenio Di Barbora

Pradamano