39° Capitolo

Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo…Gesù parlava della morte di lui (Gv.11,13)
Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? (Gv.11,24)

La morte viene vista da Cristo come un sonno dal quale ci si può svegliare grazie a Lui.
Perché ci si addormenta? I meccanismi del sonno non sono ancora del tutto noti dalla scienza. Si conoscono alcune sue funzioni tra la quali la più importante è quella di eliminare il senso di spossatezza che lo precede.

Quando ci si risveglia da un buon sonno ristoratore si sentono in noi nuove energie e la vita ci appare meno monotona. Le cose che prima ci sembravano scialbe e reiterate ci appaiono con una nuova luce e cariche di novità. Chi non ha provato ad assaporare il silenzio e le infinite varietà cromatiche di un’alba?

La morte, dunque, è un sonno. Noi pensiamo che il sonno non sia uno stato reale: il cervello stesso, diciamo, si mantiene attivo attraverso i sogni che riteniamo solo una rielaborazione del materiale pensato da svegli. Ma quando ci riteniamo svegli fino a che punto lo siamo? Il sonno della morte non è altro che l’epigono del sonno della vita terrena. L’alternanza realtà-sogno è meno definibile di quanto non si creda.

Riflettiamo sul senso delle parole di Cristo “Lazzaro s’è addormentato” : non siamo forse tutti addormentati in questa vita? Alla nostra coscienza si impongono degli stimoli esterni ed interni che rielaboriamo spesso automaticamente. Ma qual’è la realtà più profonda del tutto? Di quell’albero io vediamo il tronco ed i rami scheletrici. Lo osserviamo nella sua apparente immobilità. Riusciamo a creare nella nostra fantasia moltissime associazioni e simbolismi. Ma la sua essenza è per noi in gran parte sconosciuta. La sua stessa essenza biologica costituita dal pullulare di miliardi di cellule è quasi del tutto ignota come sono per noi completamente ignote le sensazioni stesse dell’albero, o del cane che vediamo scodinzolare in lontananza, o del contadino che sta potando le viti.

Ci ritroviamo di fronte a un mondo spaventosamente ignoto di cui captiamo a malapena il senso meno recondito. Ci sentiamo persino sconosciuti a noi stessi, in quanto non riesciamo ad intuire il senso più profondo del nostro esistere. Viviamo spesso da addormentati, e nemmeno ce ne accorgiamo. Chi ci sveglierà?

Ecco allora che Cristo ci viene incontro con le sue parole: “ma io vado a svegliarlo”. In che senso ci sveglia? Egli ci attiva la coscienza facendoci cogliere l’unità del tutto, oltre ogni apparenza e ci fa agire di conseguenza indicandoci la via unificante dell’amore. Ma ci vuole un punto di riferimento, che è il suo Centro. In Lui dobbiamo centrarci per agire come Lui stesso agisce. In Lui scompare ogni brama che genera sonnolenza e narcotizza la coscienza. Nell’amore tutto è presente come anche in Dio tutto è eternamente presente e scompare ogni divenire spazio-temporale.

Ogni stadio della vita segna il flusso del tempo, che, come dice Giovanni Vannucci, è simile a una spirale ascendente, lungo la cui linea troviamo dei momenti identici, ma trasferibili su un livello più alto. (Verso la luce,p.67)
I livelli inferiori sono più pregnati dal sonno. Ogni volta che ascendiamo la spirale evolutiva ritroviamo una nuova unità in Colui che è il centro di ogni unità ed ha la facoltà di “svegliarci”. Difatti Egli dice di se stesso: “Io sono la Resurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”

Non è una promessa astratta: credere in Lui significa aderire e lasciarsi coinvolgere dalla sua vita divina che è eterna, non ha limiti spazio-temporali e non è mai ripetitiva, ma è sempre novità. L’unico desiderio è riposarmi in Lui per amare come Egli ama.

Non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno , il custode d’Israele. (salmo 120,3)
Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via. (salmo 119, 37)

“Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti”(Mt.8,21)
Consideriamo il fatto che ogni istante della nostra vita è una nuova esistenza, un nuovo modo di essere che non sarà mai identico al precedente. Ciò succede anche biologicamente a livello microscopico. Il corpo stesso non è mai identico all’attimo precedente: in qualche modo i suoi microcomponenti si staccano e vengono rimpiazzati da altri che hanno una loro intrinseca differenziazione.

Ciò succede anche per la coscienza, considerata come punto convergente e divergente di interpretazione di ogni contenuto della realtà fenomenica e logica. Attimo dopo attimo altri nuovi elementi dell’esperienza modificano in qualche modo lo stato di coscienza che non sarà mai perfettamente identico a quello precedente. Una modifica che ha sempre come punto di riferimento un “datum nucleare” specifico che supporta la nuova visione del mondo. Ogni mutamento di coscienza è sempre una nuova prospettiva che genera un’altra fino all’istante finale (la morte) che partecipa con quello dell’Eterno. In una vita terrena, anche se breve, infiniti attimi di coscienza sono infinite “forme di vita” che si succedono.

So che nella Resurrezione la nostra individualità si unificherà saldamente in Colui che è già Uno e che non muta mai.
In Gesù Cristo, morto e risorto, il concetto reincarnazionista sfuma e viene abbondantemente assorbito dalla Risurrezione della carne, autentica esistenza nel dinamismo trinitario. Non si tratta di sapere se noi abbiamo vissuto altre esperienze individuali in ipotetici cicli terreni, ma quale è stata l’autentica esperienza di risorto in questo unico ciclo terreno costellato di infiniti modi di essere che la coscienza percepisce.

I raggi di verità contenuti nelle dottrine reincarnazioniste evidenzieranno alcuni aspetti dell’esistenza cristiana : ogni atto, ogni pensiero che si snoda nel tempo (non importa se un giorno o cento anni) prepara il successivo e solo l’istante autentico avrà coscienza della nullità terrestre degli altri. In Cristo risorto l’essere raggiunge la sua pienezza, la sua unità, cioè la vera vita.”Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti”(Mt.8,21) è stato detto per ogni generazione che ricerca la verità.

E nella nuova dimensione la vita sarà data in sovrabbondanza ” perchè le cose di prima sono passate”(Ap.21,4)
I servi di Dio lo adoreranno; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, nè di luce di sole, perchè il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli. (Ap.22,3)