12° capitolo

Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco(Lc.7,47)

Cosa vuole Dio da noi? E’ una delle domande più frequenti della nostra vita spirituale. Ci ha destinati alla gloria eterna in Adamo ed Eva, ma poi il peccato ci ha trascinati nella fragilità in cui ora ci troviamo. Ciò, nei piani di Dio, fa parte dell’economia della salvezza che ha riservato all’uomo che desidera essere redento in Gesù Cristo. La Chiesa per questo esclama: “oh felix culpa!” A Dio interessa che noi diventiamo esseri “amanti”. Ed il peccato stesso, quasi come un paradosso, può diventare il propellente del nostro amore. Bisogna prima, però, prenderne coscienza. Peccato significa essere fuori dall’amore.

Se prendiamo coscienza di questo, comincia già il primo passo verso la salvezza. Sappiamo di non possedere in noi l’amore e desideriamo che Dio ci inebri del suo amore. Questo desiderio commuove infinitamente Dio che agisce con la sua infinita benevolenza. Prende i nostri molti peccati e li annulla grazie ai meriti della passione e morte di suo Figlio. In questo modo agisce la grazia. L’Amore infinito e inconcepibile di Dio contagia il nostro povero spirito vivificandolo.

Di conseguenza siamo spinti ad amare ancora di più quel Dio che ha annullato l’infinito debito che avevamo verso di Lui. Amiamo perché ci ama ed amiamo ancor di più se prendiamo coscienza che il suo amore supera infinitamente il nostro. Lo supera infinitamente proprio perché non tiene conto che siamo incapace ad amare come Egli ama. In questa incredibile logica Egli vuole comunicarci quanto siamo “beati” ai suoi occhi se accogliamo il dono della sua benevolenza. Egli è talmente umile che non disprezza la nostra misera condizione di esseri non amanti, peccatori, ma desidera farsi come noi, per condividere la nostra situazione di fragilità. Ecco il mistero dell’Incarnazione: sovrabbondanza dell’amore di un Dio che si annulla per delle “nullità” e per portare queste nullità verso la pienezza dell’essere.

Così suggerisce padre Albino : “invece di brontolare e inviperirti contro questo o quello, mettiti nell’amore di Dio che perdona sempre, nella Sua luce poniti dove vedrai quanto sei stato più meschino di quelle persone che tu condanni, e quanto sei tuttora più meschino” (Diario, p.188 – 16/1/98)
Alla luce di Dio, se è vera luce, dobbiamo prendere coscienza della nostra meschinità. Non sappiamo sopportare un’umiliazione. Chiediamo perdono a Dio e contemporaneamente avvertiamo il rancore per il prossimo che ci ha umiliati. “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori!”

E’ dura, ma Dio vuole che diventiamo perfetti nell’amore e uno dei più veraci segni del nostro amore è proprio il perdono! Rivediamo tutte le scenate isteriche nei confronti di chi ci ha umiliato e ora, di fronte al silenzio di Gesù davanti ai suoi persecutori, ci accorgiamo dell’ attaccamento a noi stessi, al nostro onore, al nostro nulla. Poi le parole di Gesù sulla croce : “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!” Quanto orgoglio, invece… Ti chiediamo, o Signore, la vera umiltà di cuore, quella che non tiene conto del torto ricevuto! Se ci ritenessimo inferiore alla persona che ci ha umiliati, taceremmo e piangeremmo sulle nostre colpe: non ci sentiremmo nemmeno offesi!

Tu che sei recidivo e ricadi moltissime volte sul vizio da cui vorresti liberarti: sappi che ogni volta che chiedi sinceramente perdono a Dio con il proposito di migliorarti con il suo aiuto e quello di Maria Vergine, Egli ti rimette completamente la colpa. Completamente. Non pensare male di Dio : in Lui non c’é vendetta e risentimento. Non scoraggiarti, ma procedi immergendoti sempre nell’oceano della sua misericordia.

Non rinvangare le tue colpe già perdonate: a Dio dispiacciono più questi dubbi sul suo tipo di perdono che non la colpa stessa. Il suo è un perdono incondizionato! Incondizionato! Ti eri pentito e confessato? Sei stato completamente rigenerato dalla sua morte in croce. Sei una creatura nuova che deve procedere con umiltà chiedendo sempre il suo aiuto (Padre nostro…non ci indurre in tentazione). Ricordati che ognuno deve perdonare “settanta volte sette”.

Se Egli permette che tu ricada ancora nel vecchio fango c’è un motivo: devi procedere per la via spirituale umilmente e con prudenza, cercando di evitare, se possibile certe occasioni che intuisci, dandoti alla preghiera e al digiuno. Ti é stata data ancora la possibilità di ricominciare dal nulla. Qualsiasi cosa buona tu faccia considerala dovuta, pertanto non specchiarti inutilmente sullo stagno delle tue vanità. Una cosa da nulla può farti ripiombare nel peccato con il grave pericolo della disperazione.Pensi che anche dopo il perdono ai suoi occhi tu valga meno di prima?

Non porre limiti alla sua misericordia! Tu sei ritornato suo figlio adottivo in Gesù Cristo e ti ama teneramente, infinitamente di più di un padre terreno! Egli vede in te tutte le potenzialità più nascoste finalizzate alla tua santificazione.Temi la sua vendetta? Se la temi non ti sei rimesso completamente tra le sue mani, come vero figlio. In questo caso sei più preoccupato dei castighi che della qualità del tuo pentimento!

No, fortunatamente Dio non agisce in base alle categorie umane. Il vero Padre ama teneramente e se permette certi eventi, lo fa perché tu progredisca spiritualmente (l’oro si prova nel crogiolo).Sei deluso per la tua fragilità? Quanto orgoglio si nasconde ancora nel tuo animo! Pensi che Dio non la conosca? Lo sai che se ti mettesse nella condizione di affrontare prove e tentazioni più terribili, tu capitoleresti? Se ha permesso quest’ennesima caduta ha voluto semplicemente spingerti verso la più umile autoconsapevolezza non per scoraggiarti, ma perché tu possa meglio divinizzarti.

per leggere il 13° capitolo cliccare:

Il nostro vero io