35° Capitolo

“Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc.10,21)

E’ possibile contemplare anche la propria piccolezza? Ma Dio ci vede realmente così piccoli come immaginiamo? Non possiamo giudicare nemmeno noi stessi.
Il nostro corpo é infinitamente piccolo rispetto l’immensità del cosmo (terra, pianeti, stelle, galassie). Contemporaneamente è infinitamente grande rispetto alle microcosmiche particelle all’interno di ogni atomo. Perché Dio ci ha voluto creare così? Perché così piccoli e contemporaneamente così enormi?

Ci evolviamo dall’incontro di due cellule umane (ovulo e spermatozoo), che ai nostri occhi sono invisibili. Queste cellule, poi, sono enormi rispetto ai loro componenti molecolari, i quali sono molto grandi rispetto al singolo atomo. L’atomo è a sua volta enorme rispetto alle sue più infime particelle…e così via! E’ possibile immaginare l’ultimo mattone della nostra materia?

La scienza non ha ancora detto la sua ultima parola sulla vera natura di quarks e dei bosoni… Immaginiamo un’ipotetica miniaturizzazione per esplorare i limiti del microcosmo dove forse mi attendono realtà ultrafantastiche.
Ma la fantasia puùi spingersi ancora oltre: immaginiamo, all’interno degli spazi microcosmici, altri universi complessi come il macrocosmo, con forme viventi, civiltà più o meno evolute, interspazi microsiderali…

Un’universo infinitamente più complesso si affaccia alla nostra mente, la quale elabora sempre nuove pseudo essenze. La nostra fantasia non ha limiti. Dio conosce ogni elemento fantastico che attingiamo nell’inconscio più recondito : il suo sguardo penetra gli abissi! Perché questa immaginazione così feconda?

Un motivo c’é. Egli non fa le cose “a caso”, come intendiamo noi. Avrebbe potuto crearci come pure essenze, indefinibili, senza relazioni spazio-temporali. No: ci ha avvolti in un mistero incredibile ed angosciante. Tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. Se in noi prevalesse la sensazione dell’infinitamente grande, ne rimarremmo “schiacciati”.

La sensazione dell’infinitamente piccolo ci disperderebbe, ci farebbe perdere il senso dell’unità a cui tendiamo.
Dio è il Creatore del Macrocosmo e del microcosmo. E’ nell’ammasso di galassie e nei bosoni. L’uno non esclude l’altro. Così lo sguardo di Dio abbraccia l’intero macrocosmo e penetra nel microcosmo (nelle altezze e nelle profondità).

Ai suoi occhi, allora non esiste” l’immenso unidirezionale”. Nulla è troppo piccolo, nulla è troppo grande. Il giudizio di Dio è totalmente diverso da quello dell’uomo superficiale.
Egli è perfettamente presente nella nostra coscienza e nel nostro inconscio. E in quelli di tutte le persone e gli animali. Nella proto-coscienza vegetale e minerale. Perfettamente presente nello spazio e nel tempo. Perfettamente presente oltre lo spazio ed il tempo. Perfettamente presente nella fantasia, nello sguardo esterno ed interiore.

Quando siamo annoiati o angosciati non dobbiamo pensare che Egli sia assente. Egli è anche nella nostra noia e nella nostra angoscia. Ed anche nell’ incredulità.
Tutti siamo centri cosmici. Tutto ciò che esiste nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo fa riferimento alla nostra autocoscienza. In noi c’è l’infinita fragilità e una relativa onnipotenza.

Con la nostra volontà interagiamo nell’intero Universo esistente, anche se in effetti non appare allo sguardo superficiale. Quando decidiamo qualcosa, abbiamo la capacità di mettere in atto potenzialità relativamente “enormi”. Il dito che stabiliamo di muovere ha in sé infiniti microcosmi a cui concediamo infiniti contesti spazio-temporali. Abbiamo infiniti limiti ed infinite potenzialità. Noi dobbiamo rimanere noi stessi. Non possiamo essere altri.

Subiamo infinite passività ma siamo anche attori di infinite attività. Tra il nulla ed il nostro essere, tra l’assoluta incoscienza e la nostra coscienza, c’é un salto ontologico quantitativamente e qualitativamente infinito.
E’ come se tutto fosse creato solo per noi. Sappiamo che non è proprio così, perché esistono infiniti altri “se'”. Ma visto dalla nostra parte, non potendoci fisicamente decentrare, il tutto è proiettabile in noi, come se fosse solo per noi. Quando il nostro spirito naviga nella superficialità ha la sensazione di subire una schiacciante solitudine.

Quando si apre al Creatore, subentra una forma di pienezza che porta spontaneamente allo stupore ed alla gratitudine per la stessa esistenza regalata. Non è tutto ciò solo un anticipo di quello che il Signore ci vuole rivelare?
Qui si tratta di prendere coscienza della nostra fragilità. Quando pensiamo a come sono vissuti i martiri della fede e i grandi missionari, ci sentiamo atomi. Cosa c’è in noi? Paura, instabilità, incredulità,orgoglio, vanità, pigrizia.Siamo amati da un Dio infinitamente superiore proprio perché ama “infinitamente” esseri” infinitamente” lontani da Lui come noi. Dovremmo agire invece di piangerci addosso.

Le autocommiserazioni non servono a scuoterci dal torpore. L’autocoscienza positiva, invece, ci dona un sano realismo. Sappiamo di essere piccoli in tutti i sensi ma non dobbiamo disperarci. Santa Teresina gioiva della sua “piccolezza” “Piccola come sono, Maria, lo sai bene, anch’io, come te, accolgo in me l’Onnipotente. Né la mia debolezza me ne spaventa, se i tesori della madre appartengono anche alla creatura. Ché io sono la tua bambina, Madre amatissima! Le tue virtù, il tuo amore, non sono forse miei? Così, quando la santa particola mi scende nel cuore, il dolce tuo Agnello, Gesù, crede di riposare in te.” (Poesie, p.874)

Il nostro egoismo nascosto dal tuo Altruismo, la nostra pigrizia scossa dalla tua Vitalità, l’orgoglio annientato dalla tua Umiltà, la malizia coperta dalla tua Innocenza, l’impudicizia lavata dalla tua Purezza, le paure vanificate dal tuo Coraggio, il vuoto dell’ignoranza colmato dalla tua Onniscienza, la stoltezza eclissata dalla tua Sapienza, l’ imprudenza rettificata dalla tua Saggezza,il niente riempito dal tuo Tutto.

Tu dici: “Può forse una madre dimenticare il suo bambino? Ebbene! Anche se una mamma si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò di voi” (Is.49,15)
Agli occhi di Dio siamo tutti bambini estrosi e capricciosi perché non sappiamo come agire per diventare creature perfette a Lui gradite. Per questo bisogna riconoscere coraggiosamente il nostro nulla e lasciarci plasmare da Lui. Egli non ci guarda in modo sprezzante (come spesso facciamo di fronte ad un povero ignorante o ad un presunto criminale).

Egli si fa “piccolo” (il mistero dell’Incarnazione!) e con uno sguardo innocente osserva le nostre debolezze benevolmente, sperando con noi, se lo vogliamo, la nostra salvezza. Una vittoria sul nostro orgoglio ed egoismo è per Lui, attento osservatore, un motivo di immensa gioia assieme a tutti gli abitanti del cielo. Egli non si sofferma a lungo sui nostri peccati: attende solo che attraverso il pentimento sincero ci rialziamo. Per questo ci dà continuamente coraggio attraverso la sua parola e i sacramenti che ha istituito nella sua Chiesa.